LA CACCIA ALLE STREGHE

Dal mondo cattolico a quello protestante


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Le figlie di Diana

Silvana Mucci

La stregoneria non è una credenza le cui origini si perdono nel tempo, e neppure una superstizione. È piuttosto una rappresentazione del mondo e delle forze invisibili che lo animano. Il sabba, i grandi processi dell'Inquisizione e i roghi, le cui immagini ci colpiscono ancor oggi, hanno una storia che ha un inizio e una fine.

A partire dal Medioevo, infatti, la Chiesa si preoccupò di ricondurre all'ortodossia gli eretici, esaminando e stroncando, con l'istituzione del tribunale dell'Inquisizione, tutti i fenomeni di devianza dottrinale. Ufficialmente la "grande caccia alle streghe" venne bandita da Innocenzo VIII, il 5 dicembre 1484, con la bolla Summis desiderantes affectibus in cui si pronuncia sul fenomeno: "Abbiamo ultimamente saputo, con afflizione, che in molte località, città, territori, regioni e diocesi della Germania … parecchie persone, uomini e donne, incuranti della propria salvezza e sviati dalla vera Fede, si danno ai diavoli incubi e succubi. Mediante formule, incantesimi, scongiuri o altro abominevole sortilegio criminale operano affinché le donne abortiscano e siano isteriliti, soppressi e distrutti i feti degli animali, i prodotti della terra, l'uva delle viti, i frutti degli alberi".

Della caccia furono protagonisti i frati domenicani Jakob Sprenger ed Heinrich Institoris, gli autori del trattato Malleus maleficarum (Il martello delle streghe), il testo ecclesiastico ufficiale della persecuzione contro le streghe. I roghi si accesero in tutta Europa. Fu come l'inizio di una persecuzione che si trascinò per molto tempo e travolse soprattutto donne accusate di aver rinnegato la fede cristiana per il demonio, compiendo, in suo nome, terribili malefici contro il genere umano.

Ma chi erano le streghe e perché erano soprattutto donne? Alla questione rispondono gli autori del Martello quando affermano che le donne "sono difettose di tutte le forze, tanto dell'anima quanto del corpo; [...] sembrano appartenere a una specie diversa da quella degli uomini... e in effetti come conseguenza del loro primo difetto, quello dell'intelligenza, sono più portate a rinnegare la fede; come conseguenza del secondo, e cioè delle loro inclinazioni e passioni smodate, studiano, escogitano varie vendette, sia attraverso stregonerie sia in qualunque altro modo. Non c'è quindi da stupirsi se in questo sesso c'è tanta abbondanza di streghe".

I due inquisitori spiegano meglio, rifacendosi anche a citazioni classiche: "La ragione naturale è che essa è più carnale dell'uomo, come risulta in molte sporcizie carnali. Si può notare che c'è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è stata fatta con una costola curva, cioè una costola del petto ritorta come se fosse contraria all'uomo. Da questo difetto deriva anche il fatto che, in quanto animale imperfetto, la donna inganna sempre. Dice infatti Catone: "Quando piange, una femmina tende insidie con le sue lacrime/ quando piange, una femmina sta pensando al modo per imbrogliare l'uomo".

L'ottica antifemminista che vi prevale non è, in realtà, teologicamente nuova, ma la donna è diventata qui l'intermediaria tra l'uomo e il demonio. Siamo alla conclusione di un processo di "demonizzazione" femminile iniziato secoli prima, che ricorre con frequenza nelle satire, nei "fabliaux" medievali, nella trattatistica ascetica, mentre contemporaneamente in molti trattati del XV e XVI secolo si discute sul suo ruolo nella vita coniugale. Il male sta nel nome stesso della donna: "Femina dicitur a fe et minus, quia semper minorem habet et servat fidem", sostengono gli inquisitori e perciò maggiormente soggetta alle seduzioni del demonio.

La donna fa paura: i medici non conoscono quasi nulla della fisiologia del corpo femminile e i teologi, lo abbiamo visto, la considerano un essere incostante che bisogna sorvegliare. Dal punto di vista giuridico, infine, essa è sotto la tutela del padre, prima, e del marito, poi. Solo con la vedovanza acquista una relativa autonomia, ma il suo riconoscimento sociale è messo in discussione forte ed è forte il rischio della marginalizzazione. Il problema della stregoneria si intreccia dunque con quello del ruolo della donna nella società cristiana.

In effetti, quelle che vengono colpite dalle accuse di stregoneria sono in genere donne sole o vedove che hanno acquisito una relativa autonomia, oppure anziane, che conoscono le proprietà curative delle erbe medicinali (le "medichesse") o, ancora, levatrici, che assistono nei parti difficili o aiutano ad interrompere gravidanze indesiderate. Si tratta di figure che occupano una posizione sociale al limite dell'irregolarità, in una società in cui la donna vede riconosciuta e giustificata la sua esistenza solo all'interno di una famiglia.

Appartiene a questa categoria femminile anche Benvenuta Pincinella di Nave, la cui vicenda è esemplare per la ricostruzione degli atteggiamenti mentali dei contemporanei sulle streghe.

Benvenuta ha sessant'anni, quando denunciata per stregoneria, viene condotta davanti all'inquisitore di Brescia per sottoporsi all'interrogatorio. La donna ha già subito in precedenza un altro processo, concluso con un'ammenda e con l'obbligo di indossare un abito da penitente davanti alla chiesa di Nave, paesino della Valcamonica, e di non esercitare la sua "arte medica". Questa volta però -siamo nel 1518- le accuse sono circostanziate e aggravano ulteriormente la posizione dell'imputata, la quale non solo non ha smesso di praticare i suoi rimedi, ma ha addirittura guarito la figlia di un nobile della città.

Seguendo le procedure del Malleus, vengono registrate dal notaio le testimonianze, rigorosamente anonime e il processo segue la prassi usuale: la donna viene rasata nel corpo alla ricerca del bollo, l'infamante marchio diabolico, (poteva essere semplicemente un neo o una particolare macchia della pelle che si dimostrasse insensibile al dolore), si utilizza poi la tortura come mezzo di confessione rapida dei malefici, segue, infine, l'interrogatorio.

Le deposizioni pervenute di questo processo ci restituiscono i dati biografici e la personalità dell'imputata, altrimenti scarni. Sono sequenze in cui la realtà e la fantasia si fondono, lasciando emergere un complesso sistema di credenze e di superstizioni arcaiche pagane, connotate religiosamente e sopravvissute fino al XVI secolo.

Dopo l'ennesima tortura, Benvenuta confessa, esausta: ha partecipato al sabba, ha reso omaggio al demonio, ha avuti rapporti sessuali con un demonio, Giuliano, che dice di aver portato con sé nella propria gamba per tredici anni, ha operato malefici contro persone e animali.

C'è però, nella sua confessione, una consapevolezza, quasi orgogliosa, delle sue particolari conoscenze, tanto da essere richiesta perfino dal podestà di Brescia. Ella conosce le proprietà medicinali delle erbe che sa attivare grazie a formule magico-rituali, tramandate da una cultura orale, tipica di una mentalità animistica e antiscientifica, soprattutto nell'uso di simboli religiosi o di formule guaritorie: "Dio ve salvi, madonna ruta, da parte che Jesu Cristo e san Zulian, vi prego de quella gratia che v'ho domandato". È un sapere tramandato oralmente che a differenza della cultura medica dotta, quella scritta delle "auctoritates", concepisce il mondo naturale dotato di personalità e volontà propria, e che per questo bisogna invocare per ricevere aiuto.

La macchina giudiziaria ha ormai elementi sufficienti per emettere la sentenza: "Iudichemo essere veramente rescada ne la eretica pravità, benché al presente sei pentida […] del iudicio nostro ecclesiastico ti getemo et lassemo, overo noi te demo al brazo et iudicio secolar". La sentenza è la morte capitale.

Bisognerà attendere due secoli prima che una revisione profonda degli atteggiamenti mentali releghi la stregoneria al novero delle malattie mentali. Nel 1749 l'opera dell'abate Girolamo Tartarotti, Il congresso notturno delle lamie, chiude questa caccia alle streghe, indagando il fenomeno con mezzi "scientifici". Quanto alla misoginia che ancora vi trapela, occorrerà altro tempo perché il processo possa concludersi.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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