LA PROSTITUZIONE E L'IPOCRISIA
COMUNE
I -
II
DALLA "LEGGE MERLIN" AL "D.D.L. CARFAGNA"? REGOLAMENTARE LA
PROSTITUZIONE "VOLONTARIA" E' L'UNICA ALTERNATIVA POSSIBILE!
I NUMERI DEL "MERCATO DEL SESSO" IN ITALIA
La prostituzione è forse l'unica "attività lucrosa" che non ha mai
attraversato periodi di crisi nella storia dell'umanità . (non a caso la
si riconosce come il "mestiere più vecchio del mondo"!).
Secondo i dati resi pubblici nel corso dell'ultimo Convegno della
Caritas (svoltosi nel 2008, in occasione del 50° anniversario della
legge Merlin n.75 del 1958):
- in Italia operano non meno di "70 mila prostitute" (non solo donne,
anche uomini e transex)
- di queste, circa il 50% sono straniere (provenienti da ben 60 paesi
diversi: nigeriane, albanesi, polacche e bielorusse soprattutto) ed il
20% minorenni
- le donne che si prostituiscono in strada sono circa 30.000: le
restanti esercitano la "professione" in casa o in locali privati
- solo il 20% (secondo altri dati addirittura il 10%) di chi si
prostituisce è vittima del racket (generalmente straniera, si tratta di
donne condotte in Italia con il miraggio di un lavoro dignitoso per poi,
sequestrati i documenti, essere costrette a prostituirsi attraverso
violenze e minacce, rivolte anche a parenti, genitori o figli rimasti in
patria)
- sono "9 milioni" i clienti (di cui ben l'80% richiede rapporti "non
protetti")
- per un giro d'affari che si aggira attorno ai 90 milioni di euro al
mese
(per conoscere più dettagliatamente i dati del "gruppo Abele":
www.gruppoabele.org/Index.aspx?idmenu=3378).
Questi numeri, pur nella loro "approssimatività" (trattandosi di una
attività occulta), sono sufficienti per comprendere le dimensioni del
fenomeno in oggetto.
LA "LEGGE MERLIN" SULLA PROSTITUZIONE
In Italia il fenomeno della prostituzione è ancora disciplinato dalla
"legge Merlin" n.75 del 1958, che 51 anni fa abolì (rese illegali) le
"case di tolleranza" (o "case chiuse"), vietando la prostituzione
"indoor" (il testo della legge è consultabile su:
www.caritas.it/Documents/25/2188.pdf).
La prostituzione viene così definita come un'attività che prevede
"atti sessuali prestati dietro pagamento" (non necessariamente in denaro
ma anche in natura: l'offerta di un luogo dove abitare, di qualcosa da
mangiare, di sostanze stupefacenti .).
La legge Merlin:
1- rende legale la prostituzione (salvo, ovviamente, quella minorile)
2- ne vieta, però, l'esercizio in "forma organizzata" o "al chiuso" (è
tollerata, dunque, la prostituzione "outdoor": per tale ragione gran
parte delle prostitute esercitano per strada, pur col rischio di essere
multate per il reato di adescamento)
3- punisce, invece, l'adescamento, il favoreggiamento e lo sfruttamento
della prostituzione (che costituiscono reato).
LE NOVITA' PROPOSTE NEL "D.D.L. CARFAGNA"
Uno dei primi provvedimenti adottati dal Governo Berlusconi è stato
la presentazione di un disegno di legge (a firma del Ministro per le
Pari Opportunità, Mara Carfagna) per perseguire la prostituzione di
strada.
La necessità di una nuova regolamentazione in materia è facilmente
spiegabile:
1- la prostituzione risulta disciplinata da una legge risalente al 1958
(quando le lucciole autorizzate a lavorare nelle case chiuse erano solo
4.000 ed i "bordelli" autorizzati 714)
2- e la normativa vigente ha permesso numerose "storture del diritto"
(sindaci intraprendenti o giudici solerti hanno facilmente "abusato" di
interpretazioni forzate, rispettivamente, del Codice della Strada e del
Codice Penale al solo fine di punire più efficacemente i clienti).
Il provvedimento in esame (il cui testo è consultabile su:
www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=313179) mira ad introdurre le seguenti novità:
1) INTRODUZIONE DEL "REATO DI PROSTITUZIONE IN LUOGO PUBBLICO O APERTO
AL PUBBLICO".
Viene vietato prostituirsi in strade, parchi, aperta campagna o in
luoghi aperti al pubblico (come locali pubblici o posti accessibili al
pubblico) in quanto ciò desterebbe "allarme sociale". Si prevede
l'arresto da 5 a 15 giorni, con ammenda da 200 a 3mila euro.
2) PERSECUZIONE DEI CLIENTI.
I clienti delle prostitute "outdoor" diverranno penalmente perseguibili,
rischiando le stesse pene previste per le "professioniste" (da 5 a 15
giorni di arresto ed una ammenda da 200 fino a 3mila euro).
3) INASPRIMENTO DELLE PENE NEI CASI DI PROSTITUZIONE MINORILE.
4) SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE PER IL RIMPATRIO DEI MINORI.
Sono previste procedure semplificate ed accelerate per il rimpatrio dei
minori extracomunitari non accompagnati che si prostituiscono.
5) INASPRIMENTO DELLE PENE PER L'ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE FINALIZZATA
ALLO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE.
Si prevede la reclusione da 4 a 8 anni per i promotori e organizzatori
dell'associazione e da 2 a 6 anni per i partecipanti.
ANALISI CRITICA DEL D.D.L. CARFAGNA
I- VIETARE LA PROSTITUZIONE IN STRADA SPOSTERA' SEMPLICEMENTE LE
PROSTITUTE IN CASA
Il d.d.l Carfagna non vieta la prostituzione "tout court" ma solo
quella "outdoor". E' probabile, allora, che il mercato della
prostituzione più che venire smantellato sarà semplicemente costretto a
"riorganizzarsi al chiuso".
Siamo convinti che spingere le prostitute ad esercitare
"clandestinamente" la loro professione tra le mura domestiche sia un
modo più efficace per combattere il racket della prostituzione?
Siamo sicuri che il modo migliore per affrontare il problema
prostituzione sia "criminalizzare" le donne che si prostituiscono (in
luogo dei loro aguzzini!)?
Il problema della prostituzione:
- non può essere affrontato solo come una questione di tutela dell'
"ordine pubblico" e del "buon costume"
- ma, al contrario, impone anche la tutela della dignità, salute e
sicurezza di chi volontariamente si prostituisce!
Spostare la prostituzione (ed il racket annesso) all'interno di
appartamenti chiusi (all'oscuro per forze dell'ordine ed operatori
sociali) renderà ancor più difficile contrastarla!
Come se non bastasse, il d.d.l. governativo non ha nemmeno tentato di
contenere tali conseguenze prevedendo aggravanti per il reato di
sfruttamento della prostituzione esercitata al chiuso.
II- ESPELLERE I MINORI CHE SI PROSTITUISCONO METTERA' A REPENTAGLIO
LA LORO SICUREZZA
Il d.d.l. Carfagna prevede il "ricongiungimento familiare" nel paese
di origine (in pratica, l'espulsione!) per le prostitute
extracomunitarie minorenni senza permesso di soggiorno (ossia
clandestine).
In questo modo, però, si finisce soltanto per colpire "due volte" la
prostituta vittima del racket della prostituzione:
- prima "obbligata" con l'inganno e con la forza al meretricio
- poi espulsa in maniera "coatta" nel suo paese di origine (esponendola
sia alle vendette delle organizzazioni che l'avevano schiavizzata sia al
rischio di essere rimandata sulla strada in un altro paese europeo!).
LA REGOLAMENTAZIONE DELLA PROSTITUZIONE COME UNICA PROSPETTIVA
POSSIBILE!
1- PERCHE' NON CONSENTIRE LA PROSTITUZIONE (SALVO CHE MINORILE!)
"LIBERA E VOLONTARIA"?
Occorre sfatare una "comune ipocrisia": non tutte le donne che si
prostituiscono sono "schiave" costrette a farlo!
Accanto alla prostituzione "coatta" (che costituirebbe non più del 20%
di tale mercato, secondo i dati forniti da organizzazioni come il Censis
ed il Parsec) esiste anche una prostituzione "volontaria"; la "non
prevalenza" della costrizione nella prostituzione, del resto, è stata
affermata anche dall'Osservatorio sulla Prostituzione del Ministero
dell'Interno (composto da molte tra le più reputate organizzazioni di
assistenza).
A prostituirsi, quindi, sono non soltanto soggetti deboli, soggiogati,
sfruttati o "costretti" a vendersi ma anche persone che scelgono
liberamente "la strada" (o le "suite" d'alto borgo!) come comoda
scorciatoia per realizzare "soldi facili", per emanciparsi
economicamente!
Personalmente giudico la prostituzione come un'attività "immorale" e
umiliante la "dignità umana" (sia di chi la esercita sia di chi ne
beneficia!).
Il legislatore, però, non è chiamato ad esprimere "giudizi morali"
nell'esercizio della sua funzione di legislazione: dovrebbe assumere un
approccio il più possibile "laico", rispettoso delle diversità di
opinioni e delle minoranze.
Ciò comporta il dovere di riconoscere e rispettare pienamente la
"libertà di espressione sessuale" di ogni persona, finanche se
quest'ultima scelga di prostituirsi!
Prostituirsi sarà pure un "peccato" o una condotta immorale per la
generalità dei cittadini: questo, però, non basta a trasformare tale
comportamento in un reato!
"Vendere" il proprio corpo rientra -piaccia o non piaccia- tra quelle
libertà personali garantite dalla Costituzione (art. 13) e meritevoli
"sempre" di tutela nei limiti in cui non incidano sulla "pari libertà"
degli altri!
Perché, allora, non tollerare (e regolamentare) la "libera e
consapevole" scelta di un soggetto maggiorenne (uomo o donna che sia) di
concedere prestazioni sessuali dietro controprestazione?
Una "parziale legalizzazione" della attività di meretricio perseguirebbe
un duplice obiettivo:
1- far emergere la prostituzione "volontaria" (sull'esempio di quanto
avvenuto in altri paesi europei, dove questa ha trovato forme legali di
svolgimento, minimizzando i costi che ricadono sulla società e sulle
persone che svolgono l'attività)
2- e perseguire più efficacemente la prostituzione "coatta", ossia il
favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione (concentrando gli
sforzi dell'apparato repressivo dello Stato sul contrasto agli
sfruttatori).
2- PERCHE' NON CONSENTIRE L'ESERCIZIO DELLA PROSTITUZIONE ALL'INTERNO
DI "CASE DI TOLLERANZA" AUTORIZZATE?
Perché non regolamentare la prostituzione "indoor"?
Le case chiuse -pur se luoghi "abominevoli"- di fatto già esistono ed,
inoltre, costituiscono un luogo certamente più sicuro e civile della
strada per prostituirsi!
Perché, inoltre, non favorire la nascita di "cooperative di donne",
col doppio risultato:
1- di eliminare la prostituzione dalle strade (rispettando la
sensibilità delle famiglie, stanche di assistere alla "contrattazione
del sesso" nei marciapiedi sotto casa!)
2- e di tutelare la salute, dignità e libertà delle "professioniste del
sesso" (la nascita di "libere case autogestite" renderebbe le donne più
forti e capaci di resistere alle pressioni della criminalità)?
Riconoscere la prostituzione come una "professione legale"
consentirebbe, inoltre:
1- sia di "tassare" tale attività, imponendo delle autocertificazioni di
reddito presunto (controllato periodicamente dagli enti statali
competenti in base al tenore di vita effettivo)
2- sia di "regolamentare" la prostituzione, introducendo un sistema di
diritti e doveri (ad esempio, richiedendo il rispetto di condizioni
igienico-sanitarie sicure).
3- PERCHE' NON PERSEGUIRE PIU' SEVERAMENTE CHI "FAVORISCE O SFRUTTA"
LA PROSTITUZIONE?
Le "schiave del sesso" non sono la maggioranza delle donne che in
Italia si prostituiscono: rappresentano, comunque, una minoranza
rilevante (si stima intorno al 20%).
Attualmente lo "sfruttamento" della prostituzione è disciplinato:
- dall'art. 3 della legge Merlin (n. 75 del 1958), che prevede una pena
della reclusione da 2 a 6 anni
- e dall'art. 600 bis c.p., che prevede un aggravamento di pena (da 6 a
12 anni di reclusione) nel caso della prostituzione minorile.
Perché non equiparare le pene previste per lo "sfruttamento della
prostituzione" a quelle previste per il reato di "sequestro di persona"
(che, ex art. 630 c.p., prevede la reclusione da 25 a 30 anni)?
Ciò consentirebbe di punire in modo "esemplare" chiunque:
- abusi di una donna
- la usi a fini di lucro
- e/o ne limiti le libertà (in primis, la libertà sessuale).
4- PERCHE' NON VIETARE OGNI FORMA DI PROSTITUZIONE "OUTDOOR"?
La prostituzione -come ogni libertà- va incontro a dei limiti: in
nessun caso dovrebbero ammettersi forme di prostituzione lesive:
- dell' "ordine pubblico"
- o del "buon costume".
I marciapiedi delle nostre città, invece, di notte sono pieni di donne
(per lo più straniere: nigeriane, cinesi, russe, ucraine, slovene,
albanesi .) disposte, senza pudori, a mettere in vetrina il proprio
corpo per adescare i clienti. Uno spettacolo indegno e irrispettoso
della libertà della gente che vive in questi quartieri!
Perché, allora, non vietare la prostituzione di strada (o in luogo
pubblico o aperto al pubblico) "in qualsiasi forma" esercitata?
5- PERCHE' NON REALIZZARE PROGETTI DI "REINSERIMENTO SOCIALE" PER LE
PROSTITUTE?
Perché non estendere alle donne "vittime" della prostituzione (e che
decidono di collaborare per liberarsi da tale racket) il sistema di
aiuto e protezione già previsto per i mafiosi collaboratori di
giustizia?
Nel caso della prostituzione "coatta", sarebbe un aiuto concreto
l'offerta da parte dello Stato, in cambio della denuncia dei propri
aguzzini, della garanzia di ottenere:
1- un permesso di soggiorno (nel caso di donne extracomunitarie)
2- un programma di protezione (ove occorrente)
3- ed un piano di assistenza economica.
Per contrastare la prostituzione "volontaria", invece, servirebbero
anzitutto politiche di sostegno economico: garantire, in pratica, che
"per nessuna persona" la strada della prostituzione divenga l'unica
opportunità per vivere o per mantenere i propri figli!
Solo così si potrebbe ridurre il fenomeno della prostituzione ai limiti
del "fisiologico".
6- PERCHE' NON INTRODURRE L'INSEGNAMENTO DELLA "EDUCAZIONE ALLA
SESSUALITA'" NELLE SCUOLE?
Il fenomeno della prostituzione volontaria, infine, è un problema
legato:
- oltre che ad aspetti economici
- anche (o soprattutto) a "devianze culturali" (sia dal lato
dell'offerta che della domanda!).
Non si potrebbe altrimenti spiegare il proliferare di ragazze (spesso
studentesse universitarie) disposte a prostituirsi in cambio di facile
denaro: non solo (o non tanto) per mantenersi negli studi quanto per
potersi permettere un guardaroba griffato o la frequentazione dei locali
notturni più alla moda!
Concedersi a pagamento perché altri facciano del proprio corpo quello
che si vuole è una scelta mostruosa!
L'atto sessuale dovrebbe essere compiuto solo per Amore: svilirlo con
l'offerta di denaro rende l'uomo più simile alle bestie ed il rapporto
in sé un rapporto senz'anima, senza emozioni, intriso della più grezza
sessualità!
E' difficile, però, condannare questo "delirio" quando i messaggi che tv
e mass-media (a volte perfino la politica!) trasmettono giornalmente
sono sempre più tesi:
- alla mercificazione del valore della donna
- alla proposizione di modelli culturali aberranti
- ed alla istigazione ad una visione "morbosa" del sesso!
Perché non promuovere, allora, una campagna culturale ed educativa
che aiuti (specie i più giovani) a prendere consapevolezza dell'
"orrore" della prostituzione?
Sarebbe auspicabile, anzitutto, una riformulazione dei piani di studio
scolastici che preveda l'introduzione dell'insegnamento della
"Educazione alla sessualità" in tutte le scuole pubbliche (di ogni
ordine e grado).
L'educazione è l'unica arma vincente in grado contrapporsi alla
"diseducazione" morbosa e strisciante dei giovani e ragazzi. Come è
possibile, difatti, educare i giovani ad un rapporto "non traumatico" (o
esagitato) col sesso se:
- in famiglia e nelle scuole, questo aspetto integrante della vita di
ogni individuo continua ad essere un "tabù"
- e la "pornografia virtuale", il più delle volte, risulta essere
l'unica vera lezione sessuale alla portata di tutti?!
Gaspare Serra
GRUPPI:
I- "ALI SPEZZATE ... (contro ogni violenza sulle donne)":
-
www.facebook.com/group.php?gid=46425321644&ref=ts
- e
www.facebook.com/group.php?gid=120520651144
II- "ETICA E' LIBERTA' ... (liberiamo la mente da dogmi e
pregiudizi)":
- www.facebook.com/group.php?gid=47587620953&ref=mf
BLOG "SPAZIO LIBERO"
(spazio di libero confronto sui temi di politica ed attualità, diritti e
laicità, società e spiritualità, cultura e poesia):
spaziolibero.blogattivo.com
Bibliografia:
- La storia della prostituzione, a cura di Guido Ruggiero, Ed. Giunti
- Tollerare o reprimere? Un dilemma contemporaneo, di Mary Gibson
- La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, Cesare Lombroso
- Scarabello Giovanni,
Meretrices. Storia della prostituzione a Venezia dal XIII al XVIII secolo,
2006, Supernova
- Braun Lasse,
Lo scialle giallo. Storia della prostituzione dalle origini a oggi,
2004, Edizioni Clandestine
- Canosa Romano; Colonnello Isabella,
Storia della prostituzione in Italia. Dal Quattrocento alla fine del
Settecento, 2004, Sapere 2000 Ediz. Multimediali
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