CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA |
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CONTRO L'USO DEL GENERE TRANSITIVO E INTRANSITIVO
Una delle conseguenze più radicali contro il prevalere della sintassi sulla semantica nella grammatica italiana dovrebbe essere l'abolizione del genere transitivo e intransitivo nell'uso del verbo, sostituita dalla semplice constatazione che i verbi possono essere usati solo in due maniere fondamentali: attiva e passiva (la riflessiva è un caso a parte). P.es. nella frase "Stefano mangia una mela", il verbo dovrebbe essere considerato semplicemente "attivo", tralasciando di specificare che è anche "transitivo", mentre se facciamo il contrario, definendolo cioè anzitutto come "transitivo", saremo poi comunque costretti a specificare che è "attivo". E' assurdo sostenere che "mangiare" è transitivo solo perché l'azione del soggetto "transita" direttamente sul complemento oggetto. Potremmo dire infatti che "una mela è stata mangiata da Stefano", senza cambiare affatto il senso della frase. Non è forse dunque il buon senso che dovrebbe prevalere nello studio della grammatica? Il verbo "mangiare" non può pretendere d'essere transitivo solo perché Stefano s'è mangiato la mela! E se dopo il primo morso s'è accorto ch'era troppo acerba? E se gli è caduto un dente o ha cercato di mangiare una cosa che non doveva? L'abolizione del genere, in un verbo, è resa necessaria dal fatto che non può essere un semplice complemento oggetto a stabilire questo carattere di "transizione" dal soggetto all'oggetto. Si prenda quest'altra frase: "La mamma ha sorriso". Secondo la sintassi il verbo è intransitivo, poiché non c'è complemento oggetto. Eppure, nella realtà, se c'è una cosa che "passa" dal soggetto all'oggetto è proprio il sorriso della mamma al proprio figlio! Il verbo "sorridere" qui indica un'azione emotivamente attiva e non dovrebbe esserci alcun bisogno di specificare se è o no transitivo. Un'azione può essere voluta o subìta: se una differenza si vuol fare, la si cerchi tra i diversi modi con cui si vuole o si subisce. Senza poi considerare che l'uso di certi verbi, a causa della loro ambiguità (che alla fine è proprio questa a renderli più interessanti di altri), determina frasi che solo una mente cervellotica può distinguere in forme transitive o intransitive. P.es. la frase "La nonna ha vissuto a lungo" è di genere intransitivo; invece la frase "La nonna ha vissuto una vita felice" è di genere transitivo. Dunque, lo stesso verbo, in presenza di un complemento oggetto, si trasforma immediatamente, quando noi in realtà non abbiamo alcuna informazione aggiuntiva sul fatto che la longevità di questa nonna sia stata felice o infelice. Se noi avessimo detto: "La nonna ha vissuto a lungo felicemente", il verbo sarebbe rimasto intransitivo, poiché su quel "felicemente" non sarebbe "transitato" alcunché. Eppure il carattere ottimista della nonna s'è riversato su tutta la sua vita, in barba ai pedanti grammatici. Insomma, non può essere un semplice complemento oggetto a stabilire quando un'azione, espressa da un verbo, ha carattere transitivo o intransitivo, proprio perché non è il possesso di qualcosa di "materiale" l'unico criterio per indicare la presenza di una "transizione" dal soggetto all'oggetto (che poi può anche essere da un soggetto a un altro soggetto o da un oggetto a un altro oggetto). E poi non dovrebbe dipendere dall'uso del verbo indicare quando un'azione è attiva o passiva. Spesso uno è convinto di essere attivo, invece è solo plagiato. Un altro, in momenti particolarmente difficili, compie solo una resistenza passiva, eppure anche quella rientra nelle forme di "attività". Per quale motivo una bellissima espressione, carica di pathos esistenziale e di significato simbolico, come questa: "Il sole tramonta", deve avere un verbo giudicato "intransitivo"? Che cosa c'è di più "transitivo" (nell'animo umano) di un sole che tramonta? Come si può sostenere che l'azione del "tramontare" si esaurisce sul soggetto stesso (in questo caso il sole) che la compie? Il sole tramonta per la terra, che gli gira attorno; per l'essere umano, che si accinge a riflettere sulla propria presenza nell'universo, e per tutto il creato, che pensa sia giunta l'ora di riposare, anche se per certe categorie di persone "un sole che tramonta" è segno di scatenamento della propria vitalità: i disk-jokey, i ladri, i fornai, i pizzaioli ecc. "Tramontare" è un verbo altamente "transitivo": dalla sua stessa etimologia lo si evince: "andare oltre il monte". La polemica non è oziosa come può sembrare, poiché ognuno s'accorge da sé che i verbi intransitivi paiono affetti da solipsismo, in quanto mancanti di qualcosa. Infatti, per quale ragione un'azione banale come questa: "Andrea beve", ha il diritto di basarsi su un verbo transitivo, per di più assoluto, in quanto non necessitante di alcun complemento esplicito, essendo questo già scontato (che poi cosa effettivamente beva nessuno lo sa), mentre un verbo di grande movimento come "emigrare" sia destinato a essere "intransitivo"? E non si offendono i lavoratori quando vedono che anche "faticare" è intransitivo? (1) E i ladri quando "mentono", non lo fanno forse pensando a come ingannare il prossimo? E che dire di un podista che mentre "cammina", non sta transitando da nessuna parte? La confusione, in merito, diventa ad un certo punto talmente grande che la regola per distinguere un verbo dall'altro è quanto di più aleatorio possa esistere. Si dice infatti che subito dopo il verbo ci si deve porre la domanda: "Chi", "Che cosa"? Se si può dare una risposta "logica" il verbo è transitivo. E' forse allora casuale che il sole tramonti? che i lavoratori fatichino? che i disperati emigrino? La logica: ecco il significato della grammatica. Le regole della sintassi devono rispettare condizioni di tipo astratto, meccanicistico, matematico, se vogliamo, anche se, così facendo, si mortifica la realtà, la complessità della vita reale. Le eccezioni poi, in queste assurde regole formali, sono talmente tante che alla fine ogni grammatica sostiene sempre la stessa cosa: "consultate il vocabolario, perché se dovessimo riportare tutte le eccezioni, spiegandone le ragioni, ci vorrebbe un libro solo per i verbi transitivi e intransitivi". Proprio in forza di tali eccezioni si è arrivati a sostenere che alcuni verbi intransitivi (vivere, morire, dormire e piangere, che sono poi i quattro verbi fondamentali di tutta la vita del genere umano) possono reggere un complemento oggetto interno, espresso da un nome che ha la stessa radice del verbo o ha il suo stesso significato: p.es. "I miei nonni vivono una vita serena" o "La donna pianse lacrime amare". Grazie della concessione! Ma per noi questa è soltanto la riprova della debolezza interna alla regola del genere. E lo conferma il fatto che se in dialetto o nell'italiano regionale certi verbi intransitivi vengono usati come transitivi, la grammatica segna la cosa con la penna rossa. Pertanto dire "Passeggia il bambino che piange", significa, proprio perché il verbo "passeggiare" non è transitivo come sembra, che il bambino si deve arrangiarsi da solo e, se insiste, può anche rischiare uno scapaccione. Queste nostre critiche sono nate semplicemente dal fatto che quando uno stesso verbo può essere usato in maniera transitiva o intransitiva, a seconda del contesto, come p.es. "Un erborista ha guarito Luca dal fumo" e "Luca è guarito presto dal fumo", questa differenza (di genere) non dà maggiori informazioni (sul significato della frase), di quanta non ne dia la semplice differenza tra forma attiva e passiva. Anche perché alla fine si è costretti ad ammettere che la forma attiva e passiva non è secondaria, in taluni verbi, ma addirittura primaria, come p.es. nel seguente caso: "Il gatto ha mangiato il pesciolino" (transitiva attiva) e "Il pesciolino è stato mangiato dal gatto" (transitiva passiva). A questo punto, se non vogliamo far diventare matti i nostri studenti, l'abolizione del genere del verbo sarebbe la cosa più sensata in questa ostentata manifestazione di logica aristotelica. E questo buon senso forse potrebbe portarci anche a risultati inaspettati sul piano poetico, come ben dimostra questo verso del Pascoli: "Gli olmi ingiallano la frasca" (Dialogo, v. 7), dove un verbo intransitivo è stato trasformato in transitivo, in barba alla grammatica italiana. (1) Nella frase "Gli operai danno lavoro", il verbo "dare" dovrebbe essere considerato "intransitivo" visto che nell'opinione borghese sono "Gli imprenditori che danno lavoro"; eppure se c'è una cosa (ed è l'unica) che l'operaio dà è proprio la sua forza-lavoro! (torna su) |
Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"