LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
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STRUTTURA ECONOMICO-SOCIALE DEGLI STATI ELLENISTICILA DOMINAZIONE ROMANA DELL'ORIENTE Introduzione - Le esigenze degli Stati ellenistici - Sviluppi imprenditoriali e commerciali del mondo greco ed ellenistico - Caratteri dell'ellenismo nelle regioni asiatiche - L'affermazione dell'economia occidentale in Asia, la nascita di un'economia "mista" - Introiti statali ed economia ellenistica - Conclusioni sintetiche - Gli Stati ellenistici occidentali - Il mondo egeo e mediterraneo: Grecia e Rodi - I nuovi centri di potere del Mediterraneo orientale: Rodi - La decadenza del mondo ellenistico. Roma. Bisanzio - La rinascita dell'Oriente e il declino dell'Impero romano occidentale - Conclusioni sintetiche e bibliografia
Non è facile descrivere - seppure in modo generale - quelle che furono le coordinate della dominazione politica ed economica esercitata da Roma, e più in generale dalle regioni occidentali, sul vicino mondo greco-asiatico. Senza dubbio però una tale dominazione - sin da principio improntata a criteri di sfruttamento e di drenaggio delle risorse delle zone sottomesse - finì nel corso dei secoli per ritorcersi contro gli stessi popoli sfruttatori! Cominceremo qui avanti, col delineare la prima fase di quel lungo processo che, per iniziativa dell'emergente potenza romana e italica, portò queste due aree a fondersi in una medesima entità politica e amministrativa: a divenire cioè le due metà di un medesimo Impero. Durante tale fase, furono le regioni occidentali - le cui energie erano, al tempo, ancora giovani e vitali - a prevalere su quelle orientali, determinandone un assoggettamento che oltre che politico e militare fu, almeno in seconda battuta, economico. Più avanti invece, tenteremo di descrivere per sommi capi sia le ragioni del progressivo declino dell'Occidente, sia quelle della conseguente ripresa dell'Oriente, attraverso un processo che, per le zone dell'Europa occidentale, sarebbe culminato nel feudalesimo e in un lungo periodo di oscurità (Medioevo), per quelle orientali nella nascita e nello sviluppo di una civiltà (detta bizantina) ancora relativamente vivace e feconda, sia dal punto di vasta economico che da quello culturale. Ancora a partire dal periodo della conquista militare e politica delle regioni asiatiche, era divenuta pratica ricorrente di Roma e dei suoi eserciti, quella di appropriarsi nel corso delle guerre (con razzie, bottini, ecc.) di buona parte delle risorse auree - e più in generale dei metalli preziosi - presenti sui territori sottomessi. Dal momento poi che ogni tipo di moneta traeva il proprio intrinseco valore di mercato (valore di scambio) dalla presenza di oro o argento, questi ultimi costituivano una sorta di "moneta universale". L'appropriazione di essi quindi, forniva ai conquistatori italici degli strumenti di tipo finanziario di valore universale, da utilizzare poi sia sui mercati interni, sia (e soprattutto) nel commercio con gli altri stati. Una tale opera di drenaggio dei metalli preziosi (la quale, nei periodi successivi alla vera e propria conquista militare, proseguì attraverso la riscossione periodica di contribuzioni tributarie dalle province di nuova acquisizione) portò col tempo l'economia romano-italica ad acquisire sempre più ingenti quantità di oro e argento, e con esse - attraverso i mercati - di materie prime e di prodotti finiti dalle regioni circostanti, sia occidentali che orientali. La maggiore quantità di oro quindi, già di per sé poneva l'Occidente in una posizione di netto vantaggio rispetto all'oriente nella competizione commerciale: il primo difatti possedeva risorse finanziarie molto più consistenti del secondo, e con esse aveva la possibilità di acquisire un numero di ricchezze molto maggiore. A un simile fattore se ne aggiungeva poi un altro, peraltro derivante in linea retta dal primo: la carenza di metalli preziosi nelle regioni asiatiche infatti, rendeva sempre più pressante per queste ultime il problema di procurarsene nella maggior quantità possibile, inducendole così a vendere a basso costo i propri prodotti alle già più floride regioni occidentali. Ma un simile processo finiva per determinare un perverso circolo vizioso: vendendo molto a prezzi ridotti infatti, gli stati ellenistici - che pure in tal modo, nell'immediato, si procuravano effettivamente nuove riserve di metalli preziosi - non facevano altro che consolidare il trend declinante della propria economia rispetto a quella vicina occidentale. Se dunque, esercitando una forte pressione tributaria, i Romani riuscivano a procurarsi sempre maggiori quantità d'oro e di metalli pregiati, in un secondo momento essi riuscivano, attraverso i mercati, ad ottenere una altrettanto consistente quantità di materie prime e di prodotti finiti, sempre a danno delle regioni orientali. D'altronde, la superiore quantità di risorse economiche di cui era ormai dotata, rendeva l'economia occidentale capace di maggiori sviluppi anche sul piano produttivo, tanto che - come hanno notato alcuni studiosi - a un certo punto di un simile processo, le zone occidentali furono in grado di esportare nei paesi dell'est asiatico beni che questi ultimi non riuscivano più a produrre in quantità sufficiente per il proprio fabbisogno, e/o che le regioni occidentali riuscivano a realizzare (date le proprie superiori risorse economiche) a prezzi inferiori rispetto ai loro. In tal modo quindi, i romani finivano per drenare ulteriormente, attraverso i commerci, le riserve monetarie delle regioni orientali. Un simile trend di crescita della metà occidentale (dominante sul piano militare e politico, oltre che - di conseguenza - su quello economico) e quello corrispettivo di declino della metà orientale, conobbe però un graduale affievolimento col passare del tempo, per ragioni che cercheremo di analizzare nel prossimo paragrafo. Prima di fare ciò, è tuttavia necessario avere ben presente che la produzione delle regioni romano-italiche si basava, molto più di quella delle vicine zone orientali, su una manodopera di carattere schiavile, per il cui approvvigionamento esse - almeno in grandissima parte - si rivolgevano proprio alle regioni orientali. Ricorda a tale proposito Domenico Musti che "quando, nel corso del II secolo a. C. e, con maggiore durezza, nel secolo successivo, Roma interviene nella vita politica ed economica dei regni ellenistici, e finalmente se li assoggetta, dispiega la vitalità di una struttura economica che, almeno per quanto riguarda la parte centrale dell'impero (Italia e Sicilia soprattutto), presenta una forte unificazione sotto la forma della produzione schiavistica." Fonte di schiavi sempre nuovi era costituita dalle ricorrenti guerre - dovute sia ad azioni d'espansione territoriale, che di consolidamento dei confini - svolgentisi tanto sui fronti orientali quanto su quelli occidentali, e al termine delle quali gran parte dei prigionieri venivano resi schiavi, e quindi venduti - per ciò che concerne il Mediterraneo orientale - su piazze quali Rodi, Delo, ecc. Da tali zone, d'altra parte, il flusso dei traffici era diretto in massima parte verso Roma e verso l'Occidente, e ciò sia per ragioni strutturali (connesse con la natura prevalentemente schiavile della produzione occidentale e italica), sia a causa della loro maggiore capacità d'acquisto rispetto a quelle asiatiche, le quali d'altro lato le rifornivano di gran parte della manodopera di cui avevano bisogno. Sempre Musti, sintetizza come segue il rapporto economico intercorrente tra Occidente e Oriente nei primi secoli della conquista romana: "Roma acquista schiavi e prodotti vari dalle regioni orientali, pagando queste merci sottocosto, con il ricavato dei tributi che riscuote da quelle stesse regioni: il salasso è notevole e, sotto le apparenze di un'equa circolazione, si verifica un progressivo inesorabile drenaggio di ricchezze dall'Oriente greco ed ellenistico verso l'Occidente italico. D'altra parte, la manodopera schiavile [ovvero la produzione occidentale, n.d.r.] consente persino il formarsi di un flusso d'esportazioni di prodotti agricoli e artigianali verso quelle stesse regioni e quindi un impoverimento finanziario delle medesime, che quei prodotti acquistano." |
a cura di Adriano Torricelli