IL DIRITTO ALLA CULTURA: FAIR USE NO COPYRIGHT

IL DIRITTO ALLA CULTURA
FAIR USE NO COPYRIGHT


LE PROPOSTE 1-2-3-4-5-6-7-8

Spesso alla SIAE viene contestato di essere l'unica "azienda di stato" a detenere il monopolio della registrazione di opere protette da copyright. Il copyright è un diritto intrinseco. Quando noi "inventiamo" qualcosa, (ad esempio produciamo una canzone), da quel momento noi gestiamo il copyright su quell'opera.

Noi, come autori, abbiamo quasi tutti i diritti su quell'opera: riproduzione, distribuzione, modifica, possiamo descriverne l'uso che è possibile farne. Per evitare abusi, si deposita la propria opera e da quel momento possiamo difenderci da eventuali abusi.

Oggi, a difesa di questo nostro diritto, e per fiancheggiare la SIAE, che offre i suoi servizi sempre e solo a pagamento, possiamo decidere di usare My Free Copyright e depositare presso questo "ente" la nostra opera in modo gratuito, semplice e veloce.

Il problema principale del servizio My Free Copyright è che questo non è riconosciuto dalla legge come invece lo è la SIAE. Lo stato italiano ha delegato a quest'ultima la gestione dei diritti d'autore dei cittadini. Ci sono decisamente molti svantaggi da tale decisione, ma purtroppo è cosi. Ci sono molte associazioni che ogni giorno combattono determinati "abusi di potere" da parte della SIAE. Per questo motivo, in questo mese in particolare è in atto uno sciopero degli acquisti.

Dopo aver depositato la propria opera su My Free Copyright è possibile deciderne la licenza d'uso utilizzando ad esempio una licenza Creative Commons. Basta con i classici luoghi comuni "Tutti i diritti riservati", impariamo a diffondere la cultura, permettiamo agli altri di accedere alle nostre informazioni liberamente, diamo la possibilità di modificare la nostra opera e di svilupparla, solo così possiamo sperare di accedere un giorno liberamente alle informazioni prodotte da tutti gli altri e di poter attingere dalle loro ottimizzazioni/sviluppi/modifiche!

Un effetto analogo a quello che si ottiene con il deposito dell’opera inedita presso la SIAE, può talvolta ottenersi con il deposito della stessa presso un Notaio o con l’invio a se stessi di un plico contenente il materiale da proteggere.

Fonte: geekplace.org


Roberto Perotti: ABOLIAMO LA SIAE
Inserito da admin il Ven, 09/02/2007 - 22:10 Ma il copyright può tutelare ancora il mercato?
di Roberto Perotti

(articolo pubblicato sul sole24ore il 09/02/07)

Per la Corte di cassazione scaricare da internet files protetti da copyright non è reato se non c'è scopo di lucro. Benché si riferisca in realtà a fatti coperti dalla normativa precedente alla legge Urbani, questa sentenza è un'utile occasione per discutere di proprietà intellettuale (copyright e brevetti) in un'economia moderna. Sulla carta, la legge Urbani (che peraltro non verrà mai applicata) è tra le più severe d'Europa. Ma ha ancora senso la proprietà intellettuale? Lo dico come provocazione personale. So per esempio che il direttore del Sole24 Ore, anche perché ha fatto l'editore, la pensa in maniera opposta. Ma parliamone... Partiamo dal caso più semplice, il copyright artistico, cioè la proibizione di copiare, rivendere o utilizzare in pubblico un cd o un dvd, che di fatto attribuisce al produttore un diritto di monopolio. L'argomento usuale della Siae e della sua controparte americana, la Riaa, è che questo monopolio permette agli autori di recuperare i costi fissi per produrre una canzone.

In sua assenza, molte opere d'arte non verrebbero prodotte, e il mondo sarebbe più povero culturalmente. Ma questo è falso.

Lo sostengono Michele Boldrin e David Levine ( due economisti della Washington University di St. Louis)in un bellissimo libro disponibile su internet, su cui gran parte di questo articolo è basato. Bach, Mozart e Beethoven scrissero la loro musica quando il copyright non esisteva e gli spartiti (i cd del XVIII secolo)venivano copiati liberamente. E certamente Picasso avrebbe dipinto Guernica anche senza royalties su ogni poster che riproduce il quadro.

Abolire il copyright non significa che un artista non possa vivere del proprio lavoro. Se un cd di Madonna potesse essere copiato e rivenduto liberamente, la prima copia costerebbe molto più del prezzo attuale, perché porta con sé il diritto di rivendere il contenuto a qualsiasi prezzo il mercato accetti. Le copie successive scenderebbero progressivamente di prezzo, esattamente come oggi molti spendono 10 euro per guardare un film il weekend dell'uscita mentre potrebbero vederlo a 3 euro dopo due mesi al cineforum.

I profitti degli autori sarebbero in ogni caso sufficienti per coprire i costi iniziali e offrire una remunerazione aggiuntiva; verrebbero però grandemente ridotte le enormi remunerazioni dei cantanti e attori di punta. Si dice spesso che questi guadagni sono determinati dal gradimento del pubblico, e quindi dal mercato. Vero, ma sta a noi decidere se vogliamo che il mercato sia monopolistico o concorrenziale. Per chi crede nel mercato, ma non riesce a riconciliarsi con l'idea che un'artista possa guadagnare milioni per cantare mentre si fa crocifiggere su una struttura di vetro pensando di fare chi sa quale operazione culturale, oppure per fare monologhi più o meno incoerenti alla televisione, la soluzione non è la censura (che non funziona mai), ma l'abolizione del copyright.

Né il mondo sarebbe culturalmente più povero senza copyright, anzi. Scomparirebbero le case discografiche, che oggi si accaparrano enormi rendite e di fatto consentono l'accesso a pochi artisti. Molti più di questi ultimi avrebbero quindi accesso al mercato, non essendovi più bisogno della Siae che, di fatto,tiene alti i prezzi e i costi proteggendo il monopolio di quei pochi che vengono distribuiti. Dobbiamo però temere che gli artisti esteri diserteranno il mercato italiano perché non protetto dal copyright? No, perché il prezzo che potranno ottenere è sempre maggiore di zero.

Lo stesso discorso vale per gli altri casi di copyright artistico, cioè per libri e film, e in genere per la proprietà intellettuale, inclusi quindi i brevetti scientifici. Quasi tutte le industrie nuove non avevano copyright nella fase iniziale e più innovativa. In decine di settori tra i più innovativi (moda,banche d'investimento,open source software) i costi fissi sono alti eppure non ci sono brevetti.

Si dice spesso che il brevetto consente la ricerca in farmaci con alti costi di sviluppo e domanda limitata, e quindi beneficia tutto il mondo. Ma i costi fissi sopportati dall'industria farmaceutica sono più limitati di quanto si creda, e la domanda è elastica. Fino al 1978 in Italia i brevetti farmaceutici erano proibiti, eppure la nostra industria farmaceutica era composta di decine di aziende con una reputazione mondiale di innovazione;sappiamo tutti cosa è successo negli ultimi 30 anni.

Questi sono argomenti delicati, che richiedono un dibattito serio e rigoroso. Per ora potremmo accontentarci di un passo più modesto ma significativo. Se il ministro Bersani cerca già idee per la prossima lenzuolata, eccone una: ministro, abolisca la Siae.

Roberto Perotti
IGIER - Università Bocconi

www.lavoce.info 

Roberto Perotti ha conseguito il PhD in Economics al MIT nel 1991. Dopo 10 anni alla Columbia University di New York e due anni all'European University Institute di Firenze, attualmente è all'IGIER-Universita' Bocconi. E’ co-direttore del Journal of the European Economic Association, e Research Fellow presso il Center for Economic Policy Research. E' stato consulente della Banca Mondiale, della Inter-American Development Bank, della Banca Centrale Europea, e della Banca d'Italia.

Fonte: www.partito-pirata.it


RICHIESTE DA RIVOLGERE ALLA SIAE

La legge n. 633/1941 va migliorata, precisata, in riferimento alle esigenze specifiche del web www.interlex.it/testi/l41_633.htm

1- Bisogna evidenziare che l'utilizzo non commerciale di opere protette non può di per sé costituire una violazione del diritto morale dell'artista e dei diritti patrimoniali dei suoi eredi.
La Siae potrebbe anche far controllare agli eredi le nostre pubblicazioni e farci sapere se incappano in qualche violazione. Noi stessi potremmo essere interessati a un rapporto diretto con la Siae. Se però le nostre pubblicazioni gratuite sono in regola, dobbiamo pretendere una liberatoria gratuita della Siae, in grado di tutelarci nei confronti di chiunque voglia rivendicare qualcosa. È da escludere a priori che noi si debba pagare dei diritti per un lavoro senza alcun fine di lucro, anzi vantaggioso economicamente sia all'artista che ai suoi eredi.

2- In secondo luogo occorre specificare a chiare lettere che il formato JPEG non è in grado di riprodurre alcunché: è un formato troppo povero di informazioni per poter essere usato nell'editoria cartacea o filmica. Nessuno farebbe mai un testo prendendo un ipertesto così com'è. Le immagini andrebbero rifatte completamente e da un fotografo professionista.

3- In terzo luogo bisogna sostenere il principio che come i giornalisti hanno per il diritto di cronaca facoltà di usare gratis immagini protette, così i docenti, gli operatori culturali vogliono avere la stessa facoltà per il diritto di citazione (didattica, culturale) senza scopo di lucro.

4- Inoltre questa facoltà deve poter essere esercitata in pubblico, in chiaro, in area fruibile liberamente da tutti, senza alcun limite di accesso. La cultura, la formazione, l'informazione non possono essere messe sotto chiave.

5- In quinto luogo occorre che la Siae ci dia almeno un anno di tempo per metterci in regola e verificare se possiamo aver violato il cd. "diritto d'autore", ovvero deve darci una moratoria sufficiente per permettere a ogni docente di segnalare alla stessa Siae le proprie pubblicazioni, in cui ha usato opere di artisti protette, per richiederne una specifica liberatoria d'uso.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Diritto
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Aggiornamento: 22/04/2015