CORSO DI PSICOLOGIA GENERALE


LA PERSONALITA'

aspetti generali

Temperamento, carattere e personalità

Ogni persona umana ha sin dalla nascita un fondamento biologico: il patrimonio organico innato che ciascuno riceve attraverso la trasmissione ereditaria (costituzione ereditaria), da cui derivano le forme e proporzioni del corpo (costituzione morfologica) e le modalità di funzioni vitali (circolatoria, respiratoria, digestiva, ecc.) dipendenti dal sistema nervoso e endocrino (costituzione fisiologica). Il complesso di questi elementi determina una iniziale struttura psichica o temperamento. Perché "iniziale"? Perché al condizionamento dei fattori ereditari si deve aggiungere quello dovuto ai fattori ambientali, che interessa tutta la vita del soggetto. La personalità è frutto di questi condizionamenti e della reazione a questi condizionamenti.

Con la parola temperamento s'intende la risposta psichica naturale al corredo organico ereditario: essa esprime impulsi, tendenze istintive, disposizioni, necessità, stati affettivi...

Il carattere invece è frutto dell'iniziativa del soggetto sotto l'influsso dell'ambiente. Nel bambino il carattere non si distingue ancora dal temperamento, la decisione non si distingue dall'impulso, i processi di inibizione sono poco sviluppati, gli schemi mentali sono troppo semplici, ecc.

La personalità non solo unifica gli aspetti biologici del temperamento e quelli psichici del carattere, influenzati dall'ambiente, ma crea anche valori, modelli di comportamento, forme di organizzazione sociale in grado di modificare l'ambiente e la stessa personalità.

Fondamenti biologici dell'attività psichica

Tutte le attività psichiche dell'uomo poggiano su un fondamento biologico che si esplica studiando l'uomo dal punto di vista anatomico (struttura dei vari organi e apparati) e fisiologico (modalità di funzionamento degli organi).

I) L'organo più importante del corpo umano è il sistema nervoso, che regola e coordina ogni altra attività fisiologica e presiede al rapporto organismo/ambiente.

Le funzioni principali del sistema nervoso sono tre:

  • ricezione (attraverso gli organi di senso esso capta i diversi stimoli dell'ambiente o quelli interni dell'organismo);
  • elaborazione/controllo (attraverso le fibre nervose di connessione gli stimoli giungono al cervello che li rielabora);
  • risposta (dai centri nervosi altre fibre di connessione ritrasmettono lo stimolo alla periferia: muscoli, ghiandole, ecc.).

    Anche negli organismi unicellulari vi sono le fondamentali proprietà funzionali del sistema nervoso: capacità di essere sensibili a determinate variazioni (stimoli) che si verificano nell'ambiente, capacità di reagire a tali variazioni.

  • II) Correlato al sistema nervoso vi è quello endocrino: un insieme di ghiandole a secrezione interna (gli ormoni che producono vengono riassorbiti nel sangue e trasmessi a tutto l'organismo). Gli ormoni determinano la crescita corporea, lo sviluppo sessuale, il metabolismo generale e influenzano il temperamento (ad es. l'ipertiroidismo provoca dimagrimento, eccitabilità neuromuscolare, labilità emotiva; viceversa l'ipotiroidismo porta a nanismo, cretinismo, iposessualità...).

    Tipologie costituzionali

    Il primo tentativo di tipologia scientifica, basata sul metodo puramente descrittivo e non sperimentale, risale a Ippocrate (460-377 a.C.). Secondo la sua teoria, la natura dell'uomo è costituita dal sangue (che proviene dal cuore e che se prevale determina il tipo sanguigno/impulsivo, cioè vivace, socievole, superficiale, facile all'entusiasmo, incline all'attività), dal flemma (che viene dal cervello e che se prevale determina il tipo flemmatico/linfatico, portato al sentimentalismo, lento nei movimenti, indeciso), dalla bile gialla (che viene dal fegato e che se prevale determina il tipo collerico/bilioso, cioè tenace, volitivo, ribelle, con intelligenza rapida, facile all'ira e alle forti passioni), dalla bile nera (che viene dalla milza e giunge allo stomaco e che se prevale determina il tipo malinconico/atrabiliare, incline alla tristezza, facile alla depressione).

    Questa tipologia è rimasta praticamente inalterata sino a Wundt compreso (1832-1920), venendo a incrociarsi:

    • con alcune teorie fisiognomiche, secondo cui si può classificare una personalità dai tratti del suo volto,
    • con la frenologia, per la quale singole funzioni psichiche (ad es. l'amore, l'aggressività, ecc.) potevano essere nettamente localizzate in singole parti del cervello, sicché per capire i vari aspetti della personalità bastava esaminare la conformazione del cranio (linee, bozze, depressioni particolari).
    • A livello di "scienza popolare" si può fare un cenno alla chiromanzia, che pretende di leggere il carattere di una persona sulle pieghe cutanee del palmo della mano.

    La prima scuola costituzionalista, ad impostazione veramente scientifica, è stata quella di De Giovanni, Viola e Pende, iniziata alla fine del secolo scorso. Essa prendeva come punto di partenza il corpo per risalire alle principali caratteristiche psichiche. Grazie a questa scuola si è arrivati a classificare gli individui in tre categorie:

    • Brachitipo (sviluppo del tronco prevalente su quello degli arti),
    • Longitipo (sviluppo prevalente degli arti),
    • Normotipo (equilibrio).

    Un criterio per stabilire a quale categoria appartenga un soggetto di 25-30 anni si può ricavare dividendo l'altezza per il perimetro toracico; se il quoziente ottenuto si avvicina a 1,87 il soggetto è quasi normolineo, se inferiore è brevilineo, se superiore è longilineo. A ciascun tipo costituzionale corrisponderebbe una maggiore facilità a contrarre certi tipi di malattie.

    Tipologie correlazionali

    I) Nel 1922, in Germania, Ernst Kretschmer pubblicò un'opera scientifica che ancora oggi desta un certo interesse in campo psichiatrico. A differenza delle scuole costituzionaliste, la sua tipologia si basava su certe correlazioni tra l'aspetto organico e quello mentale. Partendo dall'osservazione che spesso esiste un'accentuata diversità fisica fra i malati mentali, il Kretschmer si accorse che al tipo fisico Leptosomico (longilineo) corrispondeva il tipo psichico Schizotimico, al tipo fisico Picnico (brevilineo) corrispondeva il tipo psichico Ciclotimico. Quando questi tipi caratterologici sconfinano nel patologico si verificano, rispettivamente, la schizofrenia e la psicosi maniaco-depressiva.

    RAFFRONTO PSICOLOGICO TRA LO SCHIZOTIMICO E IL CICLOTIMICO (E. KRETSCHMER)

    Schizotimico (schizo=divido, thymos=stato d'animo) Ciclotimico (cyclo=circolo, thymos=stato d'animo)
    Tonalità psichica che oscilla dalla sensibilità alla ipersensibilità, dalla vivacità esagerata alla costanza, dalla instabilità all'ostinazione. Tonalità psichica che oscilla dall'eccitazione alla depressione, dall'allegria alla tristezza, dalla rapidità alla estrema lentezza.
    Tensione mentale o attenzione concentrata su una cosa per volta: mette a fuoco i dettagli più che l'insieme. Tensione mentale o attenzione diffusa su varie cose per volta: mette a fuoco l'insieme più che i dettagli.
    Energia psichica notevole: la fatica appare d'improvviso. Preferenza per i lavori più difficili e fedeltà al compito. Energia psichica limitata: la fatica appare lentamente. Preferenza per i lavori più facili e infedeltà al compito.
    Psicosensorialità in genere di grado elevato e rivolta di preferenza alla sensibilità interna. La percezione è orientata più alle forme che ai colori. Preferenza per i colori scuri, a tinta uniforme. Psicosensorialità in genere di grado elevato e rivolta di preferenza alla sensibilità esterna. La percezione è orientata più ai colori che alle forme. Preferenza per i colori luminosi a tinta vivace.
    Psicomotricità in genere inadeguata: manca l'immediata corrispondenza tra l'eccitazione psichica e la reazione motoria. Psicomotricità in genere adeguata: ora rapida ora lenta, ma sempre naturale e spontanea.
    Capacità di apprendimento notevole, soprattutto per il mondo interiore: predomina l'analisi sulla sintesi. Capacità di apprendimento notevole, soprattutto per il mondo esteriore: predomina la sintesi sull'analisi.
    Attività mentale: orientata alla riflessione, all'immaginazione, ai sogni, alle idee, alla soggettività, all'astratto. Spiccata tendenza alle forme pure, all'arte e alle scienze (filosofia, metafisica, matematica, fisica teorica…). Attività mentale: orientata alla vita pratica, alla realtà, alla natura, all'obiettività, al concreto. Spiccata tendenza alle forme empiriche, agli oggetti palpabili, al positivo, alle scienze pratiche (biologia, medicina, meccanica, ingegneria, ecc.).
    Capacità volitiva: tenace, perseverante, ostinata. Fedeltà estrema ai propositi. Continuità nell'azione. Capacità volitiva: scarsa, ma animatore vigoroso. Infedeltà recidiva ai propositi. Discontinuità nell'azione.
    Affettività concentrata su un numero ristretto di persone: unilaterale e tirannica. Tendenza alle grandi passioni. In genere pessimista. Affettività diffusa più o meno a tutte le persone: multilaterale ma in superficie. Scarsa tendenza alle grandi e durature passioni. In genere ottimista.
    Socialità: adattamento limitato. Desiderio di star solo o con poche determinate persone. Nemico naturale della moltitudine, intransigente, difficilmente conforme, è ironico, sarcastico, mordace, fanatico per le proprie idee. Socialità: adattamento completo. Notevole spirito di collaborazione, ricerca spontanea della compagnia. Condiscendente, tollerante, conciliante, comprensivo, espansivo, servizievole, rispettoso delle idee altrui.
    Comportamento in genere timido, prudente, riflessivo, riservato, freddo, moderato, pieno controllo di sé, autodominio. Tendenza ad ascoltare piuttosto che a parlare. Comportamento in genere spavaldo, entusiasta, attivo, agitato, audace, temerario, impulsivo, franco, aperto, cordiale, limitato controllo di sé, scarso autodominio. Tendenza a parlare piuttosto che ad ascoltare.

    II) Questa classificazione, pur essendo molto schematica, ha stimolato altri studi: ad es. quelli dell'americano William Sheldon, negli anni '40. La sua tipologia parte dall'ipotesi che tutti gli individui sono riconducibili a tre fondamentali tipi fisici:

  • Endomorfo
  • Mesomorfo
  • Ectomorfo
  • cui corrispondono, rispettivamente, tre tipi caratterologici:

  • Viscerotonico
  • Somatotonico
  • Cerebrotonico
  • Queste tipologie hanno tutte un limite: la pretesa di inquadrare esattamente un individuo in un tipo determinato. Inoltre esse tendono a ridurre i fattori psicologici a quelli biologici. Resta vero tuttavia che certi tratti psicologici permangono con minime variazioni nel corso dell'intera vita. Saperli individuare in tempo può essere molto utile per orientare l'educazione.

    QUADRO TIPOLOGICO DI SHELDON

    TIPI FISICI

    TIPI CARATTEROLOGICI

    Ectomorfico: simile al tipo longilineo del De Giovanni e al leptosoma del Kretschmer. Delicato, ossa piccole, muscoli poco sviluppati, nervi deboli. Cerebrotonico: simile al tipo schizotimico del Kretschmer. Prevalentemente intellettuale, chiuso nel proprio io, introverso. Nervoso, irritabile, timido, inibito. Nemico delle grida, delle esplosioni improvvise, delle manifestazioni rumorose.
    Endomorfico: simile al tipo brevilineo del De Giovanni e al picnico del Kretschmer. Predominio della massa viscerale. Il corpo sembra costruito intorno al sistema digestivo. Grosso, rotondo e con tendenza all'obesità. Viscerotonico: simile al tipo ciclotimico del Kretschmer. Prevalentemente affettivo, espansivo, estroverso. In genere allegro, entusiasta, socievole. Amabile per natura, ricerca la compagnia e le riunioni rumorose.
    Mesomorfico: simile al tipo normolineo del De Giovanni e al tipo atletico del Kretschmer. Predominio della struttura ossea e muscolare del corpo. Ossa e muscoli bene sviluppati e forti. Somatotonico: prevalentemente attivo, energico, aggressivo. Vive per agire, per organizzare, per dominare. Si difende dagli affanni e dalle preoccupazioni quotidiane col lavoro assiduo e operoso.

    Tipologie psicologiche

    Si basano su un criterio prevalentemente psichico, cioè mettono l'accento sui tratti caratterologici dominanti nella struttura della personalità. Una delle più importanti è quella di René Le Senne (1882-1954), che partendo dal fenomeno della perseverazione (scoperto prima in psichiatria e poi confermato in psicologia) arrivò a sostenere che taluni individui tendono a permanere su una data esperienza anche quando lo stimolo è scomparso ed è interrotta l'attenzione. Questa legge d'inerzia della vita psichica ha destato un grande interesse in molti studiosi. La caratterologia tuttavia resta ancora una scienza molto giovane.

    FASI DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITA'

    La prima infanzia

    Fase pre-natale

    La vita non comincia con la nascita. Il cuore del feto comincia a battere verso la 6a settimana dopo il concepimento. Verso le 20 settimane si costituisce il cervello, coi suoi 12 miliardi di cellule nervose. A partire dal 3o mese risponde con movimenti globali alle stimolazioni interne legate al suo sviluppo (vedi l'alternanza di attività motoria e di riposo). Al 6o mese può rispondere a stimolazioni esterne (p.es. suono/rumore). Un neonato prematuro di 6 mesi è capace di succhiare-inghiottire-reagire diversamente ai sapori salati/dolci-reagire a stimoli olfattivi. Molto prima della nascita è sensibile, a livello cutaneo, alla pressione, al dolore e calore.

    È stato dimostrato che in questa fase tutte le condizioni di grave e prolungato stress, ansia, frustrazione, denutrizione della madre possono determinare nel feto paralisi cerebrale, epilessia, deficienza mentale, disturbi del comportamento, difficoltà di apprendimento. Conseguenze queste rilevabili solo dopo la nascita.

    Fase neo-natale

    La nascita rappresenta un trauma (a causa delle pressioni-contrazioni dell'utero), una metamorfosi (da un ambiente liquido a una gassoso): è il passaggio da un'esistenza "parassitaria", condotta in un ambiente relativamente stabile e regolato, ad un'esistenza autonoma dal punto di vista fisiologico, condotta in un ambiente molto meno protetto e molto più variabile. Il passaggio avviene in un tempo piuttosto breve e richiede al neonato certe risorse e certi sforzi di rapido adattamento.

    Il neonato già possiede uno stato di sensibilità generica relativamente al piacere-dolore e all'aumento-diminuzione delle tensioni, ma si difende dagli stimoli esterni oltre che col sonno, anche col fatto che la sua soglia percettiva esclude gran parte del mondo esterno dal suo mondo privato. Per il neonato non esiste ancora differenza tra ciò che proviene da lui ed è interno, e ciò che proviene dall'esterno. Il bambino vede ma non percepisce: non sa che cosa vede, in quanto per lui non esiste tempo-spazio-causa-relazione di qualsiasi genere.

    Il neonato reagisce alla luce sin dall'inizio, anche se non è in grado di focalizzare gli oggetti né di percepirli secondo le normali coordinate spaziali (a 3 settimane può fissare un oggetto ma solo a due mesi può seguirne uno spostamento lento). Gli stimoli uditivi sono poco avvertiti, a meno che non superino certi valori d'intensità.

    Il neonato risponde col riflesso di suzione a stimoli dolci, con smorfie, pianto o alterazione del ritmo respiratorio a stimoli salati-amari. Il freddo provoca il pianto. Dà prova di sensibilità tattile soprattutto nella testa e intorno alla bocca. La stimolazione del palmo della mano (con un oggetto-dito) provoca il riflesso di presa. È capace di poppare-inghiottire-vomitare-sbadigliare-starnutire-singhiozzare-volgere la testa per respirare meglio o per allontanare uno stimolo disturbante, ecc. Insomma è provvisto di tutto un corredo senso-motorio pronto a entrare in azione, anche se non possiede alcun quadro di riferimento in cui collocare le impressioni ricevute.

    Rapporto con la madre

    L'esperienza vitale del neonato non è che un ciclo continuo di accumulo-scarico di tensione: l'accumulo a causa dei bisogni primari di alimentazione-calore-riposo; lo scarico invece corrisponde al loro soddisfacimento che produce quiete.

    La soddisfazione dei bisogni del bambino è affidata totalmente al mondo esterno e in particolare alla madre, sul piano sia fisiologico che psicologico. La madre rappresenta il primo "IO" del bambino e, nel contempo, la prima persona ch'egli gradualmente (soprattutto a partire dal 3o mese) considera diversa da sé (ad es., risponde col sorriso al sorriso della madre, pur non conoscendo ancora il proprio viso, oppure reagisce alle voci emettendo suoni).

    Erotismo primario: fase orale

    La psicanalisi ha osservato che la suzione non è solo in rapporto con la fame ma anche col piacere. I bambini infatti succhiano anche quando sono sazi o durante il sonno. Ovvero il piacere della suzione, originariamente connesso all'ingestione del latte, diventa una forma di attività edonistica fine a se stessa. La bocca -per la psicanalisi- è anche una zona erogena che origina sensazioni di tipo erotico. Questa tendenza erotica infantile coincide con la fase orale. Si ha una conferma di questo -secondo la psicanalisi- ogni volta che il bambino porta alla bocca gli oggetti che vuole conoscere: in tal modo egli se ne appropria.

    Dalla fase narcisistica al rapporto oggettivo

    All'inizio il bambino è caratterizzato da uno spiccato egocentrismo (fase narcisistica), il quale non gli permette di possedere un vero sentimento della realtà esterna. Un vero e proprio "IO" del bambino non esiste in questa fase, poiché non c'è consapevolezza di sé se manca quella della realtà esterna, cioè degli altri.

    Il motivo per cui il bambino è costretto ad assumere questa consapevolezza oggettiva dipende dal fatto che non sempre i suoi bisogni primari vengono immediatamente soddisfatti. Il ritardo fa acquisire al bambino il limite della sua onnipotenza e gli fa ammettere l'esistenza di una realtà esterna.

    Gli inizi della socialità del bambino corrispondono alla comparsa della risposta-sorriso; poi si verifica il dispiacere quando viene lasciato solo; più tardi subentra il dispiacere quando viene privato di un oggetto. Tra i cinque e i sette mesi sa distinguere la mimica degli adulti, cioè reagisce in modo differente secondo che l'adulto sia arrabbiato o sorridente. A partire dai sei mesi mostra interesse per i giochi di imitazione (ad es. "cucù"), è contenuto di riconoscersi davanti allo specchio (il che gli permette di distinguersi dagli altri).

    All'età di sei mesi, tuttavia, i contatti sociali coi suoi coetanei sono negativi: o non presta loro alcuna attenzione o li tratta come oggetti, mentre verso i nove mesi s'interessa di loro in funzione delle cose che possiedono.

    Verso l'ottavo mese reagisce positivamente ai volti familiari e negativamente a quelli estranei. Si serve, quando è solo o ha fame o sta per addormentarsi, di oggetti transizionali (ad es. una coperta, un oggetto particolare) per sostituire la figura materna quando essa è assente: si tratta di un'esperienza illusoria ma gratificante, perché il bambino la può facilmente controllare. Peraltro, grazie all'uso fantastico di questi oggetti nasce l'esigenza del gioco con oggetti familiari.

    È stato dimostrato che con un rapporto iperprotettivo, il bambino non si abitua all'angoscia del distacco dalla madre, per cui non compie uno sforzo transizionale. Ciò significa che la sua dipendenza è assoluta e che la separazione dalla madre, anche temporanea, gli può scatenare ansie persecutorie. Viceversa, se il rapporto madre-figlio è molto scarso, il bambino tende ad accentuare notevolmente i suoi sforzi transizionali (simbolici), al punto di essere incapace di una normale comunicativa.

    La frustrazione quindi, entro certi limiti, è necessaria alla crescita del bambino, in quanto gli permette di superare il suo narcisismo e di orientarsi verso il mondo esterno.

    La seconda infanzia

    La seconda fase dello sviluppo infantile va, all'incirca, dalla fine del primo anno all'inizio del sesto. Si tende a suddividere questa fase in due momenti: il primo va da uno a tre anni (fase anale), il secondo da tre a sei anni (fase fallica).

    Conquista dell'autonomia

    La conquista della deambulazione, allo scadere del Io anno, conferisce al bambino un principio di indipendenza. Progressivamente si sviluppa la motricità (oltre a camminare, in questa fase si mantiene pulito, è disciplinato nell'alimentazione -se educato-, controlla gli sfinteri, usa come primo mezzo di locomozione il triciclo, progrediscono nel complesso la prensione e la manipolazione. Il gioco resta la sua attività principale).

    Sviluppa anche la fonazione: quanto più aumenta la facilità comunicativa ed espressiva, tanto più aumenta la possibilità della maturità personale. Ha la sensazione del potere quasi magico della parola: per lui conoscere il nome di una cosa significa impadronirsene; di qui l'insistenza con cui chiede il nome degli oggetti. Tuttavia l'aspetto cognitivo è subordinato a quello affettivo (p.es. il bambino usa nei suoi giochi qualunque oggetto per qualunque scopo).

    Il bambino non è del tutto consapevole della propria individualità. Inizia adesso ad acquisire il senso della realtà e ad elaborare le prime forme di giudizio. Si accorge che la sua dipendenza dalla madre diminuisce. Impara a sopportare per periodi sempre più lunghi l'accumulo della tensione. Vive una situazione conflittuale fra il desiderio di agire autonomamente e lo stato di dipendenza dagli altri.

    Fase anale

    La zona anale sarebbe quella ove viene localizzata la libido nel primo periodo. Ossia la parte del corpo che acquista maggiore importanza nei contatti con l'ambiente sarebbe l'intestino con le sue funzioni escretorie ("trattenere" o "espellere" le feci avrebbero contemporaneamente un effetto di soddisfazione o insoddisfazione nei riguardi del mondo esterno). Il bambino si rende conto che non può più evacuare appena ne sente il bisogno: egli cioè si scontra con le norme dell'ambiente sociale (il "fare da sé" deve ora tener conto di certi limiti). D'altra parte senza questo senso di frustrazione non c'è sviluppo dell'autonomia. Il bambino però deve comprendere che la frustrazione riguarda tutti, non solo lui, e che serve a regolamentare l'autonomia non a impedirla.

    Fase fallica

    Nel secondo periodo la libido si localizza nei genitali. Il bambino scopre le differenze anatomiche, cui corrispondono -secondo la cultura e a volte secondo l'atteggiamento sbagliato degli adulti, che differenziano le norme educative dei figli sulla base del sesso- diverse modalità di abbigliamento, acconciatura, toilette. In questa fase possono comparire le prime manifestazioni di masturbazione, narcisismo, esibizionismo. La psicanalisi considera i "nevrotici da successo" o i "don Giovanni" una forma di regressione dell'adulto alla fase fallica.

    Identificazione con i genitori

    Identificandosi coi genitori, il bambino matura una prima superficiale coscienza morale, cioè una prima organizzazione di autocontrollo. Se il bambino avverte dentro di sé la presenza dei genitori (che ordinano o proibiscono o rassicurano e proteggono) anche quando essi sono assenti, allora vuol dire che è pronto ad una forma di comportamento autonomo. Ciò in quanto non è più solo una minaccia esterna (castigo o privazione) che regola il suo comportamento, ma la consapevolezza interiore di ciò che può e non può fare.

    Dopo la frustrazione dello svezzamento, il bambino subisce una seconda delusione quando scopre che non può possedere in maniera esclusiva l'affetto della madre, poiché lo deve dividere col padre (il cosiddetto "complesso edipico", che però la psicanalisi ha notevolmente estremizzato). Di qui i sentimenti ambivalenti che il bambino matura in questo periodo: gelosia e nel contempo ammirazione del padre, in quanto figura dominante a cui vorrebbe somigliare e di cui indivia la forza, la sapienza e a cui vuol bene. A volta il bambino si serve di alcune forme di "ricatto" per attirare su di sé l'attenzione dei genitori: si tratta di comportamenti regressivi, come p.es., succhiarsi il dito, voler essere preso in braccio, farsi la pipì addosso…, coi quali egli chiede quella protezione che teme d'aver perso.

    Vita sociale

    Il processo d'interazione nel gruppo si sviluppa sempre di più. Nel gruppo il bambino assume responsabilità più precise, dei ruoli sociali. Il gruppo dei coetanei ha anche una funzione di carattere normativo e disciplinare. I bambini tendono ad essere più facilmente amici che ostili tra loro (a meno che non subiscano pesantemente i condizionamenti degli adulti). Le loro amicizie però sono labili. Naturalmente favorisce l'amicizia la somiglianza di età, di intelligenza, di interessi e di socievolezza, nonché la possibilità di svolgere insieme certe funzioni di gioco e di apprendimento.

    La fanciullezza

    Evoluzione dell'affettività

    I) In questa fase avviene il superamento del complesso di Edipo attraverso la dinamica del gruppo. Verso i sette anni compare una forma di timidezza, che non è timore degli estranei come una volta, ma bisogno di difendere la propria intimità psichica dalle invadenze altrui: il bambino/a ha dei segreti che riguardano soltanto lui e prova sentimenti che non proietta immediatamente nell'attività esterna. L'interiorità favorisce una certa doppiezza: compaiono le prime bugie, i primi alibi (l'aumento della severità da parte degli adulti difficilmente sortisce, in questi casi, l'effetto sperato). Gli adulti più significativi sono i genitori, il maestro/a, i nonni, i genitori degli altri bambini.

    II) Aumenta la curiosità per tutto ciò che concerne il rapporto tra i sessi (procreazione, nascita, sviluppo anatomico). C'è inoltre una tendenza spontanea alla separazione dei sessi a partire dagli otto anni circa. Bambini e bambine cominciano a farsi i dispetti. Si differenziano i loro interessi e giochi (in questo, i condizionamenti sociali a volte pesano più del dovuto, come ad es. quando si fa giocare il maschio con soldatini, armi, mezzi di trasporto e la bambina con bambole, cucine in miniatura ecc. I modelli socio-culturali sono evidenti: il "maschio" è aggressivo, forte, protettivo; la "femmina" è docile, casalinga, bisognosa di protezione).

    Sviluppo intellettuale

    III) In questa fase si attenua l'egocentrismo logico/affettivo. Si afferma la dimensione temporale (passato-presente-futuro). Si sviluppa il pensiero logico (la logica è concreta e legata all'esperienza, però utilizza il linguaggio scritto e i simboli numerici).

    IV) Questo è il periodo degli interessi oggettivi e astratti: c'è viva curiosità per il sapere, per l'esperimento, c'è abitudine alla decisione, c'è l'esigenza del gioco collettivo, il bisogno di collezionare gli oggetti più diversi, c'è una maggiore cura per le cose personali. Gradatamente il bambino passa dal perché al come delle cose.

    V) Il bambino cerca di applicarsi in molte attività, di distinguersi (il più bravo, il più forte, il più spiritoso...), cerca di realizzare qualche "impresa" in maniera autonoma per superare il senso di inferiorità che prova nei confronti degli adulti.

    Progressi della motricità

    VI) A partire dai sei anni hanno grande importanza i giochi di lotta e acrobazia. Il bambino non gioca più solo per giocare, ma si dà degli scopi: dai più immediati ai più complessi (ad es. può far rimbalzare davanti a sé una palla e riprenderla, ma può tentare anche di maneggiare vari arnesi, come colle, cucitrici, forbici...). Sviluppando l'autocontrollo, la scrittura diventa più regolare, disegno e pittura gli danno grande soddisfazione. Poi viene il momento della mimica e delle smorfie, il salto alla corda per le bambine...

    L'età scolare

    VII) Il bambino/a fa esperienza di un ambiente indifferente verso di lui sul piano affettivo, nel quale deve da solo cercarsi il suo posto, senza beneficiare dei vantaggi dell'amore dei genitori. Deve adattarsi senza discutere a inevitabili costrizioni cui non è abituato e davanti alle quali falliscono le manifestazioni di seduzione e di affetto così efficaci in casa. Scopre per così dire "l'uguaglianza democratica davanti alla legge", in quanto si misura con esseri uguali a lui. Ha in sostanza l'opportunità di definire da solo la sua condizione e di stabilire rapporti di reciprocità con i coetanei.

    VIII) Il gruppo assume tanta importanza quanta la famiglia, se non di più. Nel gruppo l'egocentrismo infantile entra in crisi. Egli prende coscienza che nel gruppo il gioco continua, anche senza di lui, non importa con chi. D'altra parte non è lui che sceglie i compagni, ma sono gli adulti, la scuola, il quartiere che glieli impongono. Amicizie più intime e personali si formano all'inizio dell'adolescenza.

    IX) A scuola si verifica il fenomeno della delazione, perché ogni bambino desidera compiacere il maestro. Il ricorso all'alleanza di una forza estranea, più potente del gruppo, è tipico del bambino meno socializzato, ma nelle classi più piccole i compagni non pensano di fargliene una colpa: essere in "buoni rapporti" col maestro è motivo di considerazione. Ma a partire dagli 8 anni lo "spione" corre il rischio di essere emarginato dal gruppo.

    Nel gruppo

    X) Nel gruppo il bambino impara a difendere i suoi diritti e le sue idee (prima con musi lunghi, insulti, percosse, poi con la discussione, con le prove, per conquistare il consenso). Ricerca i compromessi, la coerenza, perché ogni contraddizione gli viene rinfacciata con durezza.

    XI) Nel gruppo c'è provocazione, rivalità, aiuto reciproco, complicità, intesa per taluni scopi, scambi materiali... Il bambino impara a valorizzare se stesso e gli altri. La critica degli altri lo spinge all'autocritica. E' sottomesso all'autorità degli altri ma continuamente la esercita, grazie al controllo reciproco. Scopre una forma di obbligo che proviene da un accordo tra uguali e da un'adesione personale.

    XII) Nel gruppo il bambino viene accettato per le sue qualità. È possibile anche che si formino, alla fine di questa fase, le cosiddette "bande", che sono un fenomeno spontaneo, senza intervento dell'adulto. È qui che nascono i primi drammi: emarginazione, capro espiatorio, vittima, autoritarismo di qualche bambino... Generalmente i bambini "impopolari" hanno avuto un sistema familiare chiuso, severo: possono essere conformisti verso l'adulto, ma sono litigiosi verso i compagni; inoltre hanno scarsa curiosità, immaginazione, iniziativa.

    XIII) Sino alla fine della fanciullezza la banda presenta un carattere autocratico e aristocratico: un capo, circondato dai suoi più "fidati", e poi i "gregari". Intorno ai 12 anni la banda acquista un carattere più democratico. La forza fisica del capo non ha mai molta importanza: ciò che lo rende tale è la sua capacità di non-compromesso con l'adulto. Il potere dell'educatore è minimo in confronto all'attrazione che esercita il gruppo e al prestigio di cui gode il suo capo.

    L'adolescenza

    I) Relativamente a questo periodo, è difficile fissare dei limiti cronologici, perché spesso non c'è corrispondenza tra età cronologica e livello di sviluppo psico-fisiologico dell'individuo (quindi all'incirca va dagli 11-12 anni ai 18-20, con leggero anticipo per le ragazze).

    II) La crisi puberale

    È la prima fase che caratterizza questo periodo. Qui compaiono una serie di trasformazioni di carattere biologico. La pubertà inizia con la maturazione dei caratteri sessuali e termina con la maturazione della prima cellula germinale maschile e del primo ovulo femminile, cioè con lo stabilirsi nei due sessi, della capacità generativa.

    Queste trasformazioni sono la conseguenza di complesse azioni ormonali, a carico dell'apparato genitale e di tutto l'organismo (ad es. si modifica la voce, aumenta la statura e il peso).

    III) La crisi d'identità

    Il problema più importante che l'adolescente deve affrontare è quello di costruirsi un'identità personale e un ruolo sociale, staccandosi dal mondo dei pre-adolescenti ed entrando in quello degli adulti.

    Lo sviluppo dell'organismo comporta un'attivazione degli impulsi istintivi, non solo sessuali ma anche aggressivi, che limitano le capacità di autocontrollo. Riemergono alcune tendenze impulsive infantili, che parevano scomparse da tempo, come l'inclinazione allo sporco, al disordine, alle piccole crudeltà, all'esibizionismo. La vivacità della fanciullezza si trasforma in aggressività o almeno in insofferenza.

    Ciò è dovuto al fatto che da un lato l'adolescente si trova ad affrontare una rinnovata carica istintiva, dall'altro subisce una pressione educativa o normativa da parte dei genitori, che diventa ancor più repressiva in presenza di questo comportamento disordinato e incoerente.

    L'adolescente tende a oscillare tra la fiducia negli altri e la diffidenza più nera, tra il desiderio di staccarsi dalla famiglia e il timore di perderne la protezione, tra l'esigenza di conoscere la realtà adulta e la tendenza a rinchiudersi in un atteggiamento di passività o indifferenza, o, al contrario, di protesta contro ogni forma di autorità (sino all'abbandono scolastico, alla tossicodipendenza, alla microcriminalità...).

    L'adolescente avverte in sé nuove esigenze: il bisogno sessuale, che non riesce a esprimere subito come istanza etero-sessuale; il bisogno di agire, conoscere, scoprire da sé quello che è importante (di qui l'esigenza di una maggiore autonomia nella gestione del tempo libero); il bisogno di stabilire dei legami nuovi, di trovare nuovi modelli (di qui l'esaltazione degli "idoli" sportivi, cinematografici, canori, radiotelevisivi...).

    L'adolescente inizia a ragionare in maniera ipotetico-deduttiva, a fare cioè dei ragionamenti personali, sulla base di interessi sociali, razionali, estetici, morali o religiosi. Ciò che lo preoccupa di più è il futuro, ovvero la difficoltà di raggiungere una posizione di prestigio.

    IV) Il rapporto con i coetanei

    Durante l'adolescenza assume sempre più importanza l'esperienza di gruppo, che svolge una funzione di rassicurazione. Il timore suscitato nel giovane dai suoi stessi impulsi, quello della repressione, l'insicurezza nell'agire, le espressioni verbali estremistiche e decisioniste: tutto ciò trova nel gruppo una possibilità di sfogo, di libera espressione, di compensazione.

    Lo stare insieme diventa un mezzo per sentirsi più sicuri. L'accettare norme, abitudini, gergo e mode del gruppo diventa un mezzo per riconoscersi in una nuova identità (che questa volta è collettiva). Ci si libera dalle ingenuità della fanciullezza, dallo stato di totale dipendenza dai genitori (del cui affetto o protezione ancora non si può fare a meno). Naturalmente più la famiglia è in crisi e più il gruppo (o l'amicizia con un coetaneo) diventa importante agli occhi del giovane: spesso anche il fratello o la sorella maggiore fa da tramite tra la famiglia e il mondo esterno.

    Migliora insomma la capacità di autodeterminarsi: sia attraverso l'adattamento all'ambiente che attraverso lo sviluppo dell'introspezione e la partecipazione al gruppo. Questa partecipazione è ovviamente legata ai valori o ideali che il gruppo stesso rappresenta, da quelli più complessi a quelli più semplici (si pensi alle associazioni religiose, sociali, umanitarie, politiche, sportive...). Come leader viene scelto il ragazzo più dotato intellettualmente, più informato, più critico... Le differenziazioni sessuali vanno scomparendo.


    Le foto sono state scattate sulla riviera romagnola

    Web Homolaicus

    Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Uomo-Donna
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    Aggiornamento: 11/09/2014