FRIEDRICH NIETZSCHE
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IN MARGINE ALL'ANTICRISTO DI NIETZSCHE (Si fa riferimento al volume edito da Newton, Roma 1992) Ateismo naturalistico e filosofico Interessante la differenza che Nietzsche pone tra l'ateismo degli scienziati della natura e il proprio, che è di tipo non solo filosofico ma anche esistenziale, perché frutto di un lavoro tormentato su di sé. In effetti, l'ateismo degli scienziati, essendo troppo spontaneo e irriflesso, è poco efficace nella lotta culturale contro la superstizione e nella lotta politica contro il clericalismo. Tuttavia, ciò che di positivo Nietzsche afferma sul piano teorico, viene purtroppo smentito nella prassi, in quanto è difficile pensare che un ateismo, quale il suo, così marcatamente individualista e irrazionalista, sia più efficace di quello "naturale" degli scienziati nella battaglia anti-religiosa. Molti dei problemi personali di Nietzsche risalgono all'educazione religiosa ricevuta nell'ambiente familiare, il cui peso egli si è trascinato per tutta la vita (al pari di Kierkegaard). Sotto questo aspetto è senza dubbio molto più ateo quell'individuo che nei confronti della religione assume un atteggiamento indifferente, cioè quell'individuo che tiene separata la religione da tutto il resto, evitando di criticarla pubblicamente o aderendovi solo formalmente. E' la classica posizione agnostica (da Cicerone a Croce), ed è la posizione dominante in Italia, dove nei confronti della religione si assume solo un atteggiamento politico, evitando di entrare nel merito dei contenuti teologici, che andrebbero criticati dal punto di vista ateistico. La critica scientifica viene fatta più in Germania che in Italia (il grande Bultmann tuttavia non ha mai messo in discussione l'esistenza di dio). Il fatto è purtroppo che ancora si teme che una posizione esplicitamente ateistica sia foriera di idee e atteggiamenti che, sul piano politico, potrebbero portare al socialismo. Come noto, la sinistra italiana, al fine di evitare questo rischio, ha sempre limitato il discorso sulla religione a una posizione meramente politica (non ideologica), precisando, giustamente, che l'ateismo non può essere considerato uno strumento per acquisire consensi politici, ma finendo anche con l'assumere atteggiamenti equivoci e tendenzialmente strumentali. Avendo infatti rinunciato all'idea di poter trasformare in maniera rivoluzionaria la società, cioè avendo rinunciato all'idea che un cattolico possa aderire a questo progetto non in quanto cattolico ma in quanto lavoratore sfruttato, la sinistra, pur di andare al governo o di essere legittimata come forza di governo, ha elaborato la tesi dell'inevitabile compromesso storico con le forze cattoliche (senza il cui consenso è certo difficile governare restando nell'ambito del capitalismo italiano), e ha rinunciato a qualunque battaglia culturale a favore dell'umanesimo laico e dell'ateismo scientifico. |