STORIA ROMANA


GLI ULTIMI ANNI DELLA RES-PUBLICA ROMANA

Introduzione
Gli anni qui analizzati sono quelli del passaggio dalla Res-publica all'Impero. Rispetto a quelli precedenti, e in particolare al periodo dei consolati (e delle dittature) di Mario e Silla, il ruolo subalterno del Senato diviene ancora più esplicito e scoperto.

Il suo compito consiste difatti sempre di meno in un effettivo comando, e sempre di più nel fornire un sostegno di natura giuridica - e in un certo senso anche morale - ai vari autocrati che in Roma detengono poteri sempre più straordinari (poteri che spesso, inoltre, proprio il Senato ha concesso loro).

Un altro compito assolto da tale istituzione è quello di contribuire a dare, con la propria presenza, un senso di continuità tra il precedente e il nuovo ordine: per tale ragione essa costituirà, nel corso di tutta la storia di Roma, un elemento insostituibile sia da un punto di vista "simbolico" che istituzionale, rimanendo (nonostante il forte ridimensionato che, nel corso degli anni, subiranno i suoi effettivi poteri politici) uno dei pilastri dello Stato romano.

Cneo Pompeo Magno

Tuttavia, in un'ottica meramente politica, questi anni vedono radicalizzarsi le tendenze personalistiche di potere che hanno caratterizzato i decenni precedenti.

E' ormai proprio il Senato, difatti, ad appoggiarsi ad alcuni generali (quali Pompeo e Ottaviano) nel tentativo di arginare l'avanzamento politico di altri, ritenuti più pericolosi per se stesso, per le proprie tradizioni e per le proprie prerogative istituzionali.

Così nel 30, al termine dell'ultima guerra civile del periodo repubblicano, quella tra Ottaviano e Marco Antonio, e con la sconfitta di quest'ultimo, sarà proprio il Senato a concedere al vincitore, assieme al titolo di 'Augusto', anche quei poteri straordinari che ne faranno in sostanza il primo imperatore della storia romana.

Un altro elemento di novità, rispetto agli anni precedenti, sarà il ruolo di primo piano assunto dalle province nello scacchiere politico dell'impero. Ancora al tempo di Silla infatti, le province rimanevano ai margini della vita politica della Repubblica, all'interno della quale un ruolo essenziale svolgevano invece i romani e gli italici.
Ora, al contrario, esse divengono il centro e la base dei poteri personalistici di quei grandi condottieri che aspirano a un dominio assoluto su Roma (si pensi ad esempio alla Gallia di Cesare, o all'Egitto di Marco Antonio), nonché chiaramente entità economico-politiche autonome della cui particolarità e delle cui esigenze bisogna tenere sempre più conto.

Il tutto nel quadro della debolezza delle istituzioni cittadine (e in primis del Senato), della formazione e diffusione - conseguente a tale debolezza - di poteri personalistici e clientelari un po’ in tutte le regioni del dominio sia diretto che indiretto di Roma, e dell'ulteriore estensione quantitativa degli eserciti professionali, oltre che della crescita della loro importanza sia come strumenti di affermazione politica, sia come protagonisti effettivi della politica interna.

Storia di Roma da Pompeo ad Augusto

1. Il dopo-Silla: Pompeo al potere

Gli anni successivi alla fine della dittatura sillana saranno caratterizzati dalla centralità istituzionale del Senato e, parallelamente, dall'emergere dopo Silla e Mario di nuovi protagonisti della vita politica. Il primo tra essi è senza dubbio Pompeo Magno.

Figlio di Pompeo Strabone, il generale che nel 90 aveva concluso la guerra sociale sconfiggendo la Federazione italica, Pompeo Magno ha ereditato da suo padre tanto un esercito personale quanto delle forti ambizioni di carattere politico.

Iniziata la carriera pubblica come alleato di Silla, dopo la morte di quest'ultimo egli si allontana presto dalle sue posizioni, avvicinandosi agli ambienti politici democratici moderati (quelli, per intendersi, ostili all'orientamento rivoluzionario delle fazioni mariane).

Il suo indirizzo politico oscilla infatti tra le posizioni oligarchiche più temperate e quelle dei plebei ricchi, ovvero degli equestri, oscillanti a loro volta - soprattutto, come si è visto, a partire dai Gracchi - tra l'alleanza con la plebe e quella con il Senato. Ed è appunto un tale indirizzo a rendere Pompeo l'uomo più adatto da porre come baluardo contro i movimenti anti-oligarchici (di stampo mariano) che ancora infuriano nell'Impero.

Per tale ragione egli riceve dal Senato (tra il 77 e il 72) un primo incarico ufficiale, il compito cioè di sedare alcune rivolte e disordini in Spagna, a capo dei quali si è posto un certo Sertorio, e che costituiscono un grave motivo di preoccupazione per la classe dirigente romana.

Oltre a tali disordini, vi sono poi altri elementi di instabilità all'interno dell'Impero, essenzialmente:

  • una nuova guerra contro Mitridate, re del Ponto, iniziata nel 74;
  • alcune rivolte di schiavi (tra cui la più celebre è quella guidata da Spartaco nel 73, una rivolta che, partendo dalla Sicilia, finisce per coinvolgere tutta la penisola italiana);
  • e infine il fenomeno della pirateria che infesta il Mediterraneo, con grande disappunto soprattutto delle classi commerciali, le quali rischiano di vedere minati i propri traffici.

Al termine delle campagne iberiche, Pompeo affronterà infatti prima un guerra contro i pirati illirici (per la quale gli verranno concessi poteri straordinari, come ad esempio la possibilità di esercitare un libero comando militare su tutte le province romane) e successivamente il conflitto, che si trascina peraltro già da alcuni anni, contro Mitridate.

Entrambe queste guerre inoltre, saranno sostenute con particolare vigore dai ceti equestri e da quelli popolari, interessati a una rapida soluzione dei problemi ad esse sottesi (essendo i loro proventi legati - più o meno direttamente - alle attività commerciali, disturbate tanto dalla pirateria quanto dalle mire espansionistiche di Mitridate).

Come possiamo capire da quest'ultimo punto, Pompeo si appoggia, al fine di dare una base di consenso alla propria ascesa politica, a quelle classi le cui esigenze e aspirazioni trovano una scarsa risonanza nella politica e nelle istituzioni cittadine e nobiliari, e che sono perciò alla ricerca di una base politica che favorisca la loro affermazione. Appartiene dunque a quella schiera di uomini politici estremamente ambiziosi, che tentano di soddisfare le proprie personali aspirazioni di dominio attraverso i conflitti generati da una tale situazione.

Ciò tuttavia non pregiudica in modo irreparabile i suoi rapporti con il Senato, dato il suo orientamento fondamentalmente moderato. Vedremo più avanti inoltre, come gli sviluppi della vicenda politica interna porteranno a una vera e propria riconciliazione e alleanza tra i due.


2. La lotta tra Cesare e Pompeo
3. La lotta tra Ottaviano e Marco Antonio
Cicerone
Adriano Torricelli

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014