Per
comprendere le dinamiche in atto occorre tenere in considerazione
quanto si è scritto sulle caratteristiche demografiche
della partecipazione al lavoro.
Questo perché se non si tiene in considerazione
che le forze di lavoro sono un sottoinsieme della popolazione
attiva, non si comprende come mai, pur crescendo in
maniera importante la dimensione della forza lavoro,
diminuisca l'indicatore della partecipazione al mercato
del lavoro, ovvero il tasso di attività.
Le forze di lavoro aumentano infatti di 3.000 unità,
dalle 159 mila del '95 si passa alle 162 mila del 2000,
pari ad un incremento dell'1,9%.
La
misura della partecipazione (il tasso attività)
passa invece dal 52,1% al 51,3%, perdendo quindi 0,8
punti. Questo perché la crescita numerica della
forza lavoro è stata più che compensata
dall'incremento delle persone attive (con un'età
cioè che va dai 15 ai 64 anni). In altre parole,
rispetto a cinque anni fa, la nostra provincia può
contare su un maggiore numero di persone disposte a
lavorare, ma queste hanno un peso minore sulla popolazione
che, data l'età, può lavorare.
Diversa la situazione in regione ed in Italia dove al
crescere delle forze di lavoro crescono anche i rispettivi
tassi di partecipazione.
Da mettere in evidenza, in particolare, che sia l'Emilia
Romagna che il Paese nel suo complesso mostrano un miglioramento
più sensibile della nostra provincia, con incrementi
della forza lavoro rispettivamente pari al 4,2% per
la regione, del 4% per l'Italia e dell'1,9% per Forlì
e Cesena.
Il miglioramento della situazione economica del Paese,
tra il '95 ed il '00, ha perciò comportato un
maggiore coinvolgimento delle persone al lavoro. La
maggiore probabilità di trovare lavoro sembra
quindi avere spinto (in Emilia Romagna ed in Italia
piuttosto che a Forlì) una maggiore propensione
ad entrare attivamente nel mercato del lavoro.
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