STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


LEZIONI SUL PAGANESIMO
Elogio della filosofia pagano-slava

I - II - III

© 2009 di Aldo Marturano - Mondi Medievali

Siamo così arrivati al momento di ricucire insieme, se possibile evitando speculazioni, dei concetti in precedenza da noi trattati in altri lavori in modo da riunirli in un percorso organico di pensiero. Puntualizziamo meglio però certe topiche giacché non vorremmo generalizzare troppo fermandoci a lungo sulla ricostruzione delle credenze pagane al di fuori della sfera culturale nordeuropea.

Purtroppo nel Medioevo i missionari cristiani, come sappiamo, man mano che scoprivano i popoli nordici e i loro modi di vita, allo stesso tempo addebitavano loro un pensare selvaggio e incivile e, per questa ragione, dei loro riti e dei loro rituali annotavano pochissimo affrettandosi a giudicarli inutili e dannosi. Se si pensa invece che i riti, essendo delle procedure standard per accedere agli dèi, testimoniano l’esistenza di contenuti originali filosofici propri di una tradizione di per sé viva, dobbiamo ringraziare quegli dèi, che qualcosa sia sopravvissuta pur adattata e incorporata negli scritti religiosi cristiani russo-ortodossi o nel folclore. Sebbene pochi gli elementi che si riescono a riconoscere chiari e interessanti, nonostante tutto li focalizzeremo per quanto ci sarà possibile e intraprenderemo un tentativo di sintesi. Avvertiamo il nostro lettore che quanto diremo non sono tuttavia nostri arbitrari arzigogoli, ma idee circolanti in ambito slavo-russo. Pur con nostra gran meraviglia queste idee, grazie all’inefficiente sistema di comunicazione dei tempi passati, si sono conservate “quasi intatte” nella cultura popolare e, seppure in maniera sparsa, i primi elementi “indiziari” della loro consistenza li abbiamo trovati nei documenti scritti, scelti fra quelli che ci sono sembrati più attinenti al nostro compito. Per esempio nel famoso Stoglav, una specie di penitenziario (libro di penitenze, in russo epitimii, da infliggere al fedele peccatore) composto nel 1551 in un sinodo della Chiesa Russa al tempo della coagulazione dell’Impero Russo intorno a Mosca ove è possibile leggere le misure da applicare sui “sudditi ancora pagani” indagando, dopo una doverosa interrogazione, sulle loro abitudini di vita (byt). Un’altra fonte interessante sono le interviste rilasciate nel XIX sec. dai referenti dei sedicenti Vecchi Credenti (Staroobrjadcy o Starovery) o dai loro discendenti e persino i reperti degli scavi archeologici fatti nei loro cimiteri. Un debito particolare infine lo dobbiamo al meticoloso T.A. Bernsc’tamm (storico contemporaneo) che ci racconta come funzionasse la Chiesa Russa nella pratica quotidiana delle campagne, dalle origini (IX sec.) fino al periodo immediatamente pre-sovietico (sec. XIX). Sono menzioni necessarie da parte nostra poiché deve esser chiaro che le informazioni sono in generale molto stratificate e che le testimonianze sono troppo lontane dal tempo in cui si sono verificati gli eventi storici. Partendo di qui e visto che la civiltà nordica è basata molto sulla tradizione orale e su un folclore ancora in gran parte vivissimo (si tenga presente che il folclore russo è il più grande deposito di tradizioni europee conservatosi), ci siamo affidati prevalentemente (pur con forti titubanze) al contenuto delle byline russe ove certe notizie erano più intriganti di altre per descrivere che cosa frullasse nella testa dei pagani di quell’ampio periodo storico dal X al XV sec. d.C. da noi scelto. Vediamo allora che cosa abbiamo ottenuto per offrirlo alla ricerca ulteriore.

Da certe premesse tratte dagli studi sulle religioni notiamo un affanno comune dell’uomo dai remotissimi tempi della sua apparizione sulla Terra: la preoccupazione di non riuscire a prevedere il futuro! E’ curioso, ma, se non c’è dubbio che ormai da millenni abbiamo appreso il concetto del “dopo-presente”, l’unica cosa che sappiamo prevedere è che dal nostro percorso temporale e corporale che si chiama vita… non ne usciremo vivi! Questo è il punto! E così l’angoscia di non riuscire a sapere in quale giorno e a che ora moriremo, tuttavia incombe su di noi. Se lo sapessimo, è inimmaginabile come cambierebbe il nostro modo di esistere! Saremmo in grado di pianificare meglio ogni nostra azione per ottenere e usufruire dei risultati più favorevoli… se non per noi stessi, almeno per i nostri rampolli.

Se questo è il mondo dove l’uomo è nato e vive, qui ci deve essere e qui si deve trovare la risposta al sopradetto assillante dubbio. Da questa antichissima problematica tuttora irrisolta nacque la curiosità di indagare la natura, di arrabattarsi in tutti i modi per acquisire attraverso una migliore conoscenza del reale degli indizi, dei segni che in qualche misura ci dessero la possibilità di “calcolare” il domani. In fondo, sapendo di morire o non morire domani ci daremmo una ragione per vivere o non vivere nell’oggi e ci assumeremmo ogni responsabilità per quello che potrebbe accadere a chi ci seguirà.

Dobbiamo subito dire che l’indagine della natura e dei suoi fenomeni fu ed è l’oggetto della costante osservazione, non da parte dell’uomo bensì… della donna! Chiediamo venia naturalmente ai maschi, ma sono le meticolose e curiose femmine che nella realtà del lontano passato fecero numerosissime scoperte empirico-scientifiche che un po’ alla volta portarono allo sviluppo delle prime civiltà a noi conosciute. Vediamo come.

La donna è un essere molto speciale e peculiare nell’universo umano. Già, non appena s’accorge che il suo corpo mestrua con lo stesso ritmo dell’astro notturno e non come le femmine animali il cui estro è stagionale e si collega piuttosto ai cicli all’astro diurno, si rende conto della sua grande diversità rispetto al maschio. Come negarle perciò un posto particolare ed elevato, se tocca a lei produrre altri uomini e portarli alla maturità? Se poi osserviamo i compiti che competono biologicamente (!?)alla madre che assorbono molta parte della sua vita, è facile capire perché la donna tenda alla sedentarietà per svolgere meglio il ruolo di genitrice e di educatrice. Nel tempo libero che di tanto in tanto le si presenta, si dedicherà all’osservazione della natura prima di tutto per soddisfare quel bisogno primario che è il nutrirsi. Osserverà gli altri mammiferi, riconoscerà le piante commestibili e le discernerà da quelle utili (o inutili) o addirittura da quelle velenose. Dopodiché, scelte le più convenienti per i loro frutti, le semina e le risemina annotandone i minimi cambiamenti fino alla maturazione (proprio come fa col suo piccolo figlio!). Si segna i ritmi stagionali e come questi ultimi siano collegati ai cicli solari. E l’astro diurno, non soltanto lo vede sorgere e tramontare, ma a volte lo sente più caldo e a volte più freddo. E’ un bagaglio di conoscenza che le permette di creare il suo primo orto-laboratorio nelle immediate vicinanze della casa dove produrrà i prodotti di cui ha bisogno immediato senza dover faticare a cercarli qui e là nella vicina foresta. Il suo primo scopo è così raggiunto: procurarsi il cibo. Siccome poi non si è mai allontanata dalla foresta, gli altri bisogni di beni materiali per le sue altre necessità saranno soddisfatti dalla raccolta. D’altronde, la presenza presso di lei di una prole a lungo dipendente le impedisce movimenti esplorativi più ampi di quelli indicati e i contatti con l’esterno diventano più difficili e, in certi periodi, il riposo favorisce l’introspezione e la riflessione. Già la prima sua preoccupata osservazione è su ciò che avviene nel suo corpo mentre è in gestazione una nuova vita. Un’esperienza unica che, benché ripetibile nella donna, il maschio non può mai fare! Dentro di lei sente sprigionarsi delle pulsioni potenti che le procurano tante sensazioni sia piacevoli che spiacevoli e che lei comunque deve subire, senza poter fare alcunché per guidarle o mitigarle. E’ una esperienza grandiosa, la gravidanza, che porta con sé la constatazione fondamentale che dalla propria vagina uscirà un’altra persona viva la quale, carne della sua carne (della madre, certa, e del padre, incerto), prenderà su di sé i desideri e le aspirazioni di chi l’ha generata e li realizzerà, magari!, rendendo a questo punto senza senso il problema e l’angoscia della morte.

E il maschio? L’unico aiuto che dà è concorrere all’economia domestica, ma non all’osservazione scientifica. I prodotti delle sue attività di caccia, pesca e raccolta sono per di più stagionali nel clima nordico e, se non ci fosse la possibilità di accumulare risorse come sa fare la donna, il maschio rischierebbe di soccombere visto che non è neppur capace di andare in letargo fino alla seguente buona stagione e deve essere passivamente nutrito. Sarà costretto ad offrire tutto se stesso alla donna in cambio dei prelibati cibi cotti o della soddisfazione sessuale o ancora del calore della di lei compagnia conviviale. La femmina al contrario, una volta fecondata, non ha più bisogno di lui intorno e, durante il tempo buono, lo spinge lontano da sé trasformandolo in un nomade insoddisfatto e ribelle, pronto ad assurgere a posizioni di potere!

Gli eventi appena descritti in modo sommario sono degli esempi (fra i molti) che gli antropologi ci confermano essersi realmente ripetuti nel lontano passato all’infinito e che continuano a verificarsi ancora al presente nelle società organizzate. Tornando ora alla femmina umana che immaginiamo intenta ad accumulare delle esperienze sui fenomeni che le passano davanti agli occhi e senza elencare uno per uno i progressi civilizzatori conseguiti, ci serve pur dire che le indagini si raffinano sempre più e a poco a poco raggiungono livelli di analisi filosofico-scientifica tali che il saper fare femminile riesce a fissarsi nella memoria collettiva apparendo nei proverbi e nei modi di dire. Molti sono gli esempi nel folclore orale russo dove la donna è famosa per saper interpretare la realtà meglio dell’uomo, sebbene poi questa facoltà è ambiguamente chiamata in russo hitrost’ ossia, in italiano, furberia o scaltrezza.

Il problema successivo dell’indagine scientifica è: E’ possibile intervenire per modificare o trasformare i fenomeni a proprio vantaggio? Occorre provare usando il metodo empirico, ma rigoroso seppur irto di pericoli concettuali, del trial-and-error o dei tentativi ripetuti. Utilissimo alla sopravvivenza, sarà incluso sempre nelle “istruzioni per scoprire il mondo” che la madre darà ai propri figli: Prova così! Se non va, riprova in altro modo… e così via, finché ti riesce di ottenere il risultato più vicino a quello che volevi! Alla fine, dopo aver constatato che l’esito ottenuto dopo certi esperimenti risponde a quanto desiderato, il risultato lo si può sfruttare perché, ripetendo processo e andamento da noi memorizzato, lo sappiamo riprodurre ogni volta che vogliamo! In breve, si è scoperta la causalità secondo cui un evento si ripete nel tempo, se le fasi del suo sviluppo (verificata in passato e che noi conosciamo) si riproducono nello stesso ordine e con la stessa intensità.

Il principio di causalità grossolanamente schizzato sopra dà modo alle società umane di intrecciarsi e di evolvere e lo ritroviamo ormai ben radicato nella società europea antica nel VI sec. a.C. perché sappiamo che Talete di Mileto in quell’epoca lo usa per prevedere le eclissi solari! Ma allora il problema del prevedere il futuro con la causalità è risolto! Basterà classificare tutti i fenomeni, capirne la rispettiva causalità e avremo previsto i rispettivi effetti! Se è proprio così, come fare a trasmettere queste conoscenze agli altri? Ed ecco un’invenzione, anch’essa (forse) interamente femminile, che sopperisce all’esigenza utilizzando certe facoltà fisiche del corpo: il linguaggio! Fra questi il sistema basato sul suono (e sul gesto) avrà più successo nella specie umana e si chiamerà linguaggio articolato o lingua! Due sono i tratti più vantaggiosi della lingua da sottolineare: 1. Consente di comunicare con una minima spesa d’energia fisica 2. Non richiede l’interruzione di quel che si sta facendo nel momento in cui si comunica! E’ una scoperta geniale che noi pensiamo suggerita dal bisogno di esprimere il piacere o di avvertire il dolore o d’avvisare del pericolo senza doversi spostare da dove ci si trova e, in più, facendosi riconoscere immediatamente dal suono “personalizzato” della voce…

A questo proposito, non possiamo nasconderci il fatto che la regolare ciclicità dei fenomeni celesti che la scoperta del filosofo greco conferma è impressionante, ma purtroppo non è la stessa cosa “sulla terra”. Anzi, ci sono delle volte che pur tentando in tutti i modi di applicare la causalità accade invece che si fallisca nell’intento di procurarci un esito favorevole e non si capisce bene il perché. Eppure le fasi, una per una, le abbiamo ripetute pedissequamente come abbiamo imparato… Che cosa sarà accaduto? Guardandoci attorno alla ricerca della causa dell’insuccesso, addirittura ci sembra che l’anomalia sia dovuta al comportamento sbagliato di una data persona o di un dato gruppo! E’ possibile una cosa del genere? E che dire quando ci si trova davanti all’evento improvviso e inaspettato? Si rimane attoniti e esterrefatti di fronte a terremoti, epidemie, ad un’inondazione… Anche qui, è possibile che sia l’influenza negativa di un vicino che ha provocato lo scompiglio? Sono cose che ci sconcertano e ci  impauriscono ancora oggi, non avendo potuto prevederle né avendo alcun mezzo per contenerle! Allorché ci accorgiamo che la natura è capricciosa e ostile e che l’universo non sembra automatico e impersonale, è conseguente pensare che ci siano degli enti invisibili (o meglio, non facilmente riconoscibili) che suscitano le eccezionalità, magari al solo scopo di osservare le nostre reazioni per un qualche loro divertimento. Costoro, essendo molto più potenti di noi, non hanno problemi a crearne sempre delle nuove al di là dei nostri desideri e aspettative, ma proprio perché noi siamo impotenti (o ignoranti)! E dove si trovano questi enti? Con logica lineare il Paganesimo slavo-russo spiega che gli enti ci sono e non possono che far parte della natura! Tutt’al più si sono ritagliati dei territori personali di dominio nella parte di universo dove ci troviamo noi e dal mondo celeste dove, al contrario, tutto scorre in maniera immutabile o, detto meglio, indisturbata, ci stanno a guardare. E’ difficile raggiungere gli enti divini? Forse no, perché gli uccelli, ad esempio, vi volano e addirittura ne fanno un luogo di visite, lunghe un’intera stagione! D’altronde non tutti gli enti divini abitano così lontano perché spesso ne vediamo agire alcuni nelle nostre vicinanze. Insomma l’universo è un dio tutto intero! Certo! Il credente pagano “per comodità” è capace di dividerlo in più mondi “diversi” come quello indisturbato o celeste e un altro “sublunare” dove abita o in altri e altri ancora, ma alla fine qualsiasi parte del mondo astratta dal resto della realtà è sempre e comunque una teofania!

C’è però qualcos’altro. Nonostante la causalità e il suo corollario della riproducibilità dei fenomeni la natura è strutturata in modo da evolvere (ossia di mutare nel tempo) e gli eventi perciò non si ripetono mai esattamente uguali a se stessi come appaiono ad uno sguardo poco armato del tempo passato (non chiamiamo quello sguardo ingenuo o magico invece di scientifico perché tale distinzione è una categoria moderna). Seppure in misura molto lenta e impercettibile, una piccolissima costante percentuale di mutamento (è il gradiente di variazione relativistica) accompagna sempre ogni processo naturale e ciò che osserviamo in questo istante è sicuramente un po’ diverso da quanto abbiamo constatato poco prima! Decade così ogni concetto di perfezione, di immutabili leggi fisiche, di etica universale etc. etc. e, se ci si era illusi che “nell’adesso” c’erano i segni di quel che sarebbe avvenuto “dopo”, con la relatività evoluzionistica ciò non è più accettabile. Non solo! Se davvero essa fosse un semplice automatismo del reale e si negasse l’intervento di forze superiori sconosciute, la cosa causerebbe grande imbarazzo perché, accettando la relatività (d’altronde allo stato attuale delle conoscenze essa appare verificata), l’ignoranza del futuro diventerebbe vieppiù spaventosa e quel poco di sicurezza di prevederlo che s’era raggranellata finora usando la causalità, crolla.

C’è pure un altro dubbio. Come mai la relatività dei processi naturali, se già in atto, si è fatta scoprire soltanto nel XX sec. e non è saltata agli occhi della meticolosa osservazione pagana? Non è forse vero al contrario che si sapesse di quell’aspetto minimo e vagamente incerto dei fenomeni naturali che oggi sembra la grande scoperta della relatività di A. Einstein? Non è vero forse che giusto dalle minime “inesattezze naturali” sia nata la visione olistica del mondo propria del Paganesimo? Vediamo di chiarire meglio la situazione giacché a noi sembra che qualcosa ci sia stato occultato da un astratto e perverso dogmatismo e che troppi dubbi rimangono irrisolti per voleri esterni al Paganesimo stesso…

Poiché ci sembra aver adottato un punto di vista che ora appare in grandissima parte falso, la nostra ricerca richiede un’inversione di direzione di 180°! Come mai? La ragione è che i documenti che abbiamo vantato prima sono scritti da osservatori cristiani e non sono contemporanei tramandatici dai pagani stessi per cui, a questo punto, al posto d’indagare sui contenuti originali del pensiero pagano stiamo divagando esclusivamente su come i pensatori cristiani che ci hanno preceduto riuscivano a percepire, essi, il Paganesimo slavo-russo.

Non ci rimane che adire il confronto sui grandi temi senza mai dimenticare che per il Cristianesimo ci avvaliamo di tantissima bibliografia mentre abbiamo notizie poche e frammentarie e senza sicuri nessi cronologici, per il Paganesimo. Proseguiamo allora sulla strada del paragone.

Per il Cristianesimo Dio è l’unica ed evidente causa prima di ogni fenomeno terreno e ogni oggetto creato agisce su un altro oggetto secondo un ordine da lui prestabilito (la causalità) affinché l’universo appaia un tutto armonioso, ben ordinato e ben funzionante, ma non modificabile! E’ la machina divina per eccellenza che funziona regolarmente e che continuerà a funzionare… finché Dio lo vorrà! Certo, si può investigare per conoscerne le leggi, ma si deve farlo soltanto per capir meglio come avvicinarsi al Creatore e per la sua gloria. Questo, dal lato filosofico “medievale”! Dal lato pratico-economico sviluppatosi nella stessa epoca la detta concezione del dono divino culmina in seguito nella dottrina dello sfruttamento marxiano della natura e ci fa credere per davvero che Dio abbia creato il mondo e lo abbia “regalato” all’uomo affinché ne faccia quel che vuole, purché esalti il Creatore! L’uomo può appropriarsi dei frutti che spontaneamente gli arrivano oppure se li può procurare dalla natura attraverso le sue fatiche e con l’intelligenza della sua scienza, purché riconosca che ogni bene conseguito è sempre concesso da Dio! Né è l’uomo a decidere della distribuzione delle ricchezze nel mondo, ma una classe elitaria (maschile) alla quale Dio ha affidato il governo degli uomini e il compito di distribuire con equità (parola molto ambigua) ogni risorsa e ogni scienza. La vita umana ha un unico significato in sé: è un percorso temporale in una “valle di lacrime” di un corpo diretto verso la morte, sotto lo sguardo severo dell’élite al potere (secolare e “spirituale”). Niente paura però! C’è l’anima! Essa lascia il corpo e, a seconda di come Dio ne giudicherà l’operato in vita (il giudizio divino è assoluto, inappellabile, misterioso e indefinibile e fuori delle possibilità sensoriali umane), sarà rinchiusa nel Paradiso dove godrà di una beatitudine eterna oppure sarà avviata verso il fuoco eterno, se le offese a Dio (i peccati) e ai suoi rappresentanti terreni siano state troppo grandi (dopo il Paradiso, nel corso del medio Medioevo verrà inventato anche il Purgatorio come tappa intermedia).

Così il Cristianesimo s’impadronisce alla fine del futuro dell’uomo e lo consegna nelle mani di Dio e qualsiasi cosa succeda rientra negli imperscrutabili fini delle divine decisioni. Se ciò è vero, che ne sarà allora della meraviglia incondizionata di fronte all’evento imprevisto, all’anomalia naturale, al fenomeno non causale? Anche qui, nessuna paura! Sono interventi punitivi (oppure risolutivi) di Dio e, se mediati dalla “santità” di qualcuno, si chiamano miracoli e vanno contro natura. Occorre dire a questo proposito che nell’Ortodossia l’opinione sui miracoli (ciudo in russo) era che il loro effetto sul credente era, sì!, sovrannaturale, ma il miracolo in sé era un evento naturalissimo, seppure straordinario. In queste ultime affermazioni fatte in Terra Russa si vedono chiaramente, a nostro avviso, le tracce della visione olistica pagana del mondo...

Naturalmente, malgrado gli ostacoli concettuali posti dalla Chiesa in Occidente, lo studio della natura (e delle sue anomalie) non si arrestò, ma le conoscenze accumulate non furono più propalate come si era normalmente fatto nella tradizione pagana classica e, finché la Chiesa ebbe il controllo totale dell’insegnamento, le soluzioni dei problemi straordinari diventarono il know-how di pochi e si continuò a sottolineare che ogni nuova scoperta fosse la prova del mistero del destino umano e del cosmo stesso, sempre a gloria di Dio.

Purtroppo il dio cristiano-biblico era un dio iroso che aveva già punito il mondo col famoso Diluvio Universale quando l’uomo non aveva seguito le regole di umiltà verso di lui e tentato con le sue deboli forze di “violare la natura”. Dio tuttavia si era riappacificato con Noè con un patto eterno in cui aveva promesso di non intervenire più in maniera globale purché gli uomini postdiluviani si fossero comportati in conformità coi dettami che Dio stesso successivamente passerà in forma scritta prima a Mosé e poi in forma orale al Cristo. Quest’ultimo, a sua volta, istituirà un suo Vicariato in Terra cioè la Chiesa con le relative gerarchie a guardia di quel patto. Attenzione però! Cristo annuncerà che Dio ha deciso di porre fine un giorno a tutto questo con l’avvento del Giudizio Universale… E’ questo un punto importante per la cronografia cristiana occidentale molto usato nella pratica predicatoria medievale verso i pagani. Sulla minaccia della distruzione del mondo la Chiesa riuscì a costruire un enorme castello di paure (i cui strascichi ci perseguitano tuttora) di morire “in peccato” e di finire all’Inferno, salvo pentirsi in tempo per evitare le terribili punizioni. Dopo la mancata verifica della Fine del Mondo nell’anno Mille, fu messa a punto una “vera ultima dottrina salvifica” basata ora sul peccato permanente, e i cui unici portatori erano i frati  Francescani e Domenicani i quali cominciarono ad apparire dai Carpazi e dal Mar Baltico per attaccare le Terre Russe paganeggianti, scismatiche e eretiche.

Ci scusiamo col nostro lettore se abbiamo condensato in modo troppo semplice un’enorme raccolta di elaborazioni filosofiche dei padri e dei teologi cristiani, ma speriamo di aver chiarito un modo di vedere che durò in Europa più o meno fino al XIV-XVII sec. d.C. quando il Protestantesimo luterano e l’Ortodossia russa cominciarono ad elaborare filosofie proprie, allontanandosi sempre più dal monopolio romano del pensiero.

Torniamo allora ai pagani.

Nelle poche notizie “cristiane” fuorvianti si sa che i rapporti del Cristianesimo con il Paganesimo nordico furono impostati sul fatto che i pagani non erano veri uomini, ma selvaggi animali del gregge del Demonio! L’estinzione del popolo baltico dei Pruzzi o Prussiani, l’abbiamo raccontato, fu il risultato della caccia condotta dai Cavalieri Teutonici al pagano: Una caccia a delle belve in cui persino sovrani e vescovi furono invitati a parteciparvi con cani e cavalli! Così si annientava il Demonio… e i poveri Prussiani!

A tal proposito riportiamo qui un passo dal libro The Great Cosmic Mother che è incisivo sull’argomento “demonio”: “Come è stato detto saggiamente molte volte: Senza il Demonio, il Cristianesimo non esiste. Con il “buon” Dio sempre ad un polo e il “cattivo” Demonio al polo opposto, la mente umana nel Cristianesimo è chiusa per sempre in un campo di battaglia di antagonismi dualistici, senza alcuna speranza di trascendenza ossia senza speranza di maturità. La mente cristiana rimane non sviluppata come un’eterna spettatrice di una partita di calcio cosmica fra Paradiso e Inferno definiti come due squadre irriconciliabili. Una deve vincere e l’altra deve perdere e lo spettatore non sa mai che cosa sia l’interezza.” Trovandoci qui nella “squadra di calcio perdente”, ci accorgiamo che a volte, è anche vero che l’uomo disperato delinque, uccide, fa la guerra al suo simile e altri atti perversi alla ricerca di chi abbia scatenato delle forze invisibili contro di lui, ma questi atteggiamenti non sono delle costanti nella vita umana né agiamo così perché siamo nel gregge del Demonio. Le forze occulte che i cristiani chiamano diaboliche gli Slavi le vedono come esseri viventi invisibili nel mondo e le classificano in favorevoli e ben note o Forze pure (C’istye Sily) e in altre che con disposizioni variabili e non sempre negative sono chiamate invece Forze Impure (Nec’istye Sily). Subirle passivamente oppure impetrare il loro favore o, meglio, riuscire a metterle l’una contro l’altra evitando un danno o procurando un vantaggio per sé è una scelta personale. Queste forze, per il fatto di abitare nell’aria sopra di noi o immediatamente sul suolo che calpestiamo, sono di rango inferiore rispetto agli dèi del cielo, questo sì! E l’uomo, se volesse, potrebbe ricorrere all’aiuto degli dèi superiori per contrastarle o per attrarle verso sé purché ricordi che, in tali casi, l’impegno suo diventa molto più rischioso.

Abbiamo già detto che l’intervento in prima istanza, nel privato della propria casa, è il ricorso agli antenati che, a giudizio della gente slava, è comunque il migliore e il più rapido per vincere forze avverse. Non per niente a questo scopo i Navi sono sempre vicini e vivono con noi. Non per niente s’è conservato l’uso, sicuramente frutto dei contatti con gli Ugro-finnici, dell’ubrùs. Che cosa è quest’uso? Descriviamolo perché ci servirà concettualmente nel seguito. Oggi con ubrùs si indica un fazzoletto per coprire la testa alle donne, ma una volta era il sudario nel quale veniva avvolto il teschio dell’antenato famoso. Come richiedeva il costume (pagano? cristiano?), il teschio era l’unica parte del corpo che si conservava in una tomba (il resto era bruciato, secondo la tradizione, e le ceneri disperse). Si credeva che il cadavere eccellente dopo esser giaciuto per 3, 5 o 7 anni sottoterra, poteva essere riesumato e soltanto il teschio serbato e posto nell’angolo “sacro” della casa dove restava a disposizione per le richieste d’aiuto. La credenza nell’intervento degli antenati dal mondo dei morti sui vivi presuppone l’esistenza dell’anima come un’essenza vitale personale del corpo. Dopo la morte, questa essenza ritorna all’universo che la ridistribuirà fra altri esseri, nati o ancora da nascere. E perché bruciare il corpo dei defunti? E perché serbarne il teschio? Nel Paganesimo slavo-russo un cadavere è oggetto d’interesse per le Forze Impure le quali, se lo trovano ancora riutilizzabile, se ne impadroniscono e ne fanno un oboroten’ o vampiro. Ecco perché il cadavere va distrutto. Ma, se ciò avviene, come farà il Nav’ a venire da noi quando lo invocheremo? Attraverso il teschio. L’anima infatti è un’aura vagante nelle vicinanze della casa avita, se appartiene ad un morto recente, se invece passa troppo tempo dalla morte, è possibile che non ritrovi la strada per ritornare presso i suoi… Così l’ubrùs riesumato negli anni col numero giusto è l’affidabile veicolo attraverso cui il Nav’ (e soltanto lui) ci riconosce e accorre volentieri.

Per il resto le trasmigrazioni dell’anima non avvengono solo con la morte, ma accadono a volte in corpi ancora in vita. Avviene così che essa lasci il corpo di un dormiente o dell’ebbro o dell’invasato e vaghi nello spazio dove di solito si svolgono i sogni, nell’aria sopra di noi dove anche le forze occulte vivono e dove gli antepassati fanno le loro visite ai parenti rimasti vivi. Al risveglio è lecito raccontare ciò che la propria anima ha vissuto insieme a quelle che si trovavano in quel momento nel personale spazio onirico. Se invece non c’è risveglio, vorrà dire che l’anima ha preferito per varie ragioni ritornare nell’anima universale e che, magari, ci capiterà in seguito di riconoscere in qualche altro essere vivente. Il problema dell’anima, se esista o no e che cosa sia realmente, malgrado quanto detto sopra nel Paganesimo slavo-russo è controverso. Che non sia prerogativa esclusiva umana, è già scontato e il pagano la ritrova negli animali e nelle piante. Molti alberi vanno in quiescenza d’inverno e gli animali in letargo proprio perché le loro anime seguono e sentono le stagioni. E allora perché non dovrebbero sognare come noi incontrando le anime dei loro antenati? E il gatto o il cavallo non sognano forse? E la mimosa quando dorme non sogna forse? Se provassimo a chiedere (e le Cronache e le byline ci dicono che c’era chi sapeva farlo) a questi esseri delle loro visioni e dei loro sentimenti durante le cavalcate oniriche, di certo ci racconterebbero cose meravigliose…

C’è però un’altra domanda: L’anima e, in special modo, quella umana, è qualcosa di immesso dall’esterno nei corpi viventi? Il Paganesimo ha una filosofia molto realistica e non ha il metafisico in grande simpatia per cui la relativa risposta dovrebbe essere più naturalistica rispetto al “soffio divino” cristiano. Nel folclore russo l’uomo è generato dalla madre in modo autonomo e misterioso (pur sempre con un processo naturale) e dopo la morte deve tornare alla Madre delle Madri ossia alla dea Madre Umida Terra che l’accoglierà nel mondo sotterraneo cioè nel suo grembo dove si rigenererà. Gli esseri viventi finiscono sempre qui alla fine dei cicli vitali e da essi la dea ricava la materia per generare le nuove creature. E allora, come la Madre Umida Terra fa rinascere evidentemente piante e animali fornendoli di un’anima per muoversi, così la donna ha dentro di sé una facoltà analoga (magari delegata dalla stessa dea)… Non siamo sicuri che questa fosse la risposta pagana più diffusa a questa questione perché i documenti non sono chiari, ma che fosse così è presumibile perché notiamo che la venerazione timorosa che il mondo rurale ha per la donna-madre in generale si è trasposta in un’altra profonda venerazione che i russi hanno conservato per la Madre di Dio (Bogorodiza) cristiana che ha generato un dio restando vergine.

Abbiamo visto che il pagano divide per convenienza contingente il mondo in parti che però, a dispetto di un dualismo che la storiografia sovietica attribuiva al pensiero filosofico-religioso slavo delle origini, da quanto ci consta non sono parti contrapposte o contrarie in modo speculare perché il dualismo è un concetto ancora una volta alieno al Paganesimo. Forse i contatti col mondo iranico e giudaico, portatori principali dei dualismi, sono stati tanto intensi che delle influenze sono penetrate nel folclore russo lasciandone traccia, ma noi categorie come il Bene contrapposto al Male, il Maschio alla Femmina e simili non ne abbiamo trovate. E’ pure ammissibile che un dualismo sia stato introdotto dal Cristianesimo dopo il Battesimo della Rus’ di Kiev.

Comunque sia, abbiamo respinto il dualismo come parte del nostro percorso nella filosofia che qui abbiamo tentato di ricostruire giacché nell’universo slavo-russo non ci sono chiari opposti, ma soltanto diversi e intermedi che fluiscono da una diversità nell’altra.

Bibliografia di riferimento

  • V.V.Adamc’ik – Slavjanskaja Mifologija, Minsk 2005
  • E.V.Anic’kov – Jazycestvo i Drevnjaja Rus’, Moskvà 2009
  • J.T.Addison – Medieval Missionary: A Study of the Conversion…, New York 1936
  • T.A.Bernsc’tam – Prihodskaja Zhizn’ russjkoi derevni, Sankt-Peterburg 2007
  • A.V.Bogdanovic’ – Perezhitki drevnego mirosozercanijanii u belorusov, Moskva 2009
  • A.Byc’kov – Enciklopedija slavjanskoi mifologii, Moskvà 2007
  • P.Camporesi – La casa dell’Eternità, Milano 1987
  • L.A.Cjornaja – Antropologic’eskii Kod Drevnerusskoi kul’tury, Moskvà 2008
  • V.Dal’ – Poverija, Sueverija i Predrassudki Russkogo Naroda, Moskvà 2008
  • R.Delort – Les animaux ont une histoire, Paris 1984
  • H.Deutsch – Psicologia della donna, Torino 1977
  • H.-D.Döpmann – Il Cristo d’Oriente, Genova 1994
  • G.Duby – L’Anno Mille, Torino 1976
  • M.Evdokimov – Pellegrini Russi e Vagabondi Mistici, Milano 1990
  • M.Eliade – Geschichte der religiösen Ideen, Freiburg/Breisgau 1992
  • M.Eliade – Kosmos i Istorija, Moskvà 1987
  • H.Ellis – Psicologia del sesso, Roma 1970
  • H.R.Ellis Davidson – Gods and Myths of Northern Europe, Hammondsaworth 1973
  • V.I.Eremina – Ritual i Fol’klor, Leningrad 1991
  • V.V.Evsjunov – Mify o Vselennoi, Novosibirsk 1988
  • V.I.J.Flint – The Rise of Magic in Early Medieval Europe, Princeton 1991
  • S.Franklin – Writing, Society and Culture in Early Rus’, c.950-1300, Cambridge 2002
  • A.Giambelluca Kossova – Alle origini della Santità russa, Milano 2007
  • H.vonGlasenapp – Fede e culto nelle religioni evolute, Firenze 1962
  • J.N.Hillgarth (edit.) – Christianity and Paganism, 350-750, Philadelphia 1986
  • L.J.Ivanits – Russian Folk Belief, London 1992
  • P.Jones/N.Pennick – A History of Pagan Europe, New York 1995
  • F.S.Kapica – Tainy Sklavjanskih Bogov, Moskvà 2007
  • M.Kaufhold – Europas Norden im Mittelalter, Darmstadt 2001
  • E.Kojuzhnyi – Slavjanskie Bogi i Ritualy, Moskvà 2007
  • C.Lévi-Strauss – Dal miele alle ceneri, Milano 1992
  • J.Meyendorff – Byzantium and the Rise of Russia, New York 1989
  • C.McDonnell/B.Lang – Storia del Paradiso, Milano 1991
  • A.Meier-Koll – Chronobiologie, München 1995
  • G. Minois – Storia dell’Ateismo, Roma 2000
  • A.Müller – Berg Athos, München 2005
  • N.M.Nikol’skii – Istorija Russkoi Cerkvi, Moskva 1988
  • H.Norris – Islam in the Baltic, Europe’s early muslim community, London 2009
  • S.V.Perevezencev – Tainy Russkoi Very, Moskvà 2001
  • V.Petruhin – Mify Finno-Ugrov, Moskvà 2005
  • S.Piggot – I Druidi, Roma 1998
  • W.R.S.Ralston – Songs of the Russian people as Illustrative of  Slavonic…, London 1872
  • J.-P.Roux – La religione dei Turchi e dei Mongoli, Genova 1990
  • J.B.Russell – Witchcraft in the Middle Ages, London 1972
  • A.V.Smolik – Sc’aman: Lic’nost’ funkcii i mirovozzrenie, Moskvà 1991
  • A.N.Sobolev – Mifologija Slavjan, Sankt-Peterburg 1999
  • M.Tamke – Das Orthodoxe Christentum, München 2004
  • H.Trevor-Roper – L’ascesa dell’Europa Cristiana, Milano 1994
  • C.Tucsay – Esoterismo e Magia nel Medioevo, Roma 2006
  • M.Vassmer – Etimologic’eskii Slovar’ Russkogo Jazyka, Moskvà 1986
  • VV.AA. – Svjatye Novgorodskoi Zemli, Velikii Novgorod 2006
  • VV.AA. – Kak byla kresc’c’ena Rus’, Moskva 1989
  • Z.Vana – The World of the Ancient Slavs, London 1983
  • Vita – Zhitie prepodobnogo Sergija Radonezhskogo, Sergiev Posad 2003
  • H.Vorgrimler – Storia dell’Inferno, Bologna 2010
  • N.Zernov – Il Cristianesimo Orientale, Milano 1962

Sitiweb

Nato a Taranto, A. Marturano ha studiato nelle Università di Bari, poi di Pavia, infine di Amburgo, dove ha chiuso i suoi corsi di laurea in chimica industriale. Non ha mai lavorato come chimico e ha invece sfruttato le sue conoscenze linguistiche. Conosce infatti (parla e scrive correntemente) russo, inglese, tedesco, francese, spagnolo, ungherese e ne ha studiate un'altra decina che spera di portare a maggiore perfezione nel prossimo futuro. Si è diplomato in Lingua Russa all'Istituto Pusckin di Mosca dove ha avuto inizio la sua avventura nel Medioevo Russo. Lavorando sui mercati internazionali si era infatti appassionato al Medioevo, ma quando scoprì che non riusciva mai a sapere gran che su quello russo, colse l'occasione della tesi all'Istituto Pusckin e scelse di studiare un personaggio del Medioevo bielorusso, Santa Eufrosina di Polozk: di lì via via è entrato in quel mondo magico e nuovo.

L'autore ha pubblicato:

www.mondimedievali.net/Medioevorusso/


Le immagini appartengono al sito www.bifrost.it

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 01/05/2015