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CANTO DELLA SCHIERA DI IGOR Incursione delle schiere russe nel campo polovesiano
Note L'essere d'oro caratterizza ciò che è relativo ai principi. Così «staffa d'oro», «trono d'oro», «elmo d'oro». Nulla sappiamo su questo idolo di Tmutorokan'. Il testo utilizza il termine bŭlvan «lottatore». Questa parola, di origine iranica, passò in seguito in territorio turco: è infatti testimoniata nelle iscrizioni turaniche dell'Orchon, in Siberia, nella forma balbal col significato di pietra scolpita. Si riferisce forse alle cosiddette babi di pietra, rozze statuette con sembianze femminili erette (forse) dai nomadi turchi nell'Ucraina meridionale. Chi o che cosa è questo Div che guata dall'albero in forma di uccello? Il nome ricorda i daēvā iranici. La parola che, seguendo la lezione di Bazzarelli, viene qui tradotta con «guatare», cioè guardare in senso maligno, nell'originale è il verbo pasti, propriamente un guardare nel senso di «pascolare, custodire» (Bazzarelli 1991). «Sei già oltremonte, terra di Rus'!» [O Ruskaja zemlě! Uže za šelomjanemŭ esi!]. Il testo paleorusso è ambiguo. Il significato fondamentale di zemlja è «terra» e traducendo così ci si mette dal punto di vista dei guerrieri che hanno lasciato la loro patria. Ma zemlja si può tradurre anche come «schiera» («sei già oltre i monti, schiera russa!»), e così ci si mette dal punto di vista dell'autore del poema che vede i guerrieri allontanarsi dalla patria per inoltrarsi in territorio nemico. Per quanto Bazzarelli consideri esteticamente più valida la seconda interpretazione, sceglie la prima traducendo: «O terra di Rus', sei ormai troppo lontana!» (Bazzarelli 1991). Gli scudi russi del XII secolo erano ovoidali, in legno dipinto di rosso. L'epiteto «pagano» [pogani] più volte ripetuta nell'Igor, non sembra avere un significato ideologico, se non nell'indicare i nomadi della steppa in quanto nemici esterni al mondo russo. Tuttavia si ricordi che il poema stesso è, nel suo spirito, profondamente pagano (Kosorukov 1986, Bazzarelli 1991). Mantelli, gualdrappe, pellicce, tessuti: il testo originale riporta qui dei termini di origine turanica, inerenti alla cultura dei popoli delle steppe. Il testo usa quattro diverse parole per indicare quattro tipi di insegne. I termini sono di varia origine: scandinava (stjagŭ «stendardo»), mongola (chorjugovĭ «gonfalone»), turanica (čolka «insegna», propriamente «coda di cavallo») e di nuovo, forse, scandinava (stružïe, cfr. norreno strangi «fusto d'albero»). Si tratta di insegne o bandiere polovesiane. Pubblicato con permesso del sito
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