FRIEDRICH NIETZSCHE
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IN MARGINE ALL'ANTICRISTO DI NIETZSCHE (Si fa riferimento al volume edito da Newton, Roma 1992) Cristianesimo e Buddhismo Nel confronto ch'egli pone tra cristianesimo e buddhismo, Nietzsche non si rende conto di una differenza abbastanza importante fra le due religioni, in virtù della quale si è soliti definire il cristianesimo una religione "storica" e il buddhismo una religione "naturale". La differenza consiste in questo: nella "lotta contro il peccato" - per stare alla terminologia usata da Nietzsche - il cristianesimo è attivo, in maniera sostanzialmente etico-teologica e sociale. Viceversa nella lotta "contro il dolore", il buddhismo è passivo, in maniera sostanzialmente amorale, filosofica e individualistica. A Nietzsche ovviamente piace più l'indifferenza etica del buddhismo, che non l'impegno morale del cristianesimo, anche se, ovviamente, non può apprezzare del buddhismo il concetto di "rassegnazione" (che si ritrova anche in Schopenhauer e, se vogliamo, nello stesso Zarathustra, entrambi rifiutati dal Nietzsche maturo). Del buddhismo Nietzsche usa quello che gli serve per sostenere le proprie tesi e per criticare il cristianesimo. Non fa la stessa cosa nei confronti del cristianesimo per contestare il buddhismo o altre religioni e filosofie. Questo modo di procedere è schematico, poiché non tiene conto che in ogni religione e in ogni filosofia esistono aspetti positivi che hanno contribuito allo sviluppo del genere umano e che per questa ragione andrebbero valorizzati. P.es. Nietzsche non è riuscito a cogliere uno degli aspetti più positivi del Buddhismo, che per certi versi neppure il cristianesimo occidentale ha mai sviluppato in maniera adeguata: il rispetto della natura, cioè l'esigenza di conformare tempi, ritmi e modalità socio-esistenziali alle caratteristiche fondamentali della natura. L'amore che Nietzsche nutriva nei confronti della natura era di tipo intellettuale, filosofico (al pari di Schelling) e comunque sempre funzionale al primato ch'egli concedeva ai sensi, all'istinto... ritenuti più "puri" della stessa natura. Per Nietzsche la natura doveva evocare, pena la sua inutilità, un passato bellicoso, eroico, del genere umano, certo non un atteggiamento contemplativo, arcadico, né la necessità di riconsiderare la fatica del lavoratore agricolo o pastorale. Peraltro Nietzsche -a differenza p.es. di Weber- non compie mai alcuna analisi storico-sociologica sull'origine e lo sviluppo delle religioni filosofiche orientali. Se l'avesse fatto, si sarebbe facilmente accorto, p.es., che il buddhismo, pur essendo nato in polemica col concetto induista della divisione in caste, non si è mai posto il problema di come condurre una lotta per il superamento di questo anacronismo feudale. Anzi, esso rappresentò un modo, alquanto sofisticato, di non affrontare proprio le contraddizioni di quel retaggio. Nietzsche invece ha pienamente ragione quando lascia capire che il cristianesimo occidentale, rispetto al buddhismo, s'è dimostrato storicamente molto più intollerante, in quanto costantemente preoccupato di affermare la propria ideologia a livello planetario. D'altra parte quando una religione cosiddetta "storica" diventa "integralista", è facile che il proselitismo si trasformi in una forma di odiosa egemonia. Anche l'islam e l'ebraismo sono stati caratterizzati da questo limite e per molti aspetti lo sono ancora oggi. Al buddhismo si può semmai rimproverare il contrario, e cioè la chiusura nazionalistica, l'incapacità di misurarsi col "diverso". Del tutto esagerata è la critica che Nietzsche rivolge al cristianesimo quando lo paragona alla sapienza esoterica orientale (indobuddhista), nonché a Platone, secondo i quali ciò che conta non è la "verità delle cose" ma la fede che in essa deve avere il credente. Nietzsche non solo legge il cristianesimo del passato sulla base di quello ch'egli vede nel presente, ma, anche nel suo presente, egli non fa alcuna distinzione tra "gerarchia" e "fedeli". E' difficile pensare che per quest'ultimi sia più importante che "l'uomo si senta peccatore" e non che lo sia veramente (par. 23). Un atteggiamento del genere è più facile riscontrarlo nella gerarchia e neppure in tutti i suoi rappresentanti. Il riferimento a Platone, peraltro, pare del tutto inadeguato: meglio avrebbe fatto Nietzsche a citare la filosofia opportunistica dei sofisti, che meglio si presta alla critica di relativismo gnoseologico e valutativo. Questo poi senza considerare che non tutti gli atteggiamenti scettici sono amorali: possono anche essere "problematici", teleologicamente sospensivi... Non appare forse così l'Ecclesiaste di Qoelet? |