NIETZSCHE Cristianesimo e ateismo

FRIEDRICH NIETZSCHE
Dall'ateismo all'irrazionalismo


IN MARGINE ALL'ANTICRISTO DI NIETZSCHE

(Si fa riferimento al volume edito da Newton, Roma 1992)

Cristianesimo e ateismo

Nietzsche è così astratto nella sua analisi del fenomeno religioso che neppure si accorge quanto il cattolicesimo, rispetto all'ortodossia, rappresenti un uso molto più strumentale (specie per fini politici) della fede religiosa e che, proprio per questa ragione, esso ha indirettamente contribuito allo sviluppo di una cultura ateistica e scientifica (soprattutto a partire dalla riscoperta accademica dell'aristotelismo). Forse è il caso di dire che mentre per i cattolici l'uso strumentale della fede avviene prima per motivi politici, poi economici, per i protestanti invece la motivazione è opposta, in considerazione del fatto che gli interessi politici dei protestanti o coincidono con quelli dello Stato in cui vivono o vengono rivendicati per tutelare quelli economici.

Il cattolicesimo romano ha cominciato ad opporsi alla scienza più che altro per motivi politici, poiché era consapevole che se avesse perduto la battaglia ideologica contro la borghesia, avrebbe poi dovuto ridimensionare le sue pretese economiche. Il cattolicesimo romano ha favorito la scienza fino al momento in cui s'è reso conto che l'uso delle scoperte scientifiche stava portando la borghesia a un'autonomia troppo grande nei confronti del tradizionale autoritarismo ecclesiastico.

Nondimeno è fuor di dubbio che tutta l'elaborazione teologica della Scolastica rappresenta un involontario passo avanti in direzione dell'ateismo, proprio a motivo del suo modo astratto, tipicamente filosofico, di affrontare le questioni religiose. La religione, quella nell'accezione più classica del termine, è più che altro un fenomeno delle culture pre-schiavistiche, forse neppure di tutte. Lo schiavismo infatti fu una realtà talmente dura che in un certo senso si fu costretti a passare dalla ingenua religione animistica alle rappresentazioni antropomorfiche della divinità (nella forma politeistica), sino alla sofisticata metafisica cristiana, la quale non poteva sorgere che dall'ebraismo, l'unica religione monoteistica tra le tante religioni politeistiche.

Che il cattolicesimo abbia contribuito allo sviluppo dell'ateismo è stato relativamente compreso dal protestantesimo (specie nella sua versione calvinista), il cui ateismo si manifesta proprio in quel concetto di "dio interiore", assolutamente soggettivo e individualistico, che sfugge a una verifica più propriamente socio-ecclesiale.

Dunque l'ateismo non è solo una prerogativa dei filosofi anti-cristiani, almeno non più di quanto lo sia per il cattolico-romano rispetto all'ortodosso o del protestante rispetto allo stesso cattolico. La differenza sta piuttosto nel diverso livello di consapevolezza. Persino i primitivi cristiani, col loro concetto di "figlio di dio", applicato unilateralmente al solo Cristo, venivano tacciati di ateismo, in quanto veniva negata la figliolanza divina all'imperatore e il carattere sovrumano alle altre divinità dell'Olimpo.

Nietzsche ha amato molto l'Italia, e il Rinascimento in particolare, ma non ha mai capito il motivo storico-culturale per cui la politica e la scienza moderna sono nate proprio in un paese profondamente cattolico. Cioè non ha capito come sia stato proprio il cattolicesimo, nella sua lotta spietata contro l'ortodossia orientale (greco-bizantina prima e slavo-russa dopo), a generare il "mostro" che poi gli si sarebbe rivoltato contro.

Il vero atteggiamento religioso, infatti, non è quello cattolico legato al potere, ma quello spiritualistico, profetico, strettamente legato alla tradizione dei Padri, quello ascetico, mistico, contemplativo, teologicamente apofatico. E' questo il cristianesimo più profondo, più serio e rigoroso, ed anche quello più difficile da combattere (sul piano ateistico), poiché può essere vinto solo se si dimostra, in maniera pratica, che le contraddizioni su cui esso poggia la propria ragion d'essere possono essere risolte.

Una religione che riesce a stare legata a una tradizione bimillenaria, senza assumere atteggiamenti particolarmente autoritari nei confronti di altre religioni e nei confronti dell'ateismo (se si esclude quello dei sovrani bizantini e slavi che usarono la religione come instrumentum regni), è una religione con cui può anche intavolare una discussione, per quanto un ateo non dovrebbe mai dimenticare che suo compito è quello di creare una società in cui non vi sia bisogno di alcuna religione.

Comunque solo un filosofo individualista come Nietzsche poteva pensare che il protestantesimo sia più difficile da combattere del cattolicesimo. Se Nietzsche avesse esaminato la religione cristiana in maniera storica, avrebbe visto ch'essa è più un fenomeno sociale che intellettuale: il sociale ha un primato sul logico-razionale (specie nella variante cattolico-ortodossa), al punto che mentre la base cristiana mostra di credere nei dogmi, gli intellettuali invece spesso sono scettici e fanno professione di doppiezza per mero opportunismo.

Questo significa che il cristianesimo non potrà mai uscire sconfitto nella lotta tra "fede" e "scienza", se questa lotta viene condotta coi criteri e metodi tipici dell'illuminismo borghese. Non bastano "la filosofia e la medicina" -come vuole Nietzsche- per vincere il cristianesimo; occorrono anche una diversa organizzazione della società, una democrazia strettamente legata al socialismo.

La scienza, fino ad oggi, ha potuto vincere la religione solo perché il capitalismo s'è dimostrato più forte del feudalesimo, ma se in futuro il capitalismo subirà un tracollo mondiale, nessuno ci potrà assicurare che non torneremo a un Medioevo dominato dalla religione. Per scongiurare tale eventualità, occorre che gli uomini, già da adesso, si mettano a costruire una società alternativa al capitalismo, capace di guardare avanti, memore degli errori passati.

La superstizione non è solo prerogativa di ogni religione (tanto che si potrebbe dire che ogni religione è, in ultima istanza, una superstizione), ma è anche un limite in cui può cadere chiunque assuma un atteggiamento dogmatico nei confronti della propria concezione del mondo.

In tal senso il "peccato originale" non è stato tanto l'aver voluto acquisire la scienza contro la dimensione della fede, ma l'aver voluto affermare una verità soggettiva contro la tradizione di una verità collettiva: è stato l'appropriarsi privatamente di un bene comune. Il "peccato originale" è il simbolo dello sviluppo delle società antagonistiche in antitesi a quelle basate sul collettivismo. In tale diatriba il valore della scienza e della fede sono alquanto relativi, poiché le società collettive non erano affatto basate sul primato della religione, come d'altra parte non si può dire che le società individualistiche siano prevalentemente basate sulla ragione scientifica. Si pensi solo alla cieca fede con cui si crede alla tecnologia, al benessere, al consumismo, allo sviluppo, al militarismo...

L'ebraismo ha avuto una consapevolezza straordinaria di ciò che gli uomini avevano perduto scegliendo la strada dell'individualismo e della rottura delle tradizioni comunitarie. Esso non ha mai ridotto la questione in termini di lotta tra "scienza" e "fede". Gli elementi veri dello scontro sono sempre stati quelli di "individualismo" e "collettivismo".


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015