Medio Evo. Storia delle piante medicinali

HERBIS NON VERBIS
STORIA DELLE PIANTE MEDICINALI


MONDO ARABO

La caduta dell'impero romano d'occidente consegna all'impero bizantino e soprattutto all'emergente civiltà araba il compito di proseguire e di ampliare gli studi medici e farmacologici elaborati in Grecia, Egitto, India, Cina e Medio Oriente.

La medicina greco-bizantina rimase la forma ufficiale di arte medica finché gli arabi non occuparono Alessandria d'Egitto. Alessandro di Tralles o Trallianus (527-65), uno dei maggiori esponenti della medicina bizantina, fu uno dei pochi studiosi ad avanzare dubbi sulle teorie galeniche, allora in auge. Viene considerato il padre dell'elmintologia (branca della zoologia e della medicina che studia i vermi parassiti), con la sua opera di terapeutica in 12 libri – Therapeutiká - che rimase alla base dell'insegnamento medico per alcuni secoli. Anzi gli studi sulla gotta e sulle malattie dello stomaco vengono considerati validi ancora oggi. La sua opera fu tradotta prima in latino poi in arabo.

Ma dal 500 al 1200 tutti i progressi più significativi nell'area mediterranea e in tutta Europa si devono registrare presso il mondo arabo, soprattutto attraverso la mediazione della Spagna, ove si poterono tradurre le loro opere e conoscere, attraverso le loro traduzioni, le opere di altre culture e civiltà. La scuola di traduttori di Toledo (XII sec.), sotto il patronato dell'arcivescovo Raimondo dell'ordine cluniacense, fu forse la più rinomata, ma tante opere arabe e greche furono tradotte in latino nei monasteri, cattolici e ortodossi.

Damasco, Baghdad, Il Cairo furono i principali centri di diffusione della cultura medica araba. Nei bazar di Baghdad si potevano acquistare almeno 1400 piante medicinali diverse.

Al mondo arabo si deve la nascita dell'alchimia, che significa "mescolamento" e che può essere considerata l'antenata della chimica (ma lontane origini si trovano in Egitto, Cina e Grecia). Si trattava in sostanza di varie preparazioni farmaceutiche, tramite distillazione, riscaldamento, bagnomaria, sia per alambicco che per discensorium, con cui si ottenevano vari composti efficaci (alcuni del tutto inediti, come p.es. l'ammoniaca). Sicuramente molto più efficaci di quelle assurde utopie alchemiche denominate "elisir di lunga vita" e "pietra filosofale". L'alchimista Gabir ibn Hayyan (813) venne definito da Ruggero Bacone, "magister magistrum".

Agli arabi va anche attribuito il merito d'aver elaborato il primo esempio di farmacopea, cioè una serie di ricette con proporzioni e composizioni, visionate e avvalorate da autorità superiori (Grabadin, scuola di Gondiscipaur, metà dell'XI sec.). La prima farmacia pubblica fu aperta a Baghdad verso la metà dell'VIII sec. d.C.

Gli arabi furono i più esatti nell'indicare le piante con sinonimi e con termini di riferimento. I primi testi farmaceutici dei secoli XI-XII condensano l'esperienza greco-romana e araba (Antidotarium di Mesue il giovane; Compendium aromatariorum di Saladino d'Ascoli).

Medici come Rhazes o Razi (Abu Bakr Mohammad Ibn Zakariya al-Razi, 864-930), Giovanni Mesue o Mesuè (Abu Zakarija Yahja ibn Masujah, 776-855), Albucasis (Abu al-Qasim al-Zahravi, 936-1013), Averroè (1126-1198), Avenzohar (Abu Marwan Zuhr, 1091-1162), Avicenna (980-1037), Abu Muhammad Ibn al-Baitar (1190-1248) tradussero dal greco al latino tutte le opere di Ippocrate, Galeno, Dioscoride, Aristotele, Teofrasto, Rufo di Efeso, Oribasio, Alessandro di Tralles e altri ancora, facendole conoscere a tutto l'occidente, o comunque le utilizzarono ampiamente, realizzando importanti compendi di medicina, chirurgia e farmacologia. E' noto p.es. che la medicina di Avicenna e di Avenzoar alle pratiche "ferramentarie" della chirurgia preferiva quelle "medicamentarie".

Abulcasi, nato a Cordova, fu il più grande chirurgo del suo tempo e scrisse ben 20 volumi sulla sua attività professionale (Practica). Averroè scrisse un'enciclopedia di medicina. Il Canone di Medicina di Avicenna, chiaramente influenzato dal De Materia Medica di Dioscoride, ha contribuito, almeno fino al XV secolo, alla formazione di scuole e facoltà di medicina (dopo 500 anni dalla sua pubblicazione il suo Canone divenne uno dei testi di medicina obbligatori presso l'Università di Vienna). Ancora oggi, nello Yemen, i medici lo consultano prima della formulazione diagnostica.

L'iraniano Avicenna, peraltro, mise a punto una tecnica di origine egizia, che permetteva la distillazione degli oli essenziali volatili dei fiori: in un alambicco si scaldavano i fiori (specie le rose), il cui vapore condensato si trasformava in profumo distillato. Lo stesso Plinio fa risalire ai persiani l'origine dei profumi.

Ibn al-Beitar, medico degli emiri, ampliò l’opera di Avicenna e redasse il più completo trattato musulmano in fatto di farmacologia botanica, il Corpo dei Semplici (Gamie Al Adwiyah wal-Aghzia), riportando la descrizione di 1400 sostanze medicinali derivate dalle piante, di cui 300 non citate da Dioscoride: la sua opera fu utilizzata e tradotta fino al 1650 e il suo traduttore, Gerardo di Cremona (1114-87), fondò una scuola medica a Montpellier.

Rhazes, primario dell'ospedale di Baghdad, è stato riconosciuto come uno dei più grandi medici del Medioevo per aver pienamente compreso e messo in pratica le conoscenze mediche greche; uno dei più grandi alchimisti di ogni tempo; scoprì l'impiego dell'alcool in medicina e fu il primo a preparare acido solforico; il primo a fornire una descrizione scientifica del vaiolo; scoprì l'asma allergica e fu il primo a scrivere un trattato sull'allergia e l'immunologia; il primo a capire che la febbre era un meccanismo di difesa naturale del corpo umano; introdusse l'uso di unguenti a base di mercurio e realizzò utensili, come il mortaio, alcuni tipi di spatole, fiasche e ampolle in vetro, che saranno usati dai farmacisti praticamente fino all'inizio del XX secolo. I suoi scritti sono rimasti in uso per più di dieci secoli, specie il Liber Medicinalis Almansoris.

Molto apprezzato dagli arabi fu anche l'ebreo sefardita Moshè ben-Maimon, detto Maimonide (1135-1204), medico di Cordova e della corte del Sultano Saladino, per i suoi testi di medicina scritti in lingua araba e liberi da qualsiasi approccio irrazionale o mistico. Egli fu un acceso sostenitore della medicina preventiva, ottenuta attraverso norme igieniche di organizzazione della vita personale e sociale.

In Italia un mercante di Cartagine, di origine araba, convertitosi alla medicina e al cristianesimo, Costantino Africano (1015-87), fu uno degli artefici principali della nascita della Scuola salernitana (primo centro "laico" di medicina nel Medioevo euro-occidentale). Le sue traduzioni in latino di fondamentali testi di medicina scritti in greco, arabo ed ebraico, resero accessibili alla cultura occidentale la medicina e la scienza degli arabi, recuperando un buon numero di opere di Galeno e di Ippocrate cadute in oblio. Fu proprio grazie a lui che si poterono rielaborare i testi arabi adattandoli alla tradizione greco-latina dell'Italia meridionale.

Nella Scuola salernitana ci furono altri autori arabi le cui opere ebbero grande successo: p.es. l'alessandrino Nicolò Mirepso (da non confondersi col Nicolò il Preposito), il cui Antidotario fu "legge" per gli speziali di Heidelberg fin dopo la metà del Quattrocento, e il cui Dynameron fu adottato dalla facoltà di Medicina di Parigi fino al 1300.


Le immagini sono state gentilmente offerte da Davide Fagioli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza
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Aggiornamento: 23/04/2015