LA STORIA CONTEMPORANEA
dalla prima guerra mondiale ad oggi


Francesco Giuseppe e le sue tragedie familiari

Francesco Giuseppe e Massimiliano Ferdinando erano, insieme a Carlo Ludovico, i figli di Francesco Carlo. "Franzi" e "Maxi" erano molto legati, il primo era il primogenito, di due anni più grande del secondo.

Sin dalla nascita dovevano essere preparati al trono, perché, da un momento all’altro, sarebbero potuti diventare arciduca d’Austria. Un giorno, infatti, a causa della rivoluzione europea del 1848, la corte dovette abbandonare Vienna per trasferirsi in Moravia, e qui il consiglio di famiglia decise che bisognava dare all’impero una nuova e giovane faccia, non compromessa col passato. Lo zio Ferdinando abdicò, così il potere passò al fratello Francesco Carlo che, però, rinunciò alla successione: il successore fu, infine, "Franzi", appena diciottenne, che venne aiutato nel gestire l’impero.

Per "Maxi" questa situazione divenne ben presto difficile da sopportare: il fratello gli diede incarichi prestigiosi, ma, confrontati con la corona del fratello maggiore, erano poca cosa. Quando però Napoleone III offrì a "Maxi" la corona di un nuovo impero messicano, lui non volle rifiutare, nonostante "Franzi" lo mettesse in guardia dal prendere una decisione così rischiosa.

"Maxi" divenne imperatore del Messico, ma dovette rifiutare il titolo di arciduca e tutti i diritti per sé e per i futuri discendenti. Tuttavia egli venne ben presto sconfitto e ucciso dai ribelli messicani di Juarez (19 giugno 1867).

Al dolore che colpì "Franzi" si aggiunsero le preoccupazioni per suo figlio Rodolfo, troppo compiacente coi giornalisti d'opposizione e con le "pecore nere" della famiglia: Ludovico e Giovanni, figli di Leopoldo II, insofferenti al conformismo della corte.

Ad aiutare "Franzi" c’era lo zio Alberto, detto “l’eroe di Custoza”, perché qui aveva riportato una grande vittoria sul fronte italiano. Quest'ultimo divenne così un’istituzione di famiglia, capace di mettere in riga tutti i giovani arciduchi della corona: quando questo non bastava, interveniva personalmente Francesco Giuseppe, trasferendoli in guarnigioni in Moravia, Slesia o Galizia.

Anche al principe ereditario Rodolfo d'Asburgo-Lorena, destinato a diventare il prossimo imperatore d'Austria, toccarono queste ammonizioni, anche perché lo si sospettava di simpatizzare per i socialisti. Il suo matrimonio con la principessa Stefania del Belgio, con la quale aveva avuto una figlia, era stato un fallimento e Rodolfo s'era rifugiato nel'alcool. Dopo aver contratto una malattia sessuale, era sicuro di non poter più avere figli maschi, né quindi un erede al trono. La sua vita divenne da allora ancora più sregolata, finché, a trent'anni, conobbe la baronessa Maria Vetsera, di diciassette.

Quando Francesco Giuseppe gli chiese di troncare la relazione, nel castello del piccolo villaggio austriaco di Mayerling, dopo aver ammazzato nella camera da letto la baronessa, Rodolfo si suicidò. Era il 30 gennaio del 1889.

Fu una vera tragedia, anche perché emerse il problema della designazione di un nuovo successore, essendosi estinta con Rodolfo la linea diretta maschile. Si decise che la successione sarebbe passata al nipote primogenito dell’imperatore, Francesco Ferdinando.

Dei due cugini, infatti, Giovanni (Nepomuceno) e Ludovico Salvatore (figli del granduca Leopoldo II di Toscana), il più anziano, Ludovico, aveva scelto di girare il mondo a bordo della “Nixe”, e per questo motivo si attribuì l’etichetta di esploratore, scienziato e geografo; scrisse anche diversi libri che vennero pubblicati. Come lui, anche Elisabetta, moglie di Francesco Giuseppe, era sempre assente da Vienna per vari viaggi.

Giovanni invece venne educato a Vienna come un vero arciduca d’Austria ed era un giovane con grande talento artistico e indipendenza di giudizio. Divenuto maggiorenne scoprì d'avere anche una gran passione per la carriera militare, tanto che a 27 anni era già tenente feldmaresciallo e comandante di divisione.

S'interessò anche di politica dopo l’abdicazione di Alessandro di Battenberg (principe sovrano di Bulgaria negli anni 1879-1886). Siccome non si riusciva a trovare un altro sovrano, Giovanni s'interessò di quel posto, ma, a causa dei suoi intrighi, fu costretto a dare subito le dimissioni. Francesco Giuseppe le accettò e con un bollettino ufficiale venne annunciato che Giovanni era stato esonerato dal comando della terza divisione di fanteria di stanza a Linz. Poi, per non restare disoccupato, egli iniziò a studiare per diventare Capitano mercantile di lungo corso e ottenne il brevetto dall’Accademia navale di Fiume nel 1889.

Questo stesso anno si rivelò duro per Giovanni anche perché, dopo la tragedia di Mayerling, le chiacchiere di corte l’avevano coinvolto (s'era p.es. scoperto che Rodolfo gli aveva lasciato una misteriosa cassetta). Sicché l'8 ottobre 1889 annunciò la sua rinuncia alla carica di arciduca e chiese la retrocessione allo stato borghese col nome di Johann Orth. L’imperatore accettò.

Johann Orth comprò in Inghilterra una nave da carico chiamata Santa Margherita e su questa salpò da Londra nel 1890 con un carico di cemento e un contratto per tornare con un carico di salnitro cileno. Si sa solamente che la nave arrivò a Buenos Aires per lo scarico del cemento e che ripartì per il Cile, ma non arrivò mai a destinazione. Probabilmente la nave, con a bordo Johann e sua moglie Milli Stubel, naufragò nei pressi di Capo Horn il 20 o 21 luglio 1891, ma non vennero mai trovate le prove e nemmeno i cadaveri.

Francesco Giuseppe si preoccupava da sempre di tutti i parenti, ma, in particolare, di colui che aveva ereditato il trono alla morte di Rodolfo: Francesco Ferdinando, verso cui non provava alcuna simpatia. Francesco Ferdinando era figlio primogenito dell'arciduca Carlo Ludovico, fratello dell'imperatore Francesco Giuseppe.

Francesco Ferdinando avrebbe dovuto sposare una donna di cui non era innamorato, rinunciando alla donna che invece amava, la contessa Sofia Chotek, dama d’onore della duchessa Isabella von Croy, moglie dell'arciduca Friedrich di Teschen. Tuttavia contro la volontà dell'imperatore sposò nel 1900 la contessa (che divenne per l'occasione principessa, poi nel 1909 duchessa di Hohenberg), rinunciando al trono per i figli che gli fossero nati e solo dopo aver firmato un accordo che vietava alla moglie il titolo di arciduchessa e imperatrice.

Lui non aspettava altro che salire al trono per abrogare l’impegno preso, ma non ci salì mai, perché venne ucciso a Sarajevo insieme alla moglie. Prima di morire, non volendo esser separato da Sofia, diede ordine di esser seppellito accanto all’amata nel castello di Artstetten.

A Francesco Giuseppe non rimasero che le figlie (entrambe già sposate) e la nipotina Elisabetta, detta Erzsi, della quale assunse la tutela quando lei, rimasta orfana dell'arciduca Rodolfo, aveva solo sei anni.

Erzsi, nel 1900 a un ballo di corte, s'innamorò di un ufficiale, Otto zu Windisch-Graetz, ma, per poterlo sposare nel 1902, anche lei dovette firmare un atto di rinuncia del titolo di arciduchessa (da lui ebbe quattro figli). Tuttavia già nel 1924 ci fu il divorzio, perché Erzsi allacciò una relazione con Leopold Petzner, nato povero ma arricchitosi coi propri sforzi, insegnante e militante socialista.

I due, durante la seconda guerra mondiale, patirono la fame e subirono umiliazioni di ogni genere; Leopold fu anche mandato nei campi di concentramento e solo nel 1948 poterono sposarsi. Erszi morì nel 1963, sette anni dopo la morte del marito, che gli ebrei ancora ricordano per averli aiutati a fuggire dalla Germania.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 26/12/2012