LA GUERRA CONTADINA IN GERMANIA (1524-25)

TRA RIFORMA LUTERANA E INTERPRETAZIONE MARXISTA


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Martin Lutero

Martin Lutero, incisione su legno di Lucas Cranach il Vecchio
Martin Lutero, incisione su legno di Lucas Cranach il Vecchio

Alla storiografia marxista bisogna riconoscere un merito, il saper mostrare quanto le posizioni intellettuali spesso siano solo un riflesso di esigenze popolari. Lutero diede voce istituzionale a un malcontento da tempo diffuso tra le masse.

Le 95 tesi redatte in latino contro le indulgenze, affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg, erano tesi contro uno strumento che oggi potremmo definire "millantatorio", in quanto si pretendeva, in forza della propria posizione di prestigio, un compenso per un'attività d'intermediazione tra la sfera terrena e quella ultraterrena (prassi, questa, ascrivibile al reato di "circonvenzione d'incapace"): insomma una truffa e un raggiro ben orchestrati.

Avere il coraggio di dirlo pubblicamente, precludendosi qualunque carriera di prestigio, dovette costare a Lutero non poche perplessità. E' tuttavia fuori discussione che con le sue tesi Lutero non avesse di mira solo la questione delle indulgenze, bensì una critica molto più generale dell'intera istituzione ecclesiastica. Era una critica così radicale quale non si vedeva dai tempi dei movimenti ereticali pauperistici, tutti duramente perseguitati.

Qui ora bisogna aprire una parentesi. Il movimento umanista e rinascimentale italiano aveva radici profondamente laiche anche perché era stato preceduto da tre secoli di movimenti ereticali contro la chiesa trionfante e di sommosse popolari urbane contro gli emergenti ceti imprenditoriali.

L'Italia è stato il primo paese ad affrontare la critica teologica della chiesa (si pensi solo a quel grandissimo intellettuale che fu Marsilio da Padova) e la protesta sociale contro il capitalismo commerciale e manifatturiero, proprio perché è stata la prima che con la nascita dei Comuni, delle Signorie e con lo sviluppo delle città marinare che dominavano i traffici mediterranei, seppe porre le basi di una rivoluzione che in Europa sarebbe andata ben oltre le proprie aspettative e che invece nella stessa Italia non trovò adeguato svolgimento proprio a causa dello scollamento esistente tra masse e intellettuali.

In Germania si volle fare una riforma teologica quando in Italia, da almeno quattro secoli, si erano poste le basi pratiche (sociali ed economiche) per il superamento del primato della chiesa; quelle basi che sul piano ideologico avevano prodotto un movimento laico come appunto l'umanesimo.

Ciò che mancò alla borghesia italiana fu la volontà di creare uno Stato unitario, che avrebbe dovuto avere una naturale connotazione federale e che invece tre secoli dopo la controriforma diventerà forzatamente centralista.

In un certo senso si può dire che la borghesia italiana assunse nei confronti della teologia cattolica un atteggiamento non riformistico (era già stata riformista al tempo dei movimenti ereticali, che erano "pauperistici" e "piccolo-borghesi"), ma un atteggiamento di indifferenza più o meno aperta.

Ad un certo punto ci si convinse in Italia che la chiesa romana non era più riformabile e che un'esperienza alternativa poteva essere condotta solo ponendosi al di fuori di essa, o comunque continuando ad avere con essa un rapporto formale, più politico che ideologico.

Sotto questo aspetto la riforma protestante va considerata come un movimento anacronistico rispetto a quello umanista italiano, e tuttavia, proprio per la capacità che ebbe di coinvolgere le masse, essa rappresenta un movimento assolutamente decisivo per lo sviluppo del moderno capitalismo (anche se qui andrebbero specificate le differenze, radicali per molti versi, tra Lutero e Calvino).

Non si può mettere in dubbio il fatto che la riforma sia stata un movimento di massa per l'affermazione dei diritti del singolo e dei ceti borghesi emergenti: un singolo o un ceto che voleva restare sì religioso, ma a modo suo, senza dover fare riferimento ad alcuna tradizione ecclesiale, ad alcuna istituzione clericale, che rappresentasse ufficialmente una dottrina comune, vincolante per tutti.

In tal senso le tesi di Lutero sono già chiarissime sin dall'inizio, per quanto esse non avessero un vero contenuto politico-rivoluzionario in direzione della democrazia socio-economica. Molto più radicali, sotto questo aspetto, erano state le tesi di Arnaldo da Brescia, vissuto quattro secoli prima.

E' comunque inutile disquisire sul livello del contenuto rivoluzionario delle tesi religiose di Lutero: di fatto esse furono oggetto di un grande dibattito in tutta la Germania e anche in tutta Europa, un dibattito che nel giro di poco tempo si trasformerà in un meccanismo eversivo inarrestabile, che procederà poi anche contro lo stesso Lutero. Tant'è che il terreno più favorevole alla realizzazione di queste idee non sarà tanto l'Europa quanto gli Stati Uniti d'America.

95 Tesi


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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