LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
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L'Iliade e l'Odissea, preziose fonti sul mondo miceneo
Punto d'avvio della tradizione letteraria classica, l'Iliade e l'Odissea non sono per noi moderni solo delle grandissime opere d'arte, ma anche delle preziosissime fonti di conoscenza del mondo Miceneo. Non che tali poemi siano stati composti in un tale periodo (le ragioni della loro composizione verranno analizzate nel prossimo paragrafo), essendone al contrario una rivisitazione in chiave poetica fatta da uno o più autori d'età arcaica (cioè tra il IX e l'VIII sec.) Essi comunque, per quanto certamente poco attendibili sotto molti aspetti, rimangono la principale sorgente di informazioni non archeologiche sull'età micenea. Mentre l'Iliade narra di una spedizione di guerra fatta congiuntamente da diversi stati micenei ai danni della città di Ilio, dandoci in questo modo un esempio (più o meno affidabile) di come tali imprese dovessero svolgersi, l'Odissea al contrario ci può fornire (attraverso la descrizione del regno di Ulisse, dei rapporti sociali e politici in esso vigenti, della distribuzione delle attività…) preziose informazioni su come fosse organizzata una tipica società di Palazzo micenea. Ci limiteremo qui avanti a delle brevi osservazioni su ciò che si può evincere da tali opere, cominciando dalla più antica, l'Iliade, e passando poi a quella più moderna, l'Odissea. Quel che appare in grande evidenza dall'Iliade della società micenea è il carattere guerriero e i valori eroici (pur forse in gran parte prodotto di un'idealizzazione successiva, quella del poeta e della civiltà di cui era espressione, cfr prossimo paragrafo) che la caratterizzavano. Si possono fare inoltre svariate osservazioni, a cominciare da quella inerente l'anarchia fondamentalmente vigente tra i diversi stati, pure riuniti sotto il potere di un sovrano considerato (più che altro formalmente) una sorta di "primus inter pares". Se ne evince allora che: a) l'unica unità possibile tra gli stati micenei si riduceva alla composizione di leghe militari in tempo di guerra, e che b) la loro coesione reale doveva essere nei fatti molto debole, se non inesistente. Non è dato inoltre di scorgere una forte presenza di tipo sacerdotale, nel mondo descritto dai poemi omerici. La sola presenza che richiami questo tipo di figura è quella di Calcante, l'indovino dei greci. E anche se è vero che la quasi totale assenza di un tale tipo di figure potrebbe essere legata al soggetto guerresco dell'opera, è comunque molto probabile che ciò rifletta invece una caratteristica strutturale del mondo miceneo (…che si ritroverà peraltro nel mondo classico), l'assenza cioè di una forte casta sacerdotale in un mondo in cui la religione era in gran parte amministrata dal popolo stesso - senza bisogno di 'intermediari professionali'. Per quanto riguarda l'Odissea invece, ciò che essa ci dice delle società micenee è di portata decisamente più ampia di quel che traspare dall'Iliade. Soprattutto la seconda parte infatti - che narra la vicenda del ritorno (nostos) in patria dell'eroe - è l'occasione per descrivere un mondo oramai perduto per sempre, anche per l'autore. Vi si intravedono così i rapporti sociali sussistenti nel mondo miceneo, non solo dal punto di vista della gerarchia dei poteri ma anche da quello umano e affettivo. Essa ci lascia immaginare così una società in cui i sovrani vivono fianco a fianco con i loro servi e schiavi, in un rapporto che è sì affettuoso e a tratti quasi confidenziale, ma anche profondamente gerarchizzato! Caratteristica di Odisseo infatti, è da una parte il non disdegnare i lavori umili (quali la costruzione della zattera che lo porterà sull'isola dei Feaci), ma anche dall'altra l'essere oggetto di una vera e propria venerazione da parte del porcaro Eumeo, e più in generale il poter rivendicare, in qualità di sovrano, una fedeltà pressoché assoluta da parte dei componenti della comunità di Itaca. Si può scorgere inoltre, nelle pieghe delle vicende narrate, la struttura fisica delle società di Palazzo, con la reggia di Ulisse che è il centro e il punto di convergenza di svariate attività: la pastorizia, l'allevamento del bestiame, la pratica delle attività di tipo artigianale (connesse soprattutto alla lavorazione dei metalli), e le attività tipicamente femminili (si pensi alla tela di Penelope…) Anche se non si può parlare di una descrizione completa del mondo miceneo, sono in ogni caso presenti in tale opera svariati indizi che ci aiutano a farcene un'immagine. Non si deve dimenticare inoltre che anche l'Iliade abbonda, nelle sue molte digressioni sulla vita dei propri personaggi (tutti rigorosamente di nobile stirpe), di descrizioni riguardanti l'esistenza quotidiana di questi ultimi - nonché, indirettamente, dei loro sudditi. Un ultimo cenno va fatto infine alle tavolette in lineare A e B (le prime peraltro, rimaste ancora indecifrate), ritrovate sia a Micene che a Pilo e a Cnosso. Si tratta di una sorta di contabilità interna dei Palazzi di tali città, documenti importanti sia per conoscere le attività che si volgevano all'interno di essi (e forse anche le modalità della loro pianificazione 'dall'alto'), sia come testimonianza dell'esistenza di una scrittura (per la verità ancora molto lontana da quella alfabetica, più veloce e facile da utilizzare…) la cui invenzione in Grecia fu forse dovuta a influenze orientali, in particolare egizie. La pratica della scrittura quindi, sarebbe giunta a Creta dal Vicino Oriente, e da lì si sarebbe trasmessa ai Micenei. Tale forma di scrittura poi, scomparirà con la fine delle civiltà 'palaziali', riapparendo - e stavolta proprio in forma alfabetica ! - nel periodo greco arcaico (cfr prossimi due paragrafi), di nuovo per influenza dei popoli orientali. |
a cura di Adriano Torricelli