Entrare
nel mondo del lavoro per un giovane nel 2000 risulta ancora
un passaggio difficoltoso. Nonostante, come si è
visto, il mercato del lavoro sia migliorato negli ultimi
anni, chi accede per la prima volta al mondo del lavoro
ha difficoltà maggiori rispetto a chi ha un'età
superiore, e magari un'altra esperienza di lavoro alle
spalle.
Questo lo si osserva in primo luogo dalla presenza di
giovani in cerca di occupazione, che nella nostra provincia
in particolare sono quasi il 20% delle persone con meno
di 24 anni. Inoltre, per comprendere meglio la problematicità
di inserimento dei più giovani, è sufficiente
osservare come il tasso di disoccupazione delle persone
con più di trent'anni sia sei volte inferiore (2,6%)
a quello delle persone con meno di 24 anni.
Seppure meno accentuati, i problemi di inserimento al
lavoro sono riscontrabili anche se si includono i giovani
con età compresa tra i 25 e 29 anni, tra i quali
molti presumibilmente hanno compiuto un percorso di studi
universitario. La percentuale di disoccupati tra i giovani
con e meno di 29 anni risulta inferiore a quella delle
persone con meno di 24 anni, ma resta sempre quattro volte
superiore a quella dei lavoratori con oltre trent'anni
di età.
L'incontro tra domanda di lavoro delle imprese e di offerta
da parte dei giovani resta quindi difficile, anche se
si allunga il percorso di studi. È soprattutto
la differenza fra qualifiche maturate dai giovani e quelle
richieste dalle imprese a mantenere elevata la disoccupazione.
Le possibilità di lavoro non sembrano infatti mancare
nella nostra provincia, come in regione (ben diversa invece
la situazione nel resto del Paese), ma l'elevata scolarizzazione
si associa più spesso a qualifiche impiegatizie,
che sono però le meno richieste dalle imprese (cosa
chiedono le imprese) e le più presenti nel collocamento
(L'inserimento
nel lavoro delle diverse qualifiche).
A
livello territoriale Forlì mostra una maggiore
presenza di giovani, rispetto a Cesena, con le persone
iscritte con meno di trent'anni sono quasi la metà
del totale, mentre a Cesena rappresentano circa il 40%,
dato che porta a pensare ad una minore difficoltà
di inserimento nel mercato del lavoro.
Infine,
se si allarga l'osservazione al resto della regione,
si osserva come i problemi di inserimento dei giovani
siano una caratteristica diffusa in tutte le province
dell'Emilia Romagna, ma con una maggiore evidenza nell'area
romagnola, con la nostra provincia che registra la situazione
più problematica.
Viceversa, la province "forti"[1] della regione
(Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia) mostrano anche
tassi di disoccupazione giovanile più bassi:
tra queste Modena in particolare ha una quota di disoccupati
giovani pari alla metà di quella della nostra
provincia.
[1]
Ovvero quelle più industrializzate e con un reddito
per persona più elevato.
|