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NOTE SULL'ILLUMINISMO
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Rousseau |
Montesquieu |
Voltaire |
Premessa
Perché la Francia si vanta di aver fatto nascere l'Illuminismo quando
l'Umanesimo e il Rinascimento erano nati in Italia alcuni secoli prima?
Cioè quando in Italia si era già da tempo elaborata una filosofia
sostanzialmente ateistica (con Telesio, Bruno e Campanella), una
politologia come scienza (con Machiavelli e Guicciardini) e una scienza
come metodo sperimentale (con Galilei)?
Il motivo è che in Francia l'Illuminismo fu un fenomeno borghese di
massa, che coinvolse persino vari strati nobiliari e chiericali e che
anticipò la rivoluzione del 1789, mentre in Italia l'Umanesimo laico
della borghesia quando cercò di diventare di massa venne stroncato sul
nascere dalla Controriforma cattolica del 1545-63 (Concilio di Trento).
E questa poté vincere proprio perché in Italia non esisteva un concetto
di nazione né di Stato nazionale. Tutto era diviso in tanti Stati
regionali in competizione tra loro e nessuno fu così forte da poter
dominare sugli altri, né così astuto da proporre un'Italia federata, in
cui gli Stati borghesi avessero la meglio su quelli tardo-feudali della
chiesa (nell'Italia centrale) e degli Aragonesi (nel Mezzogiorno).
L'Italia fu continuamente preda di invasioni straniere e causa dello
Stato della chiesa, che ne impediva l'unificazione nazionale. E questa
disgregazione, anche se si ha l'acume intellettuale di anticipare i
tempi, non è sufficiente per garantire una durata significativa ai
progressi acquisiti.
D'altra parte l'Italia moderna aveva ereditato le contraddizioni
dell'Italia feudale, senza mai riuscire a risolverle, la principale
delle quali era quella di una presenza anomala, quella appunto dello
Stato della chiesa.
Così l'Illuminismo interpreta il Medioevo:
Presente - Illuminismo |
Passato - Oscurantismo |
Ragione |
Fede |
Libertà |
Servaggio |
Tolleranza |
Fanatismo |
La ragione è critica, la fede è dogmatica; chi usa la ragione è libero,
chi vive di fede è servo; chi dà più importanza alla ragione è
tollerante nei confronti di tutte le religioni (è laico agnostico ateo);
chi dà più importanza alla fede, vede tutte le altre fedi e anche la
ragione come nemici da abbattere (teocrazia, che oggi chiamiamo
fondamentalismo, integralismo politico-religioso). Superstizione e
clericalismo vanno superati in nome della razionalità e laicità (fine
della politicizzazione della fede, che quella volta ancora non voleva
dire "separazione di Stato e chiesa" ma "subordinazione politica della
chiesa allo Stato").
Buttando via l'acqua sporca del feudalesimo,
l'Illuminismo butta via però anche il bambino, in quanto nega qualunque
valore a qualunque aspetto della società contadina, come se volesse fare
tabula rasa e ripartire da zero.
L'Illuminismo vuole essere democratico (quella volta si diceva
"liberale", "repubblicano", "costituzionalista", anche nel caso si fosse
monarchici).
- tutti devono essere sottoposti alla legge (anche i sovrani);
- la legge è uguale per tutti e si oppone al privilegio, al
rapporto personale tra superiore e inferiore, tra sovrano e suddito
(da notare che clero e nobiltà non pagavano tasse e avevano
tribunali speciali per le proprie cause).
La legge diventa una sorta di dio in terra, si sostituisce alla
Bibbia. Considerandola imparziale nei confronti di chiunque, si evita di
pensare che, essendoci differenze sociali rilevanti, la legge dovrebbe
essere diversa a seconda dei casi, in rapporto alle circostanze del
bisogno.
- Tutti inoltre hanno diritto ad avere una proprietà privata
e ad arricchirsi:
- quindi sì al lavoro (che poi per il borghese è il profitto) e no
alla rendita nobiliare;
- sì all'impresa e no al latifondo;
- sì al libero commercio e no al protezionismo (dazi e dogane tra
Stati regionali in Italia o tra Stati europei, ma l'industria, al
momento del suo decollo, ha necessità del protezionismo).
- I poteri vanno divisi e non concentrati nelle mani dell'unico
sovrano (teoria di Montesquieu):
- legislativo (del Parlamento, riunito quotidianamente e non
saltuariamente, quando il sovrano lo ritiene opportuno);
- esecutivo (governo che rende esecutive le leggi approvate dal
Parlamento);
- giudiziario (magistratura che controlla l'applicazione delle
leggi).
- Il Parlamento può essere composto di una Camera Alta di nobili e
clero, ma ci deve essere anche una Camera Bassa composta da deputati
eletti dai cittadini (prima maschi di un certo censo, poi tutti i
maschi, infine il suffragio universale, con limiti d'età). Col tempo
la Camera Bassa avrà più poteri di quella Alta.
Naturalmente il Parlamento gestisce lo Stato che rappresenta i
cittadini: la democrazia è sempre delegata, non diretta, anche negli
Stati federali.
- I sovrani si rendono conto che le idee illuministiche o erano
giuste o comunque non potevano essere ignorate e vi si adeguano,
almeno in parte, facendo riforme dall'alto (istruzione elementare
obbligatoria, abolizione della tortura ma rarissimamente della pena
di morte, maggiore libertà d'opinione e tolleranza religiosa,
economia più liberale ecc.).
Avevano capito che la borghesia era una classe sociale in ascesa,
piena di capitali, numerosa, cui le si poteva dare una certa
soddisfazione sul piano economico e culturale, ma non su quello
politico, che doveva restare patrimonio della nobiltà (terriera,
militare).
La borghesia, peraltro, pagando le tasse, costituiva una delle
entrate più significative del fisco statale.
Quali erano i limiti di questo progresso?
- La borghesia voleva anzitutto riconoscimenti per sé, non per i
contadini. Voleva che al proprio peso economico corrispondesse un
equivalente peso politico.
- Quando vuole i diritti anche per i contadini, usa un
atteggiamento strumentale, per avere un consenso necessario con cui
opporsi all'aristocrazia laica ed ecclesiastica (delle due
aristocrazie sarà soprattutto quest'ultima a rimetterci in seguito
alle espropriazioni dei beni del clero regolare).
- Essendo molto diversa dai contadini, la borghesia rifiuta in
blocco il Medioevo e vuole costruire una società che se è contro i
nobili, in definitiva è contro anche i contadini. Solo che per
ottenere il consenso dei contadini contro il clero e i nobili,
occorre che attraverso l'ideologia liberale essi vengano ingannati.
- Quando la borghesia avrà acquisito il potere politico che
cercava, tradirà i contadini e impedirà la fine del latifondo, cioè
il diritto di ogni contadino di avere una terra in proprietà. La
borghesia cercherà un compromesso coi nobili.
- La borghesia voleva la trasformazione dei contadini in operai
(per le proprie aziende, che quella volta si chiamavano "opifici",
"manifatture" ecc.), ma poiché non sarà in grado di reimpiegare
tutti i contadini che, per un motivo o per un altro, avranno
lasciato la terra, per questi sarà una tragedia.
Con la formazione del capitalismo rurale, i contadini si troveranno
ad essere espulsi dalle campagne, costretti a emigrare ovunque vi
sia lavoro, indotti ad arruolarsi negli eserciti, oppure fatalmente
destinati all'eversione, alla criminalità, al vagabondaggio.
Nelle campagne infatti anche i nobili diventavano borghesi e
cominciavano a produrre, con pochi contadini (divenuti affittuari o
salariati agricoli), solo per il mercato.
- Alla fine parole come libertà, uguaglianza, ragione... si
svuotavano di contenuto, poiché ogni parola era viziata in partenza
da un'altra parola: proprietà privata. La vendita all'asta
dei beni rurali ecclesiastici favorirà soltanto la borghesia. Le
parole avevano un peso solo per chi disponeva dei mezzi produttivi
con cui arricchirsi.
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