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Wolf Murmelstein - exodus.jimdo.com/
PREMESSA
Ci viene insegnato che con la rivoluzione contro il re-tiranno Antioco IV Epiphanes e il suo folle progetto di ellenizzazione forzata, i Maccabei hanno salvato il Monoteismo. E’ doveroso aggiungere che solo la Fede in D’o porta al rispetto della Legge giusta – la Torah – che tutela i diritti di tutti: sia dei lavoratori (dei campi e dei laboratori artigiani) che dei deboli (vedove, orfani, anziani malati). Ai tempi dei Maccabei i diritti dei molti erano, ovunque, calpestati dai pochi delle classi ricche - latifondisti e borghesia mercantile - legate al tiranno del momento.
All’epoca dei Maccabei il popolo ebraico era già disperso; una comunità risiedeva in Giudea - Gerusalemme e dintorni - dove per concessione del re persiano Ciro il Grande la Torah era la Costituzione, cioè valeva anche come legge statale. La situazione della possibilità di osservare la Torah nelle comunità fuori dalla Giudea variava secondo le situazioni locali. Secondo gli storici la fine del mondo antico si compie con le vittorie di Alessandro Magno sull’Impero Persiano e la costituzione di un impero, poi frantumatosi nei vari stati ellenisti che successivamente furono tutti conquistati dall’Impero Romano.
E’ in questo scenario storico che deve essere collocata la storia della lotta dei Maccabei per meglio comprendere sia perché accendiamo le candele di Chanukkah che l’attualità del messaggio nel mondo dominato, “in quei giorni e ai tempi nostri”, da una competizione selvaggia.
LA PRIMA FASE DEL DOMINIO ELLENISTA
Nell’anno 332 a.E.v. la Giudea venne occupata da Alessandro Magno che poi, dopo aver sconfitto definitivamente il re persiano Dario III, stabilì un grande impero dal Mediterraneo all’Oceano Indiano e al Mar Rosso, con molti popoli aventi culture e tradizioni diverse. Da notare che ne erano rimaste fuori le città greche della Magna Grecia, ormai strette fra Roma e Cartagine. Alessandro Magno aveva promesso, nell’anno 332 a.E.v., il rispetto dei diritti della Giudea e del carattere di Città Santa di Gerusalemme. Il suo vero progetto era però l’unificazione dei popoli e delle loro culture nell’ellenismo, una versione corrotta della cultura greca.
In origine i vari stati greci erano basati sulla classe degli artigiani nelle città e sulle fattorie autarchiche – oikos – nelle campagne; con l’ellenismo divenne predominante la grande borghesia mercantile, capace di cogliere nuove opportunità offerte dalle vie commerciali che dall’Oriente arrivavano al Mediterraneo.
L’ideale sociale ebraico era allora – ed è ancora oggi – una società basata sul lavoro, più o meno autonomo. In agricoltura ognuno deve avere il proprio campo con i suoi alberi da frutto e la sua vite e nelle città è ben visto il lavoro degli artigiani. In una società fondata sul lavoro è doveroso il rispetto dei lavoratori e dei deboli, come visto in premessa; la beneficienza invece di graziose elargizioni deve essere l’adempimento del dovere di solidarietà nel rispetto della dignità di chi riceve Il conflitto fra chi si chiedeva “Cosa devo fare per ubbidire a D’O e per adempiere ai precetti?” e chi – il pagano greco o ellenizzato – al contrario si domandava “Ma perché dovrei fare questo o quello?” era, alla lunga, inevitabile.
Nel suo breve periodo di regno Alessandro Magno già diede avvio ad un regime tirannico con diverse condanne a morte; non ebbe il tempo di colpire la Giudea e le comunità ebraiche. Alessandro Magno morì nell’anno 323 a.E.V. in circostanze misteriose – forse per una congiura –senza avere un valido successore.
Nel corso del successivo conflitto fra i luogotenenti di Alessandro – la Guerra dei Diadochi – la Giudea era spesso teatro di battaglie. Al termine delle lotte – anno 301 a.E.v. – la Giudea venne annessa al Regno dei Tolomei, diventati padroni dell’Egitto e altre regioni ed ebbe cosi contatti stretti con la nascente comunità di Alessandria d’Egitto, nuovo grande centro culturale e commerciale mentre era separata dalla comunità babilonese per via del confine dello stato dei Seleucidi, divenuti padroni della Persia, della Babilonia, della Mesopotamia e della Siria.
Nei cento anni del loro dominio sulla Giudea i Tolomei erano tolleranti in materia religiosa, sia in Giudea che nei confronti della comunità di Alessandria d’Egitto. La Giudea era però diverse volte teatro d battaglie nel corso delle Guerre Siriache fra i Tolomei d’Egitto e i Seleucidi di Siria e Mesopotamia finché, nell’anno 198 a.E.v., venne conquistata da Antioco III il Grande.
DA ANTIOCO III AD ANTIOCO IV
OVVERO DALLE PROMESSE DI RISPETTO ALLE PROFANAZIONI DEL TEMPIO
Nell’anno 198 a.E.v. erano in molti a Gerusalemme ad accogliere con favore Antioco III che fece grandi promesse di rispetto per il carattere di Città Santa di Gerusalemme e del Tempio come pure di moderare la tassazione a carico dei coltivatori; il tutto “se non contrario agli interessi del regno”. Solo che nell’anno 188 a.E.v. Antioco III venne sconfitto da Roma e nelle umilianti condizioni di pace era, ovviamente, previsto l’obbligo del pagamento di pesanti tributi per molti anni. Le promesse fatte nell’anno 198 a.E.V. nell’anno 188 a.E.v. non potevano più essere mantenute essendo ormai “contrarie agli interessi del regno”. Infatti, Antioco III pensò di attingere ai tesori dei santuari dedicati alle diverse divinità adorate dalle molte popolazioni del regno. Nell’anno 187 a.E.v. Antioco III venne ucciso dalla rivolta dei fedeli delle divinità Baal contro la spoliazione di un grande santuario.
Il Tempio di Gerusalemme per i primi tempi venne risparmiato dalle spoliazioni; probabilmente perché era meta di pellegrini anche da altri stati beneficiando quindi delle relative offerte e, inoltre, per l’abilità dei sacerdoti di “offrire” tempestivamente grosse somme.
Ad Antioco III successe il figlio maggiore Seleuco IV, descritto come troppo debole anche per contrastare i contatti – mantenuti o ripresi – di alcuni sacerdoti di Gerusalemme con i Tolomei d’Egitto. La svolta decisiva si ebbe nell’anno 175 a.E.v. quando salì al trono Antioco IV Epiphanes che ebbe la folle idea di rilanciare il proprio regno con l’ellenizzazione forzata e oppressione degli altri culti. Per le divinità dei diversi culti pagani semiti era possibile l’identificazione con le omologhe divinità greche; ciò era impensabile per la Fede ebraica.
Quasi contemporaneamente a Gerusalemme si insediò il Sommo Sacerdote Jason che pensò di poter modificare i riti del Tempio in senso ellenista e di istituire un “Gimnasio”, dove i giochi ginnici costituivano una forma di rito pagano. La richiesta di costituire Gerusalemme in una “polis” greca - dove la Torah non sarebbe più stata la Costituzione - cioè non sarebbero stati più tutelati i lavoratori e i deboli – diede inizio ad aspri conflitti.
Dalla parte dei lavoratori e degli umili si schierò la famiglia sacerdotale degli Asmonei, il sacerdote Mattatia e i suoi figli fra i quali si distinse particolarmente il maggiore: Jehuda/Giuda. Antioco IV accolse la richiesta della costituzione di Gerusalemme come Polis ma destituì il Sommo Sacerdote ellenista Jason con Menelao, che invece dei titoli aveva lo zelo di offrire alle casse del re una somma molto grossa anche se ciò comportava la svendita delle porte dorate del Tempio ai mercanti greci.
Nell’anno 173 a.E.v,. con l’attacco del re d’Egitto Tolomeo VI contro lo stato seleucide ebbe inizio la sesta Guerra Siriaca. Dall’Egitto e da Cirene non potevano quindi arrivare pellegrini e offerte; ma si dovette fare un “prestito” al re attingendo al tesoro del Tempio.
Nell’anno 171 a.E.V. si ebbe la prima contro-offensiva di Antioco IV e nell’anno 168 a.E.v. la seconda che pur vittoriosa sul campo, venne fermata dal Legato romano. A Gerusalemme arrivò a notizia, attesa da molti ma falsa, della morte di Antioco IV.
Jason, il Sommo Sacerdote ellenista deposto pensò bene di rientrare sulla scena mettendosi a capo della rivolta. Arrivò invece Antioco IV che ordinò il saccheggio del Tempio, una feroce repressione, la costruzione di una cittadella per la guarnigione greca, la riduzione in schiavitù di molte donne e fanciulli e molte confische di terre che vennero assegnate a soldati-coloni ellenisti. Molti devoti erano costretti a fuggire e a rifugiarsi in caverne sulle montagne e fra di loro erano molti privati dalle proprie terre per effetto delle confische.
Nell’anno 167 a.E.v. – a dicembre – il Tempio venne definitivamente profanato e dedicato a Giove Olimpio. Con un decreto Antioco IV vietò l’osservanza dello Shabbat, delle Feste e la circoncisione dei figli maschi, sia in Giudea che nelle comunità ebraiche sparse nello stato seleucide. A Gerusalemme e altrove in Giudea venne ordinato di sacrificare animali impuri in onore del re-tiranno e i rinnegati disposti ad eseguire l’ordine erano scortati da soldati. Sembrava la fine, ma …
DALLA RESISTENZA ALLA RICONSACRAZIONE DEL TEMPIO
La famiglia sacerdotale degli Asmonei – Mattatia e i suoi cinque figli – si era rifugiata a Modin, nelle montagne della Giudea, dove già erano state combattute in passato battaglie vittoriose.
All’arrivo del rinnegato pronto a portare a termine il sacrificio di un maiale su un altare profanato in onore del re-tiranno, Mattatia diede Inizio alla rivolta. Dopo aver ucciso il rinnegato e l’ufficiale che lo scortava anche Mattatia e i figli si ritirarono sulle vicine montagne, dove già in molti erano in attesa di una guida alla battaglia. Chi si era visto espropriare la terra, chi doveva sfuggire alla riduzione in schiavitù, chi non voleva perdere la speranza che solo la Fede in D’O può offrire non aveva altra scelta che combattere contro la tirannia. Dagli iniziali attacchi isolati ai soldati del tiranno si passò alle battaglie campali. Le montagne della Giudea erano infatti un terreno favorevole ai “pochi” che dovevano combattere contro i “molti” e sotto il comando di Jehuda / Giuda – ormai detto il Maccabeo – vennero sconfitti i diversi generali seleucidi venuti a reprimere la rivolta..
Nell’anno 165 a.E.v. Antioco IV dovette anche affrontare l’invasione dei Parti che in Mesopotamia e Babilonia erano visti quali liberatori sia dalla comunità ebraica che dalle altre comunità di fedeli delle diverse divinità i cui santuari erano stati depredati. Antioco IV affidò la reggenza nella capitale Antiochia al condottiero Lysias. Pare che Lysias abbia concepito un piano per sostituire tutta la popolazione della Giudea con l’insediamento di altre popolazioni. Questo condottiero condusse personalmente una grande armata dal Sud, attraverso l’Idumea che venne però sconfitta nella battaglia di Bet Zur, vicino a Gerusalemme. Liberata quasi tutta la Giudea, Jehuda / Giuda Maccabeo poté accingersi a liberare Gerusalemme dove però una guarnigione seleucida, con un gruppo di ellenisti, continuava ad occupare la cittadella. Liberata la città di Gerusalemme, iniziò il duro lavoro per ripulire il Tempio dalle tante impurità.
A circa sette anni dalle “riforme” introdotte da Jason e esattamente a tre anni dalla profanazione ordinata da Antioco IV e eseguita dal traditore Menelao - il 25 di Kislev, nell’anno 164 a.E.v. – il Tempio venne riconsacrato.
Quando a ricordo di questa riconsacrazione accendiamo pubblicamente per una settimana le candele riaffermiamo la Fede in D’O e il rispetto della Sua Legge che enuncia i diritti dei lavoratori e dei deboli in un mondo apparentemente dominato dai forti e dai prepotenti. Quando c’è veramente la Fede anche i pochi possono vincere contro i molti e i giusti contro gli empi.
DALLA TOLLERANZA ALL’AUTONOMIA E VERSO L’INDIPENDENZA
Nel Tempio riconsacrato si poterono nuovamente accendere le candele del grande candelabro, proprio in coincidenza e contrapposizione dei festeggiamenti pagani per il solstizio d’inverno e segnalando l’inizio del definitivo declino dell’impero seleucide. Si comprendono meglio gli avvenimenti successivi e in particolare la lotta – sia in battaglia e con la diplomazia – iniziata da Jehuda / Giuda Maccabi e proseguita dai suoi fratelli Jonatan / Gionata prima e Simon poi.
Gli ellenisti con Menelao e Antioco IV, che non si erano resi conto del senso della rivoluzione maccabea, tentavano di rientrare in gioco puntando ancora sulle “riforme rituali” introdotte anni prima da Jason.
Dopo la morte di Antioco IV nell’anno 164 a.E.v., caduto in battaglia contro i Parti, gli succedette il figlio Antioco V°, sotto la tutela del condottiero Lysias che avrà osservato con allarme le campagne vittoriose ad est del Giordano e in Galilea per aiutare le popolazioni ebraiche viventi in regioni a maggioranza pagana e la conquista della città di Hebron e la distruzione degli idoli pagani ad Ashdod. Quando Jehuda / Giuda ritenne di attaccare la Cittadella di Gerusalemme per scacciare la guarnigione seleucide e gli ellenisti Lysias mosse un attacco che arrivò fino all’assedio di Gerusalemme. Quando sembrava ormai imminente il disastro con la resa dell’armata asmonea Lysias si trovò a dover fronteggiare una ribellione ad Antiochia e per poter contrastare i rivali dovette trattare una pace concedendo l’autonomia alla Giudea, indebolendo quindi la posizione degli ellenisti; l’intrigante Menelao venne giustiziato.
Alla carica di Sommo Sacerdote venne però nominato Alkimos, che era ellenista ma moderato col quale molti devoti - che non comprendevano come l’osservanza scrupolosa dei precetti fosse possibile solo con la libertà e l’indipendenza - in un primo momento credettero di potersi accordare. Jehuda / Giuda, che aveva liberato e riconsacrato il Tempio, venne messo da parte e chi aveva il titolo alla carica di Sommo Sacerdote – il figlio di Onias III - dovette fuggire in Egitto e costruire a Leontopoli, vicino ad Alessandria d’Egitto il “Tempio di Onias” che funzionò fino all’anno 73 E.v. quando venne chiuso da Vespasiano.
Nell’anno 162 a.E.v. alla corte seleucide si ebbe un complotto e il nuovo re che, non comprendendo la situazione, inviò in Giudea il generale, Nikanor, che venne però sconfitto da Jehuda / Giuda Maccabeo, che nel frattempo aveva potuto prendere contatti con la nuova potenza. Roma strinse un’alleanza con il “popolo ebraico”, rappresentato dal Sommo Sacerdote, considerando cosi sia il popolo della Giudea che le comunità ebraiche sparse nel Mediterraneo.
Questo trattato era importante ma non decisivo. Infatti il re seleucida Demetrio I° reagì inviando il generale Bachides per muovere un attacco contro la Giudea; Jehuda / Giuda Maccabi rimase ucciso in battaglia e a Gerusalemme venne istaurato un regime severo. L’ellenista Alkimos credette di poter finalmente esercitare le funzioni di Sommo Sacerdote secondo i propri criteri ma morì nell’anno 160 a.E.v. quando anche Bachides si era reso conto di non poter sottomettere la Giudea e concluse una pace con Jonathan / Gionata Maccabeo, che aveva assunto la guida della lotta.
Secondo Giuseppe Flavio dall’anno 160 all’anno 152 a.E.v. per la carica di Sommo Sacerdote era “sede vacante”; non ci sono notizie precise sugli sforzi di Jonathan/Gionata per prepararsi alle lotte future per cogliere le opportunità che si presentarono negli anni 153 e 152 a.E.v. quando per Roma si profilava il terzo e decisivo conflitto con Cartagine (che poteva contare perlomeno sulle simpatie delle città fenice che erano sotto il dominio seleucida) e una nuova guerra con ciò che ancora restava del Regno di Macedonia.
A Demetrio I, considerato non affidabile, viene quindi contrapposto Alessandro Ballas, presunto figlio naturale di Antioco IV. In questo contesto Jonathan / Gionata ottenne da Demetrio I la possibilità di rientrare a Gerusalemme, la liberazione degli ostaggi e il ritiro di quasi tutte le guarnigioni seleucide dalla Giudea e alleandosi successivamente proprio con Alessandro Ballas venne prima nominato “amico del re” e Sommo Sacerdote e poi governatore civile e comandante militare. Jonathan/Gionata poté quindi conquistare le città costiere di Giaffa, Ashdod, Askalon e Ekron - i pellegrini non erano più esposti a popolazioni ostili - e aprire una nuova via commerciale con benefici effetti economici.
Dal nuovo fantoccio di Roma, Demetrio II, Jonathan/Gionata ottenne concessioni in materia di tassazioni e il riconoscimento formale del possesso della Samaria, di fatto già occupata; Giudea ormai si estendeva dal Giordano fino al mare.
A circa 21 anni dall’inizio della lotta – nell’anno 146 a.E.v. – in Giudea si era liberi, anche formalmente, di osservare e insegnare la Torah e chi presentava un sacrificio nel Tempio non doveva più pagare una tassa al re pagano.
Jonathan / Gionata venne assassinato a tradimento nell’anno 143 a.E.v. per ordine del generale seleucida Trypho che lo aveva attirato in un tranello.
La guida della lotta passò quindi all’ultimo dei fratelli, Simone, che in precedenza era già stato nominato stratega/comandante militare della zona costiera, da Tiro fino al confine con l’Egitto. Simone ottenne un decreto reale che riconobbe alla Giudea la quasi Indipendenza già ottenuta e la completa esenzione fiscale. La cittadella di Gerusalemme venne finalmente liberata.
Nell’anno 140 a.E.v. l’Assemblea Popolare di Gerusalemme confermò a Simone le dignità ereditarie di Principe/Etnarca, Sommo Sacerdote e Condottiero. Come condottiero Simone riuscì a contrastare i tentativi del nuovo re Antioco VII di sottomettere nuovamente la Giudea imponendo di nuovo tributi e la restituzione della città portuale di Giaffa e di alcune fortezze. Simone venne però assassinato nell’anno 135 a.E.v. in un complotto ordito dal genero al quale era riuscito a scampare solo Jochanan / Giovanni Hircanos che, dopo aver sventato le mire del cognato traditore dovette fronteggiare una nuova offensiva del re Antioco VII e un duro assedio di Gerusalemme.Alla fine venne imposto il pagamento di gravosi tributi, la consegna di ostaggi e di armi e la riduzione delle mura di Gerusalemme; si riuscì però ad evitare un nuovo presidio seleucida nella cittadella.
Nell’anno 130 a.E.v. Antioco VII era riuscito a riconquistare la Media e la Mesopotamia e si illuse quindi di poter ristabilire l’antico impero seleucida ma venne sconfitto dai Parti in una terribile battaglia nell’anno 129 a.E.v. e Jochanan / Giovanni Hircanos I poté finalmente proclamare l’indipendenza.
Fonti suggerite dal webmaster di homolaicus.com
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