TEORIA
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L'ECOLOGISMO
L'ecologia di Morin e Bateson, che poi ha dei risvolti anche in psicologia e pedagogia, è meramente funzionale, non è né contenutistica (perché qui è husserliana), né finalistica (perché qui è popperiana). Essa cioè non si preoccupa del "messaggio" da trasmettere, in quanto non mette in discussione le fondamenta del sistema capitalistico, ma solo alcune sue deformazioni. Al limite arriva a mettere in discussione l'intero processo d'industrializzazione dell'epoca moderna, paventando un ritorno a forme pre-industriali, ma tutto ciò è espresso in forma utopica, di mero desiderio: non si offrano mai indicazioni concrete su come ciò possa avvenire nell'interesse dell'intera collettività. E comunque ogni "messaggio" va bene, per questi ecologisti, basta che non sia esclusivo di altri, assoluto, totalizzante... in una parola "ideologico". Essi non si preoccupano dello scopo da raggiungere, in quanto l'unico vero fine è quello di assicurare il condizionarsi reciproco degli elementi del sistema (vedi gli strutturalisti). Il sistema, nei suoi fondamenti, va accettato: solo le forme devono cambiare. Questa ecologia se fa certamente capire che tra ambiente e uomo c'è dipendenza reciproca, non fa però capire quale sia il modo migliore di modificare l'ambiente e l'uomo. Il modo migliore di "modificarsi" -essa afferma- consiste appunto nell'accettare la reciproca dipendenza, e siccome l'ambiente meno lo si modifica meglio è, se ne deduce che l'uomo dovrebbe tornare "indietro", ai tempi in cui la natura era più rispettata di oggi. Responsabile del degrado (dell'entropia) è il macchinismo tout-court: ora si tratta di abolire il macchinismo (con tutti i suoi corollari: sfruttamento selvaggio delle risorse, sprechi, inquinamenti ecc.) per salvare il salvabile. Tutti dovrebbero mettersi d'accordo nell'accettare con convinzione questa necessità. Morin e Bateson non vogliono neanche sentir parlare di "causalità" nel processo di modificazione del comportamento. A loro giudizio, ognuno è libero di accettare o meno il condizionamento socio-ambientale. Docenti e studenti cambiano insieme contemporaneamente: sì, questo è vero, ma in Bateson ciò avviene perché in realtà non hanno nulla da dirsi. L'unica regola che devono rispettare è il "rispetto reciproco": per il resto ognuno può pensarla come vuole, tanto le decisioni vengono prese altrove. Secondo i cognitivisti, gli ecologisti, i pedagogisti istituzionali, i neo-comportamentisti... il significato dell'esperienza è un dato soggettivo, non oggettivo. Il dialogo dunque è sì possibile ma non su cose essenziali. Ciò che l'ecologia sociale vuole garantire è la possibilità che ogni significato possa esprimersi, non è la necessità che un significato appaia, sulla base delle realizzazioni pratiche, migliore di altri. Queste moderne scienze umane non fanno mai un'analisi dei meccanismi socio-economici di sfruttamento che dominano nella società capitalistica e che vengono imposti a tutta la collettività non proprietaria. Esse cioè non si chiedono mai quale significato "vitale", fra i tanti, viene imposto dal sistema alla società. Queste scienze chiedono solo al sistema maggiore elasticità-duttilità-flessibilità, semplicemente per permettergli di meglio sopravvivere. Esse praticamente assorbono tutta la strategia del superamento del sistema in una tattica della mera sopravvivenza. Così facendo, permettono alla strategia del sistema dominante di riprodursi all'infinito. Di fronte alla contraddizione antagonistica, l'unico rimedio che sanno proporre è quello dell'adattamento all'ambiente, del reciproco condizionarsi. Un suggerimento come questo, rivolto al capitalista, fa soltanto sorridere, poiché chi osserva la realtà da una posizione di forza, non può cogliere l'imperativo etico con la stessa preoccupazione di chi invece si trova su posizioni deboli. I cognitivisti non fanno altro che parlare di "adattamento" in luogo di "trasformazione", di "ecologia" in luogo di "economia". La pedagogia istituzionale, la cibernetica contemporanea, il cognitivismo e il costruttivismo americani, l'ecologismo di Morin e Bateson, tutte le epistemologie della complessità appaiono come se fossero senza testa e senza piedi, incapaci come sono sia di dare il fondamento delle cose che d'indicare un percorso da seguire alternativo a quello dominante. Sono scienze del tutto avalutative, meramente funzionali all'autoconservazione del sistema, relativiste e scettiche circa la possibilità di costruire una scienza rigorosa. Non si preoccupano di trovare il modo di superare la contraddizione antagonistica del sistema, ma solo di dimostrare che ogni contraddizione è parte integrante del sistema, per cui il problema non è quello di risolverla ma d'integrarla, cioè di fare in modo che essa serva alla riproduzione del sistema (come nell'apologo dello stomaco e delle membra del senatore romano Menenio Agrippa). Tutte queste correnti dovrebbero chiedersi che cosa può accadere nell'eventualità che il potere istituzionale non voglia adeguarsi alle esigenze delle masse, ovvero nel caso in cui i rapporti produttivi non si vogliono adeguare alle forze produttive. Che cosa è giusto che succeda quando nel reciproco condizionarsi vi è un elemento del sistema: il capitale, che rifiuta di adeguarsi alle esigenze di un altro elemento: il lavoro? Bibliografia Morin Edgar:
Educare gli educatori. Una riforma del pensiero per la democrazia
cognitiva, EdUP Bateson Gregory:
Verso un'ecologia della mente, Adelphi
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