IL VINO E LA ROMAGNA
dai greci ad oggi


TIPOLOGIE DI VINI ROMAGNOLI

I vini romagnoli non sono frizzanti, hanno corpo e struttura, un taglio sanguigno e robusto.

Sangiovese

"O sangiovese romagnolo che tramanda odore di viole mammole, che sana dove tocca con un amaretto in bocca che dà tanto gusto, che sangue! come schiocca la lingua! Giusto che l'abbian fatto santo, perché giova tanto, giova e tanto aiuta alla buona salute". (A. Spallicci)

E' il vino più tipico della Romagna. Le uve provengono esclusivamente dal vitigno Sangiovese (il più diffuso a livello nazionale), suddiviso in cinque gruppi, che provengono dalle cinque zone classiche di produzione: Cesenate, Forlivese, Riminese, Faentino e Imolese. I due cloni più importanti sono quelli ad acino grosso e ad acino piccolo. 

Le prime notizie storiche su questo vitigno risalgono al Trattato della coltivazione della vite (1600) del Soderini e all'Agricoltore sperimentato (1726) del Trinci. Probabilmente il nome viene da "sangiovannese", abitante di San Giovanni Valdarno (in Toscana si chiamava San Zoveto), o forse da Sanctus Zeus (sanzvés, in dialetto) o da Sanguis Jovis. Dalla fine del XVIII sec. in Romagna era costume allietare i banchetti nuziali con questo vino secco, che è DOC dal 1967. 

Ha colore rosso rubino violaceo, profumato e ricco di corpo, sapore asciutto con retrogusto amarognolo e tenore alcolico minimo di 11,5 gradi. Se supera i 12° è detto "superiore". Richiede stagionatura obbligatoria almeno fino al 1° aprile successivo alla vendemmia. Può invecchiare da 2 a 6 anni: in tal caso è detto "riserva".

E' molto adatto su pollame, arrosti, cacciagione, formaggi a pasta dura e naturalmente pasta asciutta in primo piatto. Il vitigno viene usato per la produzione di tantissimi vini dell'Italia centro-settentrionale e nelle Isole. Esiste anche Superiore, Riserva e Novello.

Albana

"L'albana s'indora come l'alba che coglie chiara rimpetto a Bertinoro e nella pianura si discioglie. Il sole del tempo della mietitura dà fuoco alle viti e qui dentro a questo vetro divampa grande e ride". (A. Spallicci)

E' il primo bianco italiano ad essere stato insignito del D.O.C.G. (Denominazione di origine controllata e garantita), ma dal 1967 era già DOC. Secondo il disciplinare può essere prodotto con uve del vitigno omonimo nei tipi secco (con sapore asciutto, caldo e armonico), dolce (con sapore fruttato), amabile (con sapore fruttato e dolce) e passito (con profumo intenso, sapore vellutato, gradevolmente amabile o dolce). 

La coltivazione di questo vitigno, il cui nome viene dal latino albus, bianco, risale in Romagna all'epoca romana (il nome dialettale è aibàna). Esistono circa 20 tipi diversi di questo vitigno vigoroso a portamento espanso. La produzione è buona ma non sempre costante. L'uva dà un ottimo vino dorato, alcolico (11,5-12 gradi come massimo).

Molto adatto da dessert e fuori pasto, se dolce, o, se secco, per minestre asciutte e pesce. Le zone migliori si trovano a Bertinoro, Castrocaro, Cesena, Forlì, Forlimpopoli, Longiano, Meldola, Montiano, Roncofreddo, Savignano. Non è in grado di invecchiare, quindi va scelta l'ultima annata, a meno che non sia passito: in tal caso può invecchiare anche sei o più anni.

Per Albana si intende quella bianca, nota come Albana di Romagna, si attribuisce il suo nome per la qualità della sua uva e poiché questa dovette stimarsi migliore fra tutte le uve bianche, venne detta bianca per eccellenza.

Negli ultimi tre secoli il vitigno Albana è stato oggetto di descrizioni sempre più numerose, ma attualmente i più importanti vitigni sono:

Albana della Bagarona

Clone selezionato e diffuso nelle colline di Dozza Imolese. Di buona e costante produttività, secco, di buon corpo e gradazione alcolica, leggermente grasso ma non pesante, gradevole se vinificato in bianco.

Albana della Compadrona

Originario delle colline di Dozza Imolese, è certamente una delle migliori albane. L'uva dona un vino secco, asciutto e serbevole, leggermente profumato e gradevole, piuttosto carico di colore con tendenza ad accentuarsi con l'invecchiamento.

Albana della Gaiana

Diffusa nella zona delle colline imolesi. Il vino è di un giallo paglierino, più o meno carico secondo vinificazione, con profumo delicato e gradevole, sapore secco ma talvolta leggermente amabile, di ottima gradazione alcolica, sapido e ben strutturato.

Albana della Serra

Largamente diffusa nel Faentino e nell'Imolese, è detta "albana della forcella" un vino generalmente secco e pieno, con elevato grado alcolico e con il profumo intenso e caratteristico del vitigno.

Albana Gentile

Il vino prende piede nelle colline bertinoresi. L'uva dona, in genere, un ottimo vino alcolico, dolce, aromatico, gradevole e particolarmente indicato da dessert.

Trebbiano

"Nei grani pare che il fuoco gli abbia dato un po' del colore della bragia e quando il succo superbo è chiaro nel bicchiere, la fiamma dà fuori e te la senti che non muore, ma t'abbraccia il cuore come le due mani d'una mamma e bello ti mostra il mondo fra un cantare vagabondo come un uccello sulla rama". (A. Spallicci)

Il nome forse viene dal latino trebulanus, da Trebula, antica città dell'Italia centrale, ma si pensa anche possa derivare dall'esclamazione dei soldati francesi "très bien". Di certo il vitigno compare in regione grazie al popolo etrusco. Questo vino DOC dal 1973, a maturazione tardiva, oggi viene prodotto in quasi tutta la Romagna. Presenta grappoli grandi con acini sferici verdastri, succosi e dolci. 

Si ricava da uve esclusivamente del vitigno di Trebbiano di Romagna: la resa è di 140 q. per ettaro (vinificando al 70%). Il vino ha color giallo paglierino, profumato e frizzante, di sapore asciutto, deciso, con acidità di poco superiore al 5 per mille e con alcolicità minima di 11,5 gradi. E' un vino che non desidera essere invecchiato e si accompagna bene con molti piatti, soprattutto se vi è il pesce.  Ottimo come aperitivo.

Cagnina

"Il tuo abbaiare è ben serrato dentro la bottiglia e tu lo molli se salta via il turacciolo, e dentro il bicchiere con una bella spuma fai allegrezza e il tuo abbaiare da amico si riduce a cuccia sistemata nel calduccio sotto la spalla sinistra". (A. Spallicci)

Vitigno autoctono delle province di Forlì-Cesena e Ravenna. Le prime notizie su questo vitigno risalgono al XIII sec., ma la diffusione di questo vitigno in Romagna risale forse all'epoca bizantina, quando, per la costruzione dei monumenti di Ravenna s'importava la pietra calcare dalla Dalmazia e dall'Istria, dove la Cagnina era ben presente.

Il vitigno, che si adatta bene nei terreni di pianura, è abbastanza vigoroso a portamento espanso. La maturazione avviene nella terza decade di settembre. Il vino, che è DOC dal 1988, è piuttosto dolce, frizzante, mediamente alcolico, ricco di corpo e lievemente profumato (in collina invece è più alcolico, duro, ricco di colore). Molto adatto con castagne, dolci, biscotti. Non è in grado di invecchiare, quindi va scelta l'ultima annata messa in bottiglia.

Pagadebit

"Un vinetto chiaretto ma piuttosto spiritoso con cui si possono pagare anche i debiti in allegria. Sicuro, avete ragione, questo è proprio del buono, e allora senza tanti mi e mo giù un altro bicchiere e non mica mezzo ma intero, e poi molliamoci una cantata che l'allegria è una roba santa e tutti i santi aiutano quando c'è la salute, e a quelle malinconie facciamoci su addio, addio, che ne riparleremo domattina di quella nostra cambialetta". (A. Spallicci)

Il nome di questo vino (diventato DOC nel 1988) sembra possa trovare una giustificazione nella notevole e costante produttività e anche per la resistenza dei suoi acini alle avversità atmosferiche. 

Nel bertinorese, un tempo, si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebit, per compensare la mancata produzione dell'Albana nelle annate sfavorevoli; in tali annate infatti serviva al mezzadro per pagare i debiti al fattore che, secondo la tradizione, si erano dovuti contrarre per le spese colturali al vigneto. 

Il vitigno pare sia stato introdotto dalla Sicilia: oggi è diffuso in tutta la fascia collinare cesenate e forlivese. Il Pagadebit, ora Doc, deve avere almeno l'85% di uve Bombino Bianco. Quello di Bertinoro (amabile o secco) può fregiarsi della sottodenominazione "Bertinoro" se ha una gradazione alcolica non inferiore a 11,5°.

La maturazione avviene verso i primi di ottobre. Dalla vinificazione si ottiene un vino da pasto di colore paglierino, mediamente alcolico, profumo fresco e intenso, con sentore di frutta, erba, fiori. Non è in grado di invecchiare e va quindi sempre scelta l'ultima annata, da stappare al momento e da gustare, se del tipo secco, con antipasti e piatti a base di pesce; se amabile, con frutta fresca e dessert.

 I FELLINIANI DEL RIMINESE

"Colli di Rimini" Rosso

Vitigno Sangiovese n.: dal 60% al 75%;

Vitigni Cabernet Sauvignon n.: dal 15% al 25%; possono concorrere alla produzione di detto vino i seguenti vitigni, presenti in ambito aziendale, da soli o congiuntamente: Merlot, Barbera, Montepulciano, Cigliegiolo, Terrano, Ancellotta, fino ad un massimo del 25%.

"Colli di Rimini" Bianco

Vitigno Trebbiano Romagnolo: dal 50% al 70%;

Vitigni Biancame e Mostosa (da soli o congiuntamente): da 30% al 50%; possono concorrere alla produzione di detto vino altri vitigni a bacca di colore analogo, presenti in ambito aziendale, raccomandati e/o autorizzati per la provincia di Rimini fino ad un massimo del 20%.

"Colli di Rimini" Cabernet-Sauvignon (anche nella tipologia riserva)

Vitigni Cabernet-Sauvignon n.: minimo 85%; possono concorrere alla formazione di detto vino altri vitigni a bacca di colore analogo, presenti in ambito aziendale, autorizzati e/o raccomandati per la provincia di Rimini fini ad un massimo del  15%.

"Colli di Rimini" Rèbola (anche nelle tipologie secco, amabile, dolce, passito)

Pignoletto: minimo 85%; possono concorrere alla formazione di detto vino i seguenti vitigni, presenti in ambito aziendale, da soli o congiuntamente: Biancame, Mostosa, Trebbiano romagnolo fino ad un massimo del 15%.

"Colli di Rimini" Biancame

Biancame: minimo 85%; possono concorrere alla produzione di detto vino i seguenti vitigni, presenti  in ambito aziendale, da soli o  congiuntamente: Pignoletto, Chardonnay, Riesling italico, Sauvignon, Pinot Bianco, Muller Thurgau, fino ad un massimo del 15%.

Alla fine degli anni Novanta, oltre ai Colli Riminesi si sono imposti quelli di Imola e Faenza.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia della Romagna
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Aggiornamento: 22/08/2011