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GLI STEREOTIPI SULLA FAME

- Dall'opinione pubblica dei paesi più ricchi
la fame del Terzo mondo è considerata come l'effetto perverso di situazioni inevitabili,
tipiche dei paesi più poveri (ad es. il clima, l'arretratezza tecnologica, gli alti tassi
di natalità, ecc.) Una convinzione di questo genere porta a due atteggiamenti:
rassegnazione-indifferenza, oppure, nel migliore dei casi, compassione-elemosina. In
nessun caso si mettono in discussione i meccanismi economici e sociali che legano il Sud
al Nord del mondo.
- Posizione geografica sfavorevole? Guardando una
qualunque cartina geografica, si ha la netta impressione che il problema della fame e del
sottosviluppo si concentri soprattutto nella fascia equatoriale fra i due tropici. Ma se
guardiamo le cose più da vicino, ci accorgeremo, ad es., che il Sud degli Usa e
l'Australia non soffrono affatto la fame, mentre alcune zone temperate (come il Sud
dell'Americalatina) patiscono la fame al pari di certi paesi equatoriali e tropicali.
Inoltre la storia ci dice che molte zone oggi sottosviluppate sono state un tempo assai
ricche (ad es. l'Egitto, gli imperi inca, maya, azteco, ecc.).
- Risorse agricole insufficienti? Oggi l'agricoltura
del Terzo mondo è di due tipi: a) agricoltura di sussistenza, assai povera perché priva
di tecnologia, senza surplus commerciale, in via di estinzione perché il grande latifondo
tende a inghiottirla; b) agricoltura di mercato, ma solo in forma di monocoltura (caffè,
zucchero, cacao, tè, caucciù, cotone, arachidi ecc.), che raggiunge anche livelli
altissimi di produttività, ma non serve alla normale alimentazione quotidiana, anche
perché è generalmente destinata all'export verso l'Occidente.
- Inoltre i profitti della produzione per l'export
vanno a vantaggio solo di un esiguo numero di persone o di grosse multinazionali
occidentali.
- Infine i prezzi vengono decisi nelle borse dei paesi
più ricchi. Basta dunque una o poche annate agricole negative (per siccità o caduta di
prezzi o per lo sviluppo dei surrogati) perché le conseguenze siano subito disastrose.
- Povertà di risorse minerarie ed energetiche? I
paesi del Sud per alcuni minerali (alluminio, stagno, cobalto, ecc.) dispongono del 50-60%
delle risorse mondiali. I paesi dell'OPEC sono i massimi produttori di petrolio del mondo.
I fatti inoltre dimostrano che, per sopravvivere, il Terzo mondo deve soprattutto
esportare materie prime (non solo quelle che in occidente mancano o sono carenti, ma anche
quelle che, pur non mancando in occidente, risultano, rispetto a quelle occidentali, meno
costose). Inoltre non dimentichiamo che è soprattutto l'occidente a disporre della
necessaria industria di trasformazione delle materie prime.
- C'è carenza di industrie? Senz'altro. Ma in questi
ultimi anni l'incidenza della produzione industriale sul PNL ha raggiunto delle
percentuali elevatissime (ad es. dal '70 all'81 per il Brasile era del 18,8%, mentre per
gli Usa del 2,4%; per il Messico del 17,8%, mentre per il Giappone del 2,2%; per la Corea
del sud del 15,6%, mentre per l'Italia dell'1,9%). Eppure questo non ha affatto comportato
nei paesi più avanzati del Terzo mondo la fine della miseria; al contrario: se la
ricchezza dei ricchi è aumentata è aumentata anche la povertà dei molti.
- Il tasso demografico è troppo alto? I tassi di
produttività mondiale, in questi ultimi 15-20 anni, sono sempre stati superiori a quelli
di natalità mondiale. Il problema sta piuttosto nella cattiva distribuzione delle
risorse. E' comunque vero che nel Sud la popolazione aumenta più in fretta della
produzione, ma è sbagliato considerare l'alta natalità come una causa della fame e non
come un effetto. In Occidente, con lo sviluppo della produzione, si è avuta una graduale
diminuzione della popolazione. Le famiglie non hanno più bisogno del lavoro dei figli: li
mandano a scuola e questo comporta notevoli spese.
Fame I - Fame III
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