La questione leucippea

ATEISMO FILOSOFICO NEL MONDO ANTICO
Religione, naturalismo e scienza. La nascita della filosofia atea


IV. Atomismo e ontologia pluralistica
4.2 La questione leucippea

La comparsa della tesi atomistica sullo scenario della filosofia greca assume il significato di un irruzione di pluralismo estremo nel panorama di una fisica e di una metafisica dominate dalla pervicace ricerca di un origine “unica” per tutte le cose esistenti (253). Un operazione di questo tipo deve aver generato all’epoca uno sconcerto non facilmente assorbibile, soprattutto nell’originaria versione leucippea basata su un casualismo ontologico che doveva apparire intollerabile. Non meno intollerabile di quanto non appaia anche nei tempi moderni, a giudicare dal pervicace e ripetuto tentativo di “addomesticare” l’atomismo leucippeo sostenendo, un impossibile e surrettizia derivazione dall’eleatismo, sulla base, come si è visto, di inconsistenti notizie circa un alunnato di Leucippo presso Zenone di Elea.

Ma non soltanto di questo si tratta, infatti il problema non è tanto biografico quanto filosofico, e sotto due aspetti entrambi fondamentali: quello del metodo e quello del merito. Per quanto riguarda il primo aspetto va detto che la filosofia di Zenone si costituisce attraverso un procedere logico-dialettico che farà scuola e rimarrà esempio procedurale per tutta la logica successiva. Ma ciò è del tutto estraneo a Leucippo, e non soltanto perché dai documenti che ci informano sulla sua filosofia (e che verosimilmente ne riprendono l’argomentazione) è del tutto assente questo modo di argomentare, ma perché probabilmente per esporre la fisica degli atomi sarebbe del tutto inefficace.

È infatti il discorso zenoniano un tipo di discorso su base confutativa prima che affermativa e quindi del tutto inutile per proporre e descrivere una nuova teoria fisica. Si aggiunga che sulla base dei testi a nostra disposizione appare in Zenone mancare completamente gli argomenti fisico o cosmogonico e che persino quello ontologico è reso pochissimo e con poche tracce del tutto insignificanti e tributarie di Parmenide (254).

La filosofia di Zenone, d’altra parte, si costituisce attraverso “ragionamenti” logico-dialettici astratti (che anticipano molti posteriori procedimenti matematici), mentre quella leucippea è fatta di descrizioni fisico-cosmologiche concrete; perciò esse si muovono in direzioni completamente differenti e sul piano ontologico del tutto opposte. Ma vi è poi un problema specifico di merito, in quanto l’obbiettivo che si pone Zenone è quello di dimostrare l’inesistenza dell’infinito e della molteplicità, mentre quella di Leucippo è quella di porre un infinito (il vuoto) come condizione dell’esistenza della molteplicità degli atomi. C’è veramente da domandarsi in virtù di quali stravaganti supposizioni sia stato possibile collegare tra loro posizioni filosofiche così puntualmente contrarie ed oppositive.

Tolto di mezzo ogni riferimento all’eleatismo, in quanto inconsistente e contraddittorio, la domanda che ci si può porre è però se la filosofia leucippea sia lo straordinario frutto di un pensiero rivoluzionario e innovativo oppure non abbia trovato dei precedenti a cui appoggiarsi od agganciarsi, e in tal caso quali siano questi precedenti e come abbiano potuto porsi come prodromi dell’atomismo leucippeo. Ma se teniamo presente che Leucippo è uno ionio (probabilmente di Mileto) diventa immediatamente chiaro come la sua filosofia non sia che il coronamento di un lungo processo evolutivo del pensiero greco-ionio (255).

Della vita di Leucippo si conosce poco o nulla (ne è stata persino messa in dubbio la reale esistenza) e non vi è nulla di certo per poterne tracciare adeguatamente la figura, la sua patria e le sue vere ascendenze culturali. Le opere di lui sono poi, come si è visto, spesso confuse (o fatte confluire) con quelle del suo allievo Democrito (256). Le fonti alle quali attingere sono pertanto costituite dalla tarda biografia di Diogene Laerzio e da un numero abbastanza limitato di testimonianze che coprono un arco di nove secoli. Sentiamo subito che cosa dice Diogene (IX, 30 sgg., Vors. 67.A.1):

Leucippo nacque ad Elea; secondo certuni, ad Abdera; secondo altri, a Mileto. Fu scolaro di Zenone. Egli afferma che le cose sono infinite di numero e si trasformano le une nelle altre; e che l’universo consta di vuoto e di pieno. […] (257)

Abbiamo fatto qui parlare per primo il biografo per eccellenza, in quanto estensore del testo più corposo su Leucippo, ma non dobbiamo dimenticare che Diogene scrive nel III secolo; quindi non possiamo esimerci dal chiederci quali elementi di certezza egli potesse possedere per affermare che Leucippo fosse di Elea (ed in più allievo di Zenone) dal momento che, per quanto ci risulti, prima di lui soltanto lo Pseudo-Galeno (Historia philosopha, 3) e Clemente Alessandrino (Stromata, I, 64) avevano affermato essere Leucippo scolaro di Zenone; affermazione ripetuta poi da Sant’Ippolito (Refutatio I,12) che verosimilmente lo desumeva dal testo di Clemente di cui era certamente a conoscenza. Quali elementi potessero avere i sopra-citati per definire Leucippo scolaro di Zenone non lo sappiamo, ma è certo che questo alunnato di Leucippo sotto il famoso eleate compare molto tardi e paiono quindi legittimi seri dubbi circa l’attendibilità di tale asserzione, tra l’altro maturata in ambiti piuttosto estranei alla fisica e alla cosmologia. Infatti è solo nello scritto pseudo-galenico (verosimilmente nato in ambito medico-filosofico e più tardo rispetto agli autentici scritti di Galeno) che compare questa assoluta novità.

Ciò poiché, in ordine di tempo, la testimonianza più antica che possediamo su Leucippo rimane ancora sempre quella di Aristotele, il quale non cita mai la patria d’origine di Leucippo né fa alcun accenno a Zenone come suo maestro. Piuttosto, nel considerarlo il fondatore della scuola di Abdera (e nell’accostarlo costantemente a Democrito) se non ci lascia pensare che lo ritenga abderita neppure ce lo fa escludere. Nell’ordine temporale della documentazione di cui disponiamo lo Stagirita è seguito poi da Aezio (I sec.), il quale invece sembra avere un idea molto precisa di dove sia nato Leucippo, laddove afferma (I, 3, 15, Dox.285, Vors. 67.A.12):

Leucippo di Mileto poneva quali principi ed elementi del reale il pieno e il vuoto. (258)

Ovviamente non è detto che Aezio, quattro secoli dopo Aristotele, avesse maggiori elementi per definire la patria di Leucippo, ma è importante notare che comunque, sino a questo momento, né di un suo alunnato presso Zenone e tanto meno di una sua provenienza da Elea si parla.

Ma torniamo alla già ricordata Historia philosopha (Hist. Philos., 3, Dox.601, Vors. 67.A.5), uno scritto già attribuito a Galeno e poi rivelatosi da studi novecenteschi non di lui, nel quale (parlando di Zenone) si afferma:

Leucippo di Abdera, scolaro di costui [Zenone d’Elea], per primo arrivò alla scoperta degli atomi. (259)

Quali elementi poteva avere questo misterioso Pseudo-Galeno per rendere una simile affermazione? Non possiamo saperlo come è ignoto il personaggio, ma il fatto che nessuno prima di lui ne avesse accennato appare certamente molto significativo. Quel che è certo è che tale affermazione, ritenuta di Galeno e complice il grande prestigio di lui (ricordiamo che fu medico personale degli imperatori Marco Aurelio e Commodo) ha dato inizio a tutta una serie di deduzioni circa Elea come luogo di nascita di Leucippo che alla luce delle precedenti testimonianze (verosimilmente più attendibili) appaiono del tutto arbitrarie. La notizia di un presunto alunnato di Leucippo sotto Zenone nasce dunque in ambito romano intorno al II-III sec. e quindi almeno sei secoli più tardi dell’esistenza reale di Leucippo.

Ma torniamo a Diogene Laerzio per rilevare un particolare non privo di significato, ovvero che Diogene aggiunge quel «secondo certuni, ad Abdera; secondo altri, a Mileto». Ciò significa che egli sente il dovere di citare anche l’esistenza di voci difformi sulla patria di Leucippo e si deve presumere che, se lo fa, è perché ha qualche dubbio sulla veridicità della sua affermazione, anche (e se non altro) in relazione sia all’omissione di Aristotele e sia alla precisazione di Aezio. Se vogliamo poi completare il quadro delle nostre testimonianze abbiamo Sant’Epifanio che nel IV sec. (Adversus haereses, III, 2, 9, Dox.590, Vors.67.A.33) parla di un «Leucippo di Mileto, o di Elea» e ancora più tardi (VI sec.) Simplicio, che ci riferisce di un «[…] Leucippo, di Elea (260) o di Mileto (perché su di lui c’è l’una e l’altra tradizione), parteggiando per la filosofia di Parmenide non seguì però la stessa via di Parmenide e di Senofane […]». (261)

Dalle osservazioni e dalle citazioni sopra fatte ne emerge che non vi è nessuna buona ragione storiografica per affermare che Leucippo sia stato scolaro di Zenone, poiché le testimonianze in tal senso sono tutte molto tarde, essendo la più recente in tal senso quella già citata dello Pseudo-Galeno, che non sembra poter risalire ad un epoca precedente la seconda metà del II secolo o l’inizio del III. In quanto a Diogene Laerzio, si sa come egli sia uno straordinario “raccoglitore” di notizie assai preziose, ma che non pare sufficientemente critico nel selezionare le sue fonti di informazione, le quali sono poi, ricordiamolo, quelle del mondo greco-romano in un pieno III secolo ormai caratterizzato dalla forte presenza della cultura cristiana e di quella neoplatonica (ideologicamente nemiche e contrapposte, ma, ovviamente, entrambe del tutto aliene dall’occuparsi di un misterioso filosofo ateo del V sec. a.C. se non per condannarlo).

Ma ammettiamo che lo Pseudo-Galeno sia personaggio credibile e che abbia qualche buona ragione per indicare Zenone come maestro di Leucippo, occorrerà allora anche sottolineare il fatto che egli definisce Leucippo come nativo di Abdera. Dunque, secondo l’autore dell’Historia philosopha Leucippo dovrebbe essere un abderita che per qualche ragione si sarebbe trasferito ad Elea, oppure che avesse avuto qualche occasione di prendere lezioni da Zenone in qualche altro luogo. Ricordiamo che sino a questo Pseudo-Galeno nessuno aveva mai parlato di Zenone come maestro di Leucippo e tanto meno che egli potesse essere nativo di Elea; il ché avverrà soltanto più tardi con Diogene Laerzio.

Ora, se ci vediamo deduttivamente indotti ad escludere ogni riferimento ad Elea come luogo d’origine di Leucippo ci si deve chiedere “come” e “dove” egli avrebbe potuto prendere lezioni da Zenone fuori di Elea. Abbiamo appreso nel Parmenide (127 a-b) platonico che Zenone, al seguito di Parmenide, avrebbe soggiornato ad Atene in occasione di una ricorrenza quadriennale delle Grandi Panatenee (262).

Questa visita, in base ai dati biografici e storici, avrebbe potuto avvenire intorno alla metà del V sec. a.C. Bisognerebbe allora presumere che: 1) Leucippo si trovasse ad Atene in quel frangente e 2) Zenone vi tenesse lezioni di filosofia. Supposizioni, entrambe, assai problematiche; la prima perché non abbiamo notizia alcuna di un soggiorno di Leucippo ad Atene, la seconda perché sappiamo che Parmenide e Zenone sarebbero stati nella città attica per ragioni eminentemente politiche e non certo culturali.

Nella nostra ricerca volta a definire con caratteri di sufficiente probabilità la patria di Leucippo ci restano ancora tre possibilità di indagine che non lasceremo cadere: a) quella storica, b) quella geografica e c) quella antroponimica. Relativamente alla a) noteremo allora che Abdera sarebbe stata fondata, secondo il mito, da Ercole, mentre in realtà è colonia fondata e costituita da emigrati di Clazomene verso la metà del VII sec. a.C.

Successivamente distrutta dai Traci venne poi ricostruita da abitanti di Teo (località poco a sud di Clazomene) in fuga dall’avanzata dell’impero persiano; sotto il cui dominio, comunque, Abdera cadde nel 515, rimanendovi poi sino al 478 a.C., data alla quale entrò a far parte della Lega delio-attica (rimanendovi sino al 411). Sono proprio questi gli anni, a cavallo della metà del V sec., in cui Leucippo, sempre che di Abdera non sia nativo, è arrivato in questa città, poiché Democrito (che vi nasce nel 460 circa) potrebbe essere diventato suo allievo dopo il 445.

L’insieme delle circostanze storiche sopra ricordate ci lascia pensare che Leucippo potrebbe aver fatto parte della seconda ondata migratoria dalle coste ioniche verso aree della Grecia più lontane dal centro del dominio persiano, ma comunque raggiungibili abbastanza facilmente. Clazomene e Teo sono città della Lidia, che è regione confinante con la Caria, e si trovano rispettivamente tra gli ottanta e i settanta chilometri circa da Mileto, che è una delle città più citate come possibile patria di Leucippo, sia pure soltanto da Aezio in poi. Il quale, in ogni caso, precede di almeno due secoli Diogene Laerzio che la indica invece in Elea (sulla scorta dello Pseudo-Galeno), ma che non va dimenticato l’associa comunque anche ad Abdera («secondo alcuni») e a Mileto («secondo altri»).

Ne consegue che Mileto assume un grado di probabilità di essere patria di Leucippo non molto inferiore a quella di Abdera, in considerazione del fatto che Aristotele, almeno in un caso (De caelo, III, Γ, 4, 303 a 4), si preoccupa di aggiungere l’aggettivo “abderita” al solo Democrito (οϊον Λεύιππος τε καί Δημόκριτος ό Άβδηρίτης) lasciandoci in sospeso relativamente a Leucippo. Non è improbabile che lo Stagirita fosse a conoscenza di voci che non davano Leucippo come nativo di Abdera e che in tale occasione abbia voluto precisare il luogo di nascita di Democrito, astenendosi motivatamente dall’attribuire la stessa provenienza al primo, in quanto non era in possesso di elementi sicuri.

Per quanto riguarda l’elemento b) geografico della nostra analisi va notato che Abdera era facilmente raggiungibile dalle località dell’Asia Minore sia via mare sia via terra in un tempo relativamente breve. E d’altra parte la temperie storica in cui si colloca la vicenda della nascita della filosofia atomistica rende possibile anche un eventuale trasferimento di emergenza, senza grandi difficoltà e in tempi abbastanza ristretti.

Si aggiunga che essendo Abdera fondata da popolazioni ioniche, sia con la prima ondata (da Clazomene) sia con la seconda (da Teo), l’origine etnica della popolazione ne faceva un contesto in cui non solo si parlava lo stesso dialetto delle città della Caria e delle zone limitrofe, ma in cui anche relativamente ad ascendenze storiche e culturali, nonché usi e costumi, essa poteva rappresentare un contesto sociale relativamente famigliare sia per un lidio che per un cario.

All’opposto, l’ipotesi di una provenienza italica di Leucippo pare del tutto improbabile, sia perché l’unica possibilità di trasferimento era quella via mare, sia per la grande distanza esistente tra la costa tirrenica e le coste settentrionali dell’Egeo e sia, infine, poiché non si vede la ragione per cui un greco di Elea avrebbe dovuto lasciare una patria che stava attraversando un periodo di grande prosperità (in seguito alla caduta di Sibari e alle lotte con con Poseidonia e Lao, nonché all’apertura dei commerci con gli Etruschi (antichi nemici) per cercare fortuna così lontano e in un area funestata di recente dalle guerre persiane.

Rimane l’elemento c) antroponimico, di per se stesso di importanza non trascurabile, ma che correlato agli elementi sopra esaminati risulta rafforzativo delle nostre tesi e per alcuni versi dirimente. L’antroponimia è branca dell’onomastica che stabilisce in termini storici, contestuali e topologici, come un nome proprio di persona sia nato, si sia diffuso in una certa area e sia stato usato in quella o in altre aree.

Leucippo è il nome proprio di molti personaggi mitici appartenenti ad un areale abbastanza vasto che copre il mondo ellenico attorno al Mar Egeo, concentrandosi tuttavia specialmente nell’area peloponnesiaca meridionale e sulle coste dell’Asia Minore. Va aggiunto che, al femminile, il nome Leucippo veniva declinato in Leucippe e che vi sono numerose eroine mitiche con questo nome, la prima delle quali (in una certa tradizione) sarebbe stata moglie di Laomedonte (uno dei primi re di Troia) e quindi madre di Priamo. In altre tradizioni Leucippe è moglie di Testio (eroe etolo) e madre di Ificlo (protagonista di leggende tessali), in altre va riferita a Micene, in quanto figlia di Testore e sorella di Calcante (il mitico indovino omerico), in altre ancora è madre di Euristeo (re di Tirinto, Micene e Midea in Argolide).

Emergono qui una linea mitica principale, quella del Peloponneso meridionale, ed in subordine quella troiana e quella tessala. In ogni caso nulla che possa riferirsi al mondo tirrenico. Per quanto riguarda il nome maschile Leucippo abbiamo almeno nove linee mitologiche derivate da altrettanti personaggi mitici differenti. Li elenchiamo in successione:

1. E’ figlio di Enomao (re dell’Elide) in una variante laconica del mito di Dafne. Innamorato della ninfa (e quindi concorrente di Apollo) si travestì da ragazza per avvicinarla, ma l’inganno gliela fece perdere definitivamente. In un’altra versione più cruenta Artemide venne a sapere dell’inganno e lo uccise. In un’altra variante ancora è un Apollo geloso che trova il modo di toglierlo di mezzo provocando l’ira delle compagne di Dafne.

2. Nipote di Eolo (re di Messene), figlio di Periere e fratellastro di Tindaro. Fu padre di Febe e Ilera, che andarono spose a Castore e Polluce. La leggenda era diffusa in ambito peloponnesiaco (Laconia e Messenia) e collegata alle imprese dei Dioscuri.

3. Figlio di Turimaco, re di Sicione (Argolide settentrionale). La sua figlia Calchinia venne ingravidata da Poseidone. Il figlio che ne nacque (Perato) venne adottato da Leucippo, che ne fece il suo successore.

4. Figlio dell’eroe cario Nasso (eponimo dell’isola di Nasso), di cui Leucippo fu re. Sotto il regno di suo figlio Smerdio si verifica l’episodio dell’abbandono di Arianna da parte di Teseo. E’ leggenda tipica dell’ambito cario-egeo.

5. Figlio di Xantio (discendente di Bellerofonte). Per una maledizione di Afrodite si innamorò della propria sorella e ne diventò l’amante. In seguito a vicende drammatiche legate al suo incesto passò in Tessaglia e con dei tessali fondò poi una colonia a Creta. Cacciato dai compagni ritornò in Asia Minore e fondò la città di Cretineone, nella regione di Mileto. In una variante di questa leggenda Leucofrine, figlia di Mandrolito di Magnesia sul Menandro, aveva tradito la propria patria per amore di Leucippo (che era a capo di un esercito nemico).

6. Uno dei figli avuti da Eracle con una delle figlie di Tespio (eroe eponimo della città beota di Tespi). Eracle, come è noto, è capostipite della stirpe dorica e quindi appartenente ad una mitologia micenea e forse pre-micenea. Tuttavia la sua diffusione ne fa un personaggio mitologico quasi ubiquitario di tutto il mondo ellenico e quindi difficilmente riferibile ad una regione in particolare.

7. Figlio di Euripilo, personaggio mitico le cui leggende si dispiegano tra la Tessaglia e il Golfo di Patrasso. In altre varianti Euripilo è un figlio di Posidone che regnò su Cirene in Libia.

8. Figlio di Pimandro, eroe beota fondatore della città di Pimandria (poi Tanagra). Leucippo venne ucciso involontariamente dal padre con un sasso che era stato lanciato contro il muratore Policrito che l’aveva insultato durante la costruzione delle mura della città. In seguito all’involontario delitto Pimandro dovette abbandonare la Beozia. Fu ospitato da Achille che lo mandò in missione presso Elefenore di Calcide, nell’isola di Eubea.

9. Leucippo è figlia di Galatea (263), una donna di Festo (Creta), sposata ad un certo Lampro. Scopertasi incinta il marito le esprime l’auspicio che ella partorisca un maschio, nel caso di una femmina avrebbe dovuto esporla e lasciarla morire. Quando le nasce una bambina Galatea la veste da maschio e le dà il nome di Leucippo. Crescendo Leucippo diventò però una bellissima ragazza, la quale, timorosa del padre, si recò al santuario di Latona, chiedendole di poter cambiare sesso. Desiderio che venne esaudito dalla dea (264).

Come si noterà il nome Leucippo (così come nella versione femminile Leucippe) ricorre in un’area intorno al mar Egeo piuttosto vasta e tuttavia circoscrivibile, che si estende dall’Elide e dalla Messenia (a ovest) alla Tessaglia (a nord) a Nasso e alla Caria (a est) e a Creta (a sud). Non esiste nessun riferimento al mondo tirrenico né a quello più genericamente italico.

Noi riteniamo quindi che anche questo elemento antroponimico possa costituire l’ultimo tassello della nostra analisi e ci permetta, insieme con gli altri elementi emersi più sopra, di giungere alla conclusione che con buona probabilità Leucippo potrebbe essere stato nativo della stessa Abdera o ivi trasferito al seguito di correnti migratorie, più o meno connesse alle guerre persiane, provenienti da città sulle coste dell’Asia Minore. Disponendo però di alcune indicazioni (in primis quella di Aezio) che indicano in Mileto la sua città natale (cfr. anche le leggende 4, 5 e soprattutto la 9) ci sembra di poter ragionevolmente concludere che Mileto potrebbe essere stata la città natale di Leucippo o che da essa potesse provenire la sua famiglia. Se la nostra analisi è corretta la provenienza da Elea va quindi recisamente esclusa e con essa il suo non meno improbabile alunnato presso Zenone.


(253) Su questa nostra tesi non saranno ovviamente d’accordo gli studiosi della filosofia antica che definiremo genericamente “platonici”, come Giovanni Reale e molti altri prestigiosi esegeti (tra i quali includerei anche grandi studiosi del passato come lo Zeller, il Mondolfo e Vittorio Enzo Alfieri), che vedono nell’Atomismo, all’opposto di noi, una conferma (o una semplice variante) del monismo eleatico. (torna su)

(254) Diogene Laerzio è l’unico ad accennarne, in termini semplicistici, con le parole (IX, 29) «I punti fondamentali della sua dottrina sono i seguenti: i mondi sono molteplici, il vuoto non esiste.» proseguendo poi con: «La natura di tutte le cose deriva dal caldo e dal freddo e dal secco e dall’umido, che si mutano l’uno nell’altro. Gli uomini sono costituiti da terra e l’anima è una mescolanza degli elementi sopra detti, senza che nessuno di essi prevalga sugli altri.» (Diogene Laerzio, Vite di filosofi, Laterza 1983, vol. II, p. 363.) (torna su)

(255) Siamo confortati nella nostra tesi dall’opinione di Theodor Gomperz, che nel suo Pensatori greci (La Nuova Italia 1967, p. 74) così si esprime sull’argomento: «Poiché qui come in altri punti, la loro teoria è, per così dire, la somma di tutto il lavoro compiuto dai loro predecessori; l’atomistica è stata il frutto ormai venuto a maturazione dell’albero dell’antica dottrina della materia quale era stata concepita e sviluppata dai filosofi naturalisti della Jonia». (torna su)

(256) Hermann Diels, nel Vorsokratiker (II, 80), avendo raccolto testimonianze nettamente divergenti su Leucippo, ne aveva già concluso che la causa era da imputarsi alla creazione nel IV sec. a.C. del Corpus Democriteum, in cui erano stati acriticamente messi insieme scritti di Democrito e di Leucippo. (torna su)

(257) I presocratici (Testimonianze e frammenti), tomo secondo, Laterza 2004, p. 643. (torna su)

(258) Atomisti antichi (a cura di M. Andolfo), Rusconi 1999, p. 105. (torna su)

(259) I presocratici (Testimonianze e frammenti), tomo secondo, Laterza 2004, p. 646. (torna su)

(260) Ivi, p. 660. (torna su)

(261) Ivi, p. 650. (torna su)

(262) Diogene Laerzio afferma invece: « […] Egli infatti amò la sua patria […] e la preferì all’inutile orgoglio degli Ateniesi, presso i quali non volle mai recarsi, rimanendo in patria per tutta la vita». (torna su)

(263) Esiste anche un’altra (e più nota) eroina mitica di nome Galatea (figlia di Nereo e amata da Polifemo) che appartiene alla mitologia della Sicilia. In questo caso però non appare nessun personaggio di nome Leucippo. (torna su)

(264) Si ricorda che Latona (o Leto) è divinità originaria dell’Asia Minore e che secondo la leggenda si è unita con Zeus a Didima (località presso Mileto) e che da quel momento fu vittima della gelosia di Era. Da ciò il suo vagare in cerca di un posto sicuro (che sarà l’isola cicladica di Delo) dove partorirà Apollo e Artemide). Didima (16 km da Mileto) col suo santuario dedicato ad Apollo fu uno dei complessi cultuali più importanti della Grecia. Già attivo in epoca arcaica subì distruzioni e ricostruzioni fino all’erezione del grandioso tempio diptero in epoca ellenistica. (torna su)


Web Homolaicus

Testo di Carlo Tamagnone
Foto di Paolo Mulazzani

Il saggio è pubblicato dall'Editrice Clinamen di Firenze (304 pp., Euro 24,70) nella Collana "Il Diforàno"
ed è acquistabile nelle librerie o direttamente al sito: www.clinamen.it


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo antico
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 06/09/2013