LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Storia ed evoluzione della Grecia classica


3- Gli sviluppi di Atene tra il VII e la prima metà del VI secolo

Un paragrafo a parte dobbiamo dedicarlo all'evoluzione di Atene, la città che ai nostri occhi è il simbolo stesso del mondo greco. Avendo inoltre già delineato sommariamente, in un precedente paragrafo, le coordinate di tale evoluzione, ci limiteremo qui avanti a riproporre - ampliandoli e corredandoli con i fatti e i nomi dei personaggi al centro di quelle vicende - i concetti sopra descritti.

Trono Ludovisi

- Alcmeonidi, Medontidi, Filaidi…

Ancora nel settimo secolo, la vita dello stato ateniese era dominata dalla rivalità tra alcune grandi famiglie aristocratiche le quali, detenendo i maggiori strumenti di carattere economico, si contendevano anche il predominio politico sullo Stato.

L'antico istituto monarchico, di origine micenea (che allora si chiamava wanax, e che nell'età oscura era divenuto il basileus), era rimasto solamente come carica annuale, cambiando il proprio nome in 'arcontato'. I nove arconti (di cui uno era quello principale) venivano tuttavia scelti tra gli esponenti della nobiltà, nonché eletti proprio da quest'ultima. Lungi dall'essere il centro direttivo della società, essi erano insomma ormai espressione di un'organizzazione sociale aristocratica e gentilizia. E' qui ben visibile la trasformazione sociale dell'Attica - una regione insolitamente vasta da un punto di vista geografico, e omogenea da quello culturale - in senso privatistico.

Rimasta indietro sul piano dello sviluppo economico e sociale, tale regione covò per molto tempo in se stessa i germi delle successive rivoluzioni politiche, ciò che molto probabilmente fece sì che queste, pure esplose in ritardo, si manifestassero con una particolare virulenza. Inoltre le notevoli potenzialità di sviluppo economico di questa regione - dovute non solo ad una vantaggiosa posizione marittima, ma anche alla sua inconsueta estensione territoriale - portarono la capitale Atene, dopo tali rivoluzioni, ad assumere un ruolo centrale nella vita del mondo ellenico.

- Le riforme di Solone (594 - 560)

Un primo traguardo nella lotta dei ceti meno abbienti verso la parificazione sociale fu - ancora nel VII secolo - la stesura delle prime leggi scritte (testimonianza tra l'altro di una relativa diffusione della scrittura), ad opera di Dracone (624). Queste tuttavia, pur costituendo un traguardo per il popolo, sanzionavano al contempo la supremazia quasi totale della classe nobiliare sull'intera vita politica e sociale!

Ma, assieme al principio della necessità di una formulazione scritta e inalterabile delle leggi, iniziava ad affermarsi anche un'idea nuova, ovvero quella di uno stato di diritto, estranea in gran parte alla tradizione (assolutistica) orientale e peculiare quindi della storia dei popoli occidentali. Detto ciò, non bisogna però nemmeno dimenticare l'esistenza anche in oriente di codici giuridici, ben più antichi peraltro di quello di Dracone (si pensi per esempio al codice di Hammurabi, in Mesopotamia).

Una seconda tappa in questo lungo cammino verso la democrazia fu l'instaurazione del regime timocratico ad opera del grande riformatore Solone.

Questi, personaggio chiave della storia greca (il quale, oltre a essere annoverato tra i sette savi, incarnò anche le diverse figure del politico, del poeta e del filosofo), attuò - in veste ufficiale di mediatore o arbitro tra la plebe e la nobiltà terriera - delle riforme di natura politica e costituzionale (due piani allora di distinzione ancora molto incerta) che influenzarono notevolmente lo sviluppo di Atene e, attraverso essa, quello delle altre poleis elleniche.

Fondamento delle riforme soloniane fu l'idea di concordia tra i diversi elementi componenti la società, dilaniata in quegli anni (e anche nei prossimi…) da gravi contrasti politici tra i nobili proprietari terrieri e i ceti non nobiliari. Il principio 'patriottico' secondo cui l'interesse comune dovesse prevalere su quello delle parti, fu la giustificazione ideologica dell'azione mediatrice posta in atto da Solone. Esso venne approvato (anche forse a causa della sua efficacia come mezzo di pacificazione sociale) dalla maggioranza dei cittadini, sia aristocratici sia non, costituendo una base trasversale di consenso per le molteplici azioni di rinnovamento attuate da Solone.

Non ci dilungheremo qui avanti, attorno alle circostanze che furono alla base di tali riforme, né attorno al loro ordine cronologico, limitandoci a elencarle e a mostrarne il significato politico, nonché gli effetti avuti sulle diverse fasce della popolazione.

Come si è detto, le riforme soloniane furono essenzialmente di due tipi: a) politiche, b) costituzionali. L'azione di Solone inoltre, fu resa possibile dal consenso stesso delle parti interessate (il popolo e la nobiltà) le quali trovarono proprio in Solone un possibile mediatore, cui diedero perciò 'carta bianca' in vista di un'azione di pacificazione e di risoluzione dei propri conflitti.

Le riforme di natura propriamente politica riguardarono soprattutto la redistribuzione della proprietà terriera (contro ovviamente agli squilibri allora esistenti, tutti a favore dell'aristocrazia) ed ebbero effetti notevoli anche sull'organizzazione economica della società, poiché favorirono l'affermarsi di una classe intermedia tra i teti e gli hippeis (ovvero i nobili). Le riforme costituzionali invece, furono rivolte soprattutto ad allargare la base politica della popolazione, o a porre comunque a fondamento di tale partecipazione politica dei nuovi criteri, di carattere censuario, anziché di casta o familiari.

Cominciamo con le riforme politiche.

Solone passò alla storia innanzitutto, come colui che affrancò i piccoli proprietari dall'asservimento verso i grandi (una situazione, quest'ultima, sapientemente descritta da Esiodo ne "Le opere e i giorni"). Egli abolì infatti la schiavitù per debiti e, con essa, una dipendenza a vita dei primi nei confronti dei secondi (ai quali poteva tuttavia anche capitare una peggior sorte: quella cioè di essere venduti come schiavi a mercanti stranieri). In tal modo, egli ridiede ossigeno alla piccola e media proprietà terriera, soffocata nei secoli precedenti dall'esosità dell'aristocrazia.

Ma tali provvedimenti politici furono parte di un più ampio disegno, volto al potenziamento delle classi sociali emergenti, un disegno che tuttavia lasciava in secondo piano i cittadini più poveri e i nullatenenti (i teti) - un fattore che si sarebbe rivelato col tempo l'elemento fondamentale di debolezza di tutta la costruzione soloniana.

Pare inoltre che egli, per incoraggiare lo sviluppo delle attività artigianali e mercantili, incoraggiasse l'afflusso di manodopera specializzata da altre zone della Grecia, col risultato di portare in poco tempo l'Attica all'avanguardia nelle tecniche della produzione e della lavorazione vasaia, nonchè quindi nell'esportazione di tali prodotti.

Ma la riforma agraria fu solo uno (sebbene senz'altro il più noto) dei cambiamenti apportati da Solone all'assetto della città ateniese e delle sue campagne.

Egli difatti mutò radicalmente anche l'assetto organizzativo e giuridico di tale società, variandone in modo sostanziale la costituzione.

Essenzialmente Solone istituì un nuovo consiglio che andò ad aggiungersi al precedente, chiamato Areopago, di matrice nobiliare. Tale era la Bulè (il Consiglio dei quattrocento), i cui componenti non erano peculiarmente aristocratici. D'altra parte, egli istituì anche un nuovo tipo di ripartizione della cittadinanza, fondato anziché sull'appartenenza di casta (secondo un criterio ancora aristocratico e gentilizio), sulla ricchezza privata dei singoli cittadini.

L'appartenenza all'una o all'altra classe di censo favoriva o inibiva la partecipazione di essi ad alcune cariche politiche (più queste erano alte, difatti, più alto doveva essere il censo di coloro che le ricoprivano!) Per tale ragione si parla, per questi anni, dell'instaurazione di un regime timocratico (legato cioè alla ricchezza degli individui… peraltro non soltanto terriera), anziché di un regime aristocratico o (già) democratico.

Le classi di censo erano quattro : a) i pentacosiomedimnoi, cioè la classe dei più ricchi (la cui proprietà andava dai 500 medimni di grano in avanti - quella dei medimni era una semplice unità di misura, legata alla ricchezza agraria; quest'ultima però non era l'unica forma contemplata dalle riforme di Solone: era difatti già presente in esse anche un tipo di ricchezza diverso, prodotto delle attività artigianali e di quelle commerciali!) ; b) gli hippeis o i nobili (dai 300 ai 500 medimni) ; c) gli zeugiti o la "classe media", militarmente corrispondente a quella degli opliti (dai 200 ai 300 medimni) ; d) ed infine i teti (i rimanenti cittadini, in sostanza l'antico proletariato).

Le principali istituzioni dello stato, al termine delle riforme soloniane, furono dunque le seguenti : a) le varie magistrature, con al culmine appunto quella degli arconti (le cui competenze reali si ridussero col tempo solo alla guerra) ; b) l'Areopago (l'antico consiglio dei nobili, per l'esattezza in numero di trenta) ; c) la Bulè (il consiglio dei quattrocento, composto da gruppi di cento cittadini presi dai quattro demi o distretti della polis) ; d) l'Ecclesia (l'assemblea popolare).

Tra tali istituti, solo la Bulè fu un'invenzione soloniana, e suo compito fu appunto quello di bilanciare il potere dell'Areopago. Ma la tradizione assembleare in Grecia - e in Attica in particolare - era molto più antica delle riforme di Solone, né fu certo quindi una invenzione di quest'ultimo!

E se Atene rinunciò per un periodo relativamente breve ad essa, ciò avvenne soltanto durante il periodo della tirannide di Pisistrato (oltre che durante quella, molto più debole, dei suoi due figli).

Nonostante fosse una figura estremamente forte e influente, Solone non volle mai sostituirsi al popolo, ovvero togliergli la capacità di decidere liberamente di se stesso. Per tale ragione, egli non può essere assolutamente annoverato tra i tiranni. Nonostante ciò, egli fu senza dubbio un personaggio di primissimo piano per la storia dell'Attica.

Portato a termine il proprio progetto di riforma, Solone - secondo peraltro accordi presi in precedenza con il popolo - si ritirò a vita privata lasciando la carica di arconte, e morendo pochi anni dopo.

Negli anni successivi, sarà un certo Pisistrato a prendere il potere. Questi - a differenza di Solone - non governerà, pur in veste di figura istituzionale speciale, in un contesto 'democratico', bensì in veste proprio di tiranno.

Alla base della sua affermazione politica, vi saranno anche l'ostilità e lo scontento dei ceti più umili (teti) nei confronti delle riforme soloniane, eccessivamente preoccupate di sostenere e favorire le nuove classi emergenti, ma non altrettanto attente alle loro esigenze. La parentesi della tirannia nella storia di Atene, avrà tuttavia anche molti risvolti positivi: Pisistrato infatti riuscirà a portare a termine quel processo di sviluppo della città ateniese, iniziato dal suo predecessore, al termine del quale essa sarà divenuta la massima potenza commerciale della Grecia e avrà sbaragliato la concorrenza delle vicine poleis di più antica tradizione coloniale.


a cura di Adriano Torricelli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015