SUL CONCETTO DI SUPERPOTENZA

IDEE PER UN SOCIALISMO DEMOCRATICO
L'autogestione di una democrazia diretta


SUL CONCETTO DI SUPERPOTENZA

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La II guerra mondiale ha visto nascere due superpotenze: gli Usa e la Cina. Con una differenza, che mentre gli Usa hanno imposto il loro dominio su buona parte del mondo, la Cina s'è limitata ad assicurarsi un pieno controllo del proprio territorio, la cui popolazione costituisce più di 1/5 dell'umanità.

Quanto all'Urss (oggi Csi), questa non è mai stata una superpotenza, nell'accezione bellicistica o dittatoriale che i media occidentali danno a questo termine. Tant'è che il suo crollo è stato repentino, come mai s'era visto nella storia delle "superpotenze" di tutti i tempi.

Dopo 70 anni di socialismo, in cui l'Urss dovette affrontare enormi problemi di sopravvivenza, come la guerra civile, la fame, le carestie, l'interventismo straniero, le conseguenze di due guerre mondiali e quelle, forse ancora più gravi, dello stalinismo, e che proprio a motivo del superamento di queste difficoltà sembrava essere un paese destinato a un futuro glorioso, ecco che è arrivato il tracollo, in cui ancora oggi il capitalismo stenta a credere.

Tutto ciò, a ben guardare, può essere spiegato in una sola maniera: non è crollato il socialismo ma solo la sua veste autoritaria. Ora la Russia, l'Ucraina, la Bielorussia e tutte le altre nazionalità devono capire il modo in cui sia possibile vivere il socialismo senza autoritarismo, cioè con la sola democrazia.

In questo compito i paesi capitalisti non possono offrire alcun aiuto, perché qualunque sviluppo dell'idea di socialismo è un mattone che si aggiunge alla loro prossima sconfitta storica.

Il capitalismo non ha più niente da dire all'umanità perché l'umanità ha capito che tra le parole di democrazia e i fatti esiste nell'ambito del capitalismo un divario incolmabile. Noi sappiamo solo mentire.

La Russia ha sperimentato gli errori di gestione e di sviluppo del socialismo prima di ogni altro paese, e ha saputo reagire a tali errori senza farli pagare a popolazioni esterne, e senza imporre massacranti dittature al proprio interno.

Se la Cina decidesse di rivolgersi verso l'esterno, per risolvere i suoi problemi interni, trasformandosi in una classica "superpotenza", come si comporterebbero gli Usa? Non avrebbero forse bisogno d'imporre la dittatura al proprio interno? Come potranno fronteggiare un paese immenso come la Cina, che è per di più una potenza nucleare?

Quanto più si restringe la possibilità di acquisire nuovi territori, tanto più gli Usa dovranno fare ricorso a soluzioni militari per risolvere i loro problemi interni, se non vorranno uscire spontaneamente dal sistema capitalistico.

SUPERIORITÀ E UGUAGLIANZA

La superiorità etica, culturale, economica ecc. va dimostrata coi fatti e i fatti non possono essere quelli militari. Se dopo aver usato per molto tempo i mezzi militari, ad un certo punto l'Occidente si è accorto della loro inefficacia (a causa della resistenza dell'oppresso) e ha deciso di sostituirli con quelli etici, culturali, economici ecc., non per questo esso ha rinunciato ai metodi e alla logica del colonialismo. Sia perché esso parte sempre dal presupposto di dover dimostrare una propria "superiorità", sia perché non è disposto a riconoscere ai popoli non-occidentali una vera autonomia. L'Occidente non sarà mai disposto ad accettare l'idea che la propria superiorità può essere accettata dagli altri popoli solo in maniera democratica, finché non accetterà l'eventualità di dover accettare la superiorità degli altri popoli.

Spesso si tende a giustificare la scomparsa delle civiltà cosiddette "naturali", non "civilizzate", dicendo che quella europea era superiore sotto tutti i punti di vista. Il concetto stesso di "superiorità" giustificava, agli occhi degli europei del XVI sec. (e anche dei secoli seguenti, fino ad oggi), l'uso del concetto di "forza". L'europeo si sentiva in diritto di usare la forza soltanto perché l'indigeno, non disposto a lasciarsi conquistare o assimilare, era più debole.

Diventare "come l'europeo", a partire XVI sec. (ma non dobbiamo dimenticarci le crociate medievali), significava -nella concezione europea- adeguarsi a un modello dominante: quello della conflittualità sociale (feudale, come nel caso della Spagna e in parte del Portogallo, o capitalistica, come nel caso degli altri Paesi europei).

Gli indigeni avrebbero dovuto combattere per la loro libertà. Dalla guerra sarebbe poi emersa l'affermazione della civiltà migliore, che naturalmente avrebbe avuto ogni diritto di dominare l'altra, oppure sarebbe emersa la necessità del compromesso, se le forze fossero state equivalenti. Nel XVI sec. gli europei non fecero che trasferire in Africa, in Asia e infine in America, le loro contraddizioni interne, il loro modo di affrontarle. Quanta meno resistenza incontravano, tanto più si sentivano giustificati nella convinzione d'essere una "razza superiore".

Il concetto stesso di "uguaglianza" è servito agli europei, non meno di quello di "diversità", per esercitare impunemente il proprio dominio. Parlare infatti di "uguaglianza", senza considerare la dignità delle "diversità" incontrate, la loro legittima autonomia, la loro specifica identità, significa presupporre una realizzazione unilaterale del concetto di uguaglianza, quella appunto voluta dagli europei, che in quel momento disponevano di ogni potere.

Senza rispettare integralmente le diversità, l'uguaglianza diventa sempre una forma di violenza, e da subito, cioè senza neanche vi sia il bisogno di aspettare i risultati concreti della sua applicazione. Marx diceva che il diritto, per essere uguale, dovrebbe essere diverso. Infatti, davanti alla legge l'uguaglianza è un concetto relativo: sia perché la legge in questione viene elaborata solo dal più forte, sia perché la legge, anche se fosse elaborata con la partecipazione del più debole, non potrebbe comunque tener conto di tutte le diversità. Se la democrazia esiste la legge è inutile, e se non esiste la legge è inutile lo stesso.

La legge, per sua natura, tende a semplificare, a generalizzare, oppure, nel peggiore dei casi, a complicare, per impedire che altre leggi vengano applicate. E' impossibile ch'essa rispetti le diverse esigenze di tutte le classi sociali. Gli uomini possono sentirsi uguali tra loro, solo se avvertono che la loro specifica diversità viene rispettata e che nello scambio reciproco e paritetico delle esperienze sono liberi di accettare quelle che preferiscono.


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Politica - Socialismo democratico
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Aggiornamento: 11/12/2018