MARX ED ENGELS NELLA RIVOLUZIONE TEDESCA DEL 1848

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


MARX ED ENGELS NELLA RIVOLUZIONE TEDESCA DEL 1848

L’inizio della rivoluzione del 1848 trovò Marx ed Engels a Bruxelles. I gruppi repubblicani locali cominciarono a prepararsi all’insurrezione armata che doveva abbattere la monarchia in Belgio. A questa preparazione parteciparono attivamente i membri dell’associazione di Bruxelles della "Lega dei comunisti".

La notte del 4 marzo la polizia arrestò Marx e sua moglie; il giorno seguente essi furono espulsi dal Belgio. Alcune ore prima dell’arresto di Marx il comitato della Lega dei comunisti del circondario di Bruxelles, al quale il Comitato Centrale di Londra aveva trasmesso i pieni poteri, aveva deciso di trasferire la sede del Comitato Centrale a Parigi in vista delle repressioni poliziesche.

Il 5 marzo Marx arrivò a Parigi, dove fu creato un nuovo Comitato Centrale della "Lega dei Comunisti" sotto la sua presidenza; segretario del comitato divenne Schapper; tra i membri vi era anche Engels, arrivato anch’egli da poco a Parigi.

Alla fine di marzo fu pubblicato il volantino di Marx ed Engels Le rivendicazioni del Partito Comunista in Germania. I principali punti programmatici erano: la trasformazione della Germania in una repubblica una e indivisibile; l’introduzione del suffragio universale (per gli uomini che avessero raggiunto il 21° anno di età); l’eliminazione del vecchio esercito e l’armamento generale del popolo; la procedura giudiziaria gratuita; l’abolizione senza riscatto di tutti gli obblighi feudali; la nazionalizzazione delle terre dei principi regnanti e di tutti i possedimenti feudali, delle miniere, cave, ferrovie, canali; la creazione di grandi aziende rurali sulle terre nazionalizzate; la fondazione di un’unica banca statale; l’organizzazione di opifici nazionali per i disoccupati; l’assicurazione dei mezzi di sussistenza per gli invalidi; la separazione della Chiesa dallo Stato e l'istruzione generale e gratuita.

Marx ed Engels pensavano che questo avrebbe creato il terreno favorevole per passare poi a una rivoluzione socialista e per lottare per una completa vittoria del proletariato.

La linea tattica di Marx ed Engels nella rivoluzione del 1848 era basata sulla lotta per l'unità di tutte le forze democratiche della Germania. Per realizzare praticamente questi obiettivi Marx entrò nell’"Unione operaia" di Colonia, dove i comunisti svolgevano la propria attività in collaborazione con i rappresentanti della corrente di sinistra dei democratici borghesi.

Durante l’aprile e il maggio 1848 il Comitato Centrale della "Lega dei comunisti", la cui sede, da quando Marx era arrivato (l’11 aprile), era divenuta Colonia, centro della regione industriale renana, condusse un intenso lavoro per stabilire contatti con le associazioni locali e per crearne di nuove.

Delegati del Comitato Centrale furono inviati in diverse città della Germania, ma dalle loro comunicazioni risultò chiaro che le associazioni della Lega erano poche. Marx e i suoi compagni di lotta giunsero alla conclusione che in quelle condizioni era impossibile trasformare la "Lega dei comunisti" in un partito proletario di massa. Fu perciò deciso che la propaganda delle idee comuniste e la diffusione delle direttive della Lega sarebbero state condotte essenzialmente con la stampa e che i membri della Lega, oltre a partecipare alle organizzazioni operaie, avrebbero dovuto far parte del movimento democratico, formandone la corrente di sinistra.

Marx condannò recisamente il tentativo avventuristico di un gruppo di emigrati tedeschi, guidati dal poeta Herwegh, di organizzare una marcia militare dalla Francia in Germania per iniziare la rivoluzione. Marx si oppose a questo progetto dimostrando che non avrebbe fatto altro che compromettere gli emigrati tedeschi; egli invece consigliava loro di ritornare alla spicciolata in patria per partecipare alla lotta rivoluzionaria. Nonostante ciò Herwegh non rinunciò all’impresa; il 24 aprile una colonna da lui guidata attraversò il Reno, ma già il 27 veniva sconfitta e dispersa in uno scontro con le truppe.

Dal 1° giugno 1848 ebbe inizio a Colonia la pubblicazione di un grande quotidiano politico la "Nuova Gazzetta Renana" ("Neue Rheinische Zeitung"), di cui Marx era il redattore-capo; il sottotitolo del giornale era: "Organo della democrazia". In effetti il giornale era la tribuna dell’avanguardia rivoluzionaria del proletariato, e stavano a dimostrare ciò gli articoli di Marx ed Engels sul movimento cartista in Inghilterra e specialmente i loro appassionati interventi in difesa della rivoluzione di giugno degli operai parigini. Dopo la pubblicazione di questi articoli, molti borghesi, che partecipavano alla pubblicazione del giornale, se ne allontanarono.

La "Nuova Gazzetta Renana" sferzava i controrivoluzionari aperti e il comportamento dei liberali borghesi, criticava l’incoerenza e l’indecisione dei democratici piccolo-borghesi, difendeva gli interessi vitali del popolo tedesco. Il giornale dava ampie informazioni sul corso della rivoluzione in Francia, in Germania e in Austria, e prestava inoltre anche molta attenzione al movimento operaio e alla lotta rivoluzionaria delle masse popolari di altri paesi, ai movimenti nazionali dei popoli polacco, italiano, ungherese, ceco ecc.

In politica estera Marx ed Engels proponevano una lotta rivoluzionaria contro la Russia zarista, che era allora il principale baluardo della controrivoluzione europea. Essi rilevavano che la sconfitta dello zarismo in questa guerra avrebbe portato a un rilancio della rivoluzione in Germania e in Austria, al rovesciamento della dinastia degli Hohenzollern e di quella degli Asburgo.

All’interno del movimento operaio in Germania Marx ed Engels conducevano una lotta su due fronti: da un lato contro Born, il quale sperava in uno sviluppo pacifico degli avvenimenti; dall’altra contro Gottschalk, il quale reputava che la Germania sarebbe potuta divenire una repubblica comunista senza passare per lo stadio intermedio democratico-borghese della rivoluzione ed esortava gli operai a non prender parte alle elezioni all’Assemblea rappresentativa pantedesca. La lotta contro la tattica semianarchica di Gottschalk si concluse con la perdita da parte di quest’ultimo di ogni influenza tra gli operai di Colonia.

Nell’ottobre del 1848 Marx fu eletto presidente dell’"Unione operaia" di Colonia; egli aveva inoltre una funzione direttiva nell’"Associazione democratica" di Colonia, e anche nel "Comitato dei democratici della Renania", fondato alla fine di giugno del 1848.

LA LOTTA PER L’UNITÀ DELLA GERMANIA. IL PARLAMENTO DI FRANCOFORTE

Uno dei più importanti compiti che la rivoluzione democratica borghese tedesca si poneva era l’unificazione politica della Germania. Gran parte della borghesia tedesca voleva l'unificazione sotto l’egemonia della Prussia, soluzione che prevedeva l’esclusione dalla Germania dei possedimenti della monarchia degli Asburgo: perciò i sostenitori di questa tesi furono chiamati "piccolo-tedeschi".

La seconda soluzione prevedeva l’unificazione della Germania con tutti i territori della Confederazione germanica in un unico Stato tedesco sotto l’egemonia dell’Austria.

Alcuni gruppi di piccoli borghesi e di contadini, specialmente del sud del paese, miravano a trasformare la Germania in una repubblica federale, sul tipo della Svizzera, con una debole autorità centrale, nella quale i piccoli Stati conservassero una notevole indipendenza. Gli ambienti progressisti della classe operaia, della piccola borghesia e gli intellettuali radicali combattevano per la creazione di un’unica repubblica tedesca democratica.

Il 18 maggio 1848 si aprirono a Francoforte sul Meno le sedute dell’Assemblea nazionale pantedesca, eletta per risolvere il problema dell’unificazione del paese. La maggioranza dei deputati di questo primo Parlamento pantedesco era formata da borghesi liberali, da intellettuali borghesi e da sostenitori della monarchia costituzionale; operai e artigiani erano completamente assenti.

Tra i deputati vi era un solo comunista, Wilhelm Wolff, membro del Comitato Centrale della "Lega dei comunisti", eletto in Slesia, dov'era molto popolate.

Reggente temporaneo della Germania fu eletto l’arciduca austriaco Giovanni, membro della dinastia degli Asburgo, che si era conquistato la fama di liberale. Il reggente imperiale nominò i ministri del governo centrale tedesco e mandò ambasciatori nelle capitali degli Stati stranieri. Ma il governo e il Parlamento di Francoforte non avevano un vero potere o alcuna autorità né in Germania né all’estero. Il Parlamento si rifiutò di abolire gli obblighi feudali, e sul problema nazionale prese una posizione apertamente sciovinista, dichiarandosi a favore di un’assimilazione forzata dei popoli slavi e pronunciandosi contro il movimento di liberazione del popolo italiano.

LE BATTAGLIE RIVOLUZIONARIE IN GERMANIA NELL’AUTUNNO DEL 1848

Nonostante la moderatezza politica dell’Assemblea nazionale prussiana, la sua maggioranza liberale borghese fu costretta, sotto la pressione delle petizioni dei contadini, a emanare alcune leggi agrarie, in particolare sull’abolizione del diritto di caccia dei proprietari fondiari nelle terre dei contadini. Queste leggi e il progetto di una definitiva liquidazione degli ordinamenti feudali nelle campagne, suscitarono il malcontento dei nobili. Era possibile prevenire un’offensiva della controrivoluzione solo appoggiandosi alle masse popolari, ma i deputati borghesi liberali moderati dell’Assemblea erano incapaci di compiere questo passo.

Il 13 ottobre 1848, in seguito alla minaccia di licenziamento, iniziarono a Berlino agitazioni tra gli operai occupati nei lavori pubblici. Il 16 ottobre la polizia e distaccamenti della Guardia civica aprirono il fuoco su una dimostrazione di operai. Reagendo a questa violenza cominciarono a sorgere barricate nella città. Gli operai, gli artigiani e gli studenti si armarono. La Guardia civica borghese partecipò con le truppe alla repressione di questo moto.

La vittoria della controrivoluzione in Francia e in Austria incoraggiò i reazionari prussiani. Il 2 novembre fu formato un nuovo governo con i rappresentanti della nobiltà feudale e dell’alta burocrazia, guidati da reazionari convinti come il conte e generale Brandenburg (zio del re) e il barone Manteuffel. Il 9 e il 10 novembre le truppe occuparono Berlino, e la Guardia civica si lasciò disarmare senza opporre alcuna resistenza.

Gruppi di operai radunati accanto al palazzo dov'era riunita l’Assemblea nazionale erano pronti a entrare in lotta contro le truppe, ma i deputati liberali non vollero saperne. Sicché tutti i giornali di sinistra furono soppressi e le organizzazioni democratiche vietate.

Il 9 novembre il governo dichiarò che l’Assemblea nazionale sarebbe stata trasferita da Berlino al sobborgo di Brandeburgo. Questo significava in sostanza la soppressione dell’Assemblea. Il 15 novembre, alla vigilia dell’apertura, l’Assemblea si rivolse al popolo tedesco esortandolo a sospendere il pagamento delle tasse, ma non si decise a chiamare il popolo alla lotta armata.

Gli ambienti progressisti della classe operaia, i democratici piccolo-borghesi cercarono di resistere alle azioni controrivoluzionarie di Berlino. Il "Comitato regionale dei democratici sassoni", l’"Unione generale dei contadini della Slesia" e molte altre organizzazioni democratiche protestarono vivamente contro i provvedimenti del gabinetto di Brandenburg e Manteuffel. Le organizzazioni democratiche della Renania opposero una resistenza particolarmente decisa al colpo di stato.

Il 18 novembre il "Comitato dei democratici della Renania" lanciò un appello redatto da Marx, nel quale dichiarava ch'era impossibile limitarsi a una resistenza passiva e che la decisione dell’Assemblea nazionale di non pagare le tasse si sarebbe potuta attuare soltanto se il popolo avesse opposto al governo una resistenza armata. La "Nuova Gazzetta Renana" iniziò a uscire con la parola d’ordine: "Niente più tasse!".

Il tradimento dell’alta borghesia, la quale insieme con i circoli dei latifondisti aveva appoggiato il governo, rese più facile alle autorità la repressione contro i gruppi democratici che avevano partecipato alla lotta contro il colpo di stato controrivoluzionario.

LE DIVISIONI NEL CAMPO DEMOCRATICO

All’inizio del 1849 si ebbe in Germania un inasprimento della lotta di classe e un incremento del processo di differenziazione all’interno del campo democratico tra la corrente moderata e quella rivoluzionaria.

La posizione conseguentemente rivoluzionaria della "Nuova Gazzetta Renana", il suo battagliero internazionalismo e la sua decisa lotta contro la reazione provocarono gli attacchi delle stampa reazionaria e liberale moderata, le minacce e le repressioni delle autorità. Il 26 settembre la pubblicazione del giornale fu sospesa (fu ripresa poi il 12 ottobre).

Nel febbraio del 1849 il governo prussiano intentò due cause contro Marx, Engels e l’editore del giornale, e anche contro il "Comitato dei democratici della Renania", ma la corte d’Assise assolse gli imputati.

Nell’aprile del 1849 Marx, a causa della crescente ostilità dei democratici borghesi nei confronti del movimento operaio, ruppe i legami organizzativi con essi e uscì dal "Comitato regionale dei democratici". Con l’appoggio del movimento proletario, che aveva acquistato nuove forze, Marx e i suoi compagni di lotta si preparavano alla convocazione di un congresso in cui fossero rappresentate le organizzazioni operaie di tutta la Germania allo scopo di creare un partito operaio di massa.

LA COSTITUZIONE IMPERIALE DEL 1849

Il 28 marzo 1849, a conclusione di lunghi dibattiti, il Parlamento di Francoforte approvò la costituzione dello Stato germanico unificato. Essa prevedeva la creazione di un Reich tedesco del quale avrebbero dovuto far parte la Baviera, la Sassonia, l’Hannover, il Württemberg, il Baden e altri Stati tedeschi, nonché l’Austria.

Tutti questi Stati conservavano la propria autonomia interna, i propri governi, parlamenti e tribunali, ma le funzioni più importanti di interesse generale (politica estera, comando delle forze armate, politica doganale ecc.) dovevano essere esercitate dal governo centrale, a capo del quale era l’imperatore. Il potere legislativo era affidato a un Reichstag bicamerale.

La Costituzione sanciva alcune libertà democratiche borghesi: eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge, libertà di parola, di stampa, di coscienza, inviolabilità della persona, istruzione elementare gratuita e laica ecc.

D’altra parte però la Costituzione dichiarava intangibili le proprietà della Chiesa, e per quel che riguardava la questione dei più importanti obblighi feudali, consigliava che fosse risolta tra padroni e contadini.

Nonostante la sua moderazione, la Costituzione aveva un significato progressista, poiché si prefiggeva di eliminare lo smembramento politico del paese ed era un passo in avanti verso la trasformazione della Germania in monarchia borghese. Proprio per questa ragione i circoli dirigenti prussiani e degli altri grandi Stati germanici, in cui erano al potere gruppi reazionari della nobiltà e della burocrazia, si rifiutarono di riconoscere questa Costituzione. La Costituzione di Francoforte risultò fallita in partenza, e il fatto ch'essa fosse stata riconosciuta da 29 Stati, piccoli e medi, non ebbe alcun significato pratico.

Nell’aprile del 1849 arrivò a Berlino una delegazione del Parlamento di Francoforte per offrire al re prussiano la corona dell’impero tedesco, ma Federico Guglielmo IV si rifiutò categoricamente di accettarla.

L’INSURREZIONE DEL MAGGIO 1849

Nel maggio del 1849 le masse popolari si levarono in difesa della Costituzione, ma queste azioni, a differenza delle insurrezioni del marzo 1848, ebbero un carattere locale e limitato, si svolsero solo in una parte della Germania, e cioè nelle regioni della Sassonia e della Renania, industrialmente avanzate, e anche nel Baden e nel Palatinato, dove i sentimenti antiprussiani erano particolarmente forti.

Il 3 maggio, su appello dei circoli democratici, le masse popolari di Dresda iniziarono a costruire barricate. Il 4 maggio il re di Sassonia fuggì dalla capitale e il potere passò nelle mani di un governo provvisorio formato dal leader della corrente di sinistra dei borghesi democratici, l’avvocato S.E. Tzschirner e dai liberali moderati Heubner e K. G. Todt.

Il governo provvisorio non agì decisamente, e di questo approfittarono i nemici della rivoluzione, che riuscirono ad ammassare numerose truppe a Dresda e ad assicurarsi la superiorità nei confronti degli insorti.

La Guardia civica borghese tradì il movimento popolare. Per quattro giorni distaccamenti di operai e di artigiani respinsero con grande tenacia la pressione delle truppe sassoni e prussiane. La direzione militare degli insorti era stata affidata a Stephan Born, capo della "Fratellanza operaia" di Berlino; partecipò attivamente alla lotta il rivoluzionario russo M. Bakunin.

Il 9 maggio l’insurrezione in Sassonia fu repressa. Nello stesso giorno scoppiò una rivolta a Elberfeld (Renania), e le truppe ivi giunte per la repressione furono scacciate. La sera dello stesso giorno gli operai di Dusseldorf corsero alle armi, e dopo aver costruito barricate, resistettero fino alla mattina del giorno seguente.

A Solingen gli operai insorti s'impadronirono dell’arsenale. A Iserlohn gli operai crearono un corpo armato di quasi 3 mila uomini e costruirono barricate per tutta la città.

Ma la preoccupazione dei liberali borghesi, ai quali faceva più paura l’attività rivoluzionaria degli operai che l’approssimarsi delle truppe prussiane, annullò i successi iniziali del movimento rivoluzionario della Renania. Questa preoccupazione si manifestò chiaramente durante gli avvenimenti di Elberfeld, dove l’11 maggio giunse Engels a capo di un distaccamento di 500 operai di Solingen, per partecipare alla lotta armata.

Engels chiedeva il disarmo della Guardia borghese, la distribuzione delle armi sequestrate agli operai, l’imposizione ai grandi capitalisti di un prestito forzato. Il "Comitato per la sicurezza", formato da rappresentanti della corrente moderata della democrazia borghese, si rifiutò di accettare queste richieste, sebbene esse avrebbero potuto rinforzare considerevolmente la posizione della città insorta. Dopo alcuni giorni Engels fu invitato ad abbandonare Elberfeld, con la scusa che la sua presenza provocava preoccupazioni all’interno dei circoli borghesi, e così Engels fu costretto a partire.

LA VITTORIA DELLA CONTRORIVOLUZIONE IN PRUSSIA

Gli errori tattici dei democratici insorti della Renania, i quali non si erano preoccupati di stabilire stretti contatti tra le varie città, accelerarono la sconfitta delle insurrezioni. Influì negativamente anche il fatto che la maggioranza dei contadini non partecipò alla lotta rivoluzionaria.

Nel Palatinato il movimento di difesa della Costituzione imperiale ebbe inizio i primi giorni di maggio. Al movimento aderirono soldati delle guarnigioni locali; il 17 maggio a Kaiserslautern fu nominato un governo provvisorio, il quale proclamò la separazione del Palatinato dalla Baviera, ma agì in maniera molto indecisa e non prese seri provvedimenti per la lotta contro la controrivoluzione.

In quegli stessi giorni il movimento rivoluzionario si era esteso anche nel Baden. Il 12 maggio scoppiò un’insurrezione di soldati nella fortezza di Rastatt. Soldati insorsero anche in altre città. A Karlsruhe il 13 maggio scoppiò un’insurrezione; il granduca Leopoldo fuggì dalla città e il potere passò nelle mani di uomini politici dell’opposizione, che formarono un governo provvisorio presieduto dal liberale moderato borghese Brentano. Tutto il vecchio apparato burocratico rimase però immutato. La richiesta dei circoli democratici di eliminare gli obblighi feudali ancora esistenti non fu attuata, e la repubblica non fu proclamata ufficialmente. Gli elementi controrivoluzionari agivano impunemente. Brentano sin dal primo momento aveva tradito l’insurrezione del Baden (così scriveva F. Engels in La campagna tedesca per la costituzione imperiale).

Ben presto le truppe prussiane attraversarono il Reno e cominciarono ad avanzare verso l’interno del Baden. Il 29 e il 30 giugno si svolse l’ultima battaglia sotto le mura di Rastatt, nel corso della quale 13 mila abitanti del Baden opposero una tenace resistenza a 60 mila prussiani. L’11 e il 12 luglio l’esercito sconfitto del Baden e del Palatinato attraversò i confini svizzeri. Ultimo a ritirarsi fu il reparto di operai volontari guidati dall’ufficiale a riposo e membro della "Lega dei comunisti" August Willich, il cui aiutante di campo era lo stesso Engels, che, secondo la testimonianza dei suoi compagni di lotta, diede prova di grande coraggio. Lui stesso attribuì al comportamento dei capi della piccola borghesia, la principale cause della sconfitta dell’insurrezione.

La guarnigione della fortezza di Rastatt - l’ultimo focolaio della resistenza dei rivoluzionari del Baden - circondata dalle truppe prussiane, si batté coraggiosamente fino al 23 luglio. La cricca militarista si vendicò selvaggiamente dei difensori di Rastatt.

L’insurrezione armata del Palatinato e del Baden fu l’ultimo scontro decisivo tra le forze rivoluzionarie e quelle controrivoluzionarie nel 1849 in Germania. Le autorità di Colonia approfittarono della repressione dell’insurrezione della Renania per sopprimere la "Nuova Gazzetta Renana". Il 19 maggio 1849 uscì l’ultimo numero (301) del giornale, stampato tutto in rosso. Congedandosi dagli operai di Colonia, Marx scriveva a nome dei collaboratori del giornale che la loro ultima parola sarebbe stata sempre e dovunque: "emancipazione della classe operaia".

Il 16 giugno 1849 il Parlamento di Francoforte, da poco tempo trasferitosi a Stoccarda, fu sciolto dalle truppe, e ciò segnò la vittoria definitiva della controrivoluzione in Germania.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015