LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
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L'età arcaica:
la grande colonizzazione (VIII - VI sec.) Se nel periodo oscuro della storia ellenica vennero poste le basi della successiva civiltà classica (e, prima che di essa, di quella arcaica o preclassica), spettò invece ai secoli successivi - quelli cioè tra l'VIII e il VI - il compito di portare a termine una tale trasformazione.
Le etnie conquistatrici inoltre si posero spesso come continuatrici, pur in un contesto culturale e sociale molto mutato, dei precedenti dominatori. Forse proprio per tale ragione, a volte, concessero ad essi la possibilità di insediarsi su territori marginali rispetto ai propri [1]. Ma la formazione dello stato nobiliare e privatistico non fu che il primo passo di uno sviluppo molto più vasto, al termine del quale si formarono le vere e proprie poleis dell'età classica, le quali - nonostante siano certamente da distinguere dai villaggi gentilizi dell'età buia, ancora relativamente primitivi - trovarono proprio in questi ultimi i presupposti che le resero possibili. All'origine di queste e di altre trasformazioni, vi fu poi un fenomeno non del tutto nuovo per i popoli ellenici ed egei, anche se ora molto più esteso e variegato rispetto ai secoli precedenti: e cioè una seconda colonizzazione greca delle aree mediterranee e vicino orientali (la prima fu quella che seguì alle invasioni doriche!) la quale, fornendo ai Greci dei nuovi orizzonti di sviluppo, ne modificò - indirettamente ma profondamente - anche le strutture politiche. Un tale fenomeno si protrasse dalla metà dell'VIII secolo, e giunse - almeno nelle sue manifestazioni più eclatanti - fino a quella del VI. [1] A questo proposito, cfr avanti il paragrafo su Sparta (dove si parla dell'origine dei Perieci). Ma un discorso simile vale anche per quei luoghi, quali ad esempio la Beozia, nei quali pare si sia verificata una fusione fondamentalmente pacifica tra gli invasori e i precedenti dominatori. In quei luoghi difatti, i Dori e le popolazioni al loro seguito modificarono più che altro la struttura sociale e organizzativa dei territori (decretando la fine delle società dei palazzi), senza tuttavia sterminare o cacciare i precedenti abitatori. Un'altra possibilità infine, è che gli invasori giungessero quando (e forse proprio perché) le precedenti società micenee, per motivi a noi sconosciuti, erano tramontate o stavano comunque conoscendo un autonomo declino. |
a cura di Adriano Torricelli