LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Storia ed evoluzione della Grecia classica


2- La Persia degli Achemenidi

Lo sviluppo, tra settimo e sesto secolo, del grande Impero persiano - più grande, senza possibilità di confronto, anche del precedente Impero assiro (IX-VII) - determinò una profonda trasformazione del mondo asiatico sia all'interno che nei rapporti con l'occidente.

Fu infatti la maggiore aggressività di un tale stato (che fu essenzialmente, in realtà, una somma di stati) rispetto ai precedenti regni orientali (ad esempio la Lidia di Creso), a determinare lo scoppio prima del conflitto con le colonie elleniche dell'Anatolia, e in seguito con la stessa Grecia europea. D'altra parte, come si è già detto, anche le poleis greche stavano sviluppando da tempo una nuova coscienza di sé, che le rendeva sempre meno accondiscendenti ai condizionamenti esterni. Non c'è quindi da stupirsi che l'urto fra questi due 'mondi' sfociasse nella guerra.

- Mondo greco e mondo asiatico

Prima di addentrarci nello specifico della Persia achemenide e delle guerre persiane, tenteremo - una volta di più - di fare il punto sulle differenze esistenti tra le strutture politiche ed economiche più tipicamente asiatiche, e quelle caratterizzanti invece il mondo greco (il tutto con particolare riferimento al periodo immediatamente precedente alle guerre persiane, cioè il sesto e quinto secolo). Tale analisi ci aiuterà peraltro a inquadrare tanto il contesto quanto le ragioni di fondo dello scontro tra i due blocchi politico culturali.

Come già si è detto all'inizio di questo breve studio (cfr introduzione), possiamo considerare il mondo asiatico e il mondo occidentale come due realtà per molti aspetti contrapposte. Differenza fondamentale tra essi è la presenza nel primo di un tipo di proprietà di carattere (prevalentemente) collettivo e lo sviluppo di gruppi sociali chiusi detti caste, nell'altro invece quello della proprietà privata e delle classi (ceti sociali la cui identità è essenzialmente legata alla proprietà patrimoniale dei singoli individui).

Nel corso dei secoli inoltre, un tale binomio conobbe un ulteriore sviluppo. Mentre difatti, all'interno del mondo occidentale, la libera iniziativa privata a livello produttivo (conseguenza ovviamente della proprietà personale dei beni) venne affiancata a livello politico dall'affermazione di valori egualitari e libertari (dei quali fu un chiaro esempio la diffusione delle democrazie), le società orientali al contrario rimasero ancorate a strutture sociali fondamentalmente piramidali, nelle quali le attività privatistiche non potevano certo guadagnare uno spazio eccessivo.

Contrariamente dunque alle poleis greche, che si svilupparono "in orizzontale", in direzione cioè dell'emancipazione sia politica che economica dei singoli cittadini, le società asiatiche si mantennero fedeli a una concezione dell'organizzazione sociale essenzialmente statalista e verticale. In esse quindi i sudditi/cittadini rimanevano 'imprigionati' in una maglia sociale estremamente rigida, in grado di pilotarne, attraverso varie disposizioni politico amministrative, le stesse iniziative economiche.

Non a caso, fenomeni come i vasti apparati burocratici e la sofisticata macchina pubblica per la contabilità e la gestione statale - che pure costituivano già da tempo la base amministrativa dei regni asiatici - rimanevano, almeno in quell'epoca, del tutto impensabili per il mondo occidentale.

Ciò detto, sarebbe fuorviante pensare che nel mondo asiatico fossero totalmente assenti fenomeni come il commercio o la proprietà privata della terra, la cui esistenza era tuttavia attenuata e vincolata da limitazioni molto rigide imposte dall'alto.

Col tempo infatti, si era giunti a un compromesso tra libera iniziativa privata e autorità dirigistica pubblica. Ne sono un esempio i cosiddetti "contratti di Palazzo", attraverso i quali lo stato assegnava in appalto ad imprenditori privati alcune opere o funzioni di carattere pubblico, pretendendo in cambio una somma stabilita in precedenza, ma lasciando loro il resto dei profitti dell'impresa.

Anche il commercio poi, che pure veniva svolto in gran parte su commissione pubblica, poteva fruttare parecchio ai singoli commercianti.

Per quanto riguarda la proprietà delle terre infine, esse venivano spesso concesse 'in dono' dal sovrano ad esponenti della nobiltà, sempre però sotto restrizioni che ne limitavano l'autonomia di privati proprietari. E' appurato tuttavia che i nobili potessero, attraverso i propri vasti poteri economici, influenzare - ed anche pesantemente - le decisioni politiche dei loro signori. Il che dimostrerebbe una volta di più come la lotta tra il potere centrale e i poteri locali, rimanesse sempre un fattore costante all'interno del mondo asiatico, manifestazione di una tendenza sempre latente in esso a 'feudalizzarsi'.

D'altra parte - e la Persia costituisce un chiaro esempio in questo senso - i poteri "feudali" locali tesero molto spesso a costituirsi come delle specie di sotto-stati o di stati nello stato, svolgendo entro i propri confini un ruolo affine a quello svolto dallo stato principale.


a cura di Adriano Torricelli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015