ISLAM - ISLAMISMO

STORIA DELLE RELIGIONI


ISLAM

Il nome di Allāh in lingua araba

E' l'ultima grande religione monoteistica, dopo l'ebraismo e il cristianesimo, ma è la seconda religione mondiale come numero di fedeli: 1 miliardo e 400 milioni (in Italia 1,5 milioni). A dir il vero, il monoteismo islamico si avvicina più a quello ebraico (con la loro concezione del dio unico) che non a quello cristiano (con la sua concezione del dio uno e trino). Tanto è vero che la trinità cristiana viene considerata dai musulmani come una forma di politeismo o di triteismo. Normalmente però gli studiosi annoverano nel campo del monoteismo tutte e tre le religioni.

L'islam è una religione relativamente semplice (monista), che non fa distinzione tra culto e vita civile: la politica non è separata dalla religione, né la moschea dalla piazza del mercato. Islam significa "sottomesso a dio" e musulmano (da "muslim", credente) significa "colui che compie la volontà di dio".

I pilastri della fede

La dogmatica musulmana si basa su due importanti formule sintetiche, valide per tutto il mondo islamico. Ogni credente è obbligato a ripeterle con frequenza e a tramandarle alle future generazioni. La prima è chiamata "imàn" (formula della salvaguardia) e recita così: "Credo fermamente in Dio uno e unico, e nei suoi angeli, e nei suoi libri rivelati ai profeti, e negli inviati di Dio (profeti), e nel giorno del Giudizio, e nella vita dopo la morte". La seconda delle grandi formule è l'"islam" (abbandono in Dio) ed ha valore anche morale e pratico: "Confesso che non c'è Dio all'infuori di Allah e Maometto è il suo profeta, professo la chiamata alla preghiera, l'obbligo dell'elemosina, del digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio a La Mecca".

1) I punti salienti della professione di fede sono dunque i seguenti: 

  1. unità e unicità di dio (la prima contro il politeismo pagano, la seconda contro il monoteismo ebraico-cristiano). Il dio musulmano è creatore dell'universo dal nulla, predestina gli uomini al bene e al male, ed è irrapresentabile perché assolutamente misterioso. Gli si attribuiscono 99 nomi positivi (onnipotente, sapiente, fedele, ecc.), ma il centesimo, il suo vero nome, resta sconosciuto e viene appunto sostituito dall'appellativo Allah, che letteralmente significa "il dio". Allah è un dio esclusivo e vendicativo, ma di fronte al pentimento perdona qualunque peccato; 
  2. superiorità assoluta di Maometto, che ha ricevuto la rivelazione direttamente in lingua araba, su tutti i profeti (l'Islam crede anche in alcune figure mitiche e storiche in cui crede lo stesso ebraismo, considerate come profeti: ad es. Adamo, Noè, Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Davide, Salomone, Giobbe, Elia, Giovanni Battista, Gesù). Ebrei e cristiani vengono considerati come credenti che non hanno saputo praticare i comandamenti di Dio, e la cui religione ha bisogno della completezza dell'islam; 
  3. l'anima è immortale, dà la vita al corpo ed è considerata come una sorta di soffio da parte dell'angelo custode, tuttavia essa rimane invisibile e imperscrutabile fino al giorno del giudizio universale, e i morti risorgeranno e saranno giudicati nel giorno del Giudizio, per l'inferno o il paradiso eterni (quest'ultimo viene immaginato come un luogo di piaceri fisici ed estetici: giardini deliziosi, profumi soavi, freschi ruscelli, cibi prelibati, bevande gustose, ricche vesti, bellissime vergini sempre a disposizione). Coloro che pur avendo peccato avranno osservato la dottrina, rimarranno all'inferno sino a quando non saranno liberati da Maometto. Viceversa, coloro che combattono e muoiono per l'islam vengono accolti subito in paradiso, prima del Giudizio universale; 
  4. accettano le sacre scritture, come il Pentateuco di Mosè, i Salmi di Davide, il Vangelo di Gesù, ma la fede è solo nei confronti del Corano di Maometto.

La professione di fede, oltre ad aprire tutte le preghiere, rappresenta anche il simbolo dell'islam, in quanto chiarisce bene la differenza di questa religione da ogni altra, cui generalmente viene vietato il proselitismo. Ebrei e cristiani possono conservare la loro fede, ma a condizione di pagare un'imposta personale specifica e di non praticare appunto il proselitismo. Se un'ebrea o una cristiana sposa un musulmano, può conservare la propria fede, ma i figli andranno educati all'islam. Viceversa, un non-musulmano non può sposare una musulmana, se prima non si converte: il suo matrimonio verrà considerato nullo. Addirittura chi abiura l'islam in taluni paesi può avere delle conseguenze sul piano civile. Generalmente nei paesi islamici non è riconosciuto al musulmano il diritto di cambiare religione o di professare l'ateismo, ma va esaminato caso per caso, anche perché la laicizzazione si va diffondendo anche in questi paesi.

2) Le cinque preghiere quotidiane, che il fedele, col capo coperto, deve compiere sempre rivolto verso La Mecca (in moschea vi è una nicchia apposita, ma in casi di necessità ci si può avvalere di una piccola bussola). Esse avvengono all'alba, a mezzogiorno, di pomeriggio, al tramonto e alla sera: le ore sono state fissate qualche tempo dopo la morte di Maometto; la più importante è quella di mezzogiorno, specie al venerdì, che è il giorno festivo (nel quale però non viene imposto il divieto di lavorare). La preghiera del venerdì in moschea è obbligatoria per ogni fedele di sesso maschile. Le preghiere devono essere precedute da un'abluzione rituale obbligatoria: con acqua pulita, non necessariamente corrente, ci si lava la faccia, le braccia fino al gomito e i piedi fino alle caviglie. Se la "contaminazione" è grave (p.es. nel rapporto sessuale), occorre un bagno completo, solo dopo il quale è permesso recitare la preghiera e toccare il Corano. In mancanza di acqua si può usare sabbia o polvere, usando una diversa procedura.

Le preghiere si concluderanno con il sermone dell'imam, cui però è facoltativo assistere. L'officiante non è un sacerdote, in quanto, per diventarlo, basta conoscere in modo approfondito i testi sacri ed essere eletto dalla comunità. Dall'alto del minareto della moschea il muezzin, che può avvalersi di amplificatori, chiama i fedeli alla preghiera, ma si può pregare anche in casa propria o sul luogo del lavoro, ovunque ci si trovi. Uomini e donne si radunano separatamente in file, mettendosi uno accanto all'altro: il ricco accanto al povero. Le preghiere, recitate con molta calma, sono brevi e tutte tratte dal Corano e dagli Hadith, racconti di vita e detti di Maometto scritti da suoi seguaci. All'inizio si prega in piedi, poi vi sono piccole e grandi prostrazioni, sopra un tappeto o una stuoia, con la fronte poggiata per terra.

3) L'elemosina legale (zakat), che consiste in una esazione statale delle imposte (in genere il 2,5% del reddito annuale netto), per opere di beneficenza o di pubblico interesse, per le spese comunitarie e il mantenimento del clero, per i debitori insolventi o per i neo-convertiti, nonché per la diffusione dell'islam o per la sua difesa. Ma è anche possibile fare delle offerte volontarie per le casse delle moschee. L'elemosina legale non è ritenuta solo la base della giustizia sociale, insieme al divieto dell'usura, ma anche un mezzo di espiazione dei peccati, per cui il suo valore è legale e morale. Il Corano non si preoccupa della quantità ma della qualità del dono (che va fatto secondo coscienza e senza umiliare il ricevente, tant'è che nella tradizione dei mistici sufi spesso viene considerata inaccettabile l'elemosina di coloro la cui ricchezza o il cui potere si presume siano stati ottenuti in maniera illecita). L'importo della zakat è fisso se l'imposta si riferisce a terra e bestiame, variabile se si riferisce ai commerci.

4) Il digiuno, che implica l'astinenza da qualunque cibo e bevanda, dal fumo, dai profumi e dai rapporti sessuali, durante il Ramadan, nono mese del calendario islamico, che già era considerato sacro presso gli antichi arabi. A causa del calendario lunare, il Ramadan cade in stagioni diverse e per quella estiva il digiuno è particolarmente gravoso. Solo dopo 33 anni ricade nella stessa data. Maometto aveva cominciato con l'imporre il digiuno ebraico del kippur, che va dal tramonto di un giorno al tramonto del giorno successivo. Ma a causa della rottura con gli ebrei di Medina, lo sostituì con questo digiuno mensile, limitato alle ore di luce solare.

Naturalmente durante il Ramadan il ritmo della vita rallenta, fin quasi alla paralisi di ogni attività lavorativa (benché la maggior parte delle vittorie e delle conquiste nella storia dell'Islam siano state fatte proprio nel mese di Ramadan!); poi al tramonto un colpo di cannone, in ogni città, permette di nuovo che strade e piazze si rianimino. Questo tempo è sacro perché è riservato alla riflessione personale, è il periodo in cui più facilmente si esprime la solidarietà della comunità, la riconciliazione fra parenti e amici, il perdono delle offese, ecc. La frequenza alle moschee aumenta; anzi, per il carattere collettivo che ha assunto fin dagli inizi, il precetto viene seguito anche dai fedeli meno praticanti. Alla fine del mese si commemora, durante "La notte della potenza", la cosiddetta discesa del Corano dal cielo (che sarebbe appunto avvenuta in questo mese) e l'inizio del ministero di Maometto: è questa la festa più popolare dell'islam. Il digiuno serve anche a ripristinare l'equilibrio dell'anima col corpo (non però la soggezione di questo a quella) ed è per Maometto il dovere cultuale prediletto da dio. I viaggiatori, i malati, gli anziani, le gestanti, le nutrici e ogni persona costretta a un lavoro pesante sono esonerati, ma solo temporaneamente, oppure devono provvedere con una corrispondente espiazione (p.es. aiutando i poveri).

5) Il pellegrinaggio, almeno una volta nella vita, alla Mecca, per sottolineare i principi di sottomissione a dio, uguaglianza tra gli uomini, unità musulmana e purificazione-sacrificio. Qui infatti si trovano i luoghi più sacri dei musulmani, interdetti agli infedeli. Maometto vi iniziò il ministero e Abramo vi ricostruì la Kaaba (edificata da Adamo), aiutato dal figlio Ismaele, in segno della loro sottomissione a dio: così dice il Corano. La Kaaba è un edificio a forma di cubo, nove metri per dodici, che si eleva nel cortile della Grande Moschea. Nell'angolo sud-est, all'esterno, vi è incastrata la famosa Pietra Nera, un meteorite che prima di Maometto veniva identificato con il dio locale Hubal e che fu ridotto in frammenti nel 683 d.C., durante l'assedio del califfo Yezid. I frammenti sono tenuti insieme da una cornice rotonda, d'argento. La Kaaba contiene un'unica stanza senza finestre, cui si accede per una porta, alcuni metri sotto il livello del suolo. Vi si fanno vedere l'impronta del piede di Abramo su una sacra pietra, insieme con la tomba di Agar e del figlio Ismaele. L'edificio è coperto da pesanti drappeggi di broccato nero ricamato in oro con i testi del Corano. Il grande pellegrinaggio alla Mecca si fa nell'ultimo mese del calendario (per gli altri mesi si parla di "piccolo pellegrinaggio"). Durante la permanenza in questa città, i fedeli non possono radersi, tagliarsi i capelli e le unghie, né avere rapporti sessuali, litigare o far del male a qualcuno.

Appena entrati in città, tutti i pellegrini, con indosso una divisa di stoffa bianca, composta di due panni non cuciti (simbolo di umiltà, purificazione e uguaglianza sociale), devono compiere le abluzioni previste. Il primo rito è quello di girare attorno alla Kaaba per sette volte: a ogni giro ci si ferma per baciare la Pietra nera. Se c'è troppa folla la si tocca con la mano o con il bastone. Poi si percorrono di corsa, per altre sette volte, i cinquecento metri che separano due collinette, in ricordo della triste situazione di Agar e di suo figlio Ismaele, che, secondo le tradizioni islamica, ebraica e cristiana, furono salvati da una sorgente d'acqua fatta zampillare dall'arcangelo Gabriele nel deserto. Tale pozzo, cui si può attingere l'acqua, considerata santa, dista solo alcuni chilometri dalla Mecca. Dopo questo rito i fedeli raggiungono il monte Arafat dove stanno eretti in meditazione da mezzogiorno al tramonto: qui, secondo la tradizione, Adamo ed Eva si sarebbero ritrovati dopo la cacciata dal paradiso, e qui Maometto avrebbe pronunciato l'ultimo discorso. Ritornando poi alla Mecca, i pellegrini si fermano durante la notte nella località di al-Muzdalifah, ove ognuno raccoglie dei sassi che il giorno dopo scaglierà ritualmente contro tre pilastri di pietra nel vicino villaggio di Minà, a ricordo del momento in cui Abramo resistette alla tentazione di disobbedire a dio, che gli aveva chiesto di sacrificare il figlio (Ismaele, per i musulmani), al fine di dimostrare la propria fede. Siccome il bambino fu riscattato con una vittima sacrificale (un animale), i musulmani offrono in sacrificio pecore o cammelli (la cui carne viene poi distribuita ai poveri). La festa del sacrificio pone fine al pellegrinaggio. Oggi questo precetto può anche essere sostituito con un'elemosina straordinaria o con l'invio di un altro fedele sostenuto finanziariamente.

Non pochi tuttavia concludono il pellegrinaggio alla Mecca con la visita alla tomba di Maometto a Medina e con un pellegrinaggio a Gerusalemme. Non dobbiamo infatti dimenticare che per i musulmani le città sante sono tre: La Mecca, Medina (in Arabia Saudita) e Gerusalemme. Proprio qui, sul colle ove Abramo -così vuole la leggenda islamica- stava per sacrificare Isacco, è stato costruito uno dei monumenti più antichi dell'architettura musulmana: la moschea del califfo Omar, che con la sua cupola dorata domina il panorama della città. Ma per i musulmani Gerusalemme è importante anche perché Maometto, prima di rompere con gli ebrei di Medina, aveva insegnato a pregare rivolti in quella direzione. Infine a Gerusalemme, secondo la tradizione, Maometto sarebbe asceso in cielo e nel giorno del giudizio l'angelo Israfil suonerà la tromba.

Alcuni gruppi islamici aggiungono a questi pilastri quello della Jihad o "guerra santa", che significa "cacciare via gli invasori". In origine (ma a volte purtroppo è ancora così: si pensi p.es. all'Iran di Khomeini) il termine designava lo sforzo che deve fare ciascun musulmano per lottare, all'interno, contro la decadenza dei costumi tradizionali, e all'esterno, contro l'infedele (pagano, giudeo o cristiano), allo scopo di far trionfare l'islam. Inutile sottolineare quanto mai sia reale, in questi casi, il rischio di assumere posizioni estremiste e fanatiche. Per ragioni di opportunità, la jihad può avere la precedenza su ogni osservanza rituale: p.es., quando Egitto e Siria entrarono in guerra contro Israele nel ramadan del 1973, i leaders politici e religiosi esonerarono i soldati dall'obbligo del digiuno. Naturalmente lo storico dovrà sempre distinguere la jihad offensiva da quella difensiva.

Altri riti

Maometto si limitò a prescrivere un certo numero di doveri e pratiche rituali estremamente semplici, ma nell'islam non vi sono sacramenti, né riti equivalenti, per importanza, ai cinque pilastri della fede, e neppure vi sono dogmi formulati dopo la stesura del Corano.

Quando un bambino nasce il padre gli recita all'orecchio destro una preghiera lunga tratta dal Corano e una preghiera molto breve all'orecchio sinistro. La circoncisione si fa dopo 7 giorni, ma ci sono famiglie che la trascurano: il che non è considerato peccato, se il fedele, prima o poi, decide di sottoporsi all'intervento. Questo rito era già praticato (vedi p.es. l'ebraismo) nell'ambiente ove agiva Maometto. L'asportazione della clitoride e l'infibulazione non sono previste nel Corano, però l'islam dell'Africa si è adattato alle tradizioni locali ben radicate.

Genitori e parenti, e più tardi maestri e professori educano la gioventù alla fede islamica.

Il matrimonio può essere celebrato in moschea o in casa: è sufficiente che i genitori dello sposo ottengano l'assenso della sposa e l'imam li unisce subito in matrimonio, alla presenza di due testimoni maschili.

Non avendo intermediari tra lui e dio, il musulmano confessa direttamente i suoi peccati ad Allah. Oltre a ciò deve riparare i danni causati dal suo peccato. Il perdono lo lascia interamente a dio.

Perché muoia in pace, il musulmano ha bisogno che qualcuno gli reciti un versetto del Corano e gli faccia mormorare la professione di fede. Poi dovrà seppellirlo con la testa rivolta alla Mecca.

I ministri del culto

La figura religiosa più importante è l'imam, che è una guida spirituale (al tempo di Maometto era il capo-carovaniere). In moschea l'imam volta le spalle alla prima fila di fedeli e pronuncia le parole, esegue i gesti rituali che tutte le file ripetono subito dopo. L'imam è designato e pagato dalla comunità, ma la celebrazione del servizio divino può essere affidata anche a un credente della comunità considerato idoneo per la sua esperienza. Questo perché non esiste una casta sacerdotale, né una vera gerarchia ecclesiastica.

La civiltà islamica è ricca soprattutto di ulemas o dottori della legge, grandi conoscitori del Corano, della lingua araba, del diritto islamico e delle fonti della religione. Imam e ulemas possono sposarsi. Sul piano giuridico esiste anche il cadi, che giudica in caso di contestazione.

Altre figure religiose sono il marabutto, che può essere un santo venerato dopo la morte o il fondatore di una confraternita o un predicatore dell'islam. Dopo la morte di Maometto e per qualche secolo si imposero come guide politico-spirituali i califfi ("sostituto del profeta"). Anche lo sceicco è stato una guida di questo genere: a Istanbul c'era il sultano, soppiantato definitivamente dal potere di Ataturk nel 1924.

La condizione della donna

L'islam ha sicuramente migliorato la condizione che la donna viveva nel diritto patriarcale degli arabi: Maometto chiese alle donne di assumere un attivo ruolo sociale, uscendo dalla segregazione e dall'isolamento. Tuttavia forte resta ancora il paternalismo nei confronti della donna: p.es. se è una donna ad essere sotto processo, la sua testimonianza vale sì quanto quella di un uomo, ma se è chiamata a testimoniare in un processo contro terzi si preferisce che la sua testimonianza venga confermata da quella di un’altra donna. 

Viene comunque condannata l'eccessiva severità del marito nei confronti della moglie e vengono tutelati il diritto di quest'ultima alla dote e all'eredità, benché proprio la legge sull'eredità conceda alla donna la metà di quel che concede all'uomo dello stesso grado di parentela. In particolare, la parte di eredità che spetta alla figlia femmina rappresenta un suo bene personale che lei può decidere di spendere se e quando vuole: né il marito, se c’è, né il fratello possono intaccarla senza il permesso di lei; e, se sposata, non è assolutamente tenuta a utilizzarla in famiglia, ma può serbarla come una sua ricchezza personale.
L’eredità del figlio maschio rappresenta, invece, un bene della famiglia che deve essere utilizzato per il mantenimento della propria moglie, dei figli e delle sorelle fino a quando non siano sposate (nonostante esse abbiano la loro parte di eredità).

L'islam ha limitato la precedente poligamia a un massimo di 4 mogli, ma il Corano esclude che in una situazione del genere l'uomo possa essere del tutto imparziale, e comunque esso pone come condizione che l'uomo riesca a mantenerle con decoro. I teologi giustificano l'usanza dicendo che al tempo di Maometto gli uomini venivano decimati dalle guerre. Nei paesi più civilizzati questo diritto viene esercitato solo in maniera ristretta (meno del 5%). Alcuni paesi, come ad es. la Tunisia, hanno deciso d'imporre la monogamia. Già nel 1915, in Turchia, il sultano permetteva alle donne di richiedere, in certi casi, lo scioglimento giudiziario del matrimonio. Anche l'India ha subìto forti modificazioni nel diritto matrimoniale islamico sulla base della legge civile inglese. Il primo movimento femminista islamico è sorto in Egitto negli anni '20, con l'obiettivo di portare le donne all'istruzione e alle professioni riservate agli uomini. 

La donna musulmana può, sul piano giuridico, scegliere il marito musulmano che vuole, ovvero ha il diritto al consenso nel matrimonio. La donna può ottenere il divorzio anche se non ha i soldi per restituire al marito la dote ricevuta: basta che vada dal giudice e gli sottoponga il caso. Il giudice la libera gratuitamente dal vincolo, se la ragione è dalla sua parte. Il divorzio le viene concesso anche se il marito subisce una pesante condanna carceraria, o se rimane a lungo fuori casa per ragioni di lavoro. E comunque non c'è bisogno di ricorrere al giudice se il coniuge che chiede il divorzio rispetta la legge. In caso di divorzio -che sia l'uomo a chiederlo o la donna- a quest'ultima per legge vengono assicurate tutte le proprietà, tutti i doni che ha ricevuto e un quarto delle proprietà del marito.

Il velo non è prescritto dal Corano, ma molti leaders religiosi se ne sono serviti per tenere la donna sottomessa. L'islam non ha mai conosciuto roghi e caccia alle streghe, benché pratichi la lapidazione nei casi di adulterio. Tuttavia permangono ancora grosse difficoltà per la donna che vuole recarsi in pellegrinaggio alla Mecca; nelle stesse moschee viene arbitrariamente esclusa da alcune preghiere. La condizione della donna musulmana, nel medioevo, non aveva nulla da invidiare a quella della sua "collega" euroccidentale, ma questa, a differenza dell'altra, si è evoluta, col passare dei secoli, molto di più.

Alla donna mestruata è vietato pregare, digiunare, recitare il Corano, frequentare moschee. Quando il ciclo finisce deve recuperare il digiuno.

Le è sempre vietato mostrare in pubblico il proprio corpo, ad eccezione di mani, piedi e viso. All'uomo invece è vietato mostrare in pubblico quella parte del corpo che va dall'ombelico alle ginocchia (la cosiddetta "aura").

Da notare che l'uomo musulmano, a differenza della donna, può sposare una donna cristiana o ebrea. In verità può farlo anche la donna, a condizione che l'uomo prometta di convertirsi all'islam.

Le regole dietetiche

Il credente musulmano può mangiare carne solo se gli animali consentiti sono stati sgozzati quando ancora erano vivi e a condizione che il sangue fuoriesca completamente. La selvaggina può essere cucinata solo se l'impatto con l'arma ha provocato il suo dissanguamento: se l'animale non sanguina la carne è proibita. Tuttavia il sangue proibito è quello che si spande, non quello che resta nella carne: ecco perché, ad es., fegato e milza sono permessi. Chi uccide l'animale permesso (ad es. bue, montone o pecora) deve appartenere a una delle tre religioni monoteiste.

Gli animali di cui è vietata la carne sono tutti i pesci senza scaglie (a parte questo, gli animali marini morti non sono vietati), vietatissimo il maiale (carne e sangue), le bestie feroci, i rapaci (tutti gli uccelli che assalgono con artigli), i cani, gli asini domestici, i muli, i rettili, il topo, la rana e la formica. Si può invece mangiare la carne di lucertola, cavalletta, struzzo e cavallo. E' vietata la carne di animali che si nutrono di rifiuti, a meno che non vengano alimentati con cibo sano per un certo tempo. Vietati anche tutti gli animali parzialmente divorati da un animale selvaggio.

Vietate anche le bevande inebrianti, ma questa regola è poco rispettata: sia perché esiste un consumo clandestino, sia perché sono nati liquori "legali" dalla fermentazione dei datteri e di altri frutti. Vietate comunque tutte le sostanze tossiche che facciano perdere lucidità.

Le punizioni del Corano

Sono cinque i paesi arabi (Arabia Saudita, Qatar, Oman, Libia e Yemen del nord) che adottano ufficialmente il Corano come fonte della loro legislazione, anche se la Libia non taglia la mano ai ladri. La punizione fisica più impressionante è la lapidazione, comminata soprattutto nei casi di adulterio. In Arabia Saudita la trasmettono anche per televisione. Si usano anche la decapitazione e l'impiccagione.

Il calendario

L'era islamica viene calcolata dall'anno dell'Egira, che avvenne nel 622 d.C. Chi fissò questa data, per il nuovo calendario, fu il califfo Omar. Nell'Arabia pre-islamica si aggiungeva di tanto in tanto un anno affinché le stagioni potessero sempre corrispondere ai rispettivi mesi. Con Maometto invece il conto legato al mese lunare è diventato più rigido. Secondo il precetto del Corano, la misura del tempo viene calcolata sulle fasi lunari, per cui l'anno islamico consta di 354 giorni, divisi in 12 mesi lunari, che sono alternativamente di 30 e 29 giorni. (Sono previsti anche gli anni bisestili). Ma ogni 33 anni si ha la differenza di un anno fra le date musulmane e quelle gregoriane. Per stabilire un'accurata corrispondenza fra le due date occorrono calcoli un po' complicati (ad es. il 1° muharram 1402 corrispondeva al 30 ottobre 1981). Il giorno musulmano, per le ore della preghiera, comincia non dopo la mezzanotte ma all'alba.


Bibliografia

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www.arab.it

Islam - Integralismo - Calendario - Diritto islamico


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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Aggiornamento: 14/12/2018