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Fare l'università a Forlì e Cesena aiuta a trovare lavoro?

 

Completare un percorso di studi universitario nella provincia di Forlì e Cesena sembra dare un apporto significativo nella ricerca dell'occupazione. Dopo un anno dalla laurea infatti lavora oltre il 60%, con una consistente prevalenza dei maschi (67%) rispetto alle donne (60,5%).
La situazione sembra essere in linea con quello dell'intero ateneo bolognese, dove però si registra un minore divario tra i due sessi: le donne infatti lavorano nel 63,4% dei casi, circa un punto percentuale in meno dei maschi (64,5%).

Un ulteriore argomento di distinzione emerge dall'incidenza di chi sta cercando lavoro. Tra i laureati nella nostra provincia la quota dei disoccupati in cerca di occupazione risulta significativamente superiore a quella dell'intero Ateneo (21% rispetto al 17,6%), situazione dovuta principalmente alla difficoltà delle donne. Tra queste infatti oltre il 23% non trova un'occupazione rispetto al 14,5% dei maschi. A livello di Ateneo la situazione femminile è sicuramente meno problematica, ma soprattutto non costituisce un elemento caratterizzante così evidente come nelle facoltà della provincia. Le donne in cerca di occupazione in tutto l'Ateneo sono infatti il 18,7% delle laureate del 1999, quasi tre punti percentuali dei maschi.

Esiste inoltre un'ulteriore tipologia di laureati, quelli che non lavorano e non sono però neppure in cerca di occupazione. In questa categoria rientrano soprattutto coloro che continua gli studi con perfezionamenti post laurea (che a livello di Ateneo rappresentano oltre i tre quarti del totale), e da coloro che svolgono il periodo di leva. Questa tipologia è presente quasi in egual misura tra i laureati in provincia di Forlì e Cesena e quelli dell'interno Ateneo, con percentuali rispettivamente del 16,5% e del 18,6%.

La spiegazione del differenziale tra coloro che cercano lavoro emerge se si analizzano i risultati nelle diverse facoltà. La maggiore disoccupazione e allo stesso tempo la minore spendibilità nel mercato del lavoro sembra concentrarsi tra i laureati in psicologia: le persone in cerca di occupazione sono infatti presenti in maniera molto più consistente che in tutte le altre facoltà (35,1%), mentre gli occupati, meno della metà del totale (44,7%), sono meno diffusi che negli altri indirizzi di studio. Tuttavia, per essere inquadrata in un'ottica più corretta, la situazione dei laureati in psicologia deve essere considerata alla luce del fatto che questo percorso di studi risulta particolarmente lungo, includendo dopo la laurea un anno di tirocinio obbligatorio. Parte delle persone che si sono dichiarate in cerca di occupazione stanno quindi svolgendo il periodo di tirocinio, ma al contempo sono interessate ad altre occupazioni integrative, cosa che non avviene invece nelle altre facoltà, dove il conseguimento della laurea permette una completa disponibilità al lavoro.

Tra le facoltà che registrano gli esiti occupazionali migliori si distinguono quella di Scienze matematiche fisiche e naturali, con il corso di laurea in Scienza dell'informazione, in cui l'88% dei licenziati trova lavoro nel primo anno dal conseguimento, e la Scuola interpreti e traduttori (86%).

Dal punto di vista contrattuale anche per i laureati viene confermata una elevata componente di flessibilità del rapporto [1]. I lavoratori stabili (autonomi e dipendenti a tempo indeterminato) sono complessivamente meno di 4 su 10, e in termini di tipologia contrattuale dopo i lavoratori a tempo indeterminato (27,8%), seguono le collaborazioni esterne, coordinate o occasionali (24,9%). Le forme di lavoro atipico sono quindi una modalità fondamentale per trovare lavoro anche per coloro che hanno svolto un percorso di studi universitario.

 

[1] Data la contenuta numerosità dei laureati (nella sessione estiva ) nelle facoltà presenti nella provincia di Forlì e Cesena, si è preferito utilizzare i dati relativi all'intero Ateneo, caratterizzati da una maggiore significatività.
 
 
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