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LA SESSUALITA' TRA ISLAM E OCCIDENTE In occidente l'oppressione che la donna subisce è più di tipo economico. Qui infatti gli sfruttatori la usano come "oggetto di tentazione" semplicemente per fare quattrini, e quindi sono costretti a scoprirle e a sottoporle a varie umiliazioni. Entrambe le culture sono maschiliste. La differenza sta nel fatto che quella islamica è più moralista, più formale e meno legata al denaro. Nella sua semplicità essa è anche più primitiva di quella occidentale. Ma "primitiva" non significa meno "umana", perché quanto a "disumanità", il cinismo occidentale non conosce confini. I musulmani non si fidano dei loro istinti, in quanto si considerano dei "deboli" sul piano sessuale. Gli occidentali invece cercano di promuovere gli istinti più bassi per far soldi o per narcotizzare gli individui che potrebbero rifiutare il senso di questa società, basata unicamente sul profitto. Da noi, quando gli individui più influenzabili -sotto la pressione degli stimoli più bassi- commettono azioni illecite, tutta la responsabilità viene fatta cadere su di loro. Nel senso cioè che in Occidente, da un lato, ogni sorta di "vizio" è lecito, mentre, dall'altro, chi non vi resiste e non ha buone coperture e protezioni, paga senza potersi avvalere di alcuna attenuante sociale. Viceversa, i musulmani, temendo il peggio, si premuniscono in anticipo, a livello collettivo, cioè obbligando tutte le donne a un determinato comportamento: lo stesso fatto di poter avere sino a un massimo di quattro mogli, escluse le concubine, rientra in questa logica primitiva. Gli occidentali sanno bene che il vizio è sempre a loro disposizione (prostituzione, pornografia, adulterio...) e sanno che se lo rifiutano è solo per una scelta personale, non per un'esigenza di moralità collettiva. Per un islamico la prostituzione può essere superata autorizzando la poligamia nel diritto matrimoniale; se la poligamia è troppo onerosa, è possibile autorizzare la prostituzione con la finzione del cosiddetto "matrimonio di piacere" (ci si sposa e ci si divide in pochissimo tempo. Questo è previsto esplicitamente nel codice civile iraniano che consente di sposare, oltre alle quattro mogli regolari, altre donne. Ma è vietato nel diritto musulmano sunnita, anche se le autorità religiose sunnite autorizzano i loro fedeli che si trovano in occidente per studi o per lavoro, a sposare donne monoteiste, con la segreta intenzione di separarsene, alla fine del loro soggiorno, perché in teoria è escluso dal diritto musulmano avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio). L'uomo occidentale contemporaneo è troppo smaliziato per accettare formalismi del genere. Anzi, da quando ha accettato il cristianesimo la sua coscienza è diventata più profonda. Ecco perché, quando vuole compiere azioni moralmente illecite, spesso non ha scrupoli nel farle nel peggiore dei modi. La depravazione è un prodotto tipicamente occidentale. L'individuo borghese, con l'attuale livello di consapevolezza che possiede, è disposto, in questo campo, ad accettare delle limitazioni solo quando è in gioco non la morale, ma il denaro, cui tiene di più che al sesso. Ad es. l'occidentale forse sarebbe anche disposto a ostacolare la prostituzione se gli si dimostrasse, dati alla mano, ch'essa favorisce la diffusione dell'Aids, la quale comporta ingenti spese sanitarie. I limiti alle deviazioni sessuali da noi vengono posti solo dopo aver costatato certe spiacevoli conseguenze sul piano economico. Ecco perché una qualunque morale alternativa a quella borghese deve anzitutto mettere in discussione il primato che si concede al profitto. ISLAM E FEMMINISMO
Il velo
Il Corano chiede alle donne musulmane di coprirsi con dei mantelli affinché si distinguano dalle altre e non vengano offese. Non impone il velo. Ma l'obbligo è sempre stato considerato tale per discriminare e sottomettere le donne. Oggi lo è ancora in Arabia Saudita, Oman, Emirati Erabi, Qatar, Kuwait: tutti Paesi in cui esistono anche gli Harem. Negli altri Stati, a partire dagli anni '20, il velo non è più un obbligo legale, anche se -soprattutto nelle campagne- continua ad essere usato. Il motivo sta nel fatto che dopo la colonizzazione occidentale, il velo è stato usato dalle donne per affermare la propria identità contro l'invasore (come simbolo nazionale). Ad es. nel 1955 in Algeria, i movimenti femminili legati alla rivoluzione anticoloniale invitavano le donne a togliersi il velo. Ma quando il governo francese diede inizio alla repressione, tutte le donne algerine tornarono a metterselo. In Turchia, dove è stato vietato all'inizio del secolo, l'uso del velo è in ripresa. In Iran, sotto lo shah, le donne ottennero che l'obbligo fosse abolito, ma sotto gli sciiti esso è stato ripristinato. Alcuni sostengono che lo scopo principale del velo è quello di smorzare i desideri che potrebbero suscitare la bellezza, il profumo, la voce stessa delle donne, le quali inoltre, essendo più che altro viste come "tentatrici", devono portare vestiti ampi, così da non attirare sguardi maschili. A volte le donne decidono di mettersi il velo proprio per difendersi dall'uomo che vede in loro solo la "femmina" ed è quindi incapace di parlare con loro in modo naturale. Il velo quindi viene portato per paura di una società violenta per tradizione, cui si è aggiunta la violenza del colonialismo occidentale. L'harem E' il luogo in cui vivono le mogli e le concubine del padrone. Nessun uomo che non sia il padrone o i guardiani può entrarvi. E' diviso in due parti: la prima ospita gli appartamenti delle mogli (al massimo quattro); nella seconda vivono le concubine (in numero illimitato). Le concubine, a differenza delle mogli, devono essere in ogni momento e per tutto il tempo che viene loro richiesto, a disposizione del padrone. Queste donne vivono quasi esclusivamente all'interno dell'harem: quando escono devono portare il velo e non destare in alcun modo l'attenzione di altri uomini. Oltre che nell'intera Penisola araba (con l'eccezione dello Yemen), gli harem esistono anche in Marocco e Pakistan (in Iran sono esistiti fino alla rivoluzione sciita del '79). Sino alla fine dell'800 sono esistiti in tutto il mondo islamico. Dopo la I guerra mondiale la loro abolizione ha rappresentato una delle prime conquiste delle donne musulmane. La donna nel Corano
Nel Corano le differenze tra uomo e donna nascono sulla base dei diritti e doveri dei due sessi, avendo questo libro una natura prevalentemente giuridica. Le donne stanno un gradino più in basso quanto a posizione sociale (ad es. nel diritto patrimoniale ereditario il figlio maschio ha la parte di due femmine). La discriminazione più grande avviene nel diritto matrimoniale, in quanto l'uomo può sposare al massimo quattro donne contemporaneamente, anche se il Corano esclude che l'uomo con più di una moglie possa essere imparziale e giusto. Il Corano parla anche di una subordinazione della donna all'uomo dovuta a fattori naturali, poiché così vuole Allah. In sostanza, il mondo arabo è una cultura patriarcale, patrilineare. Tende ad associare l'uomo alla sfera pubblica e la donna alla sfera privata. Costume sociale
Nella pratica musulmana restare nubili è considerato un fatto negativo, ispira sfiducia. Non ci sono "zitelle" né vedove inconsolabili. Normalmente qualsiasi individuo in condizione di riprodursi, deve sposarsi. Se questo vale per gli uomini, per le donne è addirittura una necessità. Il matrimonio non ha alcun carattere di sacramento. E' piuttosto un contratto che legalizza le unioni sessuali. Il diritto ignora la comunione dei beni tra i coniugi. L'atteggiamento di superiorità e di paternalismo dell'uomo è verificabile soprattutto nei confronti delle mogli, sorelle, amanti, ma non nei confronti della madre. La prostituzione formalmente è vietata, in quanto non ci può essere atto sessuale al di fuori del matrimonio. Di fatto però si è creato l'artificio del "matrimonio di piacere", con cui un uomo e una donna sconosciuti che vogliono avere una relazione sessuale, dichiarano davanti a due testimoni di volersi sposare. Una volta consumato l'atto, con un'altra cerimonia, sempre davanti a due testimoni, si separano. In tal modo la prostituzione è legale e controllata. La situazione in Arabia Saudita
Il livello di analfabetismo delle donne è altissimo, soprattutto tra le donne di 40-50 anni, anche se non vi sono statistiche che lo dimostrino. E' il marito che decide se la moglie può lavorare o no, se deve lasciare il lavoro o no. Il Corano non chiede che le donne contribuiscano al reddito familiare. Le donne non possono guidare l'auto. Molti uomini si rifiutano di accompagnarle al lavoro perché i lavori svolti insieme agli uomini vengono considerati sconvenienti per le donne. Le donne possono studiare medicina e infermeria o al massimo diventare insegnanti elementari, ma i posti di lavoro sono molto limitati. Non esistono organizzazioni femminili (d'altra parte in questo paese non esiste neppure la Costituzione, né si tengono libere elezioni, né esiste una Corte di giustizia. Tutto il potere è nelle mani di 5.000 membri della famiglia reale). Il marito può divorziare in qualunque momento, basta che paghi gli alimenti; la donna può farlo solo se dimostra di essere stata malmenata. L'8 marzo non esiste come festa. In generale
Nei paesi dove vige la legge coranica le donne sono separate dagli uomini non solo nella moschea, ma ovunque, anche negli uffici pubblici. Tutta la vita sociale è costruita su questa divisione sessuale. Bambini e bambine sono trattati in modo diverso sin dalla nascita. Nei confronti delle bambine l'educazione è molto più severa. Spesso quando la donna si emancipa viene accusata dagli uomini di seguire le "mode occidentali". |