LA FIABA
LA FIABA G. De Chirico, Manichini in riva al mare (Galleria d'Arte Moderna di Milano)

Fabia Zanasi

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I termini favola e fiaba, per tradizione, sono ricondotti etimologicamente dai linguisti a una medesima voce verbale latina, fari, che significa parlare. A questa tesi, assai accreditata, si affianca l'interpretazione di chi considera invece la parola fabula come vezzeggiativo di faba, ossia fava, il legume col quale i romani si divertivano in un passatempo forse simile a quello dei dadi. L'uso metaforico del vocabolo starebbe quindi a significare il gioco verbale cui fabula e fiaba danno vita.

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Anche la fiaba, come la favola, ha un'origine popolare e pertanto una precedenza di trasmissione orale del messaggio rispetto alla codificazione scritta. E' prevalentemente un racconto fantastico, nel quale la rappresentazione dell'esistenza assume, come nel gioco infantile, un carattere talvolta anarchico. Creature umane e soprannaturali interagiscono in una dimensione magica, ove quotidiano e meraviglioso sono figure di scambio, che servono al lettore per immaginare, ma soprattutto per colmare lo scarto esistente tra realtà e illusione.

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Spazio e tempo, il più delle volte, rimangono indeterminati. Anche i luoghi naturali, come il bosco, acquistano i connotati degli ambienti magici, nei quali si svolgono avvenimenti prodigiosi e inaspettati.

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I personaggi sono facilmente riconducibili da parte del lettore ai ruoli fondamentali dell'eroe, dell'aiutante e dell'antagonista, in virtù delle loro caratteristiche costanti, che determinano la netta contrapposizione tra i buoni e i cattivi. Per adempiere ai propri compiti soprannaturali l'eroe protagonista si vale di oggetti magici. Il lieto fine inoltre sancisce l’epilogo o scioglimento della vicenda narrativa.

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Pertanto nelle fiabe si registrano delle caratteristiche costanti ed è anche facile riscontrare la ricorrenza delle medesime trame in aree regionali geograficamente distanti. I temi della partenza, del viaggio alla scoperta di un luogo lontano, del superamento di un ostacolo e del ritorno rappresenterebbero dimensioni della mente dell'uomo.

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In quest'ottica, dunque, la coincidenza dei medesimi elementi narrativi, tutt’altro che fortuita, potrebbe essere interpretata come espressione di realtà psichiche inconsce, patrimonio collettivo di ciascun gruppo sociale: una sorta di sogno guidato, ad occhi aperti, in cui l’identificazione dei personaggi, rapportabili alle presenze e alle circostanze del mondo reale, costituisce una sorta di addestramento simulato, per la fortificazione del carattere del fruitore.

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Antesignani ricercatori nel campo dell'antropologia culturale, agli inizi del XIX sec., cominciarono a trascrivere le tradizioni folkloriche fino ad allora trasmesse oralmente, recuperando in tal modo usanze, credenze superstiziose, proverbi e naturalmente anche fiabe. Tuttavia l'interesse degli scrittori a riguardo dei racconti popolari risale addirittura al XVI sec., come documenta la raccolta di fiabe di Gian Francesco Straparola, Le piacevoli notti, che offrì, insieme alle opere di Giovambattista Basile, Lo cunto de li cunti overo lo trattenimiento de' peccerille (1634-36), una preziosa fonte d’ispirazione al francese Charles Perrault, che, grazie agli autori italiani, rinvenne le trame di Cenerentola, della Bella addormentata nel bosco e del Gatto con gli stivali. A partire dall '800, come già detto, l'interesse per la fiaba coinvolse tutte le nazioni europee, sancendo, più che una moda, un’esigenza culturale di riscoperta del sapere popolare, come sta a significare la parola folklore.

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Per un approfondimento più diretto delle tipologie riscontrabili in Germania, Danimarca, Russia si rimanda pertanto alla lettura delle raccolte di fiabe ad opera dei fratelli Grimm, di H. C. Andersen e di A. Afanasjev. La trascrizione più sistematica di fiabe regionali italiane si deve, invece, ad Italo Calvino, che nella propria semplice stesura rispettò appieno le caratteristiche di immediatezza dell’espressività orale.

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Negli intrecci narrativi delle fiabe compaiono alcuni elementi, che sono costanti; anzitutto il viaggio, intrapreso dal protagonista, o eroe, da intendersi come un processo di conoscenza di se stesso e del mondo circostante che, in chiave antropologica, simboleggia il percorso di emancipazione, caratteristico del passaggio dalla fase adolescenziale alla realizzazione della personalità adulta, compiuto mediante il superamento di conflitti e prove.

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Lo studioso di folklore e filologo Vladimir Jakovlevic Propp, nel suo famosissimo testo Morfologia della fiaba, pubblicato a Leningrado nel 1928, ha evidenziato che le azioni, compiute dai personaggi, rappresentano gli elementi stabili delle fiabe e le ha individuate con il nome di funzioni e descritte in una serie che ne comprende 31.

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Anche se non necessariamente tutte le funzioni sono sempre riscontrabili nel medesimo testo, esse ne illustrano l'andamento narrativo essenziale, scandito in alcune tematiche che sono invece fisse: l'allontanamento dell'eroe da casa, le successive peripezie affrontate per superare i tranelli dell'antagonista, al fine di raggiungere il premio spesso rappresentato dalle nozze con la figlia del re, ottenuto grazie al proprio coraggio, ma anche all'aiuto di un donatore che gli regala un mezzo magico.

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Peraltro il riconoscimento delle funzioni di Propp porta a una scomposizione della fiaba in una serie di segmenti elementari, corrispondente a una "descrizione strutturale" delle azioni compiute dai personaggi, ma non sempre chiarisce le dinamiche relazionali, esistenti tra i personaggi stessi, che ne determinano i comportamenti e che perciò, a loro volta, costituiscono la struttura profonda del testo.

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Nei racconti popolari s'intrecciano tematiche antichissime e anche filoni narrativi d'origine colta e letteraria che si prestano a diversificate interpretazioni, in chiave psicanalitica, sociologica e persino alchemica.

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Nella fiaba trascritta da VITTORIO IMBRIANI, Il Mondo Sottoterra, compare, ad esempio, la figura del gigante, una personificazione della forza terrestre. Il gigante ricorre anche nella mitologia greca per simboleggiare gli ostacoli materiali che si contrappongono alla realizzazione dei valori spirituali. Alla stregua di un eroe mitologico, anche il protagonista della fiaba deve lottare e fare appello al coraggio per affermare la propria personalità.

Il mondo sottoterra - Analisi testuale

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 25-04-2015