CONTESTO STORICO DI MARX-ENGELS

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


CONTESTO STORICO DI MARX-ENGELS

La vita di Marx abbraccia un periodo che va dalla Santa Alleanza, che sancì il trionfo delle idee neomedievali, al trionfo del capitalismo come sistema sociale, coi suoi aspetti colonialistici avanzati.

Prima di parlare di questo periodo nel contesto europeo è bene dire alcune cose sulla Renania, che diede i natali a Marx nel 1818.

Nel 1795 la riva sinistra del Reno era stata annessa alla Francia. In quei territori era stato smantellato l'ordinamento feudale e introdotto il codice napoleonico (quindi la servitù della gleba e con essa le corporazioni erano state abolite). Tutto ciò, unitamente alla presenza di grandi giacimenti carboniferi e di minerali ferrosi, favorì lo sviluppo dell'industria pesante in quella regione.

Dopo il crollo dell'impero napoleonico la Renania fu annessa, nel 1815, alla Prussia (il più reazionario dei 38 Stati in cui era divisa la Germania). Da notare che l'unificazione politica tedesca fu il maggiore tra i problemi che il Congresso di Vienna aveva lasciato irrisolti.

Nel 1818 la borghesia riuscì a unificare il territorio della Prussia in un'unica zona doganale: l'economista F. List, nella lotta per l'unione doganale (Zollverein), riuscì a mettere insieme, nel 1834, 18 Stati tedeschi. Le spinte nazionaliste apparivano più forti di quelle liberali.

Le prime critiche sociali in Germania nacquero proprio in Renania, ad opera di L. Gall, G. Büchner (che dovrà poi fuggire in Svizzera) e F. Weidig che, dopo essere stato incarcerato e torturato, morirà suicida nel 1837. I socialisti emigrati in Francia avevano costituito nel 1834 una società segreta col nome di "Lega tedesca dei proscritti", imbevuta di idee sant-simoniane e del socialismo utopistico di Fourier. Quand'essa si divise in due, l'ala sinistra diede vita nel '36 alla "Lega dei giusti", il cui principale teorico fu W. Weitling, che pubblicò alla fine del '42, in Germania, Garanzie dell'armonia e della libertà, criticando duramente la società borghese e la proprietà privata. L'impianto restava entro i limiti del socialismo utopistico. Nello stesso anno L. Stein pubblicò Socialismo e comunismo nella Francia contemporanea. Non meno importanti furono le due opere di M. Hess, Storia sacra dell'umanità (1837) e Triarchia europea (1841), nonché i suoi molti articoli pubblicati sulla Gazzetta renana. La "Lega dei giusti", appoggiata dalle società segrete francesi di estrazione operaia, aveva diramazioni anche a Londra e in alcune città svizzere e tedesche.

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Gli eventi più significativi dopo la Santa Alleanza sono i moti liberali del '20-'21 (rivoluzione spagnola per ottenere dal re Ferdinando VII una definitiva costituzione, moti a Napoli e in Sicilia, che erano sotto i Borboni di Spagna, ma qui il re spagnolo chiese l'intervento, risultato vincente, dell'Austria, la quale sconfisse anche i moti piemontesi), la rivoluzione parigina del 1830, l'indipendenza greca dalla Turchia (1829), riconosciuta dalla Santa Alleanza perché la corona della Grecia venne data a Ottone di Baviera.

Poi vi furono i moti liberali del '30-'31, che praticamente partirono con la rivoluzione parigina del luglio 1830 (le più importanti in Francia furono le rivolte operaie nel '31 e nel '34). Al potere andò Luigi Filippo d'Orleans che assunse il titolo di "re dei francesi" e non "per grazia di Dio" (come i monarchi assoluti). Egli modificò la Costituzione sulla base del censo elettorale, per permettere alla borghesia una più ampia partecipazione al governo; proclamò la "politica del non intervento", per cui il governo francese non avrebbe permesso l'intervento di uno Stato negli affari interni di un altro (era l'esatto contrario del principio affermato dalla Santa Alleanza).

Col nuovo principio francese s'impedì ad Austria e Russia d'intervenire nella rivoluzione belga del 1830, con cui il Belgio, unito all'Olanda dalla Santa Alleanza, allo scopo di creare uno Stato forte ai confini della Francia, volle staccarsi dall'Olanda per motivi economici (il Belgio era industriale e agricolo, l'Olanda era commerciale), nonché etnico-religiosi (il Belgio vallone era cattolico, l'Olanda fiamminga era protestante). La Francia fu appoggiata dall'Inghilterra: esse aiutarono il Belgio anche militarmente.

La politica del "non intervento" non fu però applicata nel caso della rivoluzione polacca, con cui la Polonia cercò di liberarsi, senza riuscirvi, dal giogo russo, e neppure nel caso dei moti dell'Italia centrale nel 1831, ove l'Austria poté facilmente avere la meglio. In Italia tuttavia i moti insurrezionali continuarono a Genova, nella Savoia, a Imola, in Romagna e a Cosenza: tutti moti di tipo mazziniano conclusisi negativamente.

In Inghilterra negli anni '30 si sviluppò il cartismo, movimento operaio a tendenza radicale.

Le rivoluzioni borghesi ripresero nel 1848. Di nuovo fu quella di Parigi che diede il via. Luigi Filippo aveva favorito solo l'alta borghesia (banchieri, industriali, grossi commercianti...). La rivoluzione del '48 vide uniti la piccola borghesia e il proletariato (era sorta in quegli anni la "questione sociale", a causa della miseria e della disoccupazione).

Bonapartisti (seguaci di Luigi Napoleone, ex-ufficiali e impiegati dello Stato), repubblicani e radicali (piccola borghesia) e socialisti (Saint-Simon, Fourier e Blanc i leaders) chiesero il suffragio universale, ma sono soprattutto i repubblicani e i socialisti che impongono con la rivoluzione la costituzione di una repubblica, l'istituzione di officine nazionali per dare lavoro ai disoccupati, e la convocazione di un'Assembla costituente a suffragio universale per dare alla Francia una nuova Costituzione.

La borghesia si spaventò del potere dei socialisti e così mandò alla Costituente una maggioranza di repubblicani moderati con una forte minoranza clericale. La Costituente chiuse gli opifici nazionali, represse con forza il proletariato e promulgò una Costituzione repubblicana di carattere borghese. Quando poi si trattò di eleggere il presidente, i voti della borghesia andarono al partito bonapartista, cioè a Luigi Bonaparte, per avere un governo forte. Ma una volta eletto, Luigi Bonaparte fece un colpo di stato nel 1851 per farsi eleggere imperatore col titolo di Napoleone III (il che farà nascere il II impero).

In Prussia, a Berlino, scoppia la rivoluzione nel 1848 per ottenere dal re Federico Guglielmo IV una Costituzione. Il re represse la rivolta ma volle concedere lo stesso una Costituzione, seppure di carattere moderato. Venne imitato da quasi tutti gli altri Stati tedeschi. Il re parteggiava per la romantica scuola storica del diritto, per la quale la monarchia feudale era un'istituzione divina e la teoria del diritto naturale un assurdo.

I liberali però pretesero l'unificazione politica della Germania, avendo già ottenuto l'unione doganale nel 1833. Proposero di trasformare la vecchia Confederazione germanica in un Impero federale tedesco. Convocarono a tale scopo un'Assemblea costituente, formata dai deputati di tutti gli Stati tedeschi, eletti a suffragio universale.

L'Assemblea fu divisa tra "grandi tedeschi" (l'unità tedesca sotto l'egemonia austriaca) e "piccoli tedeschi" (l'unità sotto la Prussia): vinsero quest'ultimi.

Ma il re di Prussia, per timore dell'Austria e nettamente ostile al movimento democratico, non volle accettare la corona; l'Austria e quasi tutti i sovrani della Germania richiamarono i propri deputati. L'Assemblea venne sciolta dalle milizie prussiane nel 1849.

L'unificazione politica della Germania non avverrà sotto la direzione della borghesia industriale, ma sotto quella degli junkers (aristocrazia fondiaria, alte caste militari, burocrazia statale). Dopo la sconfitta del movimento liberale, all'indomani del '48, ogni traccia di rinnovamento democratico-costituzionale si perse, e attorno a Guglielmo I di Prussia restarono compatti appunto gli junkers. Il governo, è vero, agevolò le iniziative economiche degli industriali (specie nelle regioni della Ruhr, Slesia e Sassonia), ma non aprì nessun varco all'effettiva partecipazione politica dei nuovi ceti imprenditoriali e commerciali. Il parlamento, pur esistendo sulla carta, aveva la sola funzione di ratificare le decisioni della monarchia e del governo. Il processo di unificazione era praticamente guidato dall'alto in maniera del tutto autoritaria.

Intanto in Austria, a Vienna, per opera dei liberali, scoppia la rivoluzione, al fine di ottenere da Ferdinando I sia la Costituzione che l'autonomia amministrativa per i vari popoli dell'impero (italiani, boemi, croati, sloveni, ungheresi). L'imperatore licenziò il ministro reazionario Metternich e concesse una Costituzione di carattere moderato, che però scontentò tutti.

I liberali convocarono un'Assemblea costituente. Nel contempo in Ungheria la popolazione si solleva per proclamare l'indipendenza del loro paese. Tuttavia, le correnti conservatrici, affidandosi alle armi, repressero il movimento liberale e rioccuparono Vienna. Ferdinando I abdicò a favore di Francesco Giuseppe, che revocò subito la Costituzione e con l'aiuto dei russi stroncò l'insurrezione ungherese.

In Italia si ebbero le 5 giornate di Milano, ove si approfittò della rivoluzione di Vienna: gli austriaci vennero cacciati dalla città. A Venezia accadde la stessa cosa. La rivoluzione del Lombardo-Veneto fa la causa della I guerra d'indipendenza.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015