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DEMOCRITO DI ABDERA (460-370 a.C.)
I - II

Di tutte le sue numerose opere, raccolte in un unico corpus nel I
sec. d.C., ci restano solo pochi frammenti ed è difficile pensare, visto
il pesante ostracismo di cui è stato fatto oggetto il suo pensiero
(almeno sino al Rinascimento), che non vi sia stata una volontà
intenzionale. Già Platone aveva desiderato eliminarle.
Democrito aveva una conoscenza enciclopedica (matematica e fisica,
biologia e medicina, agronomia e botanica, etica e giurisprudenza, musica e
pittura, astronomia, tattica militare...), si considerava uno scienziato e
non lo si vede mai interessato a problematiche di tipo politico o religioso.
Quando viene a contatto con Atene, i ceti mercantili e imprenditoriali
erano già entrati in crisi a causa della controffensiva del pensiero
aristocratico. Rimase comunque un democratico, pur perdendo la fiducia nella
capacità dell'uomo di trasformare il mondo sociale. Di qui il suo
individualismo e la concezione di un universo dominato dal caso e dalla
necessità, privo di alcun finalismo. Peraltro, più che legato ai destini di
una polis specifica (di cui non mette mai in discussione le priorità dello
Stato), si sente cosmopolita. L'ambiente di Atene non gli era comunque
favorevole, proprio a causa del suo materialismo e del suo ateismo (già
Anassagora vi era stato espulso nel 432 a.C.).
Nonostante fosse contemporaneo di Socrate e Platone, nelle opere di
quest'ultimo non vi è nulla che lo riguardi esplicitamente, e quando invece
ne parla Aristotele, interessato alla ricerca di tipo fisico-naturalistica,
lo fa sempre in chiave polemica. Bisognerà aspettare Epicuro e Lucrezio
prima di veder valorizzato il suo pensiero, che però ripiomberà nel limbo
per tutto il Medioevo. Suoi grandi estimatori saranno Gassendi, Newton e
John Dalton (quest'ultimo dimostrerà che gli atomi in chimica non sono
indivisibili).
* * *
- Per evitare la divisibilità all'infinito di Zenone, che non portava
ad alcuna razionalità, Democrito sostiene l'esistenza di particelle
originarie indivisibili: gli atomi.
- L'atomo non è solo un'unità indivisibile (quindi indistruttibile),
ma anche immutabile e ingenerata (quindi eterna). Nell'universo gli
atomi sono infiniti e qualitativamente uguali.
- Il divenire è dato dall'aggregarsi e disgregarsi degli atomi: un
processo dovuto al fatto che accanto agli atomi (che sono pieni) esiste
il vuoto (non-essere infinito), che permette loro di muoversi in
qualsiasi direzione; anzi il movimento avviene sempre nella stessa
direzione, fino a quando, per caso, gli atomi si scontrano, creando
aggregati con direzioni diverse, che poi col tempo si scindono, facendo
tornare gli atomi allo stato originario. La concezione del vuoto è
inedita, in quanto, prima di lui, gli si negava esistenza (e si
continuerà a negargliela fino al Seicento).
- La differenza tra un atomo e l'altro è nel tipo di aggregazione,
quindi è solo quantitativa. In tal senso essi si distinguono per forma
geometrica, per grandezza (volume, massa, peso), per ordine e posizione.
- L'aggregazione e disgregazione non ha nulla a che vedere con
motivazioni di ordine etico o metafisico, né con alcun finalismo: è
semplicemente intrinseca al rapporto tra gli atomi, dipende da cause
fisiche, non da una forza esterna (Democrito rifiuta il Nous di
Anassagora). Con Democrito s'inizia a parlare di automovimento della
materia, di determinismo e di meccanicismo.
- L'universo è illimitato nello spazio e la Terra è un pianeta tra
tanti e non è escluso che vi siano altri pianeti simili al nostro.
- Gli atomi s'incontrano per caso, ma una volta che l'hanno fatto
devono sottostare a leggi necessarie. Nella sua filosofia non solo manca
una Mente ordinatrice dell'universo o un Essere chiuso in se stesso o
una Forza estranea alla Materia (che influisce su questa), ma manca
anche la libertà umana (che Epicuro invece vorrà introdurre).
- Anche l'anima è corporea, fatta di atomi psichici, che danno vita al
corpo mediante la respirazione. Il corpo muore quando esiste uno
scompenso tra gli atomi che gli escono e quelli che gli entrano. L'anima
si disgrega insieme al corpo; tuttavia restano gli atomi di entrambi,
che formeranno nuove aggregazioni.
- La conoscenza è duplice: sensibile (percepiamo coi cinque
sensi gli aggregati degli atomi, ovvero le loro qualità soggettive:
colore, sapore, odore...), e razionale (comprendiamo con la mente
la struttura atomica della realtà, che è di tipico fisico-matematico:
grandezza, dimensione, movimento...). Due esempi: 1) un cucchiaio
immerso nell'acqua ci appare spezzato, ma con le leggi della rifrazione
ne conosciamo il motivo; 2) in natura non esiste "il dolce", ma solo
certe sostanze che, avendo determinate configurazioni atomiche (oggi
diremmo "chimiche"), producono questa sensazione quando incontrano il
nostro gusto.
- La morale di Democrito è fondata sull'interiorità della persona, non
sui costumi della polis. La ragione è unica guida del comportamento, e
deve evitare ogni eccesso, ogni desiderio irrealizzabile, ogni forma
d'ingiustizia, di violenza, di ambizione (potere politico o economico),
persino di sessualità (egli rifiuterà di sposarsi). La bontà risiede
nelle intenzioni: non basta rispettare le leggi.
- Sulla religione egli afferma che è nata dalla paura degli uomini
primitivi nei confronti dei fenomeni naturali.
- Sulla civiltà sostiene che in origine gli uomini vivevano come
selvaggi, senza leggi, senza attività economica, cibandosi di ciò che la
natura offriva. Poi si sono riuniti in società per soddisfare meglio le
loro esigenze vitali e vincere la paura delle bestie feroci. E' stato
così che hanno inventato il linguaggio, scoperto il fuoco, creato le
leggi e appreso tutte le arti e i mestieri.
- Sul linguaggio sostiene che è del tutto convenzionale, cioè fra il
nome e la cosa non vi è alcun rapporto necessario, ma frutto casuale di
un'evoluzione e di un accordo comunitario.
- Il progresso è determinato dalla scienza ed è infinito. Ovviamente
agli atomisti manca un metodo sperimentale, in quanto l'indagine è
affidata alla ragione deduttiva, che si serve dell'esperienza
quotidiana.
* * *
Il materialismo di Democrito vuole
essere meccanicistico al 100%. La natura infatti assorbe completamente l'uomo. In questo senso egli
chiude la parabola aperta da Talete, ribadendo sì il primato della natura e
della materia, ma facendo anche dell'uomo un elemento semplicemente
naturale, senza elevarlo a un ruolo storico determinato.
Democrito, anche se politicamente democratico, è rimasto indifferente ai
grandi eventi del suo tempo. In tal senso egli è inferiore a Talete,
poiché in questi la natura era un oggetto d'indagine dell'uomo e il
problema di sapere quale fosse il ruolo dell'uomo nell'ambito della natura,
restava aperto. Democrito invece crede di risolverlo sostenendo che l'uomo
altro non è che un microcosmo.
La sofistica non farà che trarre le dovute conseguenze. Poi, per
rimediare al relativismo assoluto della sofistica (Socrate escluso),
verranno elaborati i grandi sistemi idealistici di Platone e Aristotele.
Democrito ha però ragione in un punto fondamentale: la materia non può
essere divisa all'infinito (contro Zenone). Un qualunque processo di
divisione comporta sempre determinate conseguenze logiche, l'ultima delle
quali è il nulla, cioè la fine della stessa materia.
In altre parole, l'infinità della materia non implica che della materia
l'uomo possa fare ciò che vuole. Una divisione infinitesimale della materia
comporta una progressiva distruzione della materia stessa e quindi una
progressiva autodistruzione dell'uomo. La materia ha in sé degli elementi
aggreganti che non sopportano d'essere separati oltre un certo limite: la
repulsione degli opposti non può mai rinunciare alla loro attrazione,
altrimenti la materia non si conserva inalterata.
Tuttavia, gli atomi di Democrito non sono un concetto scientifico, anche
se è scientifico il ragionamento che ne suppone l'esistenza. La
scientificità di certe asserzioni non sta solo nella loro dimostrabilità
empirica (nella loro verificabilità sperimentale), ma anche nella
fondatezza intrinseca del loro contenuto teoretico, cioè della forza
persuasiva degli enunciati.
La scienza di Democrito ha dovuto attendere molti secoli prima di essere
dimostrata, ma il fatto che sia stata "dimostrata" sta appunto ad
attestare ch'esiste la possibilità di formulare ipotesi scientifiche senza
la strumentazione tecnica adeguata per verificarle.
Ciò che Democrito non ha compreso non è stato tanto il meccanismo
necessario della materia, quanto piuttosto il fatto che il meccanismo
dell'agire umano non può essere conforme totalmente a quello della natura,
poiché nell'uomo gioca un ruolo di primo piano, oltre alla necessità,
anche la libertà. La libertà è alla fonte della possibilità delle cose.
Nel senso cioè che la realtà dell'uomo è sempre un stretto intreccio tra
possibilità e necessità (vedi la tesi di laurea di Marx).
Democrito è stato però grandissimo nell'affermare l'eternità e
l'infinità della materia e del movimento che la caratterizza. Questo modo
di vedere le cose è del tutto scientifico, anche se solo nell'ambito delle
scienze naturali. Democrito ha tolto ogni finalismo e ogni giustificazione
all'idea creazionistica della natura.
Da notare che il materialismo meccanicistico o naturalistico porta a fare
considerazioni limitate (non storicistiche) sulla natura del fenomeno
religioso e, quel che è peggio, porta a considerare in maniera del tutto
errata le condizioni di vivibilità dell'uomo cosiddetto "preistorico".
Questo materialismo tende inevitabilmente a trasformare la scienza e la
tecnica in una nuova "religione".
* * *
Perché con Democrito ha termine la filosofia della natura?
- anzitutto perché non esisteva la possibilità di sviluppare
scientificamente le osservazioni fatte in maniera filosofica. La
tecnologia, infatti, incontrava un limite invalicabile nella stessa
società schiavistica, che ne impediva lo sviluppo; sicché sarebbe stato
impossibile dire cose ancora più profonde di quelle di Democrito, senza
poterle confermare da alcuna prova scientifica;
- in secondo luogo perché il materialismo di questa filosofia
naturalistica non è mai diventato di natura sociale, cioè non ha
mai affrontato in maniera analitica le contraddizioni della vita
economica: è sempre rimasto un fenomeno intellettuale e non ha mai
assunto un risvolto politico; di qui l'inevitabile astrattezza e
meccanicismo di questo materialismo naturalistico;
- in terzo luogo perché Atene, confrontandosi direttamente con la
filosofia di Anassagora e di Democrito, ha cercato di opporre al loro
materialismo ateistico e naturalistico una filosofia meno categorica,
più relativistica, poco interessata alla scienza e molto di più
all'etica e alla politica: questa alternativa è stata chiamata col nome
di "Sofistica", i cui maggiori rappresentanti sono stati Protagora,
Gorgia e Socrate.
Tuttavia la Sofistica sarebbe stata impossibile senza la filosofia della
natura, proprio perché lo sviluppo di questa filosofia era stato enorme
nelle colonie ioniche e nella Magna Grecia, e non era possibile, dopo oltre
un secolo, non tenerne conto, tanto più che ad Atene si stava sviluppando
quella stessa democrazia già sperimentata nelle colonie, di cui la filosofia
della natura costituiva appunto l'espressione più significativa.
In un contesto come quello ateniese, in cui la democrazia iniziava a
farsi strada cercando compromessi con l'aristocrazia, sarebbe stato
impossibile assumere integralmente, sviluppandola ulteriormente, la
filosofia materialistica nata nelle colonie: si doveva per forza elaborare
qualcosa di nuovo, che riflettesse appunto i mutati rapporti sociali e
politici nella madrepatria.
Testi
- Democrito,
Dall'atomo alla città, Loffredo
- Jones Howard,
La tradizione epicurea. Atomismo e materialismo dall'antichità
all'età moderna, ECIG
- Orelli Lucia,
La pienezza del vuoto. Meccanismi del divenire fra embriologia e
cosmogonia nell'ambito dell'atomismo antico, Levante
- Marx Karl,
Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro.
Testo tedesco a fronte, Bompiani
- Martini Stefano,
Democrito: filosofo della natura o filosofo dell'uomo? Un percorso
didattico, Armando
- Ippocrate,
Lettere sulla follia di Democrito, Liguori
-
Il sapere greco. Dizionario critico. Vol. 1,
Vol. 2, Einaudi
- Hack Margherita; Battaglia Pippo; Ferreri Walter,
Origine e fine dell'universo, UTET Università
- Foresta Martin Franco,
Dall'atomo al cosmo, Editoriale Scienza
- Vidal Gore,
Creazione, Fazi
- Richardson Hazel,
Spaccare l'atomo, Editoriale Scienza
-
Da Democrito a Collingwood. Studi di storia della filosofia,
Olschki
- Dick Steven J.,
Vita nel cosmo. Esistono gli extraterrestri?, Cortina Raffaello
- Corbucci Massimo,
Alla scoperta della particella di Dio, Macro Edizioni
- Silvestre M. Luisa,
Democritea. I documenti da Epicuro ad Aezio, Cadmo
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