SEMI DI MARIJUANA. QUALE SCEGLIERE?

HERBIS NON VERBIS
STORIA DELLE PIANTE MEDICINALI


SEMI DI MARIJUANA. QUALE SCEGLIERE?

Foglie di marijuana

Se ci si impegna in qualsiasi attività agricola sostanziale, è probabile che si comprenda l'importanza derivata dal partire con il giusto seme. Da questa scelta infatti ne deriverà un raccolto abbondante o un vero e proprio nulla di fatto.

La posta in gioco è ancora più alta quando si tratta di coltivare la cannabis, date le regole stringenti che vegliano sulla sua produzione.

Questo perché solo le piante femminili di marijuana contengono cannabinoidi, il composto che ogni coltivatore di marijuana cerca principalmente. E tutti sappiamo come I due principali elementi - tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD) - sono ciò che determina la domanda nell'industria della cannabis. Presto detto dunque come mai la maggior parte dei coltivatori tenda a preferire i semi di marijuana femminizzati rispetto a qualsiasi altra tipologia. I semi femminizzati garantiscono la crescita delle piante femminili per il 99% del tempo.

I semi femminizzati sono allevati esplicitamente in modo da eliminare i cromosomi maschili, riducendo drasticamente le possibilità di produrre una pianta di marijuana di questo tipo. Le piante maschili di marijuana infatti non sono auspicabili in alcun modo, tranne che per l'impollinazione.

Oltre alla ricerca di semi femminilizzati la domanda dei clienti si va muovendo sempre più verso piante con cicli sempre più rapidi e più facilmente coltivabili da tutti e in tutte le diverse condizioni. Da tale necessità vengonbo fuori i semi Autofiorenti: tali semi non seguono nessun fotoperiodo (a differenza dei classici semi Femminizzati) e hanno spesso cicli di vita molto brevi.

Entriamo nel vivo del nostro argomento, presentando una piccola enciclopedia inerente alle varie tipologie di semi di marijuana presenti sul mercato (regolari, femminizzati, autofiorenti.) In questo modo il cliente potrà essere a conoscenza delle caratteristiche base riguardanti i diversi tempi di coltivazione, la temperatura ideale per ogni semenza, o ancora le percentuali di sativa e indica presenti nella varietà scelta.

Semi di marijuana regolari

Partiamo da quanti siano cultori di una coltivazione organica e 100% naturale. Di cosa si tratta nello specifico? I semi regolari generano piantine che hanno la possibilità – che si aggira solitamente attorno al 50-60% - di essere femminili. Le restanti, di contro, potranno vantare un alto tasso di maschili o ermafrodite (cioè con la presenza di cime e di semi.) La ricchezza di una coltivazione naturale e non veicolata non è da sottovalutare. Anche se all’apparenza la percentuale di cannabis ricreativa – che potrà essere usata immediatamente – risulta in media più bassa rispetto alle restanti tipologie, è anche vero che in questo modo si avrà a disposizione una buona possibilità di poter usare le ibride per ottenere la seconda generazione della piantagione, il tutto a costo zero. Anche in questo caso, la media statistica di piantine femmine si aggira intorno al 50%; una buona occasione per sperimentare tutti i segreti della coltivazione, comprendere l’importanza genetica di un seme di marijuana – e di una crescita della pianta senza "stress", - nonché giocare con la creazione di nuove varietà attraverso l’utilizzo combinato dei semi ottenuti dalle piantine ermafrodite.

Come in ogni situazione, gran parte del risultato che si riuscirà ad ottenere dalla coltivazione di semi di marijuana regolari – in larga misura – dalle condizioni in cui le piantine sono portate a crescere e a sviluppare le proprie caratteristiche; temperatura, luminosità e corretta gestione della coltivazione sono elementi di fondamentale importanza per dare vita a una piantagione sana, la cui percentuale di geni femminili aumenterà a vista d’occhio!

Semi di marijuana femminizzati

Se nel primo caso i semi 100% regolari agevolano la produzione di un tasso variabile di piantine con tratti femminili, maschili o ibridi, nelle coltivazioni a base di semi di marijuana femminizzati il discorso cambia, e non poco! Il motivo? La possibilità di ottenere cannabis immediatamente usabile a scopo personale, infatti, aumenta a dismisura fino a toccare un tasso del 99,9%! Cerchiamo di comprendere il motivo di un tale mutamento: sebbene un seme di questa tipologia non produrrà mai un maschio senza cime, è bene considerare che condizioni di scarsa crescita – in cui la piantina non assume a dovere tutti i tratti di luminosità, cura e temperatura esterna che le sono dovuti – rende alcuni ceppi sensibili a germogliare come ermafroditi. Ogni sbalzo appartenente all’equilibrio in cui la piantina deve prodursi, insomma, rischia di compromette la sessualità "pilotata" che è possibile ottenere mediante l’acquisto di questa tipologia di semi. I semi Femminizzati di ulòtima generazione consentono di ottenere una piantagione veloce, immediatamente utilizzabile per i propri scopi personali, e facilmente gestibile. Ideali per quanti non siano particolarmente esperti nella coltivazione della marijuana, i semi femminizzati consentono di ottenere un mix perfettamente bilanciato fra sperimentazione, semplicità d’uso, ottimo rapporto qualità prezzo e una buona dose di varietà da provare su di sé!

Inoltre, è bene tenere a mente che i germogli ermafroditi della propria piantagione non sono da debellare immediatamente; le loro cime possono essere usate per l’assunzione di THC, mentre i semi possono essere piantati nuovamente nella speranza di ottenere geni femminili; così come per le semenze regolari, anche in questo caso la "seconda generazione" presenta un tasso del 50% di marijuana effettivamente usabile a seguito del ciclo di fioritura!

Semi di marijuana autofiorenti

Cosa significa nello specifico che esistono semi autofiorenti? Apparentemente tutte le tipologie di cui abbiamo parlato finora detengono la stessa proprietà, sia nella versione regolare che femminizzata. Ebbene, la terza categoria che vogliamo approfondire è in grado di passare dalla fase vegetativa alla fase della cosiddetta fioritura in un arco temporale che si aggira attorno alle 2-4 settimane, senza necessità di cambiare i cicli di luce. Cosa significa nello specifico? I semi regolari, ad esempio, hanno bisogno di quantitativi differenti di luminosità che possono variare durante alcune giornate specifiche – quelle del fotoperiodo – affinché avvenga il passaggio dalla fase di vegetazione a quella di fioritura effettiva. Nei semi appartenenti alla terza tipologia – quella autofiorente – il processo di regolazione avviene in autonomia, consentendo di ottenere il meglio della propria piantagione di cannabis anche per quanti siano più inesperti e insicuri sulle corrette modalità di gestione di una coltivazione 100% naturale. In altre parole, la pianta passerà al periodo di fioritura senza che il ciclo di luce venga modificato.

Il nostro consiglio? Se si è un coltivatore outdoor, la suddetta categoria è perfetta per soddisfare le proprie esigenze! Spesso risulta difficile gestire la corretta manutenzione di una coltivazione soggetta agli sbalzi atmosferici: in questo modo, si avrà modo di ottenere persino 2-3 raccolti durante l’arco temporale che va da Aprile a Settembre. Un ricco bottino a cui nessun coltivatore vorrà rinunciare!

La genetica dei semi di marijuana: tutte le informazioni utili

La piantina di marijuana presenta una determinazione genetica differente, appartenente di norma a una delle tre tipologie prevalenti: Sativa, Indica, Ruderalis. Ogni amante e cultore della cannabis è a conoscenza del fatto che - a seguito di anni di coltivazione e consumo intensivi – non si può più parlare di un’appartenenza genetica pura. Ciascun germoglio vanta un differente tasso del tipo predominante, costituendo un ibrido caratterizzato da una sua personale percentuale di ogni ceppo della famiglia delle Cannabaceae.

La Sativa, ad esempio, si riconosce per la sua crescita alta e sottile, che solitamente necessita di più tempo per una corretta maturazione. Proveniente dalle zone equatoriali, alla vista appare meno cespugliosa e più imponente dell’Indica, con foglie a sette punte, cioè le classiche foglie di marijuana che vengono spesso rappresentate dagli appassionati. La tipologia in questione, inoltre, tende ad avare alte dosi di THC e un contenuto relativamente più basso di CBD; i suoi effetti mentali, dunque, sono energizzanti e stimolanti. La Sativa favorisce la concentrazione e aumenta la creatività; se si è interessati a un high che sappia arricchire la propria esperienza di consumo abituale, il nostro consiglio è di scegliere i semi che detengono geneticamente la più alta concentrazione di Sativa! Sperimentare differenti principi attivi, infatti, è il primo passo per scoprire il prodotto maggiormente adatto alle proprie esigenze.

La cannabis Indica, di contro, è più cespugliosa e di dimensioni inferiori rispetto alla "sorella maggiore." Le differenze estetiche risiedono nelle differenti zone di crescita geografica, le quali sono caratterizzate da una luce solare meno costante e da temperature più rigide. Il risultato è una tipologia di foglia più tozza e resistente rispetto alla Sativa, il cui principio attivo è dovuto al massiccio contenuto di CBD. L’Indica genera effetti corporei caratterizzati da rilassatezza e scioglimento delle tensioni muscolari, senza dimenticare la capacità di favorire il sonno e conciliare momenti di relax a seguito di una giornata particolarmente stressante, ad esempio. Come abbiamo già detto, è molto difficile valutare una netta distinzione genetica "pura" fra i semi che possono essere acquistati; in base alle necessità di ogni cliente, però, è possibile trovare il giusto bilanciamento fra THC e CBD, e fra Sativa e Indica, così da a soddisfare le necessità di ogni consumatore.

La cannabis Ruderalis, infine, cresce nelle regioni climatiche più rigide, come in Russia e nella Cina del Nord; la sua principale caratteristica è quella di essere autofiorente. La situazione climatica a cui è sottoposta favorisce una crescita autonoma e priva di particolari riguardi. I coltivatori inesperti potranno preferire la suddetta tipologia proprio in virtù della cura pressoché assente che necessita per la sua crescita e per la sua fioritura. L’high è inefficace nella forma pura, in quanto i livelli di CBD e di THC sono trascurabili. Sebbene la sua utilità sia stata per lungo tempo contestata, attualmente la sua fortuna risiede nella creazione di genetiche ibride, i cui principi autofiorenti sono – come abbiamo già detto - più facili da coltivare.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza
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Aggiornamento: 23/04/2015