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CAIO GIULIO CESARE
un mito letterario in controluce
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La fortuna riservata al personaggio di Giulio Cesare in ambito letterario, oltre
che artistico e storico, ha origine a partire dagli stessi contemporanei di questo
straordinario uomo d'armi e all'unisono intellettuale d'eccellente valentia."Ha una
maniera splendida e impeccabile di parlare, solenne e nobile nella voce, nella gestualità
e nel contegno", non può fare a meno di ammettere il suo rivale Cicerone. Mentre
l'amico Sallustio ne descrive l'enorme generosità nei confronti dei deboli e degli
alleati; una generosità che comporta il dispendio di un ingente patrimonio e una
significativa conferma del valore attribuito all'amicizia, sul quale si basa uno dei punti
di forza della società romana repubblicana.
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- Anche quando su Cesare pesa il giudizio morale legato alla responsabilità di aver
trascinato i concittadini in una sciagurata guerra civile, il suo ritratto emerge con
valenze di spicco, volte a sottolineare il coraggio, la fierezza e la determinazione del
temperamento. Una conferma è reperibile nei versi della tragedia di Lucano, Farsaglia;
si tratta di versi terribili che ruotano attorno ad un uomo accusato addirittura di
criminalità: "fuggi, fantasia, tale momento della guerra, affinché nessun
discendente apprenda da me, poeta di così enormi sciagure, a quali atrocità possano
giungere le lotte civili".
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A un secolo di distanza dalla morte di Cesare, Quintiliano decretò che, se egli
si fosse dedicato esclusivamente all'oratoria, sarebbe stato l'unico antagonista
dell'arpinate. La critica molto insiste sull'abilità dialettica di Cesare, al punto che
si ravvisa una sorta di rammarico nei riguardi di una vocazione subordinata, invece, a
più feroci passioni: il ruolo di letterato rappresenta virtualmente l'aspetto
rassicurante e umano di un ambizioso conquistatore votato all'arte bellica.
- "Non si può dire se è positivo per la repubblica che lui sia
nato o invece se sarebbe stato meglio che non fosse nato", commenta Seneca,
riprendendo un'affermazione di Livio, e vi aggiunge un suggestivo paragone con i venti,
la cui forza distruttiva fa scordare che anch'essi sono prodotto di una provvidenza,
attenta a reggere il mondo secondo imperscrutabili piani. Ed è proprio il tema conduttore
della provvidenza ad ispirare a Dante Alighieri la decifrazione di un ruolo predestinato
assegnato a Cesare, in quanto, in modo decisivo, egli ha concorso al rafforzamento della
potenza di Roma che, per volere divino, è divenuta strumento per l'affermazione del
cristianesimo.
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Gli autori classici costituiscono in ogni caso le fonti di riferimento
interpretate dagli artisti nel momento in cui si accingono a rielaborare in forma di
intreccio narrativo le vicende di uno dei più sorprendenti protagonisti della storia
romana. Ogni notazione costituisce un possibile indizio per scoprire l'identità
dell'uomo, pertanto il personaggio è caratterizzato sul piano fisiognomico, quantunque
penalizzato dalla bassa statura e dalla calvizie, è studiato sotto il profilo
antropologico, negli aneddoti riguardanti persino i gusti alimentari, così sobri da
rifiutare il consumo di asparagi conditi con burro anziché olio, ma specialmente è
indagato dal punto di vista psicologico, perché su tale versante emerge il coacervo di
arroganza, di anticonformismo e di autoreferenzialità elevata al massimo grado che fa di
Cesare una personalità identica solo a se stessa.
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William Shakespeare, che per la tragedia omonima si valse con molta libertà delle
notazioni delle Vite parallele di Plutarco, fa pronunciare al suo Cesare alcune
parole d'assoluta pertinenza nei confronti dell'indole del personaggio storico: "I
codardi muoiono molte volte prima della loro morte; i valorosi assaggiano la morte
soltanto una volta. Di tutte le cose strane che ho udito finora la più strana sembra che
gli uomini debbano temerla, la morte, vedendo che, fine necessaria, verrà quando
verrà" (Atto II, scena II).
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- Peraltro il modo migliore per accostarsi al mito letterario di Cesare è quello di
basarsi su ciò che egli stesso, in quanto autore, dice di sé, in riferimento all'agente
delle vicende narrate, valendosi perciò direttamente, senza altre mediazioni letterarie,
della documentazione fornita nei Commentari.
- Un tratto peculiare consiste nella
consapevolezza d'essere un uomo d'azione dotato dell'eccezionale capacità di comprendere
a colpo d'occhio le situazioni.
- E' allora pensabile supporre che un temperamento siffatto
non sia riuscito a preventivare i rischi esiziali di una congiura rivelata da numerosi e
inconfutabili segnali? Svetonio sostiene che a molti amici Cesare lasciò il sospetto di
non voler vivere più a lungo, tenuto conto del declinare delle proprie condizioni
fisiche.
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Questo dato può forse spiegare il ruolo di attore gestito da Cesare anche
nell'ultima scena di una morte oramai annunciata:
"...si avvolse la toga attorno al
capo e con la sinistra ne fece scivolare l'orlo fino alle ginocchia, per morire più
decorosamente, coperta anche la parte inferiore del corpo". (Svetonio, Vita
Caesaris, 82)
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Non è un caso se nella tragedia shakespeariana tutti i personaggi chiamati in
causa possiedono una sorta di ambiguità comportamentale, a cominciare da Antonio, che pur
tesse l'apologia del defunto: tutti, ad eccezione di Cesare, nella sua ineguagliabile
autenticità rispetto alle buone e alle cattive intenzioni.
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