TEORIA
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L'ESSENZA UMANA E NATURALE
All'origine di tutto deve esserci stata una sorta di essenza, insieme umana e naturale: qualcosa che possiede, nel contempo, aspetti spirituali e materiali, inscindibili tra loro. Il divenire di questa essenza è il suo essere, che si manifesta in varie forme, a seconda dello spazio e del tempo, nel rispetto delle leggi della dialettica, la più importante delle quali è quella dell'unità e repulsione degli opposti. L'essenza è così prioritaria da risultare riconoscibile in ogni forma, anche se non in maniera evidente, poiché, quando è in gioco l'essenza umana, il riconoscimento può avvenire solo attraverso la libertà di coscienza. Quando invece è in gioco l'essenza naturale, è sufficiente l'istinto. Gli animali e le piante si attraggono per istinto; gli umani anche in virtù della coscienza. Solo l'essenza umana infatti manifesta il legame tra spirituale e materiale ai livelli più profondi, i quali, essendo determinati dalla libertà, risultano, in ultima istanza, insondabili. L'essenza infatti contiene non solo l'essere, ma anche il non-essere, che è garanzia di autenticità dell'essere. L'essere non può essere totalmente afferrato, proprio perché esiste il non-essere. Quando nel Prologo del quarto vangelo viene detto che il Logos è all'origine della creazione, l'autore si sta riferendo a un essenza umana e naturale, che è la stessa cui si riferiva l'autore del racconto della creazione nel Genesi. Il Logos non è che un'essenza incarnata su un determinato pianeta, di cui ha accettato le coordinate di spazio e tempo. Adamo ed Eva non sono, come simboli, che essenze umane incarnate, composte di spirito (soffio vitale) e materia. Essi avevano la percezione di un creatore che, nell'essenza, era come loro, tant'è che poteva passeggiare con loro nel giardino (eden) e conversare a tu per tu con loro. Anche il Logos fatto carne non aveva nulla che lasciasse pensare a qualcosa di sovrumano. Tutte le idee di divino-umanità che gli sono state attribuite e che hanno prodotto l'elaborazione di racconti fantastici, derivano dalla constatazione della tomba vuota, cioè la misteriosa scomparsa d'un cadavere, che è un aspetto del tutto marginale rispetto agli insegnamenti e alle testimonianze offerte in vita. Gli ebrei sono stati i primi a capire che all'origine di tutto non vi è alcun dio essenzialmente diverso dall'essere umano. La creazione non è stata altro che una trasformazione dell'essenza in essere. Potremmo dire un'autotrasformazione. Quindi siamo in presenza di un'autocreazione. Il Logos è spermatikos, cioè creativo per definizione e la natura è il luogo della fecondazione, di cui tutti noi siamo figli. Il motivo per cui ciò sia avvenuto risiede nella natura della stessa essenza, che ha appunto bisogno di manifestarsi nelle sue trasformazioni. L'essenza umana è, per sua natura, creativa. L'unico vero problema è che deve affrontare è quello di come essere creativi nel rispetto delle esigenze riproduttive della natura. Noi possiamo anche accettare che il Logos (diviso in maschile e femminile) sia all'origine della creazione, ma non possiamo accettare che nell'essenza vi sia una diversità fondamentale dell'essere umano. La diversità può soltanto essere nel fatto che esiste un prima e un dopo. Ma anche qui, solo a condizione di affermare che l'essenza umana è eterna e la materia infinita. L'essere umano ha bisogno di sapere con certezza che chi l'ha creato possiede un'essenza altrettanto umana e che questa essenza non è mai nata e mai morirà. Ecco, sulla base di queste condizioni, l'uomo può pensare che la forma in cui sulla terra si vive l'essenza umana non sia l'unica possibile. Detto questo, l'unico vero problema da affrontare, come detto, è quello di rendere compatibile la forma storica dell'essenza umana con la forma materiale della natura. Ebbene, su questo aspetto bisogna dire che gli uomini, da circa seimila anni, non sanno più come conciliare le loro esigenze creative con quelle riproduttive della natura. Sono arrivati a un punto tale di alienazione da non essere neppure capaci di riconoscere la vera essenza umana. Il genere umano sta diventando il problema principale per la sopravvivenza della natura e quindi per la propria stessa esistenza. I criteri di vivibilità dell'essenza umana vanno totalmente ripensati a partire dai criteri di vivibilità della natura. MOVIMENTO E AUTOMOVIMENTO Che il movimento sia parte dell'universo è fuori da ogni dubbio. Le cose ci sembrano poste in un certo spazio e tempo, ma in realtà tutto si muove: la Terra gira su se stessa (è in automovimento, che è cosa tipica di ogni corpo celeste, come se fosse questa la prima caratteristica di ogni corpo); poi, in forza della gravitazione, gira attorno al Sole, che anch'esso gira su se stesso, e insieme girano attorno alla loro galassia, con tutti gli altri pianeti e satelliti dei pianeti; e sicuramente la stessa galassia gira attorno ad altre forze dell'universo. Questo movimento sembra non avere alcuna fine, e ciò fa inevitabilmente pensare che non abbia mai avuto alcun inizio, altrimenti dovremmo pensare che la fissità sia più importante del movimento. Tuttavia se ogni corpo è sempre stato in movimento, è difficile pensare che una sua qualunque trasformazione possa essere così grande da impedirlo. L'identità dei corpi sta nel loro continuo movimento, che include ogni sorta di trasformazione, a seconda delle forze che si possiedono e degli incontri che si fanno. A questo punto vien da chiedersi il motivo per cui sia così difficile considerare eternamente universale la stessa essenza umana. Che il movimento caratterizzi anche ciascuno di noi, lo possiamo constatare in ogni momento o comunque periodicamente. Cambiamo fisicamente aspetto: arriviamo tutti noi a un punto oltre il quale si avviano processi irreversibili d'invecchiamento. Ma le mutazioni le verifichiamo anche sul piano intellettuale e morale. Se da adulti ci guardiamo indietro, inevitabilmente ci consideriamo degli ingenui. Da adulti si diventa più guardinghi e sospettosi. Spesso però rimpiangiamo la nostra innocenza perduta, proprio perché ci appare perduta per sempre. Persino la scrittura, con cui pretendiamo di "fissare" il nostro pensiero, ci appare una forzatura, una cosa troppo artificiale per essere vera. Noi dovremmo vivere il movimento al 100%. Dovremmo smettere di pensare su quello che dovremmo fare per essere noi stessi: dovremmo farlo e basta, concentrandoci a risolvere i problemi quotidiani, con la consapevolezza di poterlo fare, smettendola quindi di ipotizzare scenari futuri, di usare il pensiero, le parole, la scrittura al posto della vita. Perché una cosa così semplice non riusciamo a farla? È semplice: perché noi viviamo in un sistema di vita che c'impone il suo movimento, negandoci il nostro automovimento. Noi non giriamo attorno a cose che sentiamo come nostre, ma a cose che ci sono state imposte (il mercato e lo Stato anzitutto). Questa dipendenza da corpi estranei è tanto più forte quanto più siamo deboli: senza lavoro, senza denaro, senza salute, senza adeguata istruzione... È impossibile essere se stessi in queste condizioni: la libertà di coscienza, la democrazia, i valori umani vengono violati quotidianamente, proprio per il fatto di appartenere noi tutti a un sistema la cui forza gravitazionale ci attira a sé, togliendoci ogni forma di autonomia, che è quella che ci serve per cercare nuove forme di movimento, nuovi incontri di vita. |