CHE COSA SIGNIFICA ESSERE FIGLIO?

L'incontro di un uomo con una donna implica ad un certo punto - come se la legge della reciproca compensazione avesse un "prezzo" da pagare - l'affermazione del terzo elemento dell'essere umano: il figlio.

Il riconoscimento del "figlio" come elemento essenziale dell'essere umano è il "prezzo" che si paga per ritrovare la propria identità: non è un "prezzo" al negativo, ma al positivo, poiché esso aiuta a riequilibrare la persona.

Nel "figlio" la forza che si era perduta riacquista fiducia, dignità, credibilità. E grande è la gioia della donna nel vedere che solo per suo mezzo l'uomo ha ritrovato se stesso.

Noi ancora non ci rendiamo sufficientemente conto che un "figlio" è già una persona umana, cioè fa già parte, a pieno titolo, dell'essere umano in quanto tale.

Gli elementi che caratterizzano l'essere umano non sono due ma tre: uomo, donna e figlio (si potrebbe dire: padre, madre e figlio, in quanto nella misura in cui s'introduce la realtà della "donna" subentra, ad un certo punto, anche quella del "figlio", benché non in maniera automatica). 

La figura del "figlio" rappresenta una sorta di recupero dell'identità dell'essere umano che, divenendo "padre" o "madre", aumenta di responsabilità o ritrova la responsabilità perduta.

Il bambino (l'adolescente, il figlio) è parte integrante dell'essere umano, proprio in quanto "bambino". Il bambino cioè non è un adulto in fieri, ma una particolarità essenziale dell'essere umano.

Esso infatti è fonte di "giudizio" nei confronti dell'adulto, anche se lo è solo in maniera indiretta. Oggi ad es. i concetti di "innocenza" o quelli di "semplicità", "onestà", "verità", "lealtà", "altruismo", "non-violenza"... sono una prerogativa più infantile che adulta, per quanto i condizionamenti siano così forti che i bambini arrivano presto a imitare gli adulti. Il bambino rimanda di più all'esperienza della comunità primitiva. 

La questione della maggiorità o minorità è puramente convenzionale. Certo, un minorenne non può essere considerato responsabile come un maggiorenne, ma questo limite implica che per i minorenni la società dovrebbe fare molto di più che per i maggiorenni. 

Nel "figlio" (minorenne o maggiorenne non importa) c'è già la pienezza della persona umana: se determinate condizioni naturali non gli permettono di godere di tale pienezza al 100%, la società dovrebbe supplire riconoscendo a questi soggetti (specie se minorenni) molti più diritti, molte più prerogative di quelle che vengono riconosciute al mondo degli adulti.

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Il rapporto di un figlio coi propri genitori può essere considerato come una specie di allenamento in vista del libero rispetto della persona. Non si può essere amici di un proprio coetaneo se non si è stati capaci di rispettare i propri genitori (sempre ch'essi lo meritassero, non essendo di per sé il genitore migliore del proprio figlio).

In ogni caso, se si avverte il bisogno dell'amicizia con un proprio coetaneo, significa che il rapporto coi propri genitori mancava di qualcosa, com'è naturale che sia; mancava appunto di quella pienezza che si raggiunge solo fra "pari". Nessun genitore, in nessun caso, può mai sostituirsi integralmente al coetaneo di un proprio figlio.

Le generazioni sono ad un certo punto destinate a dividersi, poiché quella più giovane ha esigenze che quella più anziana non è in grado di soddisfare. Essendo un processo del tutto naturale, chi lo ostacola fa solo perdere tempo. E gli uomini non sono padroni del loro tempo, non possono fermare il futuro al loro presente.

L'amicizia è un valore immenso. Senza di essa nulla potrebbe togliere all'amore il sospetto d'essere condizionato dalla sessualità.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Uomo-Donna
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Aggiornamento: 14/12/2018