

LE TECNICHE MUSICALI
- Dopo il grande sviluppo della polifonia nei
secoli XV e XVI e della nuova sensibilità armonica e melodica, al punto che gli strumenti
contendono il primato alla voce, ai tempi di Vivaldi la musica strumentale, solistica o
d'insieme, impone una precisa definizione dell'orchestra, nel senso moderno del
termine. In particolare tutto lo sviluppo della musica strumentale, dal '600 alla fine del
'700, è caratterizzato dal progressivo affinamento delle risorse tecniche ed espressive
costituite dagli archi (violino, viola, violoncello e contrabbasso), che sono la base
fondamentale dell'orchestra del tempo.
LA MUSICA SACRA
- Nel Seicento e nel Settecento continua la
produzione polifonica che nei secoli precedenti, con le scuole fiamminga di Josquin des
Prés e romana del Palestrina, aveva raggiunto il culmine. Di originale si hanno le
musiche strumentali o miste, in cui sono presenti il coro e l'orchestra (o l'organo).
Nasce e si afferma un nuovo genere, l'oratorio (Haendel, Bach e altri).
LA MUSICA PROFANA
- Durante il Rinascimento la musica profana aveva
raggiunto altissimi risultati col madrigale (Luca Marenzio, Gesualdo da Venosa,
Orlando di Lasso): cosa che aveva determinato la nascita del "virtuoso",
cantante o strumentista. Nei due secoli successivi la musica profana strumentale diventa
sempre più importante. In particolare vanno segnalati la suite, il concerto
grosso (Corelli, Haendel, Bach e lo stesso Vivaldi), che è un genere in tre
tempi e presenta la particolarità di una continua alternanza fra il "grosso"
dell'orchestra e un piccolo gruppo di strumenti detti "soli" o
"concertino". Quando quest'ultimo è costituito di un solo violino, i cui
interventi sono caratterizzati da una grande maestria tecnica, al concerto grosso
si sostituirà il concerto solista, che con la sua melodia brillante e il ritmo
netto ed energico, avrà molta fortuna nella seconda metà del '700 e nell'800. Altri
generi musicali sono la sonata e la sinfonia (Haydn, Mozart).
IL TEATRO MUSICALE
- Nelle corti italiane del Cinquecento si era
diffusa la moda d'inserire, fra un atto e l'altro delle rappresentazioni teatrali, l'intermedio,
in cui si uniscono musica, azione e danza: da questo si sviluppò poi il melodramma,
spettacolo interamente musicato. Nei due secoli successivi il melodramma diventa l'unico
genere musicale profano in grado di raggiungere, attraverso i pubblici teatri, il popolo
(Monteverdi, Gluck, Paisiello, Mozart, Cimarosa).




