RIFLESSIONI SUL SOCIALISMO

IDEE PER UN SOCIALISMO DEMOCRATICO
L'autogestione di una democrazia diretta


RIFLESSIONI SUL SOCIALISMO

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Nonostante le aberrazioni dello stalinismo, il socialismo sovietico restava comunque un sistema opposto al capitalismo. Un socialismo di stato è semmai una variante eretica del socialismo democratico ma non una variante del capitalismo, proprio perché in Urss lo Stato s’era sostituito alla società civile, e la nomenklatura svolgeva il ruolo dei capitalisti senza capitale, cioè il ruolo di burocrati il cui potere era assoluto. Non era costume che in Urss i politici si sacrificassero al denaro ma semmai al potere e all’ideologia. E' stato un errore applicare il concetto di “capitalismo di stato” all’Urss.

Da noi potere e ideologia sono sempre subordinati al capitale: cosa che fa del nostro sistema un qualcosa di molto individualistico, anche in presenza di trust e cartelli. Infatti le banche, i broker, gli istituti finanziari non hanno scrupoli, perseguendo i loro loschi traffici, di mandare all’aria intere nazioni. Nel capitalismo non c’è un concetto ideale ma solo funzionale di Stato, che viene visto come macchina per estorcere tasse e finanziare grandi aziende e banche (qui si applica davvero il concetto di “capitalismo di stato”).

In Urss l’illusione è stata quella di credere che idealizzando la proprietà statale, si potesse creare il socialismo, quando invece una proprietà pubblica deve essere solo sociale e non statale, anzi lo Stato deve progressivamente sparire. Se l’Urss non avesse avuto questa concezione idealistica dello Stato, da noi non ci sarebbe mai stato il Welfare State, che doveva appunto servire come contraltare al loro, per accontentare la nostra sinistra, che infatti si accontentò.

Peraltro che il socialismo di stato fosse meno efficiente del capitalismo di stato è ancora da chiarire: sia perché i sovietici dimostrarono di essere più efficienti dei nazisti (i quali potevano disporre di 20 milioni di operai che in Europa occidentale lavoravano gratis per loro), sia perché i sovietici non hanno mai avuto un Terzo Mondo da sfruttare impunemente (anzi, semmai erano i paesi satelliti ad aver continuamente bisogno di “mamma orsa”). Il socialismo di stato è crollato per motivi interni: assenza di democrazia, di diritti, di libertà…

Difficilmente il nostro sistema potrà crollare per la mancanza di queste cose, proprio perché noi abbiamo la percezione che non manchino, quando invece sono totalmente assenti nel Terzo Mondo che continuiamo a sfruttare a piene mani.

Ma che cosa faremo quando dalle nostre ex-colonie ci arriverà il messaggio che non vogliono più essere vincolate alle nostre monete forti, alle nostre borse di merci e capitali e soprattutto ai nostri crediti e che preferiranno dichiarare bancarotta piuttosto che mantenere il nostro benessere?

Noi occidentali dominiamo il mondo: abbiamo risorse infinite, che ci permettono di farlo per altri secoli a venire. Se il nostro Terzo Mondo alzerà la testa, ci alleeremo con la Cina per portare via alla Russia tutta la Siberia. E quando la Cina avrà capito che può dominare il mondo anche senza di noi, ci metterà a tacere in un batter d’occhio. Già adesso i suoi contadini stanno lavorando in Siberia col permesso di Mosca, che non ha manodopera disponibile; già adesso i suoi tecnici stanno sfruttando in Africa quelle incredibili risorse energetiche di cui ha bisogno.

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Il socialismo non potrà mai essere costruito in un’isola deserta: a fianco ci saranno sempre forme di società di segno opposto. A meno che non ci si decida per il socialismo dopo una terza guerra mondiale, che però riporterebbe l’umanità all’età della pietra, con in più lo svantaggio di non poter andare quasi da nessuna parte, perché sarà tutto inquinato per secoli.

È quindi evidente che i russi, prima che il loro socialismo di stato crollasse, soffrissero di una mancanza di beni di consumo. Ma non era questo il vero problema. Se invece di impedire di fare i confronti, i governi socialisti, rischiando, l’avessero permesso, forse oggi avremmo in Russia cittadini più consapevoli.

Infatti la vera libertà non sta nello scegliere tra mille prodotti negli scaffali dei supermarket (che alla fine poi son tutti uguali), ma nella consapevolezza che, acquistandone anche uno solo, si favorisce la democrazia. Una persona matura sa rinunciare a una possibilità di scelta materiale che in fondo non ha alcun valore sul piano etico. Che cos’è la libertà? Avere il telecomando per passare da un canale uguale all’altro?

E poi chi si sentirebbe di dire che dal punto di vista materiale gli oggetti che produceva l’Urss fossero più scadenti di quelli occidentali? Molte critiche erano solo frutto di propaganda. Dovendo risparmiare, i loro oggetti erano tutti più robusti, perché dovevano durare nel tempo. Magari antiestetici ma sicuramente resistenti. Come da noi 40-50 anni fa, nel dopoguerra, quando la gente aveva pochi soldi da spendere e non si poteva permettere il lusso di cambiare ogni 5-10 anni la televisione, il frigo, il freezer, la macchina, qualunque elettrodomestico (tutte cose che oggi sembrano fatte apposta per autodistruggersi e quindi per dover essere riacquistate).

I russi sono idealisti da secoli, filosofi nati, tutta la loro letteratura offre altissimi valori spirituali: han sempre dato poco peso alle questioni materiali. Il socialismo da loro non è crollato perché non potevano scegliere cosa mangiare o come vestirsi. Semmai perché questa mancanza di scelta rifletteva un’imposizione del regime.

Lenin, che aveva vissuto i 3/4 della sua vita politica all’estero e che quindi conosceva i limiti del capitalismo meglio di chiunque altro in Russia, se avesse potuto resistere un altro decennio, avrebbe estromesso Stalin dalla direzione del partito e avrebbe portato avanti la Nep fino a quando non fossero stati i soviet a decidere come rendere la società autonoma dallo Stato. Gli ultimi suoi testi sono tutti favorevoli alla cooperazione e contrari al burocratismo.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Politica - Socialismo democratico
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Aggiornamento: 11/12/2018