LE
FONTI ICONOGRAFICHE:
I MONUMENTI DEI DOTTORI |
- Abbiamo già premesso che, per ricostruire la vita degli
studenti, possediamo anche testimonianze iconiche: miniature e sculture costituiscono
infatti un materiale preziosissimo, per immaginare il clima delle lezioni, soprattutto
perché descrivono attentamente non solo le sembianze degli studenti, ma anche la loro
gestualità.
- La fonte più cospicua dell'enciclopedia visiva dedicata
alle universitates è conservata presso il museo Civico Medievale di Bologna: un
patrimonio di gesti involontari, sguardi, lineamenti che delineano fasci di
caratterizzazione antropologica, fisiognomica e psicologica sottilmente correlati in un
intreccio narrativo molto umano e perciò disponibile alle interpretazioni persino
arbitrarie del fruitore.
- In certo senso i lapicidi non sono soltanto i garanti della
divulgazione del ruolo paradigmatico dei magistri, veri professionisti nella trasmissione
del sapere, ma anche i cultori del quotidiano e per questo propensi ad annotare i tratti
più usuali dell'apparente lento ripetersi dei momenti vissuti.
- Il lapicida Bettino da Bologna, nel sepolcro di Bonifacio
Galluzzi (1346), è addirittura attento a registrare e documentare le problematiche dello
studio e della lettura, rese forse più difficoltose dalla mancanza di una adeguata
illuminazione. I volti degli studenti sono infatti quasi appoggiati ai banchi, per
agevolare la decifrazione dei testi.
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- Per di più il punto di vista esterno costruisce un
efficace e ardito gioco prospettico, che descrive con estrema vivacità le posture dei
loro corpi, ripresi di spalle. Le tracce cromatiche sui panneggi consentono di leggere
meglio l'abbigliamento dei giovani, che doveva comprendere certamente, per il passeggio
durante le giornate piovose, il famoso aquatilem, colore blu notte: l'indumento
più adatto per le uggiose stagioni bolognesi.
- Nel monumento a Matteo Gandoni (1330), la scena è animata
anche dalla presenza di un bidello, intento a portare un libro. Il dottore, seduto in una
cattedra che probabilmente doveva essere di legno intagliato, è effigiato secondo una
iconografia attenta a sottolineare la dinamicità del temperamento e l'ottimo gusto del
dottore, estrinsecato nella scelta di un vestiario raffinato e alla moda, come si evince
dalle guarnizioni frappate e dalle ampie maniche della sua tunica.
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- Per quanto concerne proprio il bidello, nell'ambito della
Università medievale, è rilevabile una sorta di gerarchia che riguarda le sue mansioni e
responsabilità. Egli aveva infatti il compito di aprire, chiudere e riordinare le aule.
Il bidello "speciale" svolgeva incarichi di lettore, perché era in grado di
leggere e parlare latino. Molte sono le miniature che lo rappresentano nell'atto di
reggere codici e statuti. Il bidello "generale" possedeva addirittura competenze
notarili.
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- I dati che spiccano nel sepolcro di Pietro Cerniti (1338)
sono invece la dignità del docente e l'intensità emotiva con la quale gli studenti
seguono gli insegnamenti del loro maestro. La rigida campitura dello spazio, che
costituisce la cornice compositiva, è in evidente opposizione alla caratterizzazione
psicologica dei personaggi. Lo scultore, Roso da Parma, sembra veramente tradurre nella
scultura l'epiteto "vir memoriosus" che i contemporanei tributarono
all'insigne giureconsulto, maestro anche di Francesco Petrarca.

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- Due formelle in pietra d'Istria, uniche smembrate
superstiti di un ignoto monumento, ci conducono in un ambiente le cui pareti sono
elegantemente ornate, secondo le calligrafie dei fregi gotici. Peraltro una vena di
snobistica sufficienza traspare nei profili di alcuni studenti e i loro abiti paiono
connotati da una "moderna" ricerca di distinzione, denunciata da alti colletti e
da elaborati copricapi.
- Una descrizione dell'ambiente ideale, per favorire la
concentrazione e per attivare al meglio le tecniche della memoria, è attestata da
Boncompagno da Signa: "L'aula sia costruita in uno spazio libero e sano lontano dal
via vai delle donne, dal chiasso della piazza, dallo scalpiccio dei cavalli, dal traffico,
dal latrato dei cani, dai rumori molesti, dal fracasso dei carri e da ogni fetore. Abbia
larghezza e lunghezza uguali. Sia pulita dalla polvere e dalla sporcizia. Non vi siano in
essa quadri o pitture, se non forse di quel tipo che per immaginazione, cioè per forme
immaginarie e per figure notabili, diano un aiuto alla memoria per le scienze sulle quali
si applicano gli ingegni. Ma piuttosto tutte le pareti siano adornate di verde, nel colore
e nella luce. Vi siano due o tre finestre, disposte in modo tale che il professore ogni
tanto, e specialmente col bel tempo, possa intravedere le zone circostanti, gli alberi,
gli orti e i frutteti, poiché è nella visione delle cose gradevoli che la memoria si
irrobustisce" [nota 16].
- Tutt'altro che spaziose e pertanto molto affollate, anche
per minimizzare la dispersione del calore, sono invece le aule dipinte nelle miniature
(1348) di Niccolò di Giacomo [nota 17], che rappresenta la
scuola di Giovanni d'Andrea.
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- La cattedra del maestro appare quale vera e propria tribuna
d'onore sopraelevata. Dalle cronache sappiamo che l'edicola poteva addirittura essere
schermata mediante un drappo, allorché Novella, la figlia del famoso giurista, teneva
lezione al posto del proprio padre.
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- Il monumento funebre di Giovanni d'Andrea (1348), che non
fu solo un esperto di diritto, ma anche un protoumanista, come attestano le lettere a lui
inviate da Francesco Petrarca [nota 18], è uno dei capolavori
dell'architetto e scultore Jacopo Lanfrani.
Attento alla notazione minima, al tratto
che consenta al fruitore di percorrere il testo visivo secondo la chiave di lettura più
personale e perciò unica, Jacopo non si esime dal forzare i lineamenti dei volti, alla
scoperta di tratti fisiognomici naturalmente caricaturali: profili che denunciano un
marcato prognatismo; riprese frontali che accentuano fronti basse e occhi mandorlati o
bocche spioventi in una espressione carica d'inebetito smarrimento.
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- Nella lastra esplode lo studio delle emozioni e delle
relazioni umane: concentrazione, sonnolenza, occhio inquisitore o neghittosità. Lo studio
del carattere sembra estrinsecarsi anche nella notazione delle capigliature: caschetti a
ricci, lunghe bande di capelli ondulati, corte frangette o zazzere fitte di piccoli
boccoli. Ed è presente anche uno scolaro la cui nazionalità è denunciata dalla folta
barba, una caratteristica che rendeva infatti riconoscibili gli spagnoli, rispetto agli
altri studenti, rigorosamente sbarbati.
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- La realtà studentesca fu determinata comunque da un tale
complesso di contingenze e fattori di mobilità da farla sembrare in continua mutazione,
basti pensare all'incremento delle sedi universitarie avvenuto tra il XIV e il XV secolo:
da quindici diventarono settanta. È E' dunque presumibile registrare un restringimento della
funzione attrattiva esercitata da centri di rinomanza europea come Parigi e Bologna, in
quanto la scelta dei discenti progressivamente privilegiò la frequenza delle lezioni
presso le sedi "regionali" più vicine.
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- In ogni caso, a prescindere dai momenti di decadenza, l'alma
mater studiorum, ossia lo studio bolognese, ha descritto ogni suo evento culturale con
una tale consapevolezza di ruolo e statuto, da celebrare in modo manifesto e per sempre la
propria dignità, lasciando "fonti" ben visibili persino sull'impianto
urbanistico, in corrispondenza delle sedi destinate alle prime scuole: si tratta delle
tombe dei glossatori, veri mausolei innalzati non solo ai singoli maestri ma soprattutto a
quell'ideale città degli studi che seppe affascinare la sensibilità del Petrarca.
NOTE
16. BONCOMPAGNO DA SIGNA, Rethorica novissima,
in M.BELLOMO, Saggio sull'Università nell'età del diritto comune, Catania 1979.
17. Le miniature sono conservate nel ms. Vat. Lat.
1456 della Biblioteca Apostolica Vaticana.
18. FRANCESCO PETRARCA, Familiari, V, 7, 8,
9.
