Bacone e il nuovo sapere scientifico

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Bacone e il nuovo sapere scientifico

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Francis Bacon (1561-1626) non sembrava essere destinato agli studi scientifici ma alla carriera politica. Infatti nel 1584 era stato eletto alla Camera dei Comuni del Parlamento inglese, ma sotto il regno di Elisabetta I non rivestì cariche pubbliche di rilievo, tanto che cominciò a dedicarsi alla filosofia e alle scienze, pubblicando vari libri in lingua inglese, destinati a un vasto pubblico.

La situazione mutò improvvisamente quando nel 1603 diventò re Giacomo I Stuart, che, venuto a conoscenza dei suoi libri, lo spinse a riprendere la carriera politica, facendolo diventare addirittura Lord Cancelliere (1618), la più alta carica pubblica.

Avendo in testa la politica, quando nel 1620 pubblicò la Grande Restaurazione, che conteneva quello che poi sarebbe diventato il suo scritto più famoso e progettuale, il Nuovo Organon (in antitesi all'Organon di Aristotele), appariva evidente l'ambizione di rifondare completamente il sapere fino ad allora conosciuto, rompendo con la tradizione e con la conoscenza puramente teorica, di tipo scolastico-aristotelico, ma anche con quella umanistica e rinascimentale di tipo magico-alchimistico, privilegiando il sapere tecnico e scientifico da porre al servizio della società.

Purtroppo per lui, l'anno dopo subì una condanna per corruzione, che metterà fine alla sua carriera politica e alla possibilità d'incidere in maniera istituzionale sulla realizzazione dei propri progetti. Era stato infatti accusato di emanare sentenze favorevoli ad alcuni personaggi in vista e si riconobbe colpevole. Fu condannato a pagare una fortissima ammenda (poi condonata dal re), all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e all'esilio dalla corte: rimase in carcere solo pochi giorni.

Ciò tuttavia non gli impedì, una volta ritiratosi a vita privata, di continuare i suoi studi scientifici. L'ultimo volume, pubblicato postumo fu La Nuova Atlantide (1627), in cui viene delineata una società utopica dominata dalla scienza.

Bacone viene considerato il padre del metodo induttivo, uno dei fondatori del nuovo sapere scientifico (soprattutto di quello enciclopedico) e il primo ad aver fatto un discorso politico generale sulla funzione della scienza nella società moderna industrializzata. Il motto che riassume tutta la sua opera è il seguente: "Sapere è potere".

La polemica contro la tradizione

Per "sapere tradizionale" si deve intendere un sapere di derivazione aristotelico-scolastica, impostato metafisicamente e privo di una solida filosofia scientifica o scienza della natura. Bacone afferma la concezione della verità relativa, figlia del suo tempo, e ritiene che i tempi siano maturi per un'inversione di rotta in campo culturale.

In particolare contesta la logica aristotelica, coi suoi sillogismi fondati sulla deduzione (dalle premesse generali al caso particolare), che, secondo lui, non arricchisce il sapere né fa capire il processo (inventivo) che porta a formulare determinate premesse generali.

Aristotele aveva capito l'importanza dell'induzione, ma, in effetti, non l'aveva sviluppata. Ecco perché Bacone dichiara di voler puntare sull'esperienza e sull'esperimento, organizzando in maniera rigorosa i dati raccolti, rielaborandoli secondo criteri che ne consentano l'interpretazione oggettiva. Per lui erano state molto più importanti della logica aristotelica, ai fini del progresso della società, l'invenzione della stampa, quella della polvere da sparo e della bussola. Il sapere pratico andava dunque privilegiato su quello teorico: sotto questo aspetto non gli interessava neppure il sapere filosofico degli umanisti, per lui troppo incentrato sui valori morali.

La liberazione dei pregiudizi

Il sapere deve essere pratico-operativo e non tanto speculativo. La scienza va strutturata in forma enciclopedica, fondandola su tre gradi di conoscenza, che poi rispecchiano le tre principali parti dell'intelletto umano: la memoria, l'immaginazione e la ragione.

  1. Memoria vuol dire conoscenza storica, cioè pura raccolta di materiali d'osservazione.
  2. Immaginazione (o fantasia) vuol dire libera costruzione di piacevoli sogni, senza alcun contatto coi dati: di qui la poesia, l'arte, la letteratura...
  3. Ragione (o conoscenza filosofica) vuol dire elaborazione razionale dei dati, comprendenti le scienze cosiddette "esatte" e la costruzione di strumenti utili all'uomo.

Purtroppo la sua Grande Restaurazione rimase allo stato progettuale, per cui bisogna accontentarsi della parte introduttiva, dedicata alla logica. La nuova logica di Bacone si suddivide in due parti: liberazione dall'errore e costruzione del sapere. L'idea guida del suo metodo è espressa dalla formula: "Non si vince la natura se non obbedendole", cioè la si può dominare solo dopo aver vinto i propri pregiudizi e conosciute le sue leggi.

I pregiudizi sono di quattro tipi, due radicati nella natura umana e altri due indotti dall'esterno.

  1. Gli idoli della tribù (umana). Sono comuni a tutti gli uomini: p.es. la limitatezza e la fallibilità dei sensi, la tendenza della mente a vedere uniformità e regolarità anche dove non esistono (si pensi solo all'idea che le orbite dei pianeti debbano essere perfettamente circolari), il fatto di fermarsi a ciò che è più vicino o a ciò che più colpisce la fantasia, trascurando quel che è lontano o nascosto. Questi limiti sono dovuti al fatto che l'intelletto è influenzato dalla volontà o dai sentimenti, per cui ritiene vero non ciò che è, ma ciò che vorrebbe.
  2. Gli idoli della spelonca (in riferimento al mito della caverna platonica). Sono specifici della singola persona, in quanto derivano dal suo carattere, dai gusti personali, dall'educazione ricevuta, dai libri letti, dalle amicizie ecc. e condizionano l'intelletto ad accettare frettolosamente ciò che sembra corrispondere a queste caratteristiche.
  3. Gli idoli del foro (cioè dalla piazza). Il linguaggio comune, usato in società, ha un carattere convenzionale, semplicistico, e può generare equivoci, malintesi, pregiudizi, anche perché spesso si usano parole che possono avere significati molto diversi tra loro: questo perché non è la ragione che domina le parole ma il contrario. Un'idea aristotelica come "primo motore immobile" non ha alcun senso scientifico, eppure per secoli la si è ritenuta vera. Il linguaggio invece dovrebbe essere attinente in maniera rigorosa alle cose.
  4. Gli idoli del teatro. Sono quelli che derivano dalle filosofie antiche e medievali e che somigliano a delle favole, coi loro mondi fittizi, mitologici, e che vengono, in un certo senso, "recitate" e "rappresentate" come in un teatro. Sono piene di fascino, perché immaginifiche, ma assai povere di contenuto conoscitivo.

Bacone riteneva questi pregiudizi così radicati che solo con un lavoro collettivo degli scienziati e dei filosofi naturalisti si sarebbero potuti superare.

Il metodo della ricerca scientifica

Una volta liberata la mente dai pregiudizi, occorre impadronirsi di specifiche tecniche di ricerca, capaci di assicurare l'oggettività del risultato teorico e la sua traducibilità pratica. La prima cosa da fare è ricercare le cause dei fenomeni: per "cause" s'intende qualcosa di "meccanico" o comunque di "efficiente". Il metodo da usare è quello induttivo, cioè:

  1. Osservazione sistematica di molti dati raccolti, che implica una loro generalizzazione e classificazione, mettendoli a confronto tra loro.
  2. Formulazione delle prime ipotesi interpretative, procedendo dal semplice riscontro di aspetti comuni (enumerazione) al metodo per esclusione, basato sul fatto che i dati devono essere suddivisi sulla base di tre tavole o tabelle, ove vanno individuate le assenze di relazioni. Le tabelle sono di tre tipi:
  • della presenza: si registrano tutte le circostanze in cui il fenomeno appare o viene osservato;
  • dell'assenza in prossimità: si registrano i casi in cui il fenomeno stranamente non si presenta, ed è questo che porta a fare le prime esclusioni;
  • dei gradi: si registrano le circostanze in cui il fenomeno aumenta o diminuisce d'intensità, e qui si fanno altre esclusioni.
  1. Esperimenti per confermare o smentire le ipotesi di partenza. Si devono eliminare, sulla base degli esperimenti, quelle ipotesi contraddette anche da una sola osservazione, fino a individuare il denominatore comune, costante, dei fenomeni osservati. Gli esperimenti quindi decidono quale di due opposte ipotesi, che paiono ugualmente fondate, è quella giusta.

Le forme dei fenomeni

Fatti gli esperimenti, occorre individuare gli assiomi, cioè i principi generali che definiscono la struttura e la composizione interna di un corpo o di un fenomeno, il suo principio costitutivo, le sue leggi. La "forma" è la struttura di un corpo o l'essenza di un fenomeno. Essa è nascosta ai sensi, ed è meccanica e dinamica, in quanto è la totalità delle unità materiali e dei moti che generano un determinato fenomeno o corpo. Senza questa conoscenza è impossibile trasformare o alterare un corpo o un fenomeno.

Trovare le "forme dei fenomeni" consente anche di standardizzare i risultati di una ricerca, rendendoli facilmente comunicabili e, grazie al lavoro di altri scienziati, cumulabili, potendo essi fare ulteriori ricerche.

Limiti di Bacone

  1. Non individua un criterio per delimitare i confini della conoscenza scientifica, ritenendo possibile trattare tutti i fenomeni in maniera empirica, sottoponendoli a esperimenti.
  2. L'apporto della matematica nella sua metodologia è praticamente inesistente. Bacone le riconosceva un valore per la descrizione dei fenomeni, ma non per la loro spiegazione, che doveva restare filosofica. Ecco perché egli non ha l'idea di "legge", intesa come rapporto matematico tra eventi o tra realtà fisiche, come invece avrà Galileo.
  3. Non ha capito l'importanza delle controversie astronomiche della sua epoca ed è rimasto sostanzialmente ostile a Copernico.
  4. Non ha saputo valorizzare la componente ipotetico-deduttiva della procedura metodica scientifica, che in Cartesio darà grandi risultati.
  5. Nell'interpretazione della realtà preferisce la chimica alla fisica, perché, secondo lui, la fisica si limita a descrivere il funzionamento degli eventi, mentre la chimica permette di modificarli (vedi p.es. la fermentazione dell'uva che produce il vino). Questa preferenza per la chimica favorirà la sua riscoperta nel Settecento, quando si svilupperanno scienze come la chimica, la biologia e l'elettrologia.
  6. Il suo metodo resta macchinoso, dispersivo e poco praticabile, e comunque Bacone non fu uno "sperimentatore": le sue opinioni scientifiche non produssero scoperte significative. Lui stesso si definiva un semplice "ispiratore della scienza".
  7. Continua a ritenere che ogni corpo possegga uno spirito, che per lui è un'entità reale, studiabile scientificamente.

Pregi di Bacone

  1. Ha capito il senso della collaborazione tra scienziati e della continuità generazionale degli sforzi scientifici per il progresso dell'umanità.
  2. Ha capito la necessità di una guida razionale e metodica in grado di correggere il vano ricorso alla sperimentazione casuale della tradizione alchimistica.
  3. Ha capito la necessità di un'unica scienza universale, in grado di mostrare l'unità della natura e di assicurarne il controllo da parte dell'uomo.
  4. Ha capito che la natura è regolata da leggi necessarie e universali.
  5. Ha capito che tutti i corpi possono cambiare la loro natura, cioè le loro qualità.
  6. Ha capito l'importanza di una grande enciclopedia delle scienze e delle tecniche, anticipando quella degli illuministi.
  7. Ha capito l'importanza dell'uso della lingua volgare per divulgare il pensiero scientifico.
  8. Ha favorito la creazione di Accademie (per il nuovo sapere scientifico) in contrapposizione alle Università (col loro vecchio sapere teologico e metafisico): quella inglese della Royal Society nasce nel 1645.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015