DUNS SCOTO: Incarnazione e Immacolata Concezione

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DUNS SCOTO
Incarnazione e Immacolata Concezione

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Giuseppe Bailone

Duns Scoto

Nel farlo beato Giovanni Paolo II l’ha proclamato “cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione”.

In effetti, originale su molte questioni, Duns Scoto è stato particolarmente originale su questi due temi centrali della teologia cristiana, elaborando posizioni in contrasto con quelle allora prevalenti.

“Perché Dio si è incarnato? Perché si è fatto uomo?”

E’ la domanda più importante per un cristiano, per l’uomo di fede che ha in Cristo la figura divina che lo differenzia radicalmente dalle altre fedi religiose.

“Per redimerci, per salvarci dal peccato e dalla dannazione eterna!”

Sembra la risposta più scontata. Lo dicono anche i titoli di Redentore e di Salvatore che spesso accompagnano il nome di Gesù nelle preghiere.

Lo dice anche Tommaso d’Aquino, il filosofo e il teologo cattolico più autorevole del mondo cattolico. Lo dice con molta chiarezza:“Peccato non existente, Incarnatio non fuisset” (= Se non ci fosse stato il peccato [originale], non ci sarebbe stata l’Incarnazione)[1].

Lo dice anche Bonaventura, il campione dell’agostinismo francescano nella lotta contro l’ingresso di Aristotele.

Le due scuole teologiche del tempo, quella domenicana e quella francescana, in conflitto su molte questioni filosofiche, sono su questo punto concordi. Duns Scoto, che non ha paura di uscire dal coro unanime, scrive: “Pensare che Dio avrebbe rinunciato a tale opera se Adamo non avesse peccato sarebbe del tutto irragionevole! Dico dunque che la caduta non è stata la causa della predestinazione di Cristo, e che – anche se nessuno fosse caduto, né l’angelo né l’uomo – Cristo sarebbe stato ancora predestinato nella stessa maniera”.[2]

Benedetto XVI spiega: “Questo pensiero, forse un po’ sorprendente, nasce perché per Duns Scoto l’Incarnazione del Figlio di Dio, progettata sin dall’eternità da parte di Dio Padre nel suo piano d’amore, è compimento della creazione, e rende possibile ad ogni creatura, in Cristo e per mezzo di Lui, di essere colmata di grazia, e dare lode e gloria a Dio nell’eternità. Duns Scoto, pur consapevole che, in realtà, a causa del peccato originale, Cristo ci ha redenti con la sua Passione, Morte e Resurrezione, ribadisce che l’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, e che essa non è condizionata da nessun fatto contingente, ma è l’idea originale di Dio di unire finalmente tutto il creato con se stesso nella persona e nella carne del Figlio”.

Credo che agiscano in questo pensiero di Duns Scoto sia lo spirito francescano del Cantico delle creature, sia la sua concezione dell’assoluta libertà divina.

Il Cantico delle creature presenta, infatti, la natura come un coro di lode alla magnificenza di Dio, non come valle di lacrime e luogo penitenziario.

Inoltre, legare l’Incarnazione al peccato avrebbe significato attribuire alla creatura il potere di condizionare la libera onnipotenza del creatore. Duns Scoto non può riconoscere alla creatura un tale potere sul volere divino.

L’Immacolata Concezione di Maria è dal 1854 dogma di fede. L’ha proclamato Pio IX, adottando le tesi teologiche di Duns Scoto.

Spiega Benedetto XVI: “Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo, a prima vista, poteva apparire compromessa da una simile affermazione, come se Maria non avesse avuto bisogno di Cristo e della sua redenzione. Perciò i teologi si opponevano a questa tesi. Duns Scoto, allora, per far capire questa preservazione dal peccato originale sviluppò l’argomento … della Redenzione preventiva, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che Maria fosse preservata dal peccato originale. Quindi Maria è totalmente redenta da Cristo, ma già prima della concezione”.

In realtà, dice Benedetto XVI, l’immacolata concezione di Maria era credenza diffusa tra i fedeli, anche se “la teologia non aveva ancora trovato la chiave per interpretarla nella totalità della dottrina della fede”: Duns Scoto ha trovato la chiave, ha tradotto in pensiero teologico “ciò che il Popolo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine”. Infatti, spiega il papa, “il Popolo di Dio precede i teologi … grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare la realtà della fede, con l’umiltà del cuore e della mente. In questo senso, il Popolo di Dio è magistero che precede, e che poi deve essere approfondito e intellettualmente accolto dalla teologia. Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa sorgente della fede e conservare l’umiltà e la semplicità dei piccoli!”.

Ecco il merito di Duns Scoto! Il merito che lo salva dalla condanna papale che colpisce i continuatori del suo volontarismo e spiega la recente beatificazione:

il grande teologo, il Doctor subtilis, ha tradotto in alta teologia il sensus fidei popolare, conservando “l’umiltà e la semplicità dei piccoli”.


[1] Summa Theologiae, III, q. 1, a.3

[2] Reportata Parisiensa, in III Sent., d. 7, 4.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2010-11 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

Plotino (pdf)

L'altare della Vittoria e il crocifisso (pdf)

Testi di Duns Scoto Giovanni

Testi su Duns Scoto


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015