IDEE PER UNA SCIENZA UMANA E NATURALE |
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DONARE GLI ORGANI (attenzione che l'art è molto datato)
Problemi 1. E' giusto il concetto di "donazione presunta" ("silenzio-assenso"), secondo cui chi non dichiara ufficialmente la propria opposizione allespianto, viene automaticamente considerato donatore di organi? 2. E' giusto considerare i corpi soggetti ad autopsia come automaticamente utilizzabili per i trapianti, a prescindere da qualunque opposizione? 3. E' giusto che per manifestare lassenso o il dissenso al prelievo basti il 16° anno di età? 4. Saresti favorevole a un eventuale trapianto di organi di animali in un essere umano? 5. La donazione di organi dovrebbe essere incentivata con un prelievo in denaro? 6. E' possibile che la diffusione della pratica dei trapianti possa sottrarre risorse alla prevenzione, cioè alla rimozione delle cause che portano alla malattia? 7. Accetteresti lidea che si possa trapiantare su una persona viva la faccia di un cadavere, anche se naturalmente la diversità dello scheletro facciale impedirebbe una completa somiglianza tra paziente e donatore? NOTE STORICHE SULL'ACCERTAMENTO DELLA MORTE L'accertamento della morte si può fare in due modi: biologico e clinico. Quello biologico è dato dai segni di putrefazione. Nei secoli passati molti popoli hanno avuto l'abitudine di abbandonare i defunti in luoghi aperti (caverne, alberi, ecc) affinché, in caso di errore, non accadesse nulla di irreparabile. Altre popolazioni tenevano in osservazione i morti per un certo periodo di tempo: 4-14 gg. Egiziani, 3 gg. Ebrei, 8-12 gg. Spartani, 9 gg. Romani, che poi amputavano al cadavere un dito prima di bruciarlo. Inglesi-Svedesi-Norvegesi abbandonavano il corpo in mare su una barca dopo averlo osservato per 10 gg. In Estonia potevano tenerlo in casa anche 2 mesi prima della cremazione. Nel Medioevo i barbari non si curavano minimamente dei defunti, che seppellivano o abbandonavano immediatamente dopo un sommario accertamento. La paura del contagio e delle epidemie accelerava questi superficiali accertamenti, fatti dai familiari o al massimo dal prete che amministrava gli ultimi sacramenti. Per diagnosticare la morte, nell'antichità, ci si serviva di metodi molto grossolani: ad es. verificare l'assenza della vista, udito e del respiro (per quest'ultimo si usava lo specchio posto davanti alla bocca oppure un bicchiere colmo d'acqua messo sul torace). Si usava anche la cera delle candele accese o gli spilloni per le piante dei piedi. A partire dalla fine del '700 nasce il metodo clinico, che allora consisteva nell'ascoltazione prolungata del battito cardiaco. Nell'800 s'inventa l'elettrocardiografo, che misura l'attività elettrica del cuore e che permette di eseguire le autopsie prima dell'inizio della putrefazione, poiché basta registrare l'assenza di attività elettrica del cuore per 20 min. per avere la certezza della morte clinica. Negli anni '60 ci si è chiesti se c'era un'altra possibilità per determinare la morte clinica della persona. E così è nato l'elettroencefalogramma. Si è cioè scoperto che quando le cellule nervose del cervello sono vive (anche se molto danneggiate) emettono delle scariche elettriche che possono essere registrate da una macchina; quando non emettono nulla, il tracciato è piatto. In questo caso si può parlare di "morte cerebrale". Questa macchina ha permesso i prelievi di organi a cuore battente. E' stato anzi proprio il bisogno di trapiantare gli organi che ha favorito la creazione dell'elettroencefalogramma. Siccome occorrevano come minimo 20 min. per stabilire se una persona era davvero morta, e questo era un tempo di osservazione troppo lungo per prelevare degli organi da trapiantare (senza ossigeno e sostanze nutritive gli organi si danneggiano gravemente), si è deciso di spostare l'attenzione dal cuore al cervello. Perché occorrevano almeno 20 min.? Perchè il cuore è vitale anche dopo 20 min. di assenza di ossigeno. Il cuore è più robusto del cervello, che pur è racchiuso nella scatola cranica e protetto dalle membrane dette meningi. Il cuore utilizza come fonte di energia anche le sostanze scartate dagli altri organi; è poi indipendente dal resto dell'organismo (cervello compreso) perchè contiene in sé i meccanismi che attivano la contrazione; è protetto in modo quasi completo dai danni che possono capitare dal resto dell'organismo. La sua autonomia è così grande che dopo averlo asportato e immerso in una soluzione nutritiva, continua a contrarsi per un certo periodo di tempo. Nei casi di morte per decapitazione si è costatato ch'esso continua a battere ancora per un po'. Bastano invece 4-8 min. di assenza di ossigeno per distruggere tutte le cellule nervose del cervello, in modo completo e irreversibile; poche ore perchè queste cellule si autodistruggano con i loro stessi enzimi. Le cellule del cervello svolgono un lavoro molto intenso che non si interrompe mai, nemmeno nel sonno. Hanno quindi bisogno di un continuo rifornimento di sostanze nutritive, in particolare di ossigeno. A tutt'oggi gli USA e l'Inghilterra ritengono condizione sufficiente per autorizzare il trapianto degli organi, quella di verificare l'assenza del respiro spontaneo e la dilatazione delle pupille in presenza di una luce molto intensa. In Italia, oltre a questo, occorre anche l'esame dell'elettroencefalogramma e un periodo di osservazione di 12 ore, in cui un anestesista rianimatore, un neurologo e un medico legale, che non hanno alcuna relazione con l'équipe che effettuerà l'eventuale trapianto, devono controllare la persona morta, ripetendo tutte le prove possibili per confermare la diagnosi di morte cerebrale. Quindi l'uso delle macchine in grado di mantenere il respiro corporeo ha semplicemente allungato la vita agli altri organi per rendere possibili i trapianti. Oggi molti medici affermano che la "morte cerebrale" coincide con la morte della persona, anche se il cuore batte spontaneamente e le macchine mantengono il respiro e la temperatura. D'altra parte solo se il donatore è in questo stato è possibile prelevare i suoi organi. Essere in questo stato significa non avere più memoria, intelligenza e personalità, non essere in grado di provare fame, sete, emozioni, non riuscire a respirare né a mantenere senza la macchina la propria temperatura. Il cervello è irrimediabilmente distrutto. Le ultime cose a morire, senza le macchine, sono i globuli rossi e gli spermatozoi. Barba e unghie continuano a crescere per alcuni giorni dopo la morte. L'unico modo di salvare una persona che ha subito un trauma cerebrale che l'ha portata in coma è quello di riattivargli il respiro con la respirazione artificiale immediatamente dopo che l'ha perso, poi di applicargli per un certo periodo di tempo le macchine del centro di rianimazione. In tal modo la persona può recuperare tutte le sue facoltà, anche se possono esserci dei problemi alle attività superiori del cervello (ad es. amnesie, difficoltà a parlare, di ideazione, ecc). Il coma è una difesa dell'organismo: l'immobilità impedisce di aggravare il danno o di farne degli altri e favorisce i processi di riparazione. Una persona resta in come finché il danno non è riparato, oppure muore. Un coma irreversibile coincide con la morte della persona, perchè anche nel caso in cui essa si risvegli, le sue funzioni cerebrali resteranno irrimediabilmente danneggiate. Si può uscire dal coma spontaneamente o con l'aiuto di terapie. La ripresa può essere totale o parziale. Si può recuperare la coscienza ma si può restare paralizzati, oppure avere altre gravi difficoltà. Oggi comunque non accadono più casi di morte apparente (catalessi) tali da ingannare la scienza. Oggi non può assolutamente accadere di seppellire persone giudicate morte che poi si risvegliano nella tomba, come poteva accadere nei secoli passati. Oggi siamo persino in grado di spiegare perchè troviamo cadaveri scomposti dentro la bara, come se si fossero agitati. Le casse di zinco e i loculi di cemento alterano la naturale decomposizione delle sostanze organiche, per cui, mentre alcune parti rammolliscono e fluidificano, altre seccano, si ritraggono, diminuendo le loro dimensioni. Siccome le articolazioni rimangono mobili, le parti che si accorciano tirano l'osso cui sono legate, e non trovando resistenza in altri tessuti normalmente decomposti, si hanno gli spostamenti dell'arto. Non a caso dalla comparsa degli strumenti medici di accertamento della morte, non sono più stati riportati casi di morte apparente. In sintesi. E' proprio la pretesa di vincere la morte che porta la medicina ad andare contronatura. La morte fa parte della vita e la vita fa parte della morte. Il vero significato dell'esistenza umana sta in questo processo di trasformazione delle cose (dalla vita alla morte e viceversa). La morte non è il contrario della vita: lo pensa solo chi ritiene che nella vita non sia possibile vivere alcun vero significato. E il desiderio di vivere o di morire a tutti i costi ad essere contrario alla natura delle cose. Posizione della chiesa sul trapianto degli organi. Le condizioni sono queste: Bibliografia
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Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"