CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA |
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CONTRO L'USO DELLA REGOLA DEL PARTITIVO
L'articolo partitivo non è che un concetto filosofico o, se vogliamo, della matematica formale, logico-astratta, che i francesi hanno adottato perché sono avvezzi a queste cose e che gli angloamericani usano obbligatoriamente, avendo ridotto la grammatica a un nulla (sono stati costretti a inventarsi "some", "any" ecc. per sostituire l'unica cosa che hanno: "of the"). La regola del partitivo dovrebbe essere abolita nei manuali scolastici, in quanto la differenza dal plurale dell'articolo indeterminativo (che pur non esiste oggi e che andrebbe introdotto) sarebbe talmente sottile che lo studente medio non la capirebbe. Prendiamo questo esempio: "Ho visto degli studenti che scioperavano". Ecco la spiegazione che oggi si dà: il partitivo "degli" indica una parte indeterminata di studenti rispetto a un tutto più vasto. Ora, una spiegazione del genere crea solo confusione. Infatti se io vedo "degli" studenti, è evidente che ne vedo più di uno, quindi se "uno" è l'articolo indeterminativo singolare, "degli" dovrebbe essere, in maniera naturale, l'equivalente plurale. Se io vedo degli studenti che stanno scioperando e lo metto per iscritto, chi mi legge dovrebbe capire - secondo la regola del partitivo - ch'essi sono la parte di un tutto, che può essere anche molto più grande; ma potrebbe anche capire che in quel momento io sto vedendo il tutto integrale, in quanto io non mi sarei mai sognato di dire, per indicare il tutto, che ho visto "gli" studenti protestare. Non potrei mai avere la certezza di averli visti proprio tutti. Il partitivo è molto usato perché sta proprio a indicare la limitatezza umana, l'impossibilità di sapere tutto in tempo reale. Anche se fossi stato sicuro al 100% che gli studenti di fronte a me erano tutto il gruppo che scioperava, avrei sempre usato il partitivo "degli", per cui al lettore o a chi mi avesse ascoltato sarebbero importate poco queste sfumature di valutazione della realtà. Se voglio che il mio interlocutore venga a conoscenza di ulteriori dettagli, sarà mio compito fare ulteriori precisazioni. E' assurdo pensare che una singola proposizione debba pretendere un ruolo esplicativo del tutto esauriente. E a nulla vale, in tal senso, sostenere che l'articolo partitivo al singolare non può corrispondere all'indeterminativo perché può essere usato solo con nomi che assumono valore collettivo o che indicano qualcosa di imprecisato o di non quantificato. E' vero che non ha senso dire "metti un sale nella minestra", e nel parlato forse qualche letterato potrebbe anche dire: "metti del sale nella minestra", ma chi si sognerebbe di considerare sbagliato dire: "metti il sale nella minestra"? Questo è quanto basta per capire la differenza tra singolare e plurale nell'ambito dell'indeterminato: "uno" perché non ne specifico l'identità soggettiva, personale; "degli" perché faccio la stessa cosa in riferimento a un gruppo. Dal punto di vista grammaticale questo sarebbe sufficiente per capire la differenza. Il resto è mera speculazione. Cioè se io voglio precisare che il "degli" si riferisce a un gruppo che, a sua volta, è parte di un gruppo più grande, io non sto facendo più della grammatica, ma una considerazione politica, sto facendo un'osservazione da giornalista, sto guardando la realtà con gli occhi di un passante, non con quelli di uno studente che deve soltanto capire la differenza tra l'uso "tecnico" di un articolo nella sua veste singolare e plurale. Sto facendo tutto meno che "grammatica". Noi italiani, ovviamente, non avremmo mai potuto aggiungere il plurale "uni", "une" ai singolari "un", "uno", "una", perché la radice indica, senza equivoci, una cosa singola, individuale (in latino neppure esistevano detti articoli indeterminativi). Ma per quale ragione logica gli articoli indeterminativi non possono avere il plurale, quando nella realtà li usiamo ogni giorno? "Mangio una mela, mangio delle mele". Noi non abbiamo il diritto di provocare confusione nella testa degli studenti, meno che mai quando, nel concreto, l'articolo è scritto nella stessa identica maniera. Noi non possiamo aspettare che uno studente arrivi a chiedersi perché non esista il plurale dell'articolo indeterminativo o perché il partitivo di fatto svolga la medesima funzione di tale plurale (almeno per quanto riguarda le varianti "dei", "degli", "delle"). E più in generale noi non possiamo pretendere che uno studente arrivi a chiedersi, di fronte a un semplice "degli", se questo articolo può essere il plurale indeterminato del singolare "uno" (che pur oggi non esiste), o se invece in esso sono contenuti riferimenti astratti, ipotetici ad altre realtà o entità che lo studente può soltanto immaginare con la sua fantasia. Alcuni grammatici cercano di ovviare a tali incongruenze proponendo di sostituire a molti articoli partitivi, locuzioni come "un po' di...", o pronomi impersonali come "alcuni" ecc, giungendo a preferire espressioni come "in soffitta ho trovato alcuni abiti vecchi" in luogo di espressioni, molto più consuete, come "in soffitta ho trovato degli abiti vecchi". In genere tali grammatici dicono che in luogo del partitivo sarebbe meglio
usare: Ma è possibile sacrificare la consuetudine del parlato sull'altare di una grammatica astrusa, che ci costringe a un parlare innaturale? In sintesi la soluzione dovrebbe essere la seguente:
Detto questo, si potrebbe specificare che il plurale dell'articolo indeterminativo e le preposizioni articolate possono svolgere, a seconda del contesto o del significato della frase, una funzione partitiva, e che quindi il partitivo, in sé, non può essere una regola. Di questa esemplificazione potrebbero trarre vantaggio anche gli stranieri che si accingono ad apprendere la nostra complicatissima lingua. |
Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"