STORIA ROMANA |
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I SEVERI E LA MILITARIZZAZIONE DELL'IMPERO
Al suo posto viene allora eletto imperatore Eliogabalo (Marco Aurelio Antonino), allora quattordicenne, per iniziativa della nonna Giulia Mesa, la quale sostiene tra le milizie orientali un'ampia campagna in suo favore. Gli eserciti inoltre lo acclamano imperatore anche per i vincoli di parentela che egli riveste con Settimio e Caracalla, della cui dinastia si pone come continuatore. L'interesse del suo regno è essenzialmente di carattere culturale e religioso. Ciò che lo caratterizza infatti è un ambizioso tentativo di rinnovamento dell'Impero sia a livello religioso, sia a livello di classe dirigente. Ma sarà proprio un tale ambizioso progetto a perderlo, risultando inaccettabile agli occhi della classe politica romana. Verrà ucciso infatti - come Caracalla - dai pretoriani nel 222. - La crisi 'd'identità' dell'Impero Oltre che dalla crisi istituzionale e politica dell'Impero, il terzo secolo è caratterizzato da una crisi di natura culturale e religiosa. Si diffondono difatti in questo periodo molti nuovi culti, sui quali si affermerà gradualmente il cristianesimo. Sebbene non sia ancora divenuta la religione ufficiale dell'Impero (cosa che accadrà nel secolo seguente), tale culto si è infatti già largamente diffuso in tutto il mondo romano, spesso anche tra i ceti più elevati. Molti imperatori inoltre, ad esempio Commodo, tendono rispetto al passato a mostrarsi decisamente più tolleranti verso la nuova religione, rinunciando ad atteggiamenti eccessivamente ostili e persecutori nei suoi confronti. D'altronde, anche tra i cristiani inizia a svilupparsi un diverso clima ideologico e un diverso atteggiamento verso lo Stato (ne è un esempio un discorso di Celso della fine del II secolo, nel quale questi auspica un maggiore impegno e una maggiore sollecitudine dei cristiani verso l'attività pubblica). Ma il cristianesimo è soltanto una delle molte religioni che in questi anni stanno prendendo piede all'interno del mondo occidentale, segno questo della profonda crisi d'identità che attraversa tali zone. Tra essi, vi sono per esempio il culto di Mitra o quello di Iside. Quasi tutti d'origine orientale, essi testimoniano l'influenza esercitata sull'Occidente dalla cultura asiatica, non solo sul piano politico ma anche su quello culturale e religioso. Ed è appunto in un tale clima di forte fermento religioso, che si colloca il tentativo del giovane imperatore Elagabalo di instaurare in Roma una nuova religione, che si affianchi integrandolo all'antico pantheon degli dei della tradizione occidentale. - La riforma religiosa di Elagabalo Appartenente all'aristocrazia asiatica, estraneo perciò agli ambienti di governo occidentali, Elagabalo giungerà a Roma soltanto nel 219 (a due anni circa dalla propria proclamazione). Qui giunto, egli si preoccuperà soprattutto di diffondere il culto solare di Baal, la religione monoteistica della quale è sacerdote. Assieme a questa, egli esporterà a Roma - e da qui in tutto il mondo romano - concezioni e costumi di origine orientale, gli stessi peraltro che sono alla base del fascino esercitato sui romani anche dalle altre religioni orientali. Poco si sa del governo del giovanissimo Elagabalo (che fu, oltre a tutto, molto breve). Su di lui rimangono inoltre soprattutto degli scritti di parte senatoria, che descrivono il suo regno come un insano crogiolo di vizi e di eccessi in stile - appunto - orientale. Pare però che, alla base del suo omicidio, vi sia un'incompatibilità fondamentale tra le sue idee (e quelle del suo seguito) e quelle della vecchia classe dirigente romana occidentale. cfr Epistola al Senato1) La fine dell'Età aurea
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- Stampa pagina Aggiornamento: 11/09/2014 |