STORIA MODERNA
|
|||||
|
DECOLONIZZAZIONE SUDAMERICANA I - II A inizio Ottocento inizia il processo di decolonizzazione nelle colonie spagnole d’America. La prima breve indipendenza è nel 1810, quando Napoleone Bonaparte occupa la Spagna, scacciandone i legittimi sovrani. Napoleone però non si cura dei territori ispano-americani, sicché Venezuela, Nuova Grenada, l'attuale Colombia, i paesi del Rio de la Plata, corrispondenti all’attuale Argentina e il Messico si proclamano indipendenti.
Ritornato in Sudamerica, libera dal dominio spagnolo in Nuova Grenada l’attuale Colombia, ottenendo una vittoria a Boyacà il 7 agosto 1819 e in Venezuela, ottenendo una vittoria a Carabobo, il 24 giugno 1821. Costituisce così la Confederazione della Gran Colombia, unendo Nueva Grenada e Venezuela. Nel 1822, grazie alle vittorie del suo luogotenente Sucre, libera l’Ecuador, che entrerà nella Confederazione. La vittoria di Sucre metterà poi fine alla dominazione spagnola anche in Bolivia, che governa però in modo separato. San Josè de San Martin è chiamato invece il liberatore del Sud, perché tra il 1814 e il 1816 organizza un esercito che chiamerà Esercito delle Ande, con cui libererà anzitutto il Cile. Marco de Pont, capitano generale del Cile, si preparò per difendersi. La battaglia iniziò la mattina del 12 febbraio 1817 e né usci vincitore Josè de San Martin. Accorse in aiuto del capitano generale del Cile, all’inizio del 1818, il vicerè del Perù Joaquin de la Pezuela, che spedì un esercito al comando di Mariano Osorio. L’esercito sbarcò al Talcahuano, unendosi all’esercito di Marco de Pont. Insieme marciarono fino a Santiago. San Martin fu avvisato dell’avanzata realista, ma la notte del 19 marzo l’esercito realista prese di sorpresa quello delle Ande. Il 15 aprile l’esercito delle Ande attaccò e vinse i realisti. La battaglia di Maipù quindi consolidò l’indipendenza cilena. A metà del 1820 l’Esercito delle Ande si trasferì nel vicereame del Perù, paese natio di San Josè de San Martin. Il vicerè decise di non attaccare e di proporgli un negoziato. Tale negoziato si svolse a Miraflores, frazione di Lima, ma terminò in un completo disastro. Il 26 ottobre l’esercito di liberazione si diresse verso Callao e Ancòn. Tra il 10 e il 12 novembre altre truppe sbarcarono nella spiaggia di Huacho e Vegeta, occupando subito la città di Huaura che fu dichiarato Quartiere Generale di San Martin. I capi realisti si riunirono ad Aznapuquio, vicino alla capitale, in cui decisero di destituire San Martin e di eleggere un nuovo vicerè: Josè de la Serna. La Serna decise di risolvere il conflitto pacificamente, ma anche a questa conferenza, svoltasi a nord di Lima, tra maggio e giugno, non si combinò nulla. Alla fine Josè de San Martin decise di occupare la capitale con la forza, riuscendo ad ottenere l’indipendenza del Perù. Il 3 agosto Josè de San Martin inizia a governare con il nome di liberatore, in realtà in modo dittatoriale. Lui si giustifica dicendo che prima della democrazia il Perù necessitava di un consolidamento dell’indipendenza. Durante il suo breve governo viene creato l’esercito e la marina peruviana, viene abolito il tributo degli indios, dichiarati liberi gli schiavi neri nati dopo il 28 luglio 1821, viene creata la prima scuola professionale, viene dichiarata la libertà d’impresa, viene stabilito l’inno e la bandiera peruviani. Nonostante ciò Josè de San Martin sapeva che doveva terminare la guerra contro gli spagnoli, ma non aveva le truppe necessarie. Chiamò in suo soccorso Simon Bolivar con le sue truppe e accettò di mettersi sotto i suoi ordini. La battaglia si svolse nel luglio 1821, nella quale San Martin comprese che Simon Bolivar voleva terminare la guerra e governare da solo. San Martin decise di non mettersi contro Simon Bolivar poiché ciò non avrebbe giovato all’indipendenza peruviana. Ritornò invece a Lima il 19 agosto 1822 e ordinò immediatamente di riunire un Congresso peruviano per il 20 settembre, in cui diede le dimissioni. Nel 1821 ottiene l’indipendenza anche il Messico. Qui però si è sviluppata una vera lotta per il potere tra i cosiddetti caudillos: all’inizio è il generale Augustìn Itcerbe a prendere il potere, proclamandosi imperatore. Nel 1824 gli succede il generale Antonio Lopez de Santa Ana che crea una repubblica federale. Sempre nel 1821 ottengono l’indipendenza El Salvador, Costa Rica, Guatemala, Honduras e Nicaragua, che decisero di unirsi nella Confederazione dell’America centrale. Diversa è la situazione del Brasile. Durante gli anni di occupazione napoleonica in Portogallo, la famiglia reale risiede in Brasile. Dopo che Napoleone viene sconfitto, l’erede al trono Pietro IV decide di non ritornare in patria, ma resta e si proclama Pietro I imperatore del Brasile. Simon Bolivar, accusato di voler aspirare all’impero nel 1830, abbandona tutte le sue cariche politiche. Nello stesso anno dall’Argentina si stacca l’Uruguay. Tra il 1838 e il 1839 si scioglie la Confederazione dell’America centrale. Santiago Policarpo Lorenzo - Tutti i siti
|