LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
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La prima spedizione persiana contro la madrepatria (490) Fu nel 490, con la celebre battaglia di Maratona, che i Greci segnarono la prima vittoria sui propri avversari. Una vittoria che, senza dubbio, anche poiché ottenuta a dispetto di uno squilibrio numerico decisamente sfavorevole, ebbe degli effetti non indifferenti sulla successiva determinazione delle città-stato greche nel combattere il nemico.
Ma andiamo con ordine: nella primavera del 490 Mardonio (generale capo delle armate del Re Dario) si mise in moto verso le città di Eretria e di Atene, per infliggere ad esse la giusta punizione per l'aiuto prestato all'insurrezione ionica antipersiana (oltre che, come si è già detto, per iniziare un'opera di penetrazione politico militare in Grecia). Prima poi di raggiungere Eretria, che fu assediata per sette giorni e successivamente messa a ferro e fuoco con la deportazione di tutti i suoi abitanti, gli eserciti persiani si fermarono nelle isole dell'Egeo ancora indipendenti dal dominio del Gran Re, e in quelle che come Nasso (nella quale lasciarono i segni più evidenti del proprio passaggio) erano ai loro occhi colpevoli di averlo ostacolato. Dopo - come si è già accennato - aver assediato e deportato gli abitanti di Eretria, i Persiani si accingevano a compiere un'analoga opera ai danni degli Ateniesi e delle popolazioni dell'Attica. Consigliere della loro azione era inoltre Ippia, il figlio di Pisistrato, spodestato dalla carica di tiranno dall'azione congiunta degli Spartani e della famiglia degli Alcmeonidi (cfr primo paragrafo), e in seguito quindi passato dalla parte dei Persiani. (Fu quasi sicuramente lui infatti, a consigliar loro di sbarcare in Diacria, la stessa zona da cui era partito suo padre per riconquistare Atene nel 545). La battaglia che ne scaturì - quella di Maratona - fu tanto importante per il mondo greco da divenire un luogo comune della stessa coscienza occidentale, simbolo dell'eroismo e dell'amor di patria ellenici, contro l'asettica e anonima potenza degli enormi eserciti del loro nemico. E la vittoria greca fu davvero un'impresa eroica, se si considerano le circostanze nelle quali gli eserciti dell'Attica - e quelli ateniesi in particolare, da cui era formata la stragrande maggioranza delle forze militari greche - dovettero operare. Oltre alla già citata differenza numerica, vi fu difatti l'effetto sorpresa dell'attacco degli eserciti persiani, che non diede il tempo alle altre città greche di accorrere in aiuto degli assediati. La vittoria quindi, si dovette essenzialmente alla determinazione dei soldati attici (celebre è l'episodio che precedette la guerra, la 'maratona' del soldato ateniese che corse ad avvertire la città dello sbarco dei Persiani), oltre che alla perizia di Milziade [1], lo stratego che guidò l'impresa, anticipando astutamente le mosse del nemico. Assieme a una vittoria dal valore simbolico altissimo, gli Ateniesi ottenevano così di ricacciare il nemico sulle coste dell'Anatolia, e di procrastinare di circa un decennio la guerra che avrebbe segnato definitivamente la loro sorte. - La seconda spedizione persiana contro la Grecia (480 - 479) Nonostante l'azione di penetrazione politico-militare di Dario nelle zone a occidente dell'Impero si concludesse con lo scacco di Maratona, si può comunque dire che essa - per il resto - portò alla Persia ottimi frutti. Tuttavia con Serse, figlio di quest'ultimo, e in seguito alla sconfitta definitiva dei Persiani da parte dei Greci e alla riacquisizione dei domini asiatici perduti nel precedente conflitto, una tale penetrazione conobbe per svariati decenni una brusca interruzione. Per la campagna contro le città della madrepatria, Serse approntò preparativi grandiosi (o così almeno ci racconta la tradizione storiografica greca, preoccupata forse di amplificare l'impresa dei propri concittadini), facendo addirittura allestire una gigantesca flotta militare, nonché un ponte che collegava tra loro le sponde degli stretti, permettendo così il passaggio delle truppe persiane sul territorio europeo. E' indubbio poi che, oltre a motivi di carattere politico e ideologico, alla base di tale impresa entrassero anche i sentimenti 'personali' di una dinastia che non tollerava sconfitte (anche per i danni che esse avrebbero arrecato al suo prestigio e alla sua immagine). Un'altra cosa da tenere ben presente, è che le città-stato greche non furono tutte altrettanto motivate a contrastare l'incursione degli Spartani. Molto più tiepide difatti furono quelle della Grecia centrale, riunite sotto la Lega beotica - a capo della quale si poneva Tebe -, molte delle quali disertarono i propri impegni. Apertamente collaborazionista fu invece la Tessaglia, una regione il cui sviluppo cittadino era - non a caso - molto inferiore rispetto alle altre. A capo della ribellione greca, si posero dunque Sparta e Atene, unite per l'occasione all'interno della Lega peloponnesiaca, o Lega ellenica, capeggiata da Sparta. Battaglie decisive di tale campagna furono: quella combattuta alle Termopili, quella di Salamina (480), quella di Platea, ed infine quella di Micale (479). Nella prima i Greci della Laconia, capeggiati chiaramente dagli Spartani (e dal loro re Leonida), si adoperarono eroicamente, sacrificando le proprie vite, per permette alle truppe ateniesi una ritirata strategica, che evitò loro la distruzione (oltre che una sicura sconfitta della causa greca). Nell'altra, che decretò in sostanza la vittoria definitiva degli Elleni (non a caso Eschilo, nella sua celebre tragedia, la rievocò come l'evento finale della guerra), furono invece le flotte navali greche, capeggiate da quelle ateniesi - allestite per iniziativa di Temistocle [2] -, ad attirare il nemico in un'imboscata in una stretta lingua di mare vicino all'isola di Salamina, accerchiandolo e piegandolo. Nella terza invece, svoltasi presso la città di Platea, nell'entroterra centrale, i Greci sconfissero le milizie degli avversari anche sulla terra ferma, decimandone ulteriormente gli eserciti. Nell'ultima infine, che si svolse sulle coste dell'Asia minore, gli Elleni riuscivano a prendere alle spalle i Persiani superstiti, che si accingevano a ritornare in patria, dando inoltre inizio a un vasto movimento di riconquista dei territori asiatici prima greci - un movimento che, in poco tempo, si spinse fino alla città di Sesto, nella zona degli Stretti (478). In breve, al termine del conflitto, i Greci avevano riconquistato alla libertà anche le zone asiatiche, e sottratto o comunque svigorito l'influenza persiana sulle regioni circostanti. I nemici poi, erano stati ricacciati ai confini lidici, limitati cioè al possesso dell'Anatolia, con l'esclusione in più delle zone costiere e delle isole circostanti. Pur vinta dalle città-stato greche, la guerra costò molto a queste ultime, sul piano sia delle perdite umane che di quelle materiali. Tra tutte le città poi, la più colpita fu senz'altro Atene, che per ben due volte venne messa a ferro e fuoco dai nemici, nonostante in entrambi i casi la popolazione riuscisse a mettersi in salvo. Essa in altri termini subì, seppure in forma attenuata, la stessa sorte che era toccata precedentemente a città come Mileto, o come l'isola di Nasso. - Le azioni punitive al termine della guerra, i cambiamenti interni ed esterni dello stato ateniese Dopo la vittoria sui nemici esterni, iniziò per i Greci un breve periodo di 'guerra' interna. Come si è detto, non tutti gli stati della compagine ellenica avevano optato per la resistenza ai Persiani. Alcuni di essi avevano infatti preferito astenersi, o - ancora peggio! - disertare gli impegni militari; altri invece, essenzialmente la Tessaglia, si erano alleati col nemico, fungendo inoltre ad esso da rifugio nei periodi invernali! Al termine del conflitto quindi, gli Spartani (allora lo stato più influente di tutta la Grecia) guidarono due spedizioni punitive: una contro la Lega beotica - e in particolare contro Tebe, la città guida di essa -, colpevole di aver scelto la neutralità; l'altra invece contro la Tessaglia. La prima si concludeva - dopo un assedio di sette giorni alla città di Tebe - con lo scioglimento della Lega beotica, oltre che con l'esecuzione degli esponenti del partito filo-persiano. L'altra invece si risolveva fondamentalmente in un insuccesso, non riuscendo in pratica gli Spartani ad avere la meglio sulla nobiltà tessala. Anche la vita politica di Atene inoltre, fu profondamente segnata dalla seconda guerra persiana. Innanzitutto, vi fu l'allestimento di una flotta militare marittima, per iniziativa di Temistocle. Tale evento - apparentemente irrilevante dal punto di vista sociale - segnò invece un ulteriore passo in direzione della parificazione dei diritti politici tra tutti i cittadini ateniesi. Impiegati infatti i cittadini più ricchi nella cavalleria, gli zeugiti nelle file della fanteria (gli opliti), non rimanevano che i teti - ovvero le fasce di reddito più povere - da destinare in veste di rematori alle milizie marittime. E' inutile poi ricordare i vantaggi politici che derivavano dalla partecipazione alla guerra. E' in corrispondenza con questi eventi infatti, che i teti ottennero un'ulteriore parificazione sul piano dei diritti politici (per esempio, l'eleggibilità all'arcontato) rispetto alle altre fasce di reddito. Un altro cambiamento fondamentale non solo per Atene, ma anche per gli equilibri interni alla compagine degli stati greci, fu la nascita al termine della rivolta asiatica della Lega Delio-Attica. Liberate dal giogo persiano infatti, le zone greco-asiatiche - ben coscienti della pericolosità della loro posizione di confine - chiesero agli Spartani il permesso di entrare a fare parte della Confederazione ellenica, ricevendo così appoggio e protezione da parte degli altri stati greci. Del rifiuto opposto da questi ultimi (seppure con l'eccezione di tre importanti isole: Chio, Lesbo e Samo) approfittarono allora gli Ateniesi, che strinsero con esse un'alleanza e formarono una lega marittima, quella Delio-Attica, che divenne la base del loro impero marittimo. La guerra contro i Persiani dunque, non si limitò a salvaguardare per alcuni decenni la libertà e l'indipendenza politica dei Greci da ogni influenza esterna, e a rafforzare il senso della loro identità in contrasto con i popoli 'altri' (da essi definiti barbari), ma portò anche come risultato all'emergere di una divisione interna sempre più netta - anche in conseguenza dello scioglimento della Lega beotica - tra due opposti blocchi di carattere politico, militare ed economico: quello guidato da Sparta e quello guidato da Atene. Erano poste così le premesse del periodo successivo, che sarebbe culminato con la guerra Peloponnesiaca. [1] Milziade era stato il tiranno filo-persiano di una città del Chersoneso tracico. Passato in seguito dalla parte avversa, alla fine della guerra delle colonie contro Dario si rifugiò ad Atene, dove divenne il leader di una fazione politica nuova, ostile alla linea conservatrice portata avanti dal partito degli Alcmeonidi. Tra i suoi uomini compare anche Temistocle, che in sostanza ne erediterà il compito di stratego e capo militare nella seconda guerra contro i Persiani. (torna su) [2] Temistocle fu il successore di Milziade alla guida di Atene; a lui si dovette la prima flotta militare ateniese, l'allestimento della quale ebbe delle implicazioni che verranno analizzate avanti. (torna su) |
a cura di Adriano Torricelli