Dalla bocca dell'offerente escono sette demoni. Accanto a lui la madre e il fratello ricordati nell'iscrizione, in ginocchio e in orazione. A sinistra, sopra il lungo cartiglio, la Madonna di Loreto sopra la Santa Casa e a destra la Madonna del Monte. Il Dipinto riveste estremo interesse per la particolare tipologia del voto e per l’associazione della Madonna di Loreto con la Madonna del Monte. Notiamo intanto che l'iconografia dell'uomo che si libera dai demoni trova corrispettivo nel miracolo di Gesù che libera un indemoniato così come ci è pervenuta da miniature. Il numero dei demoni, sette, è anch'esso simbolico e fa riferimento alla scrittura. L'iconografia della Madonna di Loreto è quella tradizionale. Per la Madonna del Monte viene riproposto un modello usuale agli inizi del XVI secolo. Dall’iscrizione apprendiamo che l’offerente viene da lontano e probabilmente ha fatto eseguire il dipinto da un pittore non residente avvalorando l'ipotesi che la raffigurazione mariana di Cesena facesse capo a delle xilografie le quali per contro non è da escludere che avessero quale punto di riferimento un'immagine conosciuta che è diversa da quella attuale.
L'offerente chiarisce inoltre alcune dinamiche del dipinto votivo che è bene rilevare. Il voto viene fatto dopo un anno dall'avvenuta liberazione ed è solo uno degli elementi che caratterizzano questo pellegrinaggio che l'offerente rende ancora più prezioso con il dono di un calice per ognuno dei due santuari e l'offerta per delle messe. Interessante ancora il fatto che andò in giro per un anno a diffondere questo miracolo. L'associazione dei due santuari consente inoltre di considerare la fama del santuario di Cesena che si estendeva ben al di là dei confini cittadini e poteva gareggiare con il più importante e conosciuto duomo di Loreto. I costumi degli offerenti e l'iconografia mariana cesenate permettono di datare l'opera nei primi decenni del secolo XVI.
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